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  • Riflessione

    Ogni giorno arrivano notizie sempre più allarmanti: dai femminicidi alle violenze sui bambini, dai massacri che ogni guerra porta con se alla presenza costante del terrorismo, dagli sbarchi che continuano all’aumento delle povertà e delle fragilità.

    Nonostante da un lato i ristoranti siano pieni, e così le autostrade, passando nelle vie delle città, grandi e piccole, vediamo sempre più saracinesche abbassate, attività dismesse mentre aumentano le vendite on line che hanno travolto migliaia di piccoli e medi esercizi lasciando senza lavoro dipendenti e proprietari.

    C’è intorno una duplice sensazione, in parte di eccessiva euforia in parte di depressione, ma per quasi tutti prevale comunque un nervosismo crescente che si vede nell’irascibilità delle persone in ogni contesto mentre, come se non bastasse tutto il resto, anche se facciamo finta di niente, il pericolo covid e polmonite, specie nei bambini, è ancora vivo.

    Mentre si avvicina il Natale, con la frenesia di ogni anno, dovremmo tutti cercare di ritrovare il tempo per qualche momento di riflessione che ci riporti a vedere noi stessi e quanti ci circondano con maggiore obiettività, in molti abbiamo più di tanti altri e troppi mancano quasi di tutto.

    Cerchiamo di dedicare un piccolo spazio al pensiero, alla riflessione, non solo social, mail, corse affannose per fare tutto quello che crediamo di dover fare, non solo apparenza per sembrare, troppe volte, quello che non siamo ma anche l’impegno a ritrovare l’armonia dei sentimenti.

  • La Direzione Generale della Concorrenza della Commissione europea organizza un dibattito pubblico a Modena dal titolo “Markets for People: La concorrenza e le sue regole al servizio della società”

    Partirà da Modena il tour di “Markets for People: la concorrenza e le sue regole al servizio della società”, l’iniziativa lanciata dalla Direzione Generale per la Concorrenza della Commissione europea per approfondire e discutere l’impatto della politica di concorrenza sulla vita delle persone. L’appuntamento è per giovedì 20 aprile dalle 11 alle 12.30 al teatro della Fondazione San Carlo in via S. Carlo 5, Modena.

    Al confronto – moderato da Ubaldo Stecconi, esperto di comunicazione della Commissione europea – interverranno Anna Argentati, direttore direzione studi giuridici e analisi della legislazione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Pier Luigi Bersani, politico e scrittore, Silvia Sciorilli Borrelli, giornalista del Financial Times, Sara De Simoni, dirigente alla Tetra Pak e il prof. Michele Polo, docente dell’Università Bocconi.

    L’incontro mira a sviluppare un confronto con la pubblica opinione sugli aspetti economici e sociali di mercati aperti, equi e regolati e sul loro impatto nella vita quotidiana dei cittadini. Il dibattito è aperto a tutti previa registrazione al link.

    L’iniziativa è organizzata in stretta collaborazione con l’Autorità Garante per il Mercato e la Concorrenza, le Rappresentanze della Commissione europea in Italia e il centro Europe Direct Modena unitamente agli altri centri della regione Emilia-Romagna.

    Per ulteriori informazioni si potrà contattare direttamente la Commissione europea scrivendo all’indirizzo email comp-mamawope@ec.europa.eu.

  • Oltre 2,8 milioni di italiani frodati con le carte elettroniche

    Una ricerca commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat censisce in oltre 2,8 milioni gli italiani che, in un anno, hanno subito una truffa nell’ambito delle carte elettroniche. Un pericolo che diventa più reale con l’aumento dello shopping natalizio. Il danno economico medio viene calcolato essere pari a 196 euro. Più di una frode su 3 (37,7%), nel caso delle carte, è passata tramite un’email, mentre il 28,8% attraverso un falso sito web. Il 26,7%, invece, è stata portata a termine con un sms.

    Come si comportano i truffati dopo aver subito una frode legata ad una carta di debito, credito o prepagata? Il 30,8% di chi è caduto in trappola ha deciso di non denunciare; molti (più di 2 su tre) lo hanno fatto per ragioni economiche (il danno era basso o erano sicuri di non recuperare quanto perso), mentre l’11% per motivi di natura psicologica: “si sentivano ingenui per esserci cascati” o “avevano paura di essere scoperti dai familiari”.

    Le vittime predilette dei truffatori nell’ambito delle carte elettroniche sono soprattutto gli uomini (7,2% rispetto al 5,9% del campione femminile), gli appartenenti alla fascia anagrafica 18-24 anni (13,3%) e, a dispetto di quanto si possa pensare, i rispondenti con un titolo di studio universitario (7,1% rispetto al 6,2% rilevato tra i non laureati).

    Per aiutare i consumatori a riconoscere i rischi quando si utilizzano carte elettroniche, Facile.it ha messo nero su bianco 4 regole da seguire per mettersi al riparo dai malintenzionati

    La tecnologia può venire in nostro soccorso. Per tenere sempre sotto controllo i movimenti della carta è possibile attivare le notifiche sms o quelle dell’app della banca così da ricevere un messaggio sul proprio smartphone nel momento in cui viene utilizzata una delle carte collegate al conto. Questo consente, in caso di furto, di intervenire immediatamente.

    L’estratto conto non è da sottovalutare. Il riepilogo delle spese, il cosiddetto estratto conto, è uno strumento molto importante, non solo per monitorare le uscite, ma anche per rilevare eventuali anomalie ed errori di pagamento come ad esempio un doppio addebito. In casi come questo, è bene sapere che normalmente si hanno a disposizione 60 giorni di tempo per disconoscere il pagamento.

    Attenzione ai pagamenti non tracciati. Quando fate acquisti online diffidate da richieste di pagamenti non tracciati come ad esempio la ricarica di una carta prepagata; è proprio questa la modalità preferita dai malfattori. Allo stesso modo, però, è bene fare attenzione anche a quei siti che non permettono metodi di pagamento alternativi alla carta di credito; la verità sta sempre nel mezzo.

    L’antivirus può fare la differenza. Che sia tramite smartphone o computer, quando si opera online è importante dotare il dispositivo di un antivirus così da proteggerlo da eventuali intrusioni. Bisogna evitare, inoltre, di scaricare programmi craccati o illegali perché possono rappresentare un pericolo per la sicurezza del device e per il nostro conto.
    Pin e carte non vanno mai insieme. Per evitare che, una volta sottratta, la carta venga usata liberamente, il consiglio è di non tenere mai il codice di sicurezza nel portafogli insieme alla carta e, in ogni caso, di camuffarlo così da non renderlo riconoscibile.

  • Amazon ha aumentato i suoi investimenti in Italia a quota 2,9 miliardi nel 2020

    Amazon rinnova il suo impegno in Italia con un deciso aumento degli investimenti: salgono da 1,8 miliardi di euro nel 2019 a 2,9 miliardi nel 2020, per un totale di 8,7 miliardi dall’apertura di Amazon.it nel 2010. E anche sul fronte occupazionale il colosso Usa dell’e-commerce snocciola numeri importanti. Nel 2021 ha creato nella Penisola 3.000 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato per un totale di oltre 12.500 dipendenti ed entro fine anno farà altre 500 assunzioni nell’ambito del suo ‘Piano Italia’. Secondo uno studio di The European House – Ambrosetti, che ha analizzato i bilanci delle grandi aziende private in Italia, Amazon è risultata la società che ha creato “più posti di lavoro” in Italia negli ultimi 10 anni, ossia nel periodo 2011-2020.

    “Attraverso gli investimenti, Amazon ha contribuito alla creazione di nuovi posti di lavoro di qualità, alla crescita delle Pmi italiane online, allo sviluppo delle infrastrutture logistiche e di impianti di energia rinnovabile su larga scala”, spiega la società, sottolineando che ciò ha portato ad “un aumento della sua contribuzione fiscale” al Paese, a 345 milioni di euro nel 2020 da 234 milioni del 2019. Inoltre, ad ottobre è stata aumentata “dell’8% la retribuzione di ingresso dei dipendenti della rete logistica portandola a 1.680 euro”, fa presente Amazon.

    “Abbiamo investito molto nell’economia italiana e nei suoi talenti, sono particolarmente orgogliosa di come il nostro team costantemente in crescita e i nostri investimenti a favore dei clienti e delle piccole imprese italiane contribuiscano alla ripresa dell’Italia, creando 85.000 posti di lavoro aggiuntivi attraverso effetti indiretti e aprendo nuove opportunità per colleghi, partner di vendita, provider di servizi e fornitori”, ha detto Mariangela Marseglia, VP Country Manager Amazon.it e Amazon.es.

    L’attuale rete di Amazon in Italia comprende più di 50 siti diversi. Nel 2021 sono entrati in attività i centri di distribuzione di Novara e di Cividate al Piano (Bergamo), e il centro di smistamento di Spilamberto (Modena) per un investimento complessivo di 350 milioni di euro. Amazon ha annunciato l’apertura del suo primo centro di distribuzione in Abruzzo in cui “saranno creati 1.000 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato entro tre anni dall’avvio dell’operatività”. Negli ultimi anni, Amazon ha inoltre aperto decine di depositi di smistamento in tutta la penisola. E per servire i clienti Amazon Prime Now e Fresh, l’azienda dispone di quattro centri di distribuzione urbani a Milano, Roma, Torino e Bologna.

  • Lvmh investe sull’Italia: 2000 assunzioni entro tre anni

    Il gruppo del lusso Lvmh investe sui talenti dei mestieri d’eccellenza, tra creatività, artigianato e vendita, annunciando oltre 2.000 assunzioni in Italia entro 3 anni in questi settori, e un piano a livello globale da 8.000 nuovi posti nel 2022 e 30.000 entro il 2024, dopo che nel 2021, sempre a livello mondiale, ne sono stati creati 6.000. Lo ha detto Chantal Gaemperle, direttrice risorse umane e sinergie del gruppo, parlando oggi a Show Me al Teatro Odeon, organizzato da Lvmh per celebrare il progetto Istituto dei mestieri d’eccellenza, fondato nel 2014 e dal 2017 attivo anche in Italia: 34 programmi di formazione per 27 mestieri e 39 maison partner in 6 paesi del mondo (1400 gli apprendisti dall’anno di fondazione, di cui il 72% donne). Grazie a questo progetto in Italia, dal 2017 ad oggi, sono stati formati 300 apprendisti, e nel 2022 sono attesi 80 nuovi talenti.

    “In Italia come in tutti i nostri paesi culla dei savoir-faire è urgente rendere attraenti i nostri mestieri d’eccellenza. Mancheranno quasi 50.000 mila professionisti in Italia nel settore moda e pelletteria, secondo i dati di Altagamma. Sempre in Italia il tasso di disoccupazione giovanile è del 30%, perciò

    è urgente far conoscere questi mestieri – ha detto Gaemperle -. Dunque il gruppo Lvmh prevede oltre 2.000 nuove assunzioni in Italia entro 3 anni in questi campi”. Ma il progetto riguarda tutto il mondo: il gruppo, che ha investito 4 milioni di euro in formazione nel 2020, prevede 8.000 assunzioni nel 2022 e 30.000 entro il 2024 nel mondo. “Malgrado la crisi abbiamo mantenuto gli impegni, quest’anno è stato un anno record in cui abbiamo accolto 300 apprendisti nel mondo – ha continuato – ma non ci fermeremo qui, continueremo ad investire. Infatti abbiamo creato una carta per l’impegno nei mestieri di eccellenza”. Si tratta del patto We for me (Worldwide engagements for metiers d’excellence) firmato dalle 75 maison del gruppo per il lancio di una serie di iniziative, tra cui il programma Excellent, al via da quest’anno in Francia e implementato in Italia dal 2022, per sensibilizzare i più giovani e spingerli a scegliere questi mestieri. Ma anche il programma Les Virtuoses Lvmh il cui scopo è individuare i più meritevoli nella propria disciplina (finora sono stati identificati 67 talenti, di cui 17 in Italia).

    Soltanto in Italia il gruppo conta 6.000 collaboratori che svolgono queste professioni di savoir-faire, divisi fra 7 Maison, 246 boutique, 30 siti di produzione locali e una rete di 5.000 fornitori e appaltatori, per un totale di 100.000 persone che lavorano indirettamente su questo territorio. Tra i siti di produzione c’è anche la nuova Fendi Factory, uno stabilimento da 13.000 metri quadri a Bagno a Ripoli, che aprirà a settembre 2022.

  • La Ue adotta nuove norme su diritti dei consumatori, credito e acquisti online

    “Oggi la Commissione europea ha proposto la revisione di due normative dell’Ue per rafforzare i diritti dei consumatori in un mondo ridefinito dalla digitalizzazione e dalla pandemia di Covid-19. La Commissione rinforza la rete di sicurezza dei consumatori dell’Ue, ad esempio facendo in modo che i prodotti pericolosi siano richiamati dal mercato o che le offerte di credito siano presentate ai consumatori in maniera chiara e facilmente leggibile su dispositivi digitali. La proposta aggiorna sia la vigente direttiva relativa alla sicurezza generale dei prodotti, sia le norme dell’Ue sul credito al consumo a tutela dei consumatori”. Lo ha comunicato il 30 giugno la Commissione Ue in una nota. “I consumatori si trovano ad affrontare molte sfide, in particolare nel mondo digitale che ha rivoluzionato gli acquisti, i servizi o i mercati finanziari – ha detto Vera Jourová, vicepresidente per i Valori e la trasparenza. È per questo motivo che stiamo rafforzando la protezione dei consumatori su due fronti: da un lato aiutiamo i consumatori ad evitare i rischi legati al credito, dall’altro poniamo in essere norme ancora più rigorose in materia di sicurezza dei prodotti. Conferiremo inoltre maggiori responsabilità agli operatori del mercato: per quelli meno scrupolosi sarà più difficile nascondersi dietro formulazioni giuridiche complicate.

    “Le vendite online – si legge ancora nella nota della Commissione Ue – sono aumentate costantemente negli ultimi 20 anni e, nel 2020, il 71% dei consumatori ha acquistato in Internet, spesso per procurarsi nuovi prodotti tecnologici. Dagli auricolari senza fili ai purificatori d’aria passando per le console per videogiochi, il mercato dei gadget tecnologici è vasto. Il regolamento sulla sicurezza generale dei prodotti tratterà dei rischi connessi a questi nuovi prodotti tecnologici – ad esempio i rischi per la sicurezza informatica – e agli acquisti online mediante l’introduzione di norme sulla sicurezza dei prodotti per i mercati online. Garantirà che tutti i prodotti che i consumatori dell’Ue potranno procurarsi sui mercati online o nel negozio sotto casa siano sicuri, indipendentemente dal fatto che provengano dall’Ue o da paesi terzi. Il nuovo regolamento assicurerà che i mercati adempiano i propri obblighi in modo tale che i consumatori non finiscano per maneggiare prodotti pericolosi. La revisione della direttiva sul credito al consumo dispone che le informazioni relative ai crediti debbano essere presentate in maniera chiara e adeguata ai dispositivi digitali, cosicché i consumatori capiscano quale impegno stanno assumendo con la loro firma. Inoltre la direttiva migliorerà le norme per la valutazione del merito creditizio, ossia la capacità di un consumatore di rimborsare il credito ottenuto. Lo scopo è evitare il problema dell’indebitamento eccessivo. Il regolamento imporrà agli Stati membri l’obbligo di promuovere l’educazione finanziaria e di garantire che sia messa a disposizione dei consumatori una consulenza in materia di debito. Le proposte della Commissione saranno ora discusse dal Consiglio e dal Parlamento”.

  • In Italia sempre più pagamenti contactless ed è boom degli smartphone

    Nell’Italia patria del contante avanza la rivoluzione digitale nel mondo dei pagamenti. Tra la paura del contagio, che porta gli italiani a preferire modalità senza contatto, e il lockdown che spinge gli acquisti online, i pagamenti elettronici diventano un alleato di cittadini e consumatori. Complice anche l’entrata in scena del cashback di Stato nell’ultima parte dello scorso anno, introdotto dal precedente governo con il piano Italia Cashless e ora sotto la lente del nuovo esecutivo. E’ questo il quadro che emerge dai dati dell’Osservatorio “Innovative Payments”, secondo cui, il contante resta il mezzo più utilizzato dagli italiani ma cresce la penetrazione dei pagamenti digitali.

    Nel 2020 arrivano a rappresentare un terzo dei pagamenti complessivi, con 5,2 miliardi di transazioni per 268 miliardi di euro (-0,7% rispetto al 2019), nonostante un calo generale dei consumi. Si conferma l’avanzata del contactless, a quota 81,5 miliardi di euro (+29% annuo), ed è boom per gli acquisti in negozio con smartphone e wearable (+80%) che superano il valore di 3,4 miliardi. “Il 2020, pur nella sua drammaticità, potrebbe davvero aver segnato un punto di svolta per il settore dei pagamenti digitali”, ponendo le basi “per un’accelerazione definitiva nel prossimo biennio”, sostiene il direttore dell’Osservatorio Innovative Payments, Ivano Asaro, segnalando come alcune iniziative di incentivo del governo abbiano acceso un faro e stiano portando “sempre più persone a preferire i pagamenti elettronici”.

    In particolare, il Piano Italia Cashless, a cui è collegata anche la lotteria degli scontrini, “pur con delle limitazioni, rappresenta un segnale positivo”, in un quadro europeo che vede l’Italia pre-Covid tra i paesi meno avanzati sul fronte dei pagamenti digitali. La pandemia, con le chiusure di negozi, uffici e servizi non strettamente necessari, ha però cambiato le priorità, le relazioni e anche il modo di fare shopping. Tant’è che l’e-commerce cresce del 31% nel 2020 e lo smartphone diventa il device preferito dagli italiani per effettuare pagamenti da remoto e acquisti online, superando il pc. Tra bollette, bollettini, ricariche telefoniche, ma non solo, il mobile payment cresce del 15% e raggiunge quota 1,3 miliardi di euro.

    Ad avvalorare i dati del Politecnico, i risultati di Nexi, che segna un incremento del 140% degli acquisti con smartphone in negozio, trainando di fatto la crescita di un comparto in cui l’84% del valore complessivo, ovvero quasi 3 mld di euro, è generato da acquisti effettuati con app che prevedono la virtualizzazione della carta nello smartphone. Anche Nexi infatti segna una crescita del 57% delle carte registrate su app come Apple Pay, Samsung Pay o Google Pay. Dall’altro lato c’è Satispay, che domina il mercato dei pagamenti digitali da mobile senza carta di credito in negozio. Un mercato che ad oggi vale complessivamente 500 milioni di euro, di cui il 60% passa da Satispay. L’innovativa piattaforma di mobile payment raccoglie inoltre il 67% del numero delle transazioni effettuate nel segmento mobile non Nfc. Complessivamente, tra shopping fisico, ricariche, bollettini, pagoPA, Bollo auto e moto, Satispay chiude il 2020 con 585 milioni di euro transati (+81%).

  • Dopo Tiffany Lvmh punta a Birkenstock

    Portati a casa i gioielli d’Oltreoceano di Tiffany ai primi di gennaio, Lvmh vorrebbe inserire nel gruppo del lusso i sandali dalla suola di sughero d’antica tradizione tedesca, i Birkenstock. E già per marzo. La notizia di stampa segue quelle che già poco dopo la metà di gennaio avevano visto tra gli ipotetici pretendenti due fondi britannici, Permira e Cvc Capital Partners. Con relativa replica a negare da parte di quello che è uno dei maggiori produttori calzature tedeschi, il 1 febbraio: “Ipotesi e speculazioni”. Eppure ora l’ipotesi di una vendita a L Catterton, già avanzata su quotidiani tedeschi una decina di giorni fa, si fa strada e protagonista sarebbe il colosso francese di Bernard Arnault. Ciò attraverso il fondo di private equity L Catterton, creato nel 2016 unendo la società di investimenti Catterton con il segmento private equity di Lvmh, e che gestisce oltre 22 miliardi di dollari di asset. L’offerta per acquisire Birkenstock, debiti compresi, sarebbe tra i 4 e i 4,5 miliardi di euro. Non viene inoltre esclusa una partecipazione di minoranza diretta, per una piccola quota, della stessa Lvmh, che alcuni analisti indicano comunque come potenzialmente vantaggiosa.

    Le trattative, che non sarebbero ancora state abbandonate dall’offerente, con Cvc Capital Partners erano state quotate per cifre analoghe alle attuali. L’altro nome messo in campo da voci di stampa, Permira, aveva intanto agito nel campo delle calzature giusto un anno fa, quando aveva annunciato di volere la maggioranza di Golden Goose, con le sue sneaker di lusso acquisite nel marzo 2017 da The Carlyle Group. Altra operazione intanto nel settore calzature sempre per Permira la seconda settimana di gennaio: lo sbarco in Borsa per Dr Martens.

    Fatto è che da Birkenstock, sulle ipotesi di cessioni, non era arrivata altro che una sottolineatura del proprio valore, come “marchio di lifestyle a livello mondiale con un grande fascino e un ulteriore potenziale di crescita. Questo successo sostenibile e continuo – era stato evidenziato – sta suscitando ripetutamente l’interesse degli investitori a esaminare opportunità di collaborazioni strategiche, anche in combinazione con la partecipazione finanziaria. L’attuale situazione di mercato, nel complesso molto caratterizzata da consolidamenti e mutamenti, offre ovviamente molti terreni fertili per accese speculazioni”. Il gruppo tedesco inoltre resta concentrato sull’ampliamento della produzione in Germania, come annunciato una settimana fa, per soddisfare la domanda di prodotti, forte nonostante le restrizioni dovute alla pandemia.

  • I consumatori italiani sono i più filo-americani d’Europa

    Da una ricerca di idealo – portale internazionale di comparazione prezzi leader in Europa – risulta che i consumatori italiani sono i più appassionati d’Europa dei brand statunitensi.

    Analizzando le intenzioni d’acquisto sul proprio portale internazionale, idealo ha riscontato che la preferenza degli italiani rispetto ai produttori USA è netta: nel 75% dei casi, infatti, l’interesse verso i prodotti statunitensi è maggiore per gli italiani rispetto a quello dei nostri vicini europei.

    In particolare l’interesse verso il “Made in Usa” in Italia supera quello del resto d’Europa nel caso di acquisti online di piani cottura (+41,1 pp/punti percentuali rispetto all’Europa), forni (+18,8 pp), lavastoviglie (+16,4 pp), lavatrici (+11,4 pp) e frigoriferi (+10,8 pp). I nostri vicini europei, invece, preferiscono i prodotti statunitensi quando si tratta di acquisti che riguardano gli Smartwatch e i Robot da cucina.

    L’interesse degli italiani verso gli articoli riconducibili a marchi statunitensi riguarda, in particolare, l’elettronica e gli elettrodomestici. La classifica dei 10 prodotti americani più amati dagli italiani comprende infatti: cuffie e auricolari (72,4% di “intenzioni di acquisto USA”), casse e altoparlanti (70,0%), Tablet (57,1%), Smartwatch (47,4%), Notebook (44,5%), Piani cottura (42,0%), Robot da cucina (37,9%) Smartphone (33,5%), Stampanti multifunzione (28,7%) e Forni (19,8%).

    Se consideriamo la crescita di interesse in punti percentuali nel corso degli ultimi 16 mesi, è possibile segnalare il boom di piani cottura (+17,5 punti percentuali) e tablet (+13,4%), senza dimenticare l’aumento di “intenzioni di acquisto Usa” nei confronti di smartphone (+4,8%), lavastoviglie (+4,1%) e stampanti multifunzione (+4%).

    In Europa, sempre in termini di punti percentuali e nello stesso arco di tempo, questa crescita è stata meno marcata e senza particolari boom: tablet (+5,6 punti percentuali), robot da cucina (+4,2%), stampanti multifunzione (+3,2%), cuffie (+3,2%) e smartphone (+1,5%).

    “L’Italia ha sempre subito un certo fascino legato al mito americano e al “born in the Usa” – ha commentato Filippo Dattola, Country Manager dell’Italia per idealo – A quanto evidenziano i dati che abbiamo analizzato, anche l’e-commerce nostrano non è immune da questa passione, soprattutto per ciò che attiene ai settori più tecnologici. In fondo, la forza dell’e-commerce è proprio quella di essere un canale globale, grazie al quale i consumatori digitali hanno la possibilità di fare scelte consapevoli e, quindi, in questo caso, anche scegliere un produttore americano quando si tratta di acquisti hi-tech”.

  • Fatturato in crescita per la Casaleggio Associati: prima di coronavirus e lockdown incassati 48,5 miliardi

    Le vendite online nel 2019 in Italia hanno registrato una crescita del fatturato del 17% per un totale di 48,5 miliardi di euro. Lo riferisce il report ‘E-commerce in Italia 2020 – Vendere online ai tempi del Coronavirus’ della Casaleggio Associati, pubblicato il 19 maggio e nel quale emerge che la pandemia colpisce e modifica anche il mercato dell’e-commerce.

    Agli italiani acquistare online piace. Il 76% dei consumatori acquista da mobile, il 98% ha acquistato almeno una volta sui marketplace e oltre 31,6 milioni di persone nel 2019 hanno acquistato online da siti esteri, in particolare da Cina, Regno Unito, Stati Uniti e Germania.

    Le aziende e-commerce italiane che vendono all’estero sono state il  61% (+5% dallo scorso anno), mentre il 39% vende solo in Italia. La  carta di credito è il mezzo di pagamento più diffuso (28%), seguita dai digital wallet (23%), dal bonifico (19%), dal pagamento alla  consegna (17%), pagamento via mobile (7%) e altri per il 6%.

    Nel 2019 il Tempo libero è stato il settore più importante per l’e-commerce (rappresenta il 42,7% del fatturato totale), seguito dal Turismo (25,6%). Il primo cresce del 21% rispetto all’anno precedente, mentre il turismo che è un settore maturo in termini di e-commerce del 7%. I centri commerciali rappresentano il 15,5% con una crescita del 25%.

    Gli altri settori rappresentano tutti dati più bassi del 5% dello share e raggiungono complessivamente il 16,2% del totale del  fatturato. Le Assicurazioni, che crescono del 4% in fatturato, rappresentano il 4,6% dello share. Salute e bellezza cresce del 27%, seguendo il trend dello scorso anno ma rappresenta ancora solo lo 0,4% sul totale. Casa e arredamento cresce del 25% e arriva a rappresentare lo 0,9% del totale. Alimentare cresce del 19%, grazie sia al food delivery che al largo consumo, e rappresenta il 3,1% del totale.

    Elettronica di consumo cresce del 17% (3,3% del totale), Moda cresce del 16% (2,1% del totale), Editoria dell’11% (1,8% del totale) dove più di un libro su quattro oggi viene venduto online. Ma con l’avvento del coronavirus tutto è cambiato e l’alimentare, con il suo 3,1 per cento del totale del fatturato dell’e-commerce in Italia diventato il settore merceologico con più transazioni.

     

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