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In attesa di Giustizia: vergogniamoci per lui

Chi ricorda il settimanale satirico Cuore? Tra le tante, spassosissime, c’era una rubrica: “Vergogniamoci per loro: servizio di pubblica utilità per chi non è in grado di farlo da solo”.

Ecco, talvolta, mi illudo che questa rubrica sia capace di riproporne l’impostazione senza far ridere ma – piuttosto – riflettere.

Orbene, uno che ha urgente bisogno di aiuto per recuperare il senso della vergogna è Piercamillo Davigo del quale vale la pena richiamare alcune delle prodezze dialettiche, senza pretesa di enumerarle tutte, prima di offrire ai lettori l’ultima perla…ma solo in termini di tempo: c’è da temere perché l’uomo si è talmente calato nella parte del fustigatore di costumi da essersi trasformato in una maschera, smarrendo il senso dell’umanità e traboccante di boriosa presunzione sin dai tempi in cui affermava che “i magistrati sono il meglio della società ed i P.M. il meglio del meglio del meglio” e che, in tale veste, avrebbero “rivoltato l’Italia come un calzino”. Immaginate, se non avete mai letto una sentenza scritta da lui, l’equilibrio che può aver mostrato quando passò alle funzioni giudicanti diventando il manifesto della opportuna separazione delle carriere.

Uno dei suoi palcoscenici preferiti, a parte talk show dove si presenta esclusivamente se gli permettono di cantare e di ballarsela da solo, sono diventati gli eventi e feste del Fatto Quotidiano del quale è un editorialista di punta: in una di queste occasioni, parlando dei femminicidi ha detto – tutto divertito – che costano meno tempo e pena di un divorzio. Se voleva essere una battuta, non fa ridere: senonchè, dopo questa uscita ha registrato altre spiritosaggini in un’intervista che si può rivedere su Youtube facendo conti grossolanamente sbagliati sulla pena irrisoria che rischierebbe un uxoricida in base a riferimenti normativi volutamente piegati alla sua interpretazione con abile ed ingannevole travisamento che, però, il cittadino comune non è in grado di svelare, anzi, ci crede…quello è il Dottor Sottile di Mani Pulite!

Più recente ed ampiamente nota è l’intemerata conclusa con l’affermazione che “un innocente è solo un colpevole che l’ha fatta franca” e chissà cosa avrebbe dovuto pensare di se stesso se a Brescia lo avessero assolto…

Tuttavia, a parte i settori della informazione e della comunicazione vicini a Travaglio, più in generale alla comunità manettara, sembra che il suo appeal sia in calo tanto che, per avere un po’ di spazio si è dovuto accomodare nel salotto di Federico Lucia lasciando allibito persino lui quando ha sostenuto che i suicidi in carcere sono una tragedia perché privano i P.M. di possibili fonti informative.

Daje, Camillino, sparane un’altra perché al peggio non c’è limite e lui non se lo è fatto ripetere. Alla prima occasione, cioè intervenendo nel dibattito aperto dal “decreto carceri” (obiettivamente non un capolavoro di tecnica normativa e diritto) ha condiviso l’ipotesi che si tratti di un provvedimento “salva colletti bianchi” ed, a proposito della annotazione che nei nostri istituti i detenuti in attesa di giudizio sono in una percentuale, cioè stanno in carcere dei presunti innocenti (una parolaccia che Davigo ha orrore solo a pensare di pronunciare) ha detto che tutto dipende solo da quella bassa dei detenuti in espiazione di una pena definitiva. Insomma, si dovrebbe essere contenti di stare in galera da innocente o presunto tale perché in fondo sono pochi i colpevoli conclamati…e non solo soccorre un implicito richiamo alla sua teoria dei colpevoli che la fanno franca ma equivale a dire che in guerra non è grave bombardare i civili se scarseggiano gli obiettivi militari.

Vergogniamoci per lui: che resti fulgido esempio di ciò che ogni buon magistrato non deve mai essere. Non seguire i suoi insegnamenti è il migliore omaggio ai tanti giudici e pubblici ministeri che hanno sacrificato la propria vita senza sparare stupidaggini buone solo ad alimentare a dismisura il proprio ego e una vuota smania di protagonismo.

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