In attesa di GiustiziaRubriche

In attesa di Giustizia: Gotterdammerung

La Caduta degli Dei è il quarto ed ultimo dei drammi musicali della tetralogia “L’anello del Nibelungo” di Wagner: se vogliamo attualizzare questa saga, ciò è ben possibile paragonandola ai mutamenti ed al crollo di credibilità della magistratura grazie anche ad alcuni dei primi protagonisti della sua “presa di potere”.

Un primo capitolo lo ha scritto quell’Antonio Di Pietro, primo motore e figura emblematica del Pool Mani Pulite, con le sue mai spiegate ed improvvise dimissioni dall’Ordine Giudiziario cui fecero il paio ondivaghi abboccamenti con la classe politica, compresa quella di cui era stato fiero avversario, prima di iniziare una avventura personale con “L’Italia dei Valori” destinata ad esaurirsi piuttosto rapidamente ma non prima di avere offerto spunti di discesa in campo a un cabarettista genovese ed alla sua compagnia di giro della quale è il capocomico indiscusso. Ora, il Tonino nazionale si è posto agli antipodi delle sue origini poliziottesche e della sua storia politica trasformandosi in avvocato cultore del garantismo arrivando persino a dire che “la motivazione per cui non si può rimettere in libertà Toti è insostenibile”. Fuori uno.

Analogamente, un altro ex P.M. del Pool, Gherardo Colombo – uomo, peraltro, di indiscutibile raffinatezza di pensiero – dopo aver tollerato per anni i metodi di impiego della carcerazione preventiva da parte della Procura di Milano, ora sostiene che della custodia cautelare non si deve abusare perché il timore del carcere non è comunque dissuasivo dalla commissione di reati. Fuori due…e veniamo ai grandi protagonisti della saga.

C’è quello che aveva detto di voler ribaltare l’Italia come un calzino, che i P.M. erano la crème de la crème della società e che non ci sono innocenti ma solo colpevoli che l’hanno fatta franca: seguendo il suo stesso dogma che dire, allora, della condanna che ha riportato per violazione del segreto istruttorio, confermata in appello. Noi siamo garantisti e fino al terzo grado di giudizio lo consideriamo presuntivamente innocente ma non è senza soddisfazione notare che anche le sue comparsate televisive – rigorosamente in assenza di interlocutori che lo possano sbugiardare – si sono ridotte al lumicino e le sue ribalderie e fandonie restano confinate in qualche articolo di fondo del Fatto Quotidiano, fruibili esclusivamente da coloro che non usano quel quotidiano per gli scopi meno nobili. Fuori tre.

Il gran finale è stato scritto, pochi giorni addietro, da Fabio De Pasquale, altro storico componente del Pool Mani Pulite: il gruppo di lavoro che ha fatto carta straccia delle garanzie processuali interpretando il codice secondo quello che venne definito “rito ambrosiano”. E non era un complimento. Condannato, come Davigo, a Brescia che è la sede competente per i processi a carico dei magistrati milanesi.

Forse proprio perché è uno di quelli che del codice si è fatto beffe e lo ha sempre interpretato alla sua maniera, De Pasquale ignorava che l’interrogatorio dell’imputato avviene dopo quello dei testimoni di accusa per consentire una difesa più completa possibile: il suo esame dibattimentale – ne abbiamo scritto su queste colonne – per semplificare il concetto è stato di tafazziana ispirazione rifacendosi al caratterista della Gialappa’s Band che si martellava da solo le gonadi con una bottiglia…otto mesi di galera anche a De Pasquale per avere – bricconcello che non sei altro – nascosto prove decisive a favore degli imputati pur di vincere un processo. Sempre in nome del garantismo continuiamo a considerarlo non colpevole fino a sentenza definitiva: nel frattempo è stato “retrocesso” nientemeno che dal CSM da Procuratore Aggiunto di Milano a semplice Sostituto e magari lo assolveranno in appello ma, nel frattempo, avrà fatto la fine di tanti suoi indagati con la reputazione rovinata a prescindere da quando e come si conclude un giudizio. Fuori quattro.

La caduta degli dei sembra conclusa con quella che più che una nemesi è una parabola in caduta libera del Pool a suo tempo più osannato d’Italia che, riadattando il Davigo – pensiero, potrebbe così descriversi: non esistono innocenti ma solo giustizialisti che non hanno ancora scoperto quali danni possa provocare una magistratura decisa a difendere i propri privilegi e potere con i denti e la consuetudine a restare impunita.

Mostra altro

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio