In attesa di GiustiziaRubriche

In attesa di Giustizia: uomini sull’orlo di una crisi di nervi

Settimana di tregenda, quella appena trascorsa, per Marco Travaglio: al processo Ruby ter sono stati assolti tutti, ma proprio tutti, gli imputati e non solo Silvio Berlusconi.

Ma com’è possibile, nessun colpevole? Il Direttore de Il Fatto Quotidiano ci aveva sperato fino all’ultimo ed in un articolo dal  titolo velatamente irrispettoso delle coimputate (“il governo assolve B. anche per Puttanopoli) non aveva mancato di manifestare il suo sdegno per la scelta di Giorgia Meloni di revocare la costituzione di parte civile in quel processo: cioè di rinunciare a far concludere l’Avvocatura di Stato richiedendo la condanna dell’ex Premier ed un risarcimento dei danni milionario.

Scelta ragionevole, invece, perché l’esito degli altri due filoni del processo, già conclusi in altre sedi giudiziarie, sconsigliavano l’insistenza; e così è stato anche anche a Milano, un tempo roccaforte della resistenza anti berlusconiana: dopo solo due ore di camera di consiglio, il Tribunale ha emesso una decisione ampiamente liberatoria. Ma la ragionevolezza, si sa, non è virtù coltivata da Travaglio.

Fortunatamente, nella redazione del House organ delle Procure sono disponibili dei defribillatori perché questa volta il nostro, al sopraggiungere della ferale notizia, ci stava lasciando le penne: salvato in extremis – pare – anche da una telefonata di conforto di Davigo che gli ha ricordato che in questo Paese non ci sono innocenti ma solo colpevoli che la fanno franca, sebbene sull’orlo di una nuova crisi di nervi, ha commentato compostamente: “E’ la comica finale”, facendo seguire un “pezzo” dedicato a Marco Tremolada (prossimo a subire l’incitazione “dagli all’untore”), Presidente della Sezione del Tribunale che aveva pronunciato quell’obbrobrio scoprendo con sgomento che era lo stesso che si era permesso di assolvere anche tutti gli imputati del processo ENI – Nigeria solo perché il P.M. Fabio De Pasquale aveva – lui sì – taroccato le prove a carico degli accusati. Ma questi sono dettagli, anche se De Pasquale è a giudizio per questa ragazzata. Al Fatto Quotidiano si sentono, ormai, circondati anche perché le truppe pentastellate di cui godeva il sostegno sono in rotta come l’esercito austriaco descritto da Armando Diaz nel bollettino della vittoria e da via Arenula il Ministro Carlo Nordio chiarisce che l’Italia non è un Paese in mano ai P.M..

Sulla conclusone del processo “Ruby ter” è opportuno fare chiarezza con il contributo di un alto magistrato.

Non tutti sanno che in base ad una risoluzione del C.S.M. del 2018, ai fini di una corretta comunicazione istituzionale, i capi degli Uffici Giudiziari possono emanare delle note esplicative in merito a determinate decisioni di rilevante interesse: il Presidente del Tribunale di Milano ha ritenuto opportuno redigerne una proprio a margine della sentenza in questione pur precisando che l’illustrazione completa delle ragioni condivise dai tre giudicanti è riservata alla motivazione che sarà successivamente depositata.

In estrema sintesi, la nota del Presidente chiarisce che in questo caso non si configura la corruzione di testimoni (l’assoluzione, infatti, è stata “perché il fatto non sussiste”) in quanto le ragazze che si dice Berlusconi abbia pagato per mentire all’Autorità Giudiziaria, non lo sono mai state perché dovevano essere, invece, indagate (come poi è successo) fin dall’inizio.

Elementare Watson? Sì: parliamo di un processo nato morto, il che sarebbe stato chiaro  persino per uno studente del terzo anno di giurisprudenza ma non per certi Pubblici Ministeri, naturalmente non per la redazione de Il Fatto Quotidiano, giornale preferibilmente da destinarsi all’accensione di stufe ed altri  impieghi meno nobili piuttosto che a ricevere una corretta informazione.

Quanto all’attesa di giustizia, mai disperare: come dimostra il “Ruby ter” in un Paese del G7, per vederla trionfare, può essere sufficiente meno di una mezza dozzina di anni.

Mostra altro

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio