acqua

  • Italia nono mercato al mondo per i venditori di acqua confezionata

    Il mercato mondiale dell’acqua confezionata è stimato in oltre 387 miliardi di litri, per un valore al dettaglio di 155 miliardi di euro, con prezzo medio al litro attorno ai 40 centesimi, che diventano 30 nella Ue e 20 in Italia, quindi tra i più bassi. E l’Italia è il nono mercato mondiale e il terzo per esportazioni di acqua imbottigliata. Si apprende dal nuovo report dell’Area studi Mediobanca sul settore, che aggrega i dati economico-finanziari, per il triennio 2017-2019, di 82 aziende nazionali con fatturato 2019 superiore al milione di euro.

    Il consumo mondiale è cresciuto nell’ultimo ventennio del 7,4% annuo e le previsioni indicano ritmi analoghi. In Italia il comparto dovrebbe avere chiuso il 2020 in stabilità e la Cina rappresenta il maggiore mercato: 103,1 miliardi di litri per 26,1 miliardi di euro al dettaglio, primato incontrastato dal 2009, quando ha superato e doppiato gli Usa, che valgono 50 miliardi di litri e 34,6 miliardi di dollari. Dal 2000, il mercato cinese è cresciuto del 13,7% all’anno, quello Usa del 5,8%. Dinamici Messico (+5,9%), Indonesia (+11,4%), India (+13,7%), Brasile (+6,9%) e Thailandia (+6,8%).

    Il consumo medio individuale mondiale è di 50,4 litri per abitante, ma per circa metà della popolazione scende a 17,7 litri. L’Italia, con i suoi 13,5 miliardi di litri, è il nono mercato mondiale, sostenuto dalla ricchezza delle fonti (oltre 300) e da elevati consumi per abitante: 222 litri. Vanta poi altri primati: è il secondo esportatore di acqua imbottigliata minerale della Ue, con 605 milioni di euro, dopo la Francia (761 milioni), e il terzo mondiale, preceduto anche dalla Cina.

    Se si guarda alle potenzialità, secondo il report, emerge che il mercato sia maturo in molti Paesi, specialmente in Italia. I produttori puntano quindi a innovazione e sostenibilità per incentivare i consumi. Dal 2012 il mercato italiano è cresciuto del 2,4% l’anno, quello tedesco ha ristagnato, quello francese del 2,5%, lo spagnolo del 2,9%. I produttori cercano di agire sull’innovazione attraverso acque aromatizzate, arricchite o funzionali, ad esempio per gli sportivi. Le bottiglie in Pet, in Italia l’82% del mercato, possono rappresentare un’importante componente del costo finale. La riduzione del peso della bottiglia è quindi un obiettivo primario dell’industria, anche per ridurre l’impatto ambientale, considerando che in Italia il 46% delle bottiglie va al riciclo, lontano dai livelli di Paesi come la Germania (95%), ove vige un sistema di vuoto a rendere.

  • USAID makes hand-washing more accessible

    Washing your hands frequently is one of the best ways to reduce the spread of COVID-19, but access to soap and water is a challenge for some 3 billion people worldwide.

    That’s why the U.S. Agency for International Development (USAID), through its Water for the World programs, provides water and hygiene products and promotes the importance of the practice, especially today.

    In Burkina Faso, a USAID-supported program works with local governments on COVID-19 plans that address the availability of water, sanitation and hygiene services. Through radio announcements and other communications, the program also promotes washing hands with soap.

    In Indonesia, USAID has teamed up with partners in 120 communities to install 5,000 hand-washing stations, 900 soap dispensers and 700 water taps. Since March 2020, USAID has collaborated with community health clinics, known as puskesmas, to teach people the importance of washing hands with soap and water through radio jingles and social media posts.

    USAID is sharing information about slowing COVID-19 in Nigeria and increasing the water supply to allow hand-washing in public places, such as markets and hospitals. USAID is building on existing work Nigerian government agencies have done to promote hygiene and address COVID-19 by providing technical support for communicating risks. Finally, USAID teams up with telecommunications firms to spread good-hygiene messages to millions of Nigerians.

    The efforts are important because 40% of the world doesn’t have access to hand-washing stations with soap and water at home, according to the World Health Organization and UNICEF.

    Water security, sanitation and hygiene are more important than ever, as the world grapples with COVID-19 and looks to recover after suffering economic harm, according to Maura Barry, USAID’s acting global water coordinator and an official in its Bureau for Resilience and Food Security.

    The pandemic has stressed existing water systems and threatened to slow the expansion of water services for the neediest people, particularly some 300 million people in sub-Saharan Africa. Especially as the world recovers from the pandemic, USAID hopes to make hand-washing a habit everywhere while it works to improve access to water services.

  • La maxi-diga sul Nilo spinge al-Sisi a minacciare l’Etiopia

    “L’acqua dell’Egitto è una linea rossa” e “nessuno è fuori dalla nostra portata”. Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha lanciato un bellicoso monito all’Etiopia, praticamente una minaccia di attacco militare, sul riempimento della maxi-diga etiopica “Gerd” che ridurrà la portata d’acqua del Nilo, vitale per l’Egitto.

    Il capo di Stato egiziano ha alzato la voce con Addis Abeba sfruttando il megafono di una conferenza stampa indetta a Ismailia per auto-celebrare il successo dell’Egitto nel rimettere in navigazione il portacontainer Ever Given e sbloccare il Canale di Suez, così importante per il commercio mondiale. “Non abbiamo mai minacciato e non sto minacciando”, ha frenato Sisi in palese contraddizione con le sue stesse parole: “A nessuno sarà permesso di prendere una singola goccia dell’acqua dell’Egitto, altrimenti la regione cadrà in un’inimmaginabile instabilità”, ha detto. Il leader egiziano ha ammesso di non essere mai stato così duro (“Non ho mai parlato così”), anche se in passato aveva avvertito che per l’aridissimo Egitto l’acqua del Nilo “è questione di vita o di morte”.

    Dal grande fiume africano l’Egitto trae circa il 97% dell’acqua usata per irrigare e bere: una risorsa esistenziale che viene intaccata dalla “Gerd”, l’acronimo inglese che sta per “Diga del Grande Rinascimento Etiope”. La maxi-opera sul Nilo azzurro, di cui il gruppo Salini Impregilo (ora Webuild) è uno dei due “main contractors”, è la più grande diga d’Africa: lunga 1.800 metri, alta 175 e con un volume complessivo di 10 milioni di metri cubi d’acqua. La sua centrale idroelettrica è considerata vitale dall’Etiopia per dare elettricità ai suoi 110 milioni di abitanti.

    Da anni sono in sostanziale stallo negoziati soprattutto sulla velocità del riempimento dell’invaso, da cui dipende la riduzione della portata d’acqua a disposizione dell’Egitto e dell’altro Paese a valle, il Sudan. Con un politica dei fatti compiuti che irrita l’Egitto, Addis Abeba nel luglio scorso aveva annunciato di aver centrato il proprio obbiettivo di riempimento per il primo anno e di voler andare avanti con la seconda fase anche senza un accordo a 3 con il Cairo e Khartoum. Come ribadito dal premier etiope Abiy Ahmed la settimana scorsa, l’Etiopia non vuole danneggiare gli altri due Paesi e il suo ministero degli Esteri ha appena confermato che Addis Abeba rimane impegnata a colloqui che coinvolgono l’Unione africana.

     

  • Presidente Draghi anche la rete idrica ha bisogno di lei

    Tra le tante assurdità che abbiamo ascoltato nei mesi scorsi anche quella che il bonus rubinetti aiuterebbe a diminuire lo spreco d’acqua, come ha dichiarato l’on. Alessia Rotta del Pd. I nuovi rubinetti devono avere una portata d’acqua limitata a 6 litri al minuto. All’esponente del Pd purtroppo sfugge la realtà, e che cioè la grande dispersione di acqua, bene non rinnovabile e fonte primaria di vita, deriva dall’obsolescenza della rete idrica nazionale, problema che da anni segnaliamo, non solo dalle pagine del Patto Sociale, ai vari governi che si succedono. Governi che hanno tutti continuato ad ignorare il grave problema nonostante vi siano ancora aree prive di acqua corrente giornaliera, una perdita economica costante e, in certe regioni, un giro malavitoso dietro le cisterne che rifornisco le abitazioni prive di acqua corrente. Sulla tragica situazione del nostro sistema idrico ci sono state molte inchieste giudiziarie e molti illeciti arricchimenti e sperperi per i troppi enti inutili che dovrebbero essere preposti a gestire l’acqua nei vari territori. Enti che in molti casi hanno assicurato posti ad esponenti di partito, Pd compreso! Basti pensare che il Pd di fatto controlla l’acquedotto lucano e pugliese, ma anche Hera e Publiacqua. Il 48%, almeno, dell’acqua della rete idrica si disperde perché la nostra rete ha più di 50 anni, è in gran parte ammalorata e rotta, è di proprietà pubblica, giustamente ma, ingiustamente, è gestita da una miriade di società miste comunali, regionali o da consorzi che nulla hanno fatto per rimediare al dissesto. Mentre aumentano le dispersioni d’acqua sono aumentare le tariffe salite quasi del 100% in dieci anni a tutto danno dei cittadini per la spesa e dello Stato perché la perdita dell’acqua è una perdita anche economica, basta pensare ai periodi di siccità che devono essere affrontati dal pubblico. Le tariffe variano da territorio a territorio e nonostante il rincaro delle tariffe molte sono le perdite dovute alla mala gestione e ai poltronifici. Speriamo che il Presidente Draghi intervenga anche su questo urgente problema, che i partiti volutamente ignorano, perché rimettere in sesto la rete idrica ed eliminare tanti enti inutili e fonte di sperpero significa far risparmiare lo Stato, i cittadini e dare posti di lavoro veri ed utili.

  • Legislazione in materia di acque: se ne discute al Parlamento europeo

    Nella Sessione Plenaria di dicembre il Parlamento terrà una discussione comune sulla legislazione in materia di acque e successivamente una votazione sull’adozione definitiva del regolamento che rifonde la direttiva sull’acqua potabile e su una risoluzione sull’attuazione della legislazione dell’UE in materia di acque.

    La Commissione ha adottato la sua proposta nel febbraio 2018 in risposta all’iniziativa dei cittadini europei “Right2Water”. La proposta mira a migliorare la qualità dell’acqua di rubinetto aggiornando i requisiti, rendendo più severi i limiti per le sostanze inquinanti e aggiungendo nuove sostanze alle norme di sicurezza. Gli Stati membri dovrebbero migliorare l’accesso soprattutto per i gruppi vulnerabili che attualmente hanno difficoltà ad accedere all’acqua potabile. Gli utenti domestici e i ristoranti dovrebbero essere incoraggiati a utilizzare l’acqua di rubinetto al posto dell’acqua in bottiglia. Secondo la Commissione, la riduzione del consumo di acqua in bottiglia può aiutare le famiglie in Europa a risparmiare più di 600 milioni di euro all’anno, riducendo al contempo i rifiuti di plastica.

    Nel dicembre 2019, la Commissione ha pubblicato un controllo dell’adeguatezza della legislazione dell’UE in materia di acque, ossia la direttiva quadro sulle acque, la direttiva relativa a standard di qualità ambientale, la direttiva sulle acque sotterranee e la direttiva sulle alluvioni. La Commissione ha concluso che la legislazione è in linea di massima adeguata allo scopo, ma che vi sono margini di miglioramento: l’attuazione è stata notevolmente ritardata e finora meno della metà dei corpi idrici dell’UE risulta in buono stato. Nell’ottobre 2020 è stata lanciata un’iniziativa di follow-up, in seguito ai risultati del controllo dell’adeguatezza relativo all’inquinamento chimico che interessa le acque superficiali e sotterranee. L’iniziativa è collegata al prossimo “piano d’azione per l’inquinamento zero” nell’ambito del Green Deal europeo.

    Il Parlamento ha concluso la sua prima lettura sulla rifusione della direttiva sull’acqua potabile nel marzo 2019. Dopo un rapido accordo in seconda lettura raggiunto nel dicembre 2019 durante la quinta riunione di trilogo, la commissione parlamentare per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) ha approvato l’accordo provvisorio il 18 febbraio 2020. Il Consiglio ha formalmente adottato la sua posizione in prima lettura il 23 ottobre 2020. Le nuove norme includono requisiti igienici per i materiali a contatto con l’acqua potabile e conferiscono all’Agenzia europea per le sostanze chimiche un ruolo chiave per garantire che nelle tubazioni e nei rubinetti siano utilizzate solo sostanze sicure. La direttiva aggiornata affronta le preoccupazioni relative agli interferenti endocrini, ai prodotti farmaceutici e alle microplastiche introducendo un meccanismo per gli elenchi di controllo. Il primo elenco di controllo sarà adottato entro un anno dall’entrata in vigore della direttiva rifusa. Il Parlamento dovrebbe approvare, in seconda lettura, la posizione del Consiglio senza emendamenti. Il 1° dicembre 2020 la commissione ENVI ha inoltre adottato una proposta di risoluzione sull’attuazione della legislazione dell’UE in materia di acque. Essa sottolinea che la revisione della direttiva quadro sulle acque non è attualmente necessaria, ma si rammarica fortemente che i suoi obiettivi non siano stati raggiunti principalmente a causa di finanziamenti inadeguati e della lentezza di attuazione. Per migliorare la qualità dell’acqua, gli obiettivi relativi all’acqua devono essere meglio integrati in altre politiche settoriali, in particolare quelle in materia di agricoltura, trasporti ed energia, sostanze chimiche e inquinanti e trattamento delle acque reflue urbane.

    La revisione della direttiva sull’acqua potabile è un risultato di “Right2Water”, la prima iniziativa dei cittadini europei ad aver avuto esito positivo

  • Mediterranean states to help water utility operators cope with COVID-19 crisis

    The Union for the Mediterranean (UfM) and the Mediterranean Water Institute (IME) met in a virtual conference with experts from Algeria, Cyprus, Egypt, France, Jordan, Lebanon, Malta, Morocco, the Palestine Authority, Spain, Tunisia and Turkey, to discuss their emergency and recovery plans to help water utility operators cope with the COVID-19 crisis, UfM said, adding that they agreed that providing sustainable water access is essential for many jobs.

    According to UfM, over 250 million people are expected to be “water poor” within the next 20 years in the Euro-Mediterranean region, with numbers potentially exacerbated by the COVID-19 pandemic.

    The COVID-19 pandemic is prompting questions for the water supply and sanitation sector globally and especially in some areas of the Euro-Mediterranean region, already under stress due to the water scarcity caused by the climate crisis, said the UfM Secretariat, which is is co-funded by the European Union.

    Since the lockdown, Jordan and Turkey have been affected by water shortages, whilst other countries have rerouted irrigation water to household water, the UfM said, adding that access to water is crucial in fighting of this pandemic. Participants exchanged on their solutions to effectively tackle the water shortage.

    Following the alarming discovery that traces of COVID-19 were found in wastewater treatment plants and concerns raised by participants, the UfM said it is working with the Joint Research Centre (JRC), the European Commission’s science and knowledge service, to ensure a scientific response. Together, the UfM and JRC will host a webinar showcasing guidelines and tools for keeping such infrastructure and its services safe and secure, especially for countries using treated effluent for their agricultural activities, the UfM said.

    The recovery phase

    Water -including coastal water- is a key component of the productive systems, from agriculture, energy production and industrial production to transport and tourism, the UfM said. “Today, 3 out of 4 jobs are water-dependent. To face this, the UfM is launching a study on the impact of COVID-19 on the water sector, and will support the implementation of the recovery strategy by providing a platform for policy dialogue and up-scaling of exemplary projects,” the UfM said, noting that the Union for the Mediterranean along with its partners, will support national policies and action plans, starting with two or three pilot countries from the Maghreb, Mashrek and Balkans regions.

    “Water shall be at the centre of any recovery and development plan tackling the consequences of the COVID-19 pandemic in the region, as the crisis is yet another reminder that this vital sector must always be kept financially sustainable and technically capable,” UfM Secretary General Nasser Kamel said.

    At the same time, the aftermath of COVID-19 will require the Euro-Mediterranean region to shift in its approach towards more sustainable production and consumption patterns.”

    The UfM said the recovery response will be included in the UfM’s regional Water Agenda, developed and implemented since 2017 to help achieve the 2030 Sustainable Development Goal of “Ensure access to water and sanitation for all”, in the Euro-Mediterranean area. The UfM Water Agenda aims to ensure that each and every Euro-Mediterranean country receives the necessary technical, administrative, and financial recommendations to help achieve water security for its population and their economic activities, taking into account its impact on agriculture, employment, hygiene and climate change.

  • Per la Commissione europea esiste un legame tra clima e ciclo globale dell’acqua

    In occasione della Giornata mondiale dell’acqua che si è celebrata lo scorso 22 marzo, il vicepresidente della Commissione europea, Josep Borrell, e il commissario per l’ambiente, gli oceani e la pesca Virginijus Sinkevičius hanno affermato che l’acqua e i cambiamenti climatici sono indissolubilmente legati. “Condizioni meteorologiche estreme erodono la disponibilità e la qualità dell’acqua dolce. I cambiamenti climatici aumentano le esigenze concorrenti sull’uso dell’acqua. In alcune regioni, la crescente crisi idrica può provocare instabilità politica. Questa emergenza influisce anche sulla biodiversità e mette a rischio i progressi complessivi dello sviluppo sostenibile. Dobbiamo adattarci agli effetti idrici dei cambiamenti climatici per proteggere la salute e salvare vite umane”, hanno affermato Borrell e Sinkevičius in una dichiarazione congiunta, aggiungendo che i cambiamenti climatici sono un problema globale che richiede una risposta globale collettiva e che l’Unione europea sta dando l’esempio. Nel novembre del 2019, il Parlamento europeo aveva lanciato l’allarme dell’esistenza reale di un’emergenza climatica. L’11 dicembre 2019, la Commissione europea ha presentato il Green Deal europeo. Il suo obiettivo è quello di conciliare l’economia con il nostro pianeta trasformando le sfide climatiche e ambientali in opportunità. È una tabella di marcia affinché l’Europa diventi il ​​primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050, affrontando al contempo la nostra crisi ambientale, in particolare l’inquinamento di aria, acqua e terra. L’uso più efficiente dell’acqua ridurrà i gas serra. Per proteggere meglio le risorse, compresa l’acqua, l’UE ha istituito un meccanismo di transizione equa e un piano d’azione per l’economia circolare per aiutare gli Stati membri dell’UE a passare a un nuovo modo di produrre e consumare. Inoltre, l’UE sostiene numerosi progetti relativi al clima in tutto il mondo. La Commissione ha affermato che l’acqua potabile deve essere disponibile, sufficiente, sicura, accettabile, accessibile e alla portata di tutti senza discriminazioni. Il diritto all’acqua potabile è essenziale per il pieno godimento della vita e di tutti gli altri diritti umani. L’acqua non è solo un motore per lo sviluppo sociale ed economico, ma anche per la pace e la sicurezza, poiché la sua scarsità può portare a conflitti e sfollamenti di massa. “Nonostante i progressi, miliardi di persone non hanno ancora accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari. Il raggiungimento dell’accesso universale a questo diritto, garantendo la gestione disponibile e sostenibile dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari per tutti è il sesto obiettivo di sviluppo sostenibile, concordato da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite nel 2015 nell’ambito dell’Agenda 2030. Il cambiamento climatico sfida ulteriormente questo obiettivo. Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi. Questo è possibile se agiamo tutti ora. L’UE è pronta a fare la sua parte”, si legge nella dichiarazione.

  • Emendamento leghista, dall’Italia 1,5 milioni per il progetto Transaqua in Ciad

    Con un emendamento presentato dal senatore leghista Tony Iwobi, il governo italiano ha incluso il co-finanziamento dello studio di fattibilità del progetto Transaqua nella legge finanziaria. I fondi, 1,5 milioni, erano a disposizione del Ministero dell’Ambiente già dal 2018, ma la commissione congiunta formata da Italia e Commissione del Lago Ciad (LCBC) non ha mai proceduto ad appaltare i lavori.

    In base all’emendamento «Al fine di attuare l’articolo 6 del Memorandum firmato tra il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e la Lake Chad Basin Commission – si è cofinanziato lo studio di fattibilità del ‘Progetto Transaqua’ per euro 1.500.000 per l’anno 2021 tramite il Fondo per interventi straordinari volti a rilanciare il dialogo e la cooperazione con i Paesi africani e con altri Paesi d’importanza prioritaria per i movimenti migratori». Approvata la legge con questo emendamento, ora si attende che si sblocchino le procedure e parta finalmente lo studio di fattibilità.

    Transaqua non è un semplice progetto di trasferimento idrico per rivitalizzare il Lago Ciad, ma è un’infrastruttura integrata di trasporti, produzione di energia idroelettrica e sviluppo agro-industriale che potrebbe rilanciare l’economia dell’intera regione centro-africana. Partendo dall’idea di un trasferimento idrico dal bacino del Congo a quello del Lago Ciad, Transaqua fu ideato alla fine degli anni Settanta da un team della società di ingegneria Bonifica, sotto la guida del dott. Marcello Vichi. Negli ultimi decenni, lo Schiller Institute e il dottor Vichi hanno condotto una campagna internazionale che ha portato, anche grazie all’impatto della politica cinese della Belt and Road in Africa, alla svolta. Nel febbraio 2018, i Paesi membri della LCBC hanno adottato Transaqua come unica soluzione fattibile per rivitalizzare il Lago Ciad. In quella occasione, il governo italiano si impegnò al co-finanziamento dello studio di fattibilità. L’Unione Africana ha incluso il progetto tra quelli di rilevanza continentale e il Presidente della Nigeria Muhammadu Buhari sta raccogliendo sostegno internazionale per una conferenza dei donatori che raccolga 50 miliardi di dollari per costruire l’infrastruttura.

    Subito dopo la sua elezione al Senato nel 2018, l’EIR contattò il senatore Iwobi, nigeriano di origine, e messolo al corrente del progetto ne ottenne pronto appoggio all’iniziativa. Iwobi dichiarò che chi fosse contrario sarebbe un nemico dell’Africa,  incontrò i vertici di Bonifica e partecipò alla cerimonia di firma del Memorandum di Intesa tra il Ministero dell’Ambiente e la LCBC a Roma. Si recò poi ad Abuja per discuterne col Presidente Buhari e nel febbraio scorso ricordò il proprio impegno con un messaggio fatto leggere alla conferenza di MoviSol su “L’Italia sulla Nuova Via della Seta” tenutasi il 13 marzo a Milano, nella quale si discusse Transaqua come di un esempio di cooperazione tripartita tra Italia, Cina e Africa per lo sviluppo del continente nero.

  • Urge occuparsi delle acque

    Tra le emergenze che l’Italia deve affrontare vi sono anche quelle legate ai depuratori. Nonostante le norme di adeguamento risalgano al 1991 la Commissione europea ha dovuto chiedere nuovamente all’Italia l’applicazione delle norme su fogne e depuratori, infatti ben 237 località italiane, con più di 2.000 abitanti, sono ancora gravemente fuori norma, specialmente in alcune Regioni come Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana. Come si vede sono equamente ripartite tra Nord, Sud e Centro Italia! Dalla procedura di infrazione, aperta dalla Ue l’anno scorso, su 276 località, 39 sono state sistemate. Già da maggio 2018 l’Italia è stata condannata dalla Corte Ue a pagare 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni trimestre di ritardo, per la messa a norma di oltre 70 aree con oltre 15mila abitanti ancora sprovviste di reti fognarie e di sistemi di depurazione delle acque.

    Se a questo problema aggiungiamo la drammatica situazione della rete idrica, che ha portato anche questa estate a gravi disagi agli abitanti di varie località, dal Sud al Nord, risulta chiara la necessità, da parte di qualsiasi governo, di procedere alle manchevolezze dei precedenti occupandosi immediatamente sia dei sistemi fognari e di depurazione che delle condotte dell’acqua potabile. Tali interventi non solo eviteranno ulteriori infrazioni e sperpero di denaro, non solo sono necessari per la tutela della salute pubblica, ma rappresenteranno un forte volano per le attività lavorative e imprenditoriali.

  • Bassora in Iraq muore di sete e immondizia

    La città di Bassora, la seconda città più grande dell’Iraq, era nota come la “Venezia del Medio Oriente” per i suoi canali, ma oggi i suoi corsi d’acqua sono divenuti pozze d’acqua stagnante: il fiume Shatt-al-Arab, che la attraversa, è così inquinato (vi sono, elenca Reuters, germi, prodotti chimici, alghe tossiche e concentrazioni di sale senza precedenti) da costituire una minaccia per oltre 4 milioni di abitanti di quella che è la seconda città irachena. Mentre il livello di contaminazione dello Shatt-al-Arab è quadruplicato negli ultimi 10 anni, Bassora è caratterizzata da fognature aperte e strade piene di mucchi di spazzatura e la popolazione, con un salario medio di 10.000 dinari iracheni al giorno ha quanto basta (5mila dinari) per il cibo e per circa 500 litri d’acqua (sufficienti per far bere una famiglia) ma non per potersi permettere l’approvvigionamento idrico necessario a lavarsi o per altri usi domestici.

    Alla confluenza tra Eufrate e Tigri, all’estremità meridionale e paludosa dell’Iraq, Bassora è una delle poche città del Medio Oriente priva di un efficace sistema di trattamento delle acque. Gli abitanti lamentano che il sale che penetra nell’acqua l’ha resa imbevibile, mandando in ospedale circa 90.000 persone, con picchi di 4.000 persone al giorno.

    Grazie a un prestito del Giappone, Baghdad ha avviato la costruzione di un impianto di trattamento delle acque e di un complesso di desalinizzazione.

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