In attesa di Giustizia: Pledge of Allegiance
Giustizia ad orologeria, se ne fa sempre un gran parlare – ultimamente anche a proposito dell’indagine sul governatore uscente della Sardegna che, come pare, non sarebbe stato ricandidato a prescindere – ma per una volta una decisione giudiziaria, per di più della Cassazione a Sezioni Unite (che sono il massimo organo interprete della legge), si propone quanto mai tempestiva per placare le polemiche immediatamente alimentate dalla sinistra in seguito alla manifestazione in memoria dei cosiddetti Martiri di Acca Larenzia.
Per chi non lo sapesse, si tratta di un duplice omicidio a sfondo politico, risalente al 1978, attribuito ad un commando dei Nuclei armati per il contropotere territoriale in cui vennero assassinati due giovani appartenenti al Fronte della Gioventù davanti alla sede del MSI in via Acca Larenzia, quartiere Tuscolano di Roma. Si trattò di un agguato particolarmente brutale, un ferito venne inseguito mentre tentava di darsi alla fuga per infliggere il colpo di grazie sparandogli vigliaccamente alla schiena con una mitraglietta Skorpion, arma prediletta da certe formazioni extraparlamentari che fu, anni dopo, rinvenuta in un covo della BR risultando utilizzata da queste ultime in ben altri tre omicidi.
Le indagini per individuare gli autori dell’agguato mortale non hanno esitato nulla ed ogni anno i giovani trucidati ad Acca Larenzia vengono commemorati con un raduno all’ora e sul luogo della strage nel corso del quale vengono chiamati ad alta voce i loro nomi cui viene data una corale risposta “Presente” con simultaneo levarsi di braccia destra tese.
Quest’anno, sarà perché al Governo c’è una coalizione di centro destra (o di destracentro, come taluno preferisce sottolineare) stabilizzata e sostenuta dal consenso dell’elettorato, sarà perché qualcuno si è ricordato della “Legge Scelba” che sanziona le manifestazioni di fascismo, alto si è levato il lamento da via del Nazareno e dintorni: identificateli, indagateli, arrestateli, puniteli tutti come meritano!…ma, proprio negli stessi giorni, ecco la Suprema Corte annullare le condanne per i partecipanti ad una analoga manifestazione anche questa periodica, a Milano, ed in memoria di un altro giovane missino: Sergio Ramelli.
Stando alla informazione provvisoria della Cassazione, fare il saluto romano, secondo quei Giudici, non è reato se, contestualmente, non vi è il rischio concreto di ricostituzione del Partito Nazionale Fascista che, pare doversi escludere nel corso di commemorazioni.
La lettura della motivazione di questa sentenza potrà lumeggiare una tematica che, per il momento, può essere lasciata alle lamentazioni della sinistra da talk show, quella che, tanto per dirne una, dovrebbe rammentare che, tra il 1943 ed il 1949 nella paciosa Emilia, si registrò un numero particolarmente alto di omicidi a sfondo politico (quasi tutti impuniti) perpetrati anche a guerra finita non da brigatisti rossi (i famosi “compagni che sbagliano”) ma da partigiani e militanti del PCI; ebbene, quella piagnucolosa sinistra che paventa il ritorno della dittatura e la resurrezione dal regno dei morti di Benito Mussolini dovrebbe considerare che quei virtuosi patrioti che spargevano sangue in quello che è stato definito “Il triangolo della morte” si salutavano con il pugno chiuso alzato, esattamente come i boia di Stalin, tanto per fare un altro esempio, e gli assassini di Prima Linea: nessuno, però, ardisce sostenere che quel saluto abbia in sè connotazioni criminali sebbene riferibile, almeno in parte, ad una militanza e ad un’ideologia politica sanguinaria invocando la persecuzione di chi ancora usa salutare in quel modo, soprattutto i lavoratori nelle manifestazioni di protesta.
E poi, una cosa va detta: il cosiddetto saluto romano ha un’origine tutt’altro che romana e non è ben chiaro da chi o cosa sia stato mutuato: forse dal “protofascista” Gabriele D’Annunzio durante l’Impresa di Fiume (1919/20), ma è sicuro che il braccio destro teso con il palmo rivolto verso il basso era il gesto ideato dallo scrittore Francis Bellamy che accompagnava dal 1892 il giuramento di fedeltà alla bandiera nelle scuole degli Stati Uniti: il Pledge of Allegiance. In attesa di giustizia con il chiarimento definitivo che verrà dalla motivazione della Cassazione, in occasione di un controllo della DIGOS o di un “al lupo, al lupo!” di Elly Schlein, per evitare inutili strascichi, ci si potrebbe, dunque, difendere dicendo di essere studiosi di storia americana in esercitazione.