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In attesa di Giustizia: siamo nelle mani di Dio

In solo una settimana è successo di tutto e di più e questa rubrica per trattarne adeguatamente dovrebbe occupare per intero un numero de Il Patto Sociale.

Una necessaria selezione ha condotto a focalizzare tre episodi, uno dei quali tenuto per ultimo in un soggettivo crescendo di rilevanza, sicuramente è il più inquietante.

Non c’è chi non abbia avuto notizia della diffusione delle immagini a luci rosse della deputata grillina Giulia Sarti: francamente, a parte il diritto che deve riconoscersi a chiunque di comportarsi come ritiene nella sua intimità laddove non sia nocivo ad altri, è sgomentevole come la rete possa diventare territorio di caccia ed utile strumento per volgari regolamenti di conti, ricatti e trasferendo sul piano personale, con il pretesto di ergersi a censori della morale,  motivi diversi di contrasto.

L’accadimento ha però suscitato l’interesse ad approfondire chi sia Giulia Sarti, e qui arriva una sorpresa che genera qualche riflessione: laureata in giurisprudenza nel 2012, deputato M5S dal 2013, è ora Presidente della Seconda Commissione Giustizia della Camera. La domanda sorge spontanea: sarà bravissima ed ottima persona ma quale esperienza, competenza, specializzazione ed autorevolezza – al di là, magari, di ottime votazioni negli esami e di laurea – si può avere poco dopo il diploma per assurgere ad un ruolo così delicato in sede legislativa senza  nemmeno  avere mai esercitato una professione forense? Un segno evidente di quanto i compromessi politici nella spartizione delle poltrone possano incidere sulla sensibilissima attività di normazione in materia di giustizia.

Passiamo ad altro e anche di ciò si è ampiamente trattato sui media ma, se fosse sfuggito, ecco l’accaduto: la Cassazione ha, giustamente, annullato una sentenza della Corte di Appello di Ancona che aveva mandato assolti i presunti autori di una violenza sessuale (precedentemente condannati in primo grado di giudizio) adducendo la ragione che la vittima sarebbe – per usare un eufemismo – non così avvenente da stimolare appetiti sessuali. Può essere che gli imputati non siano davvero responsabili di quel crimine ma la motivazione è inaccettabile e, facendo un passo oltre l’impatto sensazionalistico della notizia, ci fa comprendere come la legge (sperando che sia fatta bene) possa essere uguale per tutti ma la giustizia assolutamente no.

In ultimo, qualcosa che solo alcuni addetti ai lavori hanno appreso: dopo che il Ministro della Giustizia ha annunciato l’intenzione di riformare il processo penale, anticipando alcune linee di intervento, la Associazione Nazionale Magistrati si è accodata formulando le sue proposte e l’Unione delle Camere Penali ha ritenuto giustamente di aprire un tavolo di concertazione per condividere le iniziative che, non sempre, erano convincenti dal punto di vista del rispetto delle garanzie.

Ebbene, nel corso di una riunione con i suoi iscritti, il Presidente dell’A.N.M. – dimentico di essere registrato e ripreso da Radio Radicale – ha spiegato senza mezzi termini in che modo avrebbe fatto il gioco delle tre tavolette con gli avvocati penalisti: e cioè facendo credere loro di essere d’accordo su una specifica riforma (qui non interessa sapere esattamente quale ma è una di significativo rilievo) mostrando il testo di un possibile disegno di legge salvo poi farne avere un altro, diverso e meno garantista, al Ministro quando si fossero trovati a quattr’occhi. Ogni commento è riservato ai lettori.

Insomma, l’attesa di Giustizia, con questi presupposti, sembra essere un momento ancora di là da venire e non può essere che motivo di preoccupazione considerare che, in questo delicatissimo settore, siamo tutti soltanto nelle mani di Dio.

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