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In attesa di Giustizia: tanto rumore per nulla

Mentre la Ministra Cartabia si affanna tra le polemiche, supportata da Commissioni tecniche, a riformare il sistema giustizia – anche per non perdere i fondi del PNRR – sembra che ci si sia dimenticati che quella delicata branca della Pubblica Amministrazione non è fatta solo di strumenti, codici e protocolli ma di uomini: molti dei quali sono autentici servitori dello Stato, cioè dei i cittadini…beh, non proprio tutti, alcuni un po’ meno.

Il riferimento è a coloro – pochi, comunque non sono – che sono stati coinvolti nello “scandalo Palamara”, figure emerse dalle sue chat intercettate dalla Procura di Perugia e dal racconto che egli stesso ne ha fatto e trasfuso in un best seller firmato con Alessandro Sallusti.

Già, che fine hanno fatto quei magistrati che, a voler usare un eufemismo, si autopromuovevano seguendo canali preferenziali per ottenere incarichi direttivi in importanti Uffici Giudiziari quando non diversamente impegnati a processare l’avversario di turno della parte politica di riferimento con indagini dall’impianto probatorio traballante?

Esclusi i pochi (una “mezza sporca dozzina”) che sono stati protagonisti di un incontro spartitorio di incarichi durante una serata conviviale all’Hotel Champagne di Roma (tra questi, il medesimo Luca Palamara) del destino di tutti gli altri si hanno poche e frammentarie notizie.

Cerchiamo di capire come mai. Può darsi, ma è solo una eventualità per amor di Dio, che ciò dipenda dal risultato di una raffica di circolari adottate dal Procuratore Generale della Cassazione, che è il titolare della iniziativa disciplinare nei confronti dei magistrati.

Una prima di queste chiarisce che l’autopromozione ad incarichi apicali mediante appoggi correntizi non costituisce illecito disciplinare. Con buona pace della Costituzione che prevede procedure concursuali  e valutazione di titoli e merito e non traffico di influenze e raccomandazioni.

Una seconda circolare chiarisce che anche con riguardo a condotte scorrette gravi l’illecito può non essere configurabile se il fatto è di scarsa rilevanza. Qualcuno, però, dovrà illuminarci su come possa essere considerata di scarsa rilevanza una condotta gravemente scorretta. Ossimori.

Sono state poi secretate le motivazioni alla base delle archiviazioni dei procedimenti disciplinari intervenute direttamente senza neppure approdare al C.S.M. per un vaglio più approfondito.

Al C.S.M., viceversa, qualcosa – con riguardo ai pochi fascicoli pervenuti – si muove ma vediamo come: di recente, dopo aver graziato Donatella Ferranti, oggi magistrato alla Corte  di Cassazione, un altro giudizio benevolo è toccato ad Anna Canepa della Direzione Nazionale Antimafia che nel biennio 2017-2019 aveva interloquito con Luca Palamara pregandolo di intercedere per evitare che a capo della Procura di Savona approdassero, in alternativa, due P.M. definiti nella chat “dei banditi” e sollecitando l’appoggio ad un terzo.

Tanto rumore per nulla, un po’ come in una celebre commedia di Shakespeare: nei casi che ci interessano si è trattato evidentemente solo di esagerazioni moralistiche riferite ad un fatterello del tutto marginale ed inconsistente.

Secondo il C.S.M., infatti, nel “caso Canepa” va bene così perché non ci sarebbe stato alcun turbamento negli uffici e nello svolgimento delle funzioni. Noi, miseri utenti del servizio giustizia, vorremmo almeno sapere perché in quel di Savona la Procura della Repubblica rischiava di essere amministrata da due presunti banditi e di quali crimini si sarebbero macchiati costoro: viceversa, il finale di questa come di altre vicende analoghe è amaramente comico per le motivazioni impiegate e faticosamente costruite con il contributo di  maggioranze raccogliticce, secondo le utilità del momento e per salvare l’insalvabile.

Se, poi, nel lieto fine abbia anche avuto un ruolo l’essere stata Anna Canepa Segretaria di Magistratura Democratica, e Donatella Ferranti ex parlamentare del PD, è altro aspetto che non sarà mai chiarito, sebbene a pensar male si faccia peccato ma…insomma fatevene una ragione: con le riforme arriveranno anche i fondi del PNNR per la Giustizia, tuttavia la sensazione è che, gattopardescamente, nella sostanza cambierà tutto per non cambiare nulla.

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