In attesa di Giustizia

In attesa di Giustizia: i coinvolti

Qualche mese dopo la  vicenda del Giudice Scroccone che non pagava i conti dei ristoranti abitualmente frequentati, storia  dal retrogusto acre del “regolamento di conti” a mezzo stampa dopo una soffiata (come si dice in gergo poliziesco), eccone un’altra con protagonista una toga buongustaia che – però – ha ottenuto rarefatta mediatica, tranne che dalla stampa piemontese: forse perché ci sono altri problemi di cui occuparsi, oppure per non infierire sulle spoglie di una magistratura ormai destituita di autorevolezza e credibilità con grave pregiudizio dei molti che lavorano alacremente e con onestà non solo intellettuale.

Insomma, i motivi possono essere molti non ultimo quello che il Dottor Andrea Padalino, oggi giudice a Vercelli, ha dei trascorsi come GIP di Mani Pulite e proprio la Procura di Milano ha appena chiesto tre anni di reclusione per lui, accusato di corruzione in cambio di pranzi, cene e pernottamenti nella amena location gestita da Antonino Cannavacciuolo.

E’ l’ennesimo sintomo  del malessere – che non sembra destinato ad esaurirsi – da cui è affetto l’Ordine Giudiziario riflettendosi inesorabilmente sulla fiducia che l’opinione pubblica ripone nell’amministrazione della Giustizia; i cittadini, tra l’altro, non hanno potuto assistere al giudizio poiché questo processo si sta celebrando con rito abbreviato e perciò senza udienza pubblica; allora, forse, sarebbe stato più corretto (in questo come in altri casi) dare l’informazione dopo una sentenza.

Ma noi siamo fatti così, inguaribili garantisti e, fatta la premessa che il giudice Padalino ha vivacemente contestato le accuse, siamo molto lontani dal pensiero della buon’anima del Procuratore di Milano Francesco Borrelli che, in un carteggio del 1993 con l’allora Guardasigilli Flick, scriveva che quando vi è una confessione appare persino un po’ farisaico che per prendere atto della realtà si debbano attendere le sentenze: quasi che nel nostro ordinamento non sia previsto che anche la confessione vada verificata per scongiurare il rischio che sia commesso il reato di auto calunnia che – a sua volta – può avere infinite motivazioni. Basti come esempio quello dello “Zio Michele” nel famoso processo per l’uccisione di una adolescente ad Avetrana.

Esigenze di “cassetta”, prossimità politiche e vere e proprie forme si sottocultura fanno invece sì che la gogna mediatica costituisca regola di base della cronaca giudiziaria sino al punto da creare un nuovo soggetto processuale sconosciuto ai codici: il coinvolto.

Non può sorprendere che tutto ciò sia opera della creativa redazione de Il Fatto Quotidiano che, commentando la formazione della nuova Giunta Comunale romana, ha stigmatizzato la circostanza che il Gualtieri abbia chiamato ad assisterlo nientemeno che tre persone “sfiorate dall’inchiesta sul Mondo di Mezzo” e cioè quella cosiddetta “Mafia Capitale”. Ma cosa vorrà mai significare “sfiorato”? Si tratta di coloro che non sono mai stati neppure interrogati e le relative posizioni sono state rapidamente archiviate per radicale mancanza di elementi di prova che potessero giustificare anche solo il rinvio a giudizio.

Eccoli: i coinvolti, quelli di cui nessuno probabilmente aveva mai saputo nulla ma che vengono serenamente sputtanati con nome, cognome ed incarico assegnato dal Sindaco, in un articolo a cinque colonne, accomunati ad un quarto personaggio, nominato City Manager, tutt’ora indagato per un presunto abuso di ufficio (reato già modificato e parzialmente abrogato per legge) basato su elementi così fragili che in oltre quattro anni non hanno portato nemmeno alla chiusura delle indagini.

Nulla, invece, si troverà tra quelle pagine a proposito della decina di condanne per diffamazione – sia in sede penale che civile – divenute definitive a carico di Marco Travaglio, vedovo Conte. Forse sarà una banale dimenticanza o – chissà – magari si tacciono per non intaccare il dogma della infallibilità dei giudici reclamando il diritto di cronaca e la funzione di super eroe del Direttore chiamato alla missione di punire i malvagi e redimere una Nazione.

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