In attesa di Giustizia: giustizia vista mare
Trani è una città meravigliosa, affacciata su un mare cristallino, ricca di storia, di cultura, di bellezze architettoniche: tra queste vi è Palazzo Torres, edificio del XVI secolo, dirimpettaio della Cattedrale romanica, adibito agli Uffici Giudiziari ed ospita una delle Procure più fantasiose della Repubblica specializzata in quella giustizia creativa di cui questa rubrica si è interessata alcune settimane fa. Creativa non meno che birichina, per usare un garbato eufemismo.
Chi scrive ha sperimentato quasi tutte queste caratteristiche nel corso di oltre un lustro destinato prima alle indagini e poi alla celebrazione di un processo la cui impalcatura accusatoria era altrettanto eufemistico definire strampalata: proveniva conforto dalla vista dell’Adriatico dai finestroni dell’Aula dove si celebrano i processi penali e da un collegio difensivo di grande competenza e simpatia.
Tra noi difensori diventati grandi amici, al piacere di condividere quella trasferta si aggiungeva però la preoccupazione per il destino del giudizio ma non tanto perché si dubitasse dell’esito favorevole quanto per le voci che si rincorrevano sistematicamente circa l’imminente arresto di alcuni magistrati locali e quello che ne sarebbe potuto derivare. Alla fine furono in tre: due P.M. ed il loro Capo, nel frattempo transitato a dirigere la Procura di Taranto (dove, pure, sembra abbia fatto danni) ma il nostro processo, sia pure tra molte difficoltà, era nel frattempo approdato alla scontata assoluzione di tutti gli imputati.
Come si è anticipato, la fantasia non era mancata nemmeno nel formulare quelle imputazioni, nel solco di una tradizione dei Procuratori tranesi che sembra privilegiare l’estro del momento più che un coscienzioso studio del codice penale: dall’indagine sulle agenzie di rating, a quella nei confronti di Deutsche Bank per la vendita di titoli di Stato italiani, per proseguire con l’inchiesta sulle presunte pressioni di Silvio Berlusconi per la chiusura della trasmissione Annozero, passando per le investigazioni a carico di dirigenti dell’American Express per truffa e usura; ciliegina finale sulla torta, un’ultima sul legame tra vaccino e autismo. Cosa c’entrasse Trani in tutto questo non è neppure ben chiaro.
Procedimenti, uno per l’altro, terminati con un nulla di fatto e tutti a firma del medesimo magistrato: uno score da fare impallidire persino Gigino De Magistris, meglio noto, ai tempi della sua esperienza catanzarese da P.M., come “Gigi Flop” o anche il Pubblico Mistero (senza la n!) in ragione della miserevole sorte delle sue elefantiache indagini.
A Trani, però, come si è già annotato, sono anche birichini e altri due P.M. (uno è proprio l’eccentrico inquirente le cui gesta sono state poco sopra celebrate) sono stati recentemente condannati in via definitiva a severissime pene – quattro mesi uno e sei mesi l’altro – per avere interrogato alcuni testimoni cercando di ottenere la confessione di avere pagato delle tangenti con la moral suasion all’altezza di una caserma della gendarmeria di Ouagadougu e sollecitazioni a liberarsi la coscienza con frasi del tipo: “dal carcere c’è una visuale sul mare stupenda e, secondo me, col problema che ha le farebbe pure bene…”. A Trani sono vista mare anche le patrie galere.
Delicatissimo, come direbbe Christian De Sica, se non altro in confronto ai metodi inquisitori dei domenicani.
I lettori vorranno, a questo punto, sapere che destino attenda ora questi due: in galera non andranno perché la pena è con la condizionale e nel frattempo sono rimasti a svolgere le loro funzioni. D’altronde, c’è scritto in tutti i Tribunali che “La legge è uguale per tutti” …perché avrebbero dovuto essere discriminati rispetto ai colleghi di Milano che, peraltro, sembra si siano in tempi recenti “limitati” a nascondere le prove a discarico degli imputati e non ad estorcere confessioni? E sono rimati al loro posto.
Riflettendo su usi e costumi “milanesi”, anche all’epoca di Mani Pulite si usavano metodi intransigenti per ottenere confessioni ma, se non altro, erano un po’ meno grossier.
Ebbene, l’autorevole e rigoroso Organo di autogoverno della magistratura si è pronunciato da qualche giorno ed i due P.M. di Trani sono stati sospesi per un po’ a riflettere sulle loro birichinate e poi, via! A Torino a fare i Giudici Civili, quasi evocando con la nuova funzione una virtù dimenticata e da coltivare: la civiltà. Questa volta, tuttavia, non nella veste di parte processuale che può solo avanzare richieste ma di decisori delle cause loro assegnate in un settore del diritto che non hanno mai praticato e per il quale si può solo sperare che abbiano attitudini migliori sconfessando l’antico adagio: studia, studia, altrimenti finirai a fare il pubblico ministero.