In attesa di Giustizia: vieni avanti, cretino!
Il 1982 non fu solo l’anno dell’indimenticabile “Mundial” di Spagna ma anche quello di uscita di una spassosissima commedia intrepretata da Lino Banfi per la regia di Luciano Salce: “Vieni avanti cretino”.
La trama parlava dei tentativi di un ex detenuto, appena uscito dal carcere, che tenta senza fortuna di reinserirsi nella società con l’aiuto di un parente impiegato presso un ufficio di collocamento dando origine ad una serie di spassosissime gag.
Il nostro articolo, invece, tratta un argomento molto meno divertente, anzi, ed è una vera e propria carica di cretini.
Mentre la Guardasigilli Cartabia, con il contributo delle Commissioni istituite presso il Ministero della Giustizia e pur tra infinte polemiche, tenta di dare respiro al sistema giudiziario con riforme che valgono – tra l’altro – l’erogazione di fondi del PNRR, si è tenuto il concorso per 310 posti di magistrato ordinario.
Posti destinati in parte a rimpinguare l’organico ed in altra a bilanciare i pensionamenti e, di questi tempi, anche arresti e destituzioni disciplinari dall’ordine giudiziario che stanno falcidiando la pianta organica.
310, in fondo, non sono nemmeno molti ma, ahinoi, si devono sempre fare i conti con le esauste casse dello Stato che dovrebbero provvedere a pagarne poi gli stipendi e – più o meno – ogni anno quelli sono i posti messi a concorso: all’ultimo hanno partecipato quasi seimila candidati ed i lettori penseranno che sia un numero straordinariamente in eccesso ma non è così.
Infatti, solo 3.797 hanno completato le tre prove scritte, gli altri hanno abbandonato prima di consegnare l’ultimo elaborato perché evidentemente non si sentivano sicuri del proprio lavoro e in tal modo hanno evitato di “bruciarsi” uno dei tre tentativi che al massimo sono concessi per partecipare a questo concorso.
Fuori un terzo dei partecipanti, ce ne sarebbero stati comunque a sufficienza e quei quasi quattromila aspiranti hanno portato a termine le prove, pur consapevoli della difficoltà (legata anche al voto assegnato) perché si sentivano ragionevolmente certi di avere delle chances di entrare in graduatoria.
Ebbene, la prova è stata superata solo da 88 di loro e sono tutti soggetti non solo laureati in giurisprudenza ma già qualificati dall’avere superato altra selezione: il concorso in magistratura è, infatti, “di secondo grado” e come tale prevede un percorso professionale precedente (avvocato, docente universitario, dirigente di ente pubblico…).
Qualche migliaio di emuli di Davigo – e questo già fa paura – tornerà (per fortuna?), almeno per un po’, ad occuparsi di ciò che facevano prima e – quindi – sono fatti salvi i livelli occupazionali. Bene ma non benissimo perché questa strage di candidati non è frutto di un eccessivo rigore della commissione esaminatrice o di prove di concorso di difficoltà pari alla scienza missilistica necessaria per mandare l’uomo su Marte: i problemi sono stati l’approssimativa conoscenza della lingua italiana, di grammatica e sintassi e certamente non saranno mancati grossolani svarioni in diritto. Insomma, siamo al cospetto di un autentico cimitero culturale.
Spontanea sorge la domanda: come hanno fatto costoro, non tanto a prendere una prima abilitazione e neppure la laurea ma, ancor prima, a superare l’esame di terza media inferiore? Da domani, tuttavia ve li ritroverete tutti al loro posto: avvocati, ma anche magistrati onorari, dottori di ricerca, funzionari di Polizia.
E’ il fallimento di una scuola massacrata da riforme idiote e di un’università diventata semplice esamificio.
Ora siamo di fronte ad una vera e propria carica di cavalleria di cretini per di più patentati perché abilitati a svolgere altre mansioni, altre professioni, tutte delicate e che cercano di conquistare il diritto alla più complessa di tutte tra quelle umanistiche; qualcuno c’è anche il rischio che prima o poi ce la faccia e – a giudicare di ciò che si vede in giro – è già successo, senza indulgere a criticare quell’anima bella di Antonio Di Pietro perché sbagliava (e sbaglia tuttora) i congiuntivi ma, al confronto è meritevole di Presidenza della Accademia della Crusca.