Albania

  • Abusi scandalosi con la salute dei cittadini

    Le istituzioni passano attraverso tre periodi:

    quello dei servizi, quello dei privilegi, quello degli abusi.

    François René de Chateaubriand

    “Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per gli dèi tutti e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giuramento e questo impegno scritto”. Così cominciava il Giuramento scritto da Ippocrate tra il V ed il IV secolo avanti Cristo. Egli giurava, tra l’altro, “Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal recar danno e offesa”. E poi garantiva: “In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l’altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi”. Il testo del Giuramento finiva con l’affermazione: “E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell’arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro”. Si trattava di un giuramento che doveva essere fatto da tutti coloro che si prestavano ad esercitare la professione del medico. Nel corso dei secoli il testo del Giuramento di Ippocrate è stato modificato, senza però cambiare la sostanza degli impegni solennemente presi. Il testo attualmente in vigore comincia con l’affermazione: “Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro….”. Un medico giura anche di attenersi “…ai principi morali di umanità e solidarietà nonché a quelli civili di rispetto dell’autonomia della persona”. Il medico finisce il suo giuramento affermando: “E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell’arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro”. Così giurano i nuovi medici, ovunque, prima di iniziare la loro professione, prima di impegnarsi a salvare vite umane.

    Questo giuramento lo hanno fatto tutti i medici che esercitano anche in Albania. Ma non tutti loro, purtroppo, hanno rispettato il giuramento fatto. Sono stati molti i casi in cui i pazienti sono stati costretti a pagare quello che doveva essere coperto/rimborsato dai fondi statali. E questo non era un fatto sconosciuto. Anzi! Lo testimonia anche quanto è stato reso pubblicamente noto martedì scorso, 25 giugno. Alcuni medici e specialisti dell’ospedale oncologico della capitale sono stati accusati del reato di abuso d’ufficio. Risulterebbe che loro, invece di trattare i pazienti oncologici presso l’ospedale, li orientavano presso delle strutture private. Disgraziatamente molti pazienti terminali sono stati costretti a pagare un servizio e delle cure che dovevano essere rese gratuitamente dall’ospedale pubblico. In più è stato reso noto che mancavano quasi tutti i medicinali che dovevano essere disponibili presso le strutture pubbliche. Mentre nelle cliniche private, dove esercitavano alcuni dei medici accusati, i medicinali non mancavano. Anzi! Però si doveva pagare caro. Purtroppo, non tutti i pazienti potevano affrontare simili spese, perciò sono state tante le fatali conseguenze. Risulterebbe che, addirittura, spesso i medicinali necessari per la chemioterapia, ma non solo, arrivavano nelle cliniche private anche dall’ospedale pubblico. Ma risulterebbe anche un altro fatto clamoroso che non poteva essere stato attuato solo dall’abuso dei medici. Si tratta dell’apparecchio per la cobaltoterapia. Un apparecchio che era stato installato presso l’ospedale oncologico della capitale nel 2021. Ma purtroppo, da allora ad oggi, risulterebbe che quell’apparecchio non sia stato mai messo in funzione. E non solo. In piena violazione delle normative internazionali per le sorgenti radioattive di cui è munito, l’apparecchio è stato messo in un ambiente non protetto dalle radiazioni. E tutto questo non poteva, mai e poi mai, accadere senza l’approvazione dei dirigenti. E non solo di quelli dell’ospedale, ma anche di quelli del ministero della Sanità. Come mai e chissà perché?! Ma le cattive lingue da anni parlano e dicono quello che è stato reso noto la scorsa settimana. Le cattive lingue non hanno parlato però solo di quello che accadeva presso l’ospedale oncologico. Hanno parlato e parlano tuttora anche di quello che accade in tutti gli ospedali pubblici, e non solo nella capitale albanese. Ma coloro che sono stati e sono i veri responsabili, a tutti i livelli, del funzionamento normale delle strutture ospedaliere ed ambulatorie in Albania non hanno fatto niente perché tutto ciò non si verificasse e non accadesse. E le conseguenze di una simile irresponsabilità, così come dell’irresponsabilità dei medici, anche se non di tutti loro, sono state spesso fatali per i semplici cittadini albanesi. Per tutti coloro che non potevano affrontare le spese presso le cliniche private dove lavoravano e/o erano proprietari anche medici del servizio pubblico.

    L’attuale primo ministro albanese ha cominciato il suo primo mandato nel settembre 2013, dopo aver vinto le elezioni il 23 giugno dello stesso anno. Uno dei “punti forti” della sua campagna elettorale allora era “il servizio sanitario gratuito”. Fatti accaduti da allora in poi, fatti tutti documentati e pubblicamente noti alla mano però, testimoniano la falsità di questa promessa. Anzi, tra i primi scandali con gli appalti pubblici, clientelistici e milionari ci sono stati proprio quelli effettuati nel sistema della sanità pubblica. Il nostro lettore è stato informato a tempo debito di tali scandali. Nel novembre scorso il nostro lettore veniva informato che “…Nelle ultime settimane sono stati resi noti altri dati e fatti che riguardano alcuni altri scandali clamorosi nel settore della sanità pubblica. […]. Si tratta di scandali milionari che hanno privato i poveri cittadini albanesi dei servizi sanitari di prima necessità. Servizi vitali che loro non possono permettersi, finanziariamente, per averli nelle strutture private. Si tratta di scandali che da molti anni ormai stanno arricchendo gli amici sia del primo ministro che di alcuni ministri della Sanità. Tra i più noti e clamorosi ci sono lo scandalo del controllo sanitario, conosciuto come il servizio “Check up”, e quello degli sterilizzatori” (Misere bugie per nascondere clamorosi abusi quotidiani ed altro; 27 novembre 2023). Alcuni anni fa, trattando l’irresponsabilità dei massimi rappresentanti governativi, primo ministro compreso, l’autore di queste righe scriveva per il nostro lettore: “Un altro peccato madornale quello loro, che invece di gestire responsabilmente un settore così importante come quello della Sanità pubblica, hanno parlato soltanto di immaginari successi e hanno sperperato i fondi pubblici devoluti alla Sanità, dividendoli con certi oligarchi, loro sostenitori elettorali” (Dio salvi l’Albania e gli albanesi!; 16 marzo 2020).

    Oggi, di fronte ad una simile e molto evidente realtà, il primo ministro albanese ha cercato di nuovo, come sempre, di scaricare le sue colpe ad altri. Oggi ha scelto i medici. Una preda facile, dopo lo scandalo sopracitato. Ma i medici hanno abusato, beneficiando di quello che il sistema corrotto, capeggiato proprio dal primo ministro, permette. Oggi, il primo ministro ha scoperto che quello che hanno fatto i medici dell’ospedale oncologico era “un crimine non semplicemente contro i malati, ma [contro] tutta l’umanità” (Sic!). Chissà come si dovrebbe chiamare allora quello che lui, il primo ministro ed i suoi collaboratori fanno ogni giorno contro i cittadini albanesi?!

    Chi scrive queste righe è convinto che alcuni medici hanno disonorato il Giuramento di Ippocrate.  Ma il primo ministri ha consapevolmente violato e disonorato la Costituzione della Repubblica, sulla quale ha giurato fedeltà. E, non a caso, durante questi anni si sono verificati anche degli abusi scandalosi con la salute dei cittadini. Aveva ragione François René de Chateaubriand: le istituzioni passano attraverso tre periodi: quello dei servizi, quello dei privilegi, quello degli abusi.

  • Abusi confermati con i fondi europei

    L’abuso è il contrassegno del possesso e del potere.

    Paul Valéry, da “Quaderni, 1894/1945”

    All’inizio del 1999 al Parlamento europeo si discuteva di una mozione di censura nei confronti della Commissione europea. Si accusava la commissaria europea per la scienza, la ricerca e lo sviluppo di “presunti casi di frode, cattiva gestione e nepotismo in seno alla Commissione europea”. Accuse che la diretta interessata aveva respinto. Il 16 marzo 1999 però l’allora presidente della Commissione europea aveva annunciato “le dimissioni sue e dell’intero collegio”. E fino a settembre 1999 la Commissione ha svolto solo delle attività necessarie previste dalle normative in vigore. Il 28 aprile 1999 è stato costituito l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Office européen de lutte anti-fraude – OLAF; n.d.a.). L’OLAF é un organismo indipendente all’interno della Commissione Europea. Il suo obiettivo istituzionale allora era quello di evidenziare e combattere “le frodi, la corruzione e qualsiasi attività illecita lesiva degli interessi finanziari della Comunità europea”. Da allora però sono aumentati i compiti istituzionali di OLAF. Uno di quei compiti è quello di indagare sugli abusi dei fondi comunitari attuati anche nei Paesi candidati all’adesione all’Unione europea. E tra i fondi ci sono anche quelli previsti per promuovere e sostenere dei progetti di sviluppo delle aree rurali. Si tratta di finanziamenti effettuati tramite i programmi settennali IPARD (Instrument for Pre-Accession Assistance and Rural Development – Lo Strumento di assistenza pre-adesione per lo sviluppo rurale; n.d.a.).

    Uno dei Paesi che approfitta dei finanziamenti IPARD è anche l’Albania. Attualmente sono attivi i finanziamenti nell’ambito del programma IPARD III. Ci sono diversi obiettivi previsti da questo programma. Si tratta di obiettivi istituzionalmente confermati, da conseguire nel periodo 2021 – 2027. Obiettivi che riguardano l’agevolazione dello sviluppo delle imprese, la loro crescita e, di conseguenza, la crescita dell’occupazione nelle aree rurali. Il programma IPARD III prevede anche “…l’aumento della competitività nel settore agroalimentare e il miglioramento dello sviluppo comunitario e del capitale sociale in quelle aree rurali” dov’è attivo il programma. L’istituzione incaricata per la gestione del programma è la Direzione Generale della Commissione europea per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale (The Directorate-General for Agriculture and Rural Development), nota anche come DG AGRI. Trattandosi però di finanziamenti europei per i Paesi candidati all’adesione all’Unione europea, o potenzialmente tali, diventa obbligatorio anche il controllo della gestione di quei finanziamenti. Controllo effettuato da OLAF.

    In Albania le istituzioni governative direttamente coinvolte nell’uso di quei finanziamenti sono il ministero dell’Agricoltura e l’Agenzia per lo sviluppo agricolo e rurale. Ed è proprio quest’ultima che gestisce, a livello nazionale, i finanziamenti dei programmi IPARD.  Purtroppo però, fatti accaduti, documentati e denunciati alla mano, risulterebbero degli abusi continui e ben evidenziati di quei finanziamenti. Si tratta di fatti resi pubblici e denunciati ufficialmente anche presso le strutture dell’Unione europea, OLAF compresa. Il nostro lettore è stato informato di questi abusi a tempo debito (Abusi anche con i finanziamenti europei, 19 settembre 2023; Misere bugie per nascondere clamorosi abusi quotidiani ed altro, 27 novembre 2023). Basandosi su quelle denunce OLAF ha, in seguito, effettuato delle indagini focalizzate soprattutto sulla distribuzione dei finanziamenti a fondo perduto previsti e destinati ai beneficiari agricoltori albanesi.

    Ebbene in base a quelle indagini avviate dall’inizio del 2021 e dalle conclusioni preliminari, il 16 luglio 2023 la Direzione Generale della Commissione europea per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale ha ufficialmente inviato alle istituzioni albanesi una lettera confermando la sospensione temporanea del sostegno finanziario nell’ambito dei programmi IPARD. Con quella lettera si comunicava ufficialmente alle responsabili istituzioni albanesi “la sospensione temporanea del sostegno finanziario nell’ambito dei programmi IPARD”. E tra le istituzioni c’erano anche il ministero dell’Agricoltura, il ministero delle Finanze e l’Agenzia per lo sviluppo agricolo e rurale. La notizia però è stata tenuta segreta dalle istituzioni, come spesso accade in simili casi in Albania. Notizia che comunque non poteva rimanere tale per molto tempo. E così è stato. La Delegazione dell’Unione europea in Albania il 19 luglio 2023 ha distribuito un comunicato ufficiale, con il quale confermava che la Direzione Generale della Commissione europea per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale “ha informato il governo albanese di aver preso delle misure precauzionali in base ad un’informazione iniziale diramata dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF), in seguito alle indagine su delle accuse di corruzione riguardanti l’attuazione del programma IPARD II”. In più in quel comunicato diramato si sottolineava che “…in via preventiva, a tutela degli interessi finanziari dell’Unione europea, la Commissione europea ha temporaneamente sospeso i rimborsi alle autorità albanesi per le spese sostenute nell’ambito del programma IPARD II”.

    In seguito è stato confermato, altresì, che nella stessa lettera ufficiale, inviata il 14 luglio scorso dalla Direzione Generale della Commissione europea per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale alle autorità albanesi, non si informava solo della sopracitata sospensione dei pagamenti. L’autore di queste righe informava il nostro lettore nel settembre dell’anno scorso che “…oltre alla sospensione dei rimborsi, l’Albania potrebbe essere espulsa anche dal programma di finanziamenti IPARD III (2021 – 2027), attivo ormai da tre anni. Le cause di una simile e possibile espulsione, nel caso accadesse, sarebbero la gestione corruttiva e gli abusi dei finanziamenti europei stanziati per l’agricoltura e per lo sviluppo delle aree rurali in Albania” (Abusi anche con i finanziamenti europei; 19 settembre 2023).

    Ebbene le scorsa settimana è stato reso pubblico il rapporto ufficiale dell’OLAF per il 2023. In quel rapporto si affermava che OLAF ha investigato basandosi sulle “…gravi accuse riguardanti l’uso improprio dei fondi dell’Unione europea provenienti dallo strumento di assistenza pre-adesione per lo sviluppo rurale (IPARD II) in Albania”. Un’accusa fatta e confermata dalle indagini dell’OLAF si riferiva alla denuncia secondo la quale coloro che avevano presentato la richiesta per avere dei finanziamenti dal programma IPARD II “erano obbligati a pagare un’elevata percentuale della loro sovvenzione a società di consulenza ‘preselezionate’, che avrebbero poi agevolato i contratti con l’Agenzia albanese per lo sviluppo rurale e l’agricoltura (ARDA), che distribuiva i fondi”. In base alle indagini fatte e alle derivanti e fondate conclusioni, OLAF raccomandava alle istituzioni competenti dell’Unione europea “…di impedire che 112 milioni di euro di futuri finanziamenti (IPARD III) all’Albania provengano da spese indebite, fino a quando non saranno messe in atto misure correttive per proteggere gli interessi finanziari dell’UE da qualsiasi attività illegale”. Aggiungendo in seguito che “Considerate le possibili attività criminali scoperte durante l’indagine, l’OLAF ha inviato copia dei risultati anche alle autorità giudiziarie albanesi”.

    Chi scrive queste righe è convinto che le autorità giudiziarie albanesi, ubbidienti al primo ministro e/o a chi per lui, insabbieranno anche quel rapporto dell’OLAF sugli abusi dei fondi europei. Come hanno fatto con delle innumerevoli altre clamorose denunce in precedenza. Aveva ragione Paul Valéry, l’abuso è il contrassegno del possesso e del potere.

  • Rappresentanti corrotti di servizi segreti internazionali in azione

    Fra gli errori ci sono quelli che puzzano di fogna e quelli che odorano di bucato.

    Indro Montanelli

    Era il 21 gennaio 2023 quando, all’aeroporto internazionale John Fitzgerald Kennedy di New York, veniva arrestato un uomo di 54 anni. Si trattava di un alto ed importante ex funzionario dell’Ufficio Federale di Investigazione degli Stati Uniti d’America (Federal Bureau of Investigation – FBI; n.d.a.), con ventidue anni di carriera presso quell’Ufficio. Lui nel 2016, prima di trasferirsi a New York, era a capo dei servizi di controspionaggio dell’FBI a Washington DC. In seguito, dall’inizio d’ottobre 2016 fino al 2018, quando è andato in pensione, ha diretto la più importante divisione del servizio di controspionaggio statunitense con sede a New York. Le accuse a suo carico, fatte dalle autorità competenti di Washington DC e di New York, erano diverse. Era stato accusato della violazione delle sanzioni poste dal governo statunitense a determinati oligarchi russi e soprattutto ad uno di loro, noto per essere molto vicino al presidente russo. In più veniva accusato di non aver dichiarato diversi suoi viaggi ed incontri all’estero e di essere stato impegnato personalmente nel riciclaggio di denaro sporco. Un’altra accusa era quella di aver ricevuto 225.000 dollari, non dichiarati, da un ex agente dei servizi segreti albanesi. Per settimane i più importanti media statunitensi, ma non solo, hanno trattato il caso. Caso di cui è stato informato anche il nostro lettore (Collaborazioni occulte, accuse pesanti e attese conseguenze, 30 gennaio 2023; Un regime corrotto e che corrompe, 13 febbraio 2023; Angosce di un autocrate corrotto e che corrompe, 20 febbraio 2023; Un autocrate corrotto e che corrompe, ormai in preda al panico, 27 febbraio 2023; La messinscena con un ‘sostegno’ avuto in un periodo difficile, 10 luglio 2023 ecc.).

    L’autore di queste righe scriveva nel gennaio 2023 che il sopracitato oligarca russo “…insieme con l’ex alto funzionario dell’FBI hanno registrato ufficialmente, da alcuni anni, delle attività di impresa e di consulenza in Albania” (Collaborazioni occulte, accuse pesanti e attese conseguenze, 30 gennaio 2023). Dalle indagini risultava altresì che, tra le persone che avevano collaborato con l’ex alto funzionario del FBI, era anche un “consigliere esterno” del primo ministro albanese che ha goduto da lui di un “trattamento speciale”. L’autore di queste righe scriveva che “…Si tratta di una persona che ha avuto però “utili rapporti di conoscenza” anche con i dirigenti delle organizzazioni malavitose e trafficanti di stupefacenti in Messico. Rappresentanti che il “consigliere esterno” ha accompagnato nell’ufficio del primo ministro due anni fa” (Angosce di un autocrate corrotto e che corrompe; 20 febbraio 2023). Bisogna sottolineare però che dalle dichiarazioni ufficiali delle autorità statunitensi rese pubbliche sul caso dell’ex alto funzionario dell’FBI, il nome del primo ministro albanese veniva citato per ben 14 volte come persona coinvolta. Lui stesso, nel settembre 2022 aveva dichiarato, proprio riferendosi all’ex alto funzionario del FBI, che “il capo del controspionaggio dell’FBI è stato ed è mio amico, non si discute!”.

    Errare humanum est, perseverare autem diabolicum dicevano i latini. Con la loro esperienza e saggezza essi ci insegnano che commettere errori è umano, ma perseverare è diabolico. Però nel caso del primo ministro albanese, fatti accaduti e che stanno tuttora accadendo, fatti documentati sia in Albania che in altri Paesi, fatti testimoniati e denunciati alla mano, risulterebbe che lui è un individuo che non sbaglia per caso. Lui continua, persevera con le sue scelte che non sono degli “errori”, bensì sono obblighi dovuti alla criminalità organizzata e ai clan occulti con i quali da anni collabora e ne approfitta.

    Il 12 giugno scorso alcuni media in Romania rendevano pubblico uno scandalo internazionale in cui risulterebbe attivamente coinvolto l’ex vice direttore del Servizio dell’Intelligenza Romena, un ex generale ormai  in pensione. Mercoledì scorso, in mattinata, lui ha affrontato i procuratori della Direzione nazionale Anticorruzione a Bucarest, essendo accusato di corruzione, ricatto ed altro. Le indagini nei suoi confronti sono state avviate il 24 maggio scorso. Il media televisivo România TV, che trasmette notizie 24 ore, affermava che l’ex vice direttore del Servizio dell’Intelligenza Romena, una persona vicina “…ad alcuni importanti politici albanesi” ha aiutato la sua amante di “…farsi parte di una rete internazionale del traffico della droga. La cocaina arrivava dal Messico in Albania, direttamente dal cartello Sinaloa, in grandi quantità e poi veniva trasferita a Bucarest, tramite un percorso segreto”. Si evidenziava che il ruolo dell’ex generale “era, indubbiamente, un ruolo strategico”. I media romeni hanno pubblicato anche una fotografia in cui apparivano tre persone. C’erano l’ex generale in pensione e la sua amante. E con loro c’era anche il sopracitato “consigliere esterno” del primo ministro albanese. La foto era stata scattata a Berlino.

    România TV specifica che “…il generale in pensione aveva un contratto di consulenza con l’Albania, dove consigliava politici di alto livello. E più precisamente il primo ministro”.

    Il media romeno evidenzia, tra l’altro, che l’ex vice direttore del Servizio dell’Intelligenza Romena da circa quattro anni “…ha fatto quello che sapeva fare meglio; è stato infiltrato profondamente nel sottosuolo della mafia in Albania attuando una serie di legami; legami pericolosi […] con i vertici degli ambienti criminali e politici in Albania”. Specificando che lui, l’ex vice direttore del Servizio dell’Intelligenza Romena era in continuo contatto con il “consigliere esterno” ed affidato del primo ministro albanese”. In più si specificava che il “consigliere esterno” è noto in Albania come la persona che “…aiuta il primo ministro nei suoi rapporti con l’imprenditoria e l’ambiente criminale albanese”. In seguito si evidenziano anche i rapporti del noto cartello di Sinaloa, che gestisce il traffico della cocaina con la criminalità organizzata albanese. In base a quei rapporti “…i trafficanti messicani hanno cominciato a riciclare grandi quantità di denaro in Albania”.

    Due settimane fa l’autore di queste righe informava il nostro lettore del programma Report dedicato alla realtà albanese, trasmesso su RAI 3 il 2 giugno scorso. Durante l’intervista il giornalista ha rinfacciato al primo ministro di essersi incontrato nel suo ufficio con “…un trafficante albanese, membro attivo di un noto cartello messicano che gestisce la cocaina della Colombia”. E poi il giornalista ha detto al primo ministro: “Per me, come giornalista, il fatto che il capo del Consiglio dei ministri dell’Albania si incontra con una persona che, in seguito, si scopre riciclare il denaro del cartello Sinaloa e [di essere] uno dei membri più importanti [del cartello], è una notizia ed io le chiederò di questo. Non avrei fatto bene il mio mestiere se non glielo avessi chiesto.” (Nuove verità inquietanti da un programma televisivo investigativo; 3 giugno 2024). E anche in questo caso era presente anche il “consigliere esterno” del primo ministro! La stessa persona che risultava anche nelle indagini dell’ex alto funzionario del FBI. Chissà perché?!

    Chi scrive queste righe seguirà questo nuovo scandalo ed informerà il nostro lettore delle attività pericolose di certi rappresentanti corrotti di servizi segreti internazionali. Egli però è convinto che gli “errori” del primo ministro albanese sono, parafrasando Indro Montanelli, quelli che puzzano di fogna. E puzzano davvero.

  • Parlano di principi, ma agiscono seguendo gli interessi

    Gli uomini chiamano amicizia una società di interessi, uno scambio d’aiuti, un commercio in somma, in cui l’amor proprio spera di potere guadagnare qualche cosa.

    François de La Rochefoucauld

    Francesco de Sanctis era un buon conoscitore della letteratura italiana ed un noto critico letterario del diciannovesimo secolo. Lui è anche l’autore del libro “Storia della letteratura italiana”, in cui si tratta il pensiero del grande filosofo, scrittore ed uomo politico Niccolò Machiavelli, espresso nella sua opera molto nota Il Principe. Un’opera che viene considerata anche come la base della scienza politica moderna. Francesco de Sanctis, nel quindicesimo capitolo del suo sopracitato libro scrive: “Ci è un piccolo libro del Machiavelli, tradotto in tutte le lingue, il Principe, che ha gittato nell’ombra le altre sue opere. L’autore è stato giudicato da questo libro, e questo libro è stato giudicato non nel suo valore logico e scientifico, ma nel suo valore morale. E hanno trovato che questo libro è un codice di tirannia, fondato sulla turpe massima che il fine giustifica i mezzi, e il successo loda l’opera. E hanno chiamato machiavellismo questa dottrina”. Ormai il detto “Il fine giustifica  i mezzi” è molto noto ed usato in molte lingue del mondo. Un detto che però non è di Machiavelli, bensì, secondo gli studiosi, coniato proprio da Francesco de Sanctis nel suo libro “Storia della letteratura italiana” su Niccolò Machiavelli ed il machiavellismo.

    La scorsa settimana si sono svolte le elezioni europee. Elezioni dalle quali sono stati scelti dagli elettori dei ventisette Paesi membri dell’Unione i 720 eurodeputati del Parlamento europeo. Elezioni che sono state svolte, a seconda del Paese, tra il 6 ed il 9 giugno scorso. L’Italia è stato l’unico Paese dove si è votato sabato 8 e domenica 9 giugno. Il risultato definitivo delle elezioni ha testimoniato una crescita dei partiti di destra che hanno vinto in diversi Paesi come la Francia, l’Italia, la Germania, l’Austria, la Polonia ecc. In Francia il presidente della Repubblica, dopo il deludente risultato del suo partito, ha decretato le elezioni legislative anticipate il 30 giugno ed il 7 luglio prossimi. La situazione politica è delicata anche in Germania, dopo la sconfitta dei partiti che compongono l’attuale governo. L’Italia è stato l’unico Paese dell’Unione europea dove il risultato delle elezioni ha confermato la vittoria del partito guidato dalla Presidente del Consiglio dei Ministri. Ma la Presidente del Consiglio dei Ministri del’Italia deve essere molto attenta a certi rapporti con qualche suo omologo. Soprattutto quando si sa tutto sulla loro totale inaffidabilità. Individui che, fatti accaduti e che tuttora stanno accadendo, fatti documentati, testimoniati, denunciati e pubblicamente noti alla mano, sono degli innati bugiardi ed ingannatori. Individui che quando si trovano in difficoltà fanno di tutto, costi quel che costi, per salvarsi. Individui che con i principi ed i valori non hanno niente in comune. Ragion per cui la Presidente del Consiglio dei Ministri dell’Italia, premiata dagli italiani nelle appena passate elezioni europee, deve essere molto attenta quando fa degli accordi con simili individui. Perché ha delle responsabilità istituzionali e non solo. Ma devono essere molto attenti e responsabili anche i suoi consiglieri e collaboratori che sono obbligati a raccogliere tutte le necessarie informazioni e poi riferirle alla Presidente del Consiglio dei Ministri, prima che lei prenda delle determinate decisioni. Decisioni che potrebbero essere motivate anche da interessi e/o promesse elettorali che, come tali, devono essere rispettate. Ma tutto in base ai principi morali e non spinti da certi interessi mai resi pubblici.

    La settimana scorsa era l’ultima delle campagne elettorali per le elezioni europee. Normalmente durante un simile periodo si programmano delle attività elettorali, degli incontri che sono valutati necessari per aumentare la possibilità di consenso degli elettori. Ebbene, coloro che avevano programmato le attività in cui doveva essere presente anche la Presidente del Consiglio dei Ministri dell’Italia avevano scelto una visita in Albania. Visita che è stata realizzata il 5 giugno scorso, solo tre giorni prima della fine della campagna elettorale. Durante quella visita la Presidente del Consiglio dei Ministri dell’Italia ha incontrato il suo omologo albanese e poi tutti e due insieme si sono spostati in una località sulla costa adriatica ad una settantina di chilometri dalla capitale albanese. Sono andati lì perché proprio in quell’area è stato previsto di costruire due centri di accoglienza per migliaia di profughi. Tutto previsto dal “Protocollo per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria”, firmato a Roma nel pomeriggio del 6 novembre 2023 dalla Presidente del Consiglio dei Ministri dell’Italia e dal suo “caro amico”, il primo ministro albanese. Il nostro lettore è stato informato sia di quel Protocollo, che dei successivi sviluppi a lui legati (Un autocrate irresponsabile e altri che seguono i propri interessi, 14 novembre 2023; Un autocrate irresponsabile ed altri che ne approfittano, 21 novembre 2023; Mai accordarsi con individui inaffidabili, 27 maggio 2024 ecc…). Molto significativa è stata un’intervista del primo ministro albanese, circa tre settimane fa, ad un giornalista del quotidiano La Repubblica. Un’intervista durante la quale il primo ministro albanese aveva “perso” l’entusiasmo sulla bontà di quel Protocollo. L’autore di queste righe esprimeva al nostro lettore la sua convinzione che “…non bisogna mai accordarsi con individui inaffidabili come il primo ministro albanese”. E poi aggiungeva: “Proprio con lui che il 18 novembre 2021 dichiarava convinto e perentorio che “l’Albania non sarà mai un Paese dove Paesi molto ricchi possano creare campi per i loro rifugiati. Mai!”. Ma quella sua “determinazione” la ha “dimenticata” il 6 novembre scorso, firmando l’Accordo sui migranti con l’Italia. Mentre adesso sta “dimenticando” proprio la bontà di quell’Accordo […].Chissà che ne pensa adesso del suo “caro amico”, il primo ministro albanese, la Presidente del Consiglio dei Ministri dell’Italia?!” (Mai accordarsi con individui inaffidabili, 27 maggio 2024).  Invece durante l’incontro avuto il 5 giugno scorso con la Presidente del Consiglio dei ministri dell’Italia, il suo “caro amico” ha cambiato di nuovo la sua opinione sull’Accordo. Chissà perché?! Si sa però che il 5 giugno scorso c’è stata solo una visita nei centri e niente più. Si sa anche che non sono stati rispettati neanche i limiti di tempo previsti dal Protocollo.

    La Presidente del Consiglio dei Ministri dell’Italia ha fatto però delle dichiarazioni che non hanno niente a che fare con la vera, vissuta e spesso sofferta realtà in Albania. Basta pensare che si tratta di un Paese dove in meno di dieci anni la popolazione è stata quasi dimezzata proprio perché gli albanesi stessi hanno dovuto fare la difficile e spesso sofferta scelta di diventare, anche loro, dei profughi. Lo sapeva questo la Presidente del Consiglio dei Ministri dell’Italia? Lo sapeva lei che, ben diversamente da quello che lei ha dichiarato il 5 giugno scorso, l’Albania è veramente diventato un narcostato? Una verità quella sulla quale riferiscono i rapporti ufficiali delle strutture internazionali specializzate, comprese quelle dell’Unione europea. Una preoccupante realtà quella che, da alcuni anni ormai, la stanno denunciando anche diversi noti procuratori e giudici antimafia italiani. Chissà perché non sapeva questo noto fatto la Presidente del Consiglio dei ministri dell’Italia?! Oppure lo sapeva ed ha cercato di sostenere il suo “caro amico” che si trova in grosse difficoltà, proprio perché lui deve molto anche alla criminalità organizzata.

    Chi scrive queste righe è convinto che, purtroppo, sono non pochi coloro che, avendo delle cariche istituzionali di alto livello, parlano di principi, ma agiscono seguendo gli interessi. Aveva ragione François de La Rochefoucauld quando affermava che gli uomini chiamano amicizia una società di interessi, uno scambio d’aiuti, un commercio insomma, in cui l’amor proprio spera di potere guadagnare qualche cosa. Ma si sa però che il fine giustifica i mezzi.

  • Nuove verità inquietanti da un programma televisivo investigativo

    Tre cose non possono essere nascoste a lungo: il sole, la luna e la verità.

    Buddha

    Il nostro lettore veniva informato alcune settimane fa su un’inchiesta di un giornalista investigativo trasmessa il 21 aprile scorso, in prima serata, su RAI 3 (Clamorosi abusi rivelati da un programma televisivo investigativo, 23 aprile 2024; Altre verità rivelate da un programma televisivo investigativo, 7 maggio 2024). Durante la prima parte del programma televisivo Report veniva trattata, fatti alla mano, la vera e vissuta realtà albanese. Una realtà che sta diventando sempre più preoccupante ed allarmante. Una realtà che rispecchia e testimonia tutta la pericolosità del nuovo regime, della nuova dittatura sui generis restaurata da alcuni anni ed in continuo consolidamento in Albania. Si tratta di una pericolosa e sempre più attiva alleanza tra il potere politico, la criminalità organizzata e determinati clan occulti internazionali, finanziariamente molto potenti. Si tratta di una dittatura camuffata da una facciata di pluripartitismo e di democrazia. Una facciata ben programmata e messa in atto da una potente propaganda governativa alla quale ubbidiscono la maggior parte dei media. Una realtà che, guarda caso però, non “riescono” a notarla, capirla e ad agire di conseguenza neanche gli alti rappresentanti delle cancellerie occidentali e delle più importanti istituzioni internazionali, comprese quelle dell’Unione europea. Una realtà della quale il nostro lettore è stato informato da anni ormai, sempre con la dovuta e richiesta oggettività, fatti accaduti, documentati e pubblicamente noti alla mano.

    Durante il programma Report trasmesso in prima serata su RAI 3 il 21 aprile scorso veniva trattato l’Accordo, noto come il Protocollo sui migranti, ufficializzato il 6 novembre 2023 a Roma tra l’Italia e l’Albania. Un accordo firmato dalla Presidente del Consiglio dei ministri dell’Italia e dal suo omologo e “caro amico’, il primo ministro albanese. Proprio da lui che quasi due anni prima, ed esattamente il 18 novembre 2021, era determinato e dichiarava convinto che “L’Albania non sarà mai un Paese dove paesi molto ricchi possano creare campi per i loro rifugiati. Mai!”. Riferendosi all’Accordo, il giornalista investigativo analizzava anche la sua parte finanziaria ed alcune incongruenze ad essa legate. Lui, dopo aver esposto ed analizzato i costi previsti e quelli con i quali, tutto sommato, si dovrebbe far conto e realmente affrontare nel prossimo futuro, faceva la normale domanda: “Ma chi beneficerà davvero di questo accordo?”. L’autore di queste righe, in seguito a quella domanda, ha espresso la sua opinione, anzi la sua convinzione, che ne beneficerà “…la criminalità organizzata locale che ormai è diventata molto attiva e pericolosa anche in Europa ed altrove. Sì, perché i profughi diventeranno preda del traffico dei clandestini. E si tratta proprio di quella criminalità organizzata che collabora con il potere politico e che determina non poche decisioni del governo albanese”(Clamorosi abusi rivelati da un programma televisivo investigativo, 23 aprile 2024).

    Il giornalista investigativo del programma televisivo Report durante il documentario trasmesso il 21 aprile scorso su RAI 3, tra l’altro, aveva evidenziato fatti che riguardavano e coinvolgevano anche il segretario generale del Consiglio di ministri albanese e il fratello del primo ministro. Lui, il giornalista, riferendosi al segretario generale del Consiglio dei ministri, affermava che “…la sua potenza ed il suo potere sono fuori misura […]. Lui è una persona chiave anche dell’Accordo sui migranti tra l’Italia e l’Albania”. L’autore di queste righe ha informato in precedenza il nostro lettore chi è e cosa rappresenta il segretario generale del Consiglio dei ministri albanese. Mentre, per quanto riguarda il fratello del primo ministro albanese, il giornalista del programma Report, trasmesso il 21 aprile scorso su RAI 3, affermava che “dai documenti delle indagini della Procura [albanese] nel 2016, che il programma Report pubblica esclusivamente in seguito, risulta che il fratello del primo ministro albanese ha usato per i suoi movimenti la stessa macchina che era al servizio di un cartello di narcotrafficanti albanese […]. Quelle indagini hanno portato ad un processo giudiziario, durante il quale i narcotrafficanti sono stati condannati, mentre Olsi Rama (il fratello del primo ministro albanese; n.d.a.) non è stato neanche ascoltato. Il suo nome, addirittura, è stato cancellato dai fascicoli giudiziari”. Si tratta di un fatto noto ormai da anni in Albania. Chissà perché il sistema “riformato” della giustizia non ha reagito?! La risposta, da anni ormai, la danno le cattive lingue. Secondo loro è proprio il primo ministro che controlla tutto il sistema e guai se qualcuno gli si mette contro.

    Domenica scorsa, 2 giugno, di nuovo la prima parte del programma televisivo Report era stata dedicata alla situazione in Albania. Il giornalista lo aveva già dichiarato, dopo la trasmissione della sua inchiesta del 21 aprile, che lui disponeva di molte altre informazioni e fatti documentati che dimostrerebbero inconfutabilmente l’esistenza di un’alleanza pericolosa tra il potere politico, rappresentato istituzionalmente dal primo ministro, e la criminalità organizzata. Sia quella albanese, che sta diventando sempre più potente, che quella internazionale. Dopo la dura reazione e le minacce fatte dal primo ministro albanese, trovandosi in grosse difficoltà, alla direzione di RAI 3, i rappresentanti della redazione del programma Report hanno smentito tutto e hanno promesso un’altro programma che avrebbe trattato la realtà albanese. Il programma trasmesso domenica scorsa presentava nuove verità inquietanti. Verità documentate, che coinvolgevano direttamente il primo ministro. Verità che il giornalista ha detto in faccia al diretto interessato, durante un’intervista con lui, realizzata alcuni giorni fa in Albania, nell’ufficio del primo ministro. Durante l’intervista il giornalista ha rinfacciato al primo ministro il fatto che tre dei suoi ministri degli Interni, compreso quello attuale, hanno dei legami stretti con la criminalità. Poi ha evidenziato un altro fatto accaduto, che si riferisce ad un incontro che il primo ministro ha avuto pochi anni fa, nel suo ufficio, con un trafficante albanese, membro attivo di un noto cartello messicano che gestisce la cocaina della Colombia. Il giornalista di Report chiede al primo ministro: “Per me, come giornalista, il fatto che il capo del Consiglio dei ministri dell’Albania si incontra con una persona che, in seguito, si scopre riciclare il denaro del cartello Sinaloa e [di essere] uno dei membri più importanti [del cartello], è una notizia ed io le chiederò di questo. Non avrei fatto bene il mio mestiere se non glielo avessi chiesto”. Il primo ministro, come suo solito, ha cercato di tergiversare con giochi di parole. Ma il giornalista, non mollando, ha detto: “Se la Presidente del Consiglio dei Ministri dell’Italia avesse incontrato la persona che ricicla denaro per i cartelli messicani, le avrei fatto delle domande ripetute a raffica solo su questo fatto”. Durante l’intervista il giornalista ha rinfacciato anche molte altre scomode verità al primo ministro, comprese quelle su suo fratello. Ma lui non ha potuto e neanche voluto dare delle risposte convincenti, anzi.

    Chi scrive queste righe continuerà a trattare altre nuove verità inquietanti rivelate dal programma Report trasmesso domenica 2 giugno in prima serata su RAI 3. Nel frattempo qualcuno dovrebbe dire al primo ministro albanese che sono tre le cose che non possono essere nascoste a lungo: il sole, la luna e la verità. Buddha ci insegna.

  • Mai accordarsi con individui inaffidabili

    Una persona inaffidabile è completamente inutile.

    Confucio

    Si, proprio così. L’esperienza secolare dell’essere umano sempre ci insegna e ne è anche testimone. Ci insegna a non fare accordi con delle persone che sono pubblicamente note per essere dei bugiardi, degli ingannatori e, perciò, degli individui del tutto inaffidabili. Chissà come si è sentita la Presidente del Consiglio dei ministri dell’Italia dopo le affermazioni fatte la scorsa settimana dal suo “caro amico”, il primo ministro albanese?

    La scorsa settimana un noto giornalista italiano è stato in Albania e si è incontrato proprio con lui, con il primo ministro albanese. Un incontro durato circa un’ora, avvenuto nel giardino di un albergo affollatissimo di Tirana. Il giornalista afferma: “Quando l’ho cercato con un messaggio sul telefonino, mi ha risposto dicendomi che in Albania l’ospitalità è sacra e mi ha detto che voleva vedermi subito”. Il che significa che loro si conoscevano da prima, nonostante il giornalista non lo specifichi. Lui afferma però che “…il messaggio su WhatsApp compare esattamente all’ora dell’appuntamento”. Era un messaggio scritto dal primo ministro albanese che gli comunicava: “Sono qua dietro, nel cortile”. Un’altra conferma che quello tra loro due non era un incontro gestito dal protocollo ufficiale del primo ministro albanese, bensì un incontro tra persone che si conoscono da prima, oppure un incontro coordinato da altri. Il giornalista nota che li dove loro due si dovevano incontrare c’erano molte persone che beneficiavano della piscina, oppure che frequentavano il bar del albergo. Ma “…all’improvviso sono spariti tutti”, appena era apparso il primo ministro, Il che ha permesso al giornalista di essere solo con il primo ministro, di beneficiare della sua ospitalità, prendendo un caffè insieme. Lo afferma proprio il giornalista in un articolo pubblicato il 24 maggio scorso sul quotidiano La Repubblica. Il giornalista, Gerardo Greco, aveva intitolato il suo articolo “Migranti in Albania, Rama scarica Meloni: “Il centro sarà un flop””. Mentre nel sottotitolo aveva evidenziato, riferendosi al primo ministro albanese, che “dopo averlo appoggiato, il premier boccia il progetto voluto dal centrodestra. “Ci saranno ricorsi, verrà bloccato dalla burocrazia italiana e dalle regole Ue””.

    Il giornalista, dopo aver raccontato come si sono incontrati la scorsa settimana in un affollatissimo albergo di Tirana lui ed il primo ministro albanese, già nel primo paragrafo sottolineava che “Tirana tutto intorno è un gigantesco cantiere. Solo gru che tirano su grattacieli a tempi di record”. E poi ha chiesto al primo ministro “Presidente, voi ormai costruite palazzi in una notte, e il centro italiano per i migranti in Albania è fatto solo di quattro ruspe abbandonate. C’è qualcosa che non va?”. E dopo questa sua domanda, il primo ministro, il quale, come specifica il giornalista “…assume subito l’espressione di un commissario di maturità di fronte a candidati un po’ ciucci”, spiega al giornalista, riferendosi al centro italiano per i migranti che “quella roba lì è solo italiana. L’Albania ha dato disponibilità e terreni, ma nulla di più”.

    Si tratta infatti di due centri di accoglienza che si costruiranno sul territorio albanese, nel nord del Paese, sulla costa adriatica. Lì arriveranno solo i migranti maschi partiti dalle coste del Nord Africa e salvati in mare dalle autorità italiane. Tutto è stato previsto dal “Protocollo per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria”, firmato a Roma nel pomeriggio del 6 novembre 2023. Un Protocollo ratificato poi nel febbraio scorso sia dal Parlamento italiano che da quello albanese.

    E proprio secondo quel Protocollo, il primo centro di accoglienza doveva essere operativo il 20 maggio scorso. Cosa che però non è avvenuta. Il giornalista racconta nel suo sopracitato articolo che, mentre si parlava di questo fatto, il primo ministro albanese maliziosamente gli chiede: “…Ma siete sicuri che non sia già pronto?”. Al che il giornalista gli risponde: “E su presidente…non faccia così.”. E subito dopo, come afferma il giornalista, il primo ministro è diventato confidenziale ed ha detto: “Amico mio, il centro comunque in qualche mese sarà pronto, quello è niente. Ma il problema sarà farlo funzionare. E sarà molto difficile per le procedure: come fai a far ruotare 3000 persone in 28 giorni con la burocrazia italiana e con le regole europee?”. Il giornalista specifica che il primo ministro albanese gli ha affermato che attende dei ricorsi, delle battaglie politiche e che si riferiva a quello che potrà accadere non in Albania, ma in Italia. In seguito lui evidenzia quanto gli aveva confidato il primo ministro albanese durante il loro incontro, riferendosi agli accordi tra l’Italia e alcuni Paesi africani. “Anche questo piano Mattei… come fai a portarlo avanti? Sì, puoi fare accordi, aprire centri in Tunisia o in Libia. Ma sai quanti soldi ci sono in ballo sul traffico dei migranti su quelle coste? Ed è tutto gestito molto in alto”. Questo gli aveva confidato il primo ministro. E poi aveva aggiunto, suggerendo anche una soluzione per l’Italia “Mica basta la volontà politica, l’unica strategia sarebbe diluviarli di soldi. Ma tanti, tanti.[…] Lo sai chi ci vorrebbe? D’Alema ci vorrebbe!”. E si riferiva ad un suo altro “buon amico”, l’ex presidente del Consiglio dei ministri dell’Italia, Massimo D’Alema. Il giornalista sottolinea nel suo articolo, dopo questo suggerimento del primo ministro, che “…il premier albanese ritira fuori il suo spirito da vecchio socialdemocratico, forse cercando una riappacificazione con i socialisti europei, sospettosi dei suoi troppi WhatsApp con Meloni”.

    L’autore di queste righe, ha continuamente informato il nostro lettore, fatti accaduti, fatti documentati, denunciati e pubblicamente noti alla mano, dell’inaffidabilità del primo ministro albanese. Perché non può essere mai e poi mai affidabile un bugiardo, un ingannatore innato, un individuo che fa di tutto per curare solo i suoi interessi e per schivare le sue note difficoltà e cercare di tirarsi fuori da innumerevoli scandali in cui è stato ed è coinvolto in prima persona. L’autore di queste righe ha informato il nostro lettore anche sull’Accordo tra l’Italia e l’Albania sui migranti, firmato il 6 novembre 2023 a Roma, sulle violazioni delle legislazioni in vigore, soprattutto in Albania e sulle tante reazioni, sia in Italia ed in Albania, che a livello internazionale (Un autocrate irresponsabile e altri che seguono i propri interessi, 14 novembre 2023; Un autocrate irresponsabile ed altri che ne approfittano, 21 novembre 2023).

    Chi scrive queste righe è convinto che non bisogna mai accordarsi con individui inaffidabili come il primo ministro albanese. Proprio con lui che il 18 novembre 2021 dichiarava convinto e perentorio che “L’Albania non sarà mai un Paese dove Paesi molto ricchi possano creare campi per i loro rifugiati. Mai!”. Ma quella sua “determinazione” lo ha “dimenticato” il 6 novembre scorso, firmando l’Accordo sui migranti con l’Italia. Mentre adesso sta “dimenticando” proprio la bontà di quell’Accordo. Perciò tutti coloro che, per varie ragioni, cercano di accordarsi con lui devono ricordare di trarre insegnamento da Confucio, secondo il quale una persona inaffidabile è completamente inutile. E ti crea soltanto dei problemi. Chissà che ne pensa adesso del suo “caro amico”, il primo ministro albanese, la Presidente del Consiglio dei ministri dell’Italia?!

  • Altre verità rivelate da un programma televisivo investigativo

    Non c’è nulla sotto il sole di cui non si possa abusare e di cui non si sia abusato.

    Karl Popper, da “La società aperta e i suoi nemici”, 1945

    Due settimane fa il nostro lettore veniva informato solo di una parte dei clamorosi abusi di potere in Albania, rivelati dal programma televisivo investigativo Report, trasmesso in prima serata il 21 aprile scorso su Rai 3. Si trattava di un documentario che evidenziava e testimoniava questi abusi, basandosi su fatti accaduti, documentati e denunciati pubblicamente. Fatti che hanno a che fare con la grave e preoccupante realtà albanese. Una realtà generata dalla connivenza del potere politico con la criminalità organizzata locale ed internazionale e con determinati raggruppamenti occulti internazionali. Il programma cominciava trattando l’Accordo firmato il 6 novembre 2023 a Roma tra l’Italia e l’Albania sui migranti. Un Accordo che ha suscitato subito molte e forti reazioni e contestazioni, sia in Italia ed in Albania, sia tra numerose istituzioni e organizzazioni internazionali specializzate. Il giornalista che aveva preparato il documentario, trasmesso durante il programma Report, trattava ed analizzava, tra l’altro, anche l’aspetto finanziario dell’Accordo, sottolineando che “Verrebbero spese, dunque, cifre spropositate, rispetto ai costi di gestione ordinari in Italia, per spedire in Albania a mala pena 3000 migranti all’anno che comunque dovranno successivamente essere trasferiti in Italia”. E poi faceva la domanda, che era obbligatoria: “Ma chi beneficerà davvero di questo accordo?”. L’autore di queste righe scriveva che “La risposta, oltre al giornalista, la possono dare tutti coloro che conoscono bene la vera, vissuta e spesso sofferta realtà albanese. E la risposta, essendo l’Albania ormai considerato da molte istituzioni e strutture specializzate internazionali come un “narcostato”, è semplice, evidente e chiara: la criminalità organizzata locale che ormai è diventata molto attiva e pericolosa anche in Europa ed altrove. Sì, perchè i profughi diventeranno preda del traffico dei clandestini. E si tratta proprio di quella criminalità organizzata che collabora con il potere politico e che determina non poche decisioni del governo albanese”. Dopo aver portato e citato parte delle interviste fatte dal giornalista del programma televisivo Report a due noti magistrati italiani, Nicola Gratteri e Francesco Mandoi, l’autore di queste righe finiva l’articolo promettendo al nostro lettore che “troverà il modo di informare nelle prossime settimane sugli altri clamorosi abusi rivelati dal giornalista di Report” (Clamorosi abusi rivelati da un programma televisivo investigativo; 23 aprile 2024).

    Ebbene, durante il sopracitato programma, il giornalista si riferiva ed evidenziava, in base a delle dichiarazioni rilasciate durante interviste, il ruolo del segretario generale del Consiglio dei ministri albanese. Secondo il giornalista “…la sua potenza ed il suo potere sono fuori misura”. Sempre riferendosi al segretario generale del Consiglio dei ministri, il giornalista di Reporter ribadiva che “…lui è una persona chiave anche dell’Accordo sui migranti tra l’Italia e l’Albania”. E, guarda caso, soltanto alcuni giorni prima che venisse firmato quell’Accordo, l’ambasciata dell’Italia in Albania decorava per i suoi contributi nelle relazioni tra l’Italia e l’Albania proprio il segretario generale del Consiglio dei ministri albanese. Una cerimonia che però non è stata resa nota al pubblico, come accade sempre in simili occasioni. Chissà perché?! Il nostro lettore è stato informato a tempo debito chi è e cosa rappresenta il segretario generale del Consiglio dei ministri albanese (Misere bugie ed ingannevoli messinscene che accusano, 4 aprile 2022; A ciascuno secondo le proprie responsabilità, 26 aprile 2022; Diaboliche alleanze tra simili corrotti, 9 maggio 2022; Da quale pulpito arrivano quelle minacciose prediche, 16 maggio 2022 ecc…).

    Quanto è stato trasmesso durante il programma Report su Rai 3 il 21 aprile scorso in prima serata e portato in seguito a conoscenza del pubblico albanese da pochissimi media non controllati dal regime autocratico restaurato in Albania ha messo in grosse difficoltà il potere politico  in Albania, primo ministro, compreso. Anzi lui per primo. E non solo per quanto si riferiva alla mancanza totale della trasparenza, obbligatoria per legge, sull’Accordo tra l’Italia e l’Albania sui migranti. E neanche per quanto riguarda le dichiarazioni di due noti magistrati italiani, Nicola Gratteri e Francesco Mandoi, i quali hanno convintamente evidenziato e testimoniato la pericolosità della criminalità organizzata albanese e la falsità della riforma del sistema della giustizia in Albania. Il primo ministro si è trovato in difficoltà perché il programma investigativo ha evidenziato chi è e cosa rappresenta realmente la sua eminenza grigia, il segretario generale del Consiglio dei ministri. Ma il primo ministro albanese, dopo la trasmissione, il 21 aprile scorso, del programma Report su Rai 3 si è trovato in grande difficoltà soprattutto perché in quel programma il giornalista ha trattato anche il coinvolgimento attivo del fratello del primo ministro con un’organizzazione che trafficava la cocaina. Riferendosi proprio al fratello del primo ministro, il giornalista del programma Report ha evidenziato che “Dai documenti delle indagini della Procura [albanese] nel 2016, che il programma Report pubblica esclusivamente in seguito, risulta che il fratello del primo ministro albanese ha usato per i suoi movimenti la stessa macchina che era al servizio di un cartello di narcotrafficanti albanese. […] Quelle indagini hanno portato ad un processo giudiziario, durante il quale i narcotrafficanti sono stati condannati, mentre Olsi Rama (il fratello del primo ministro albanese; n.d.a.) non è stato neanche ascoltato. Il suo nome, addirittura, è stato cancellato dai fascicoli giudiziari”. Un fatto quello noto ormai da anni in Albania. Ma riportato anche da Rai 3 ha fatto veramente male al primo ministro albanese.

    Trovandosi di fronte a simili grosse difficoltà, il primo ministro è stato costretto a reagire. Però ha reagito, come di suo solito, cercando di tergiversare, di ingannare e anche di minacciare. Lui ha cercato di orientare tutto quello che è stato trasmesso dal programma Report su Rai 3 il 21 aprile scorso, in prima serata come un attacco diretto alla sua “carissima amica”, la presidente del Consiglio dei ministri italiano. “Per il momento mi sforzo di credere che, comunque, tutto questo furore per attaccare Giorgia Meloni, a scapito dell’Albania, non è stato un peccato in malafede contro il mio Paese e che l’uso delle calunnie, sia in Italia che in Albania, comprese le attività del Servizio Pubblico e le calunnie contro mio fratello, contro le quali lui adesso ha esposto denuncia e aspetta la parola della giustizia, è accaduto soltanto come risultato di una leggerezza insopportabile …”. Da che pulpito vengono queste prediche però?!

    Chi scrive queste righe non poteva non informare il nostro pubblico anche di queste verità rivelate dal programma Report. Ed è convinto che quello che accade in Albania conferma quanto affermava Karl Popper nel 1945. E cioè che non c’è nulla sotto il sole di cui non si possa abusare e di cui non si sia abusato. Lo testimonia quanto sta facendo il primo ministro albanese ed i suoi.

  • Clamorosi abusi rivelati da un programma televisivo investigativo

    L’abuso e la disubbidienza alla legge non può essere impedita da nessuna legge.

    Giacomo Leopardi

    Il nostro lettore da anni ormai è stato informato di quello che accade in Albania. E sempre con la dovuta e necessaria oggettività, riferendosi a fatti accaduti, verificati e verificabili, a testimonianze, documentazione e denunce rese pubbliche. Ma la situazione in Albania, membro della NATO dall’aprile 2009 e Paese candidato all’adesione nell’Unione europea dal giugno 2014, però e purtroppo sta peggiorando sempre di più. La corruzione, partendo dai massimi livelli delle istituzioni statali e governative, è diventata una divorante cancrena che sta corrodendo tutto il tessuto sociale. Una realtà, quella albanese, che non poteva mai e poi mai diventare talmente allarmante se non ci fosse un diretto coinvolgimento, beneplacito ma anche il beneficio dei massimi rappresentanti del potere politico, partendo dal primo ministro. Anzi, lui per primo.

    In Albania, sempre fatti accaduti, documentati ed ufficialmente denunciati alla mano, da alcuni anni è stata restaurata e si sta consolidando una nuova dittatura sui generis, un regime che cerca di camuffarsi dietro ad una fasulla parvenza pluripartitica. In Albania una persona, il primo ministro, controlla tutti i poteri, definiti dal 1748 da Montesquieu nella sua ben nota opera De l’esprit des lois (“Spirito delle leggi”; n.d.a.). Il che significa che in Albania ormai è stato annientato e reso non funzionante il principio base in qualsiasi società democratica, quello della divisione dei poteri. Il primo ministro (e/o chi per lui) controlla, oltre al potere esecutivo e legislativo, anche il sistema “riformato” della giustizia. Bisogna purtroppo sottolineare, sempre fatti accaduti, documentati ed ufficialmente denunciati alla mano, che tutto ciò è successo anche con il preoccupante sostegno dei “rappresentanti internazionali” in Albania. Proprio coloro che, guarda caso, non vedono, non sentono e non capiscono la vera, vissuta e sofferta realtà, ma “applaudono ed elogiano” i successi del governo (Sic!). Il primo ministro controlla però anche la maggior parte di quello che ormai è noto come il quarto potere, i media. Mentre il presidente della Repubblica, da lui scelto, è diventato un suo ridicolo ed ubbidiente subordinato. Quello albanese è un regime autoritario che, sempre fatti accaduti, documentati ed ufficialmente denunciati alla mano, ha basato la sua esistenza alla pericolosa connivenza con la criminalità organizzata, nonché al sostegno lobbistico, ma non solo, di alcuni raggruppamenti occulti internazionali. Il nostro lettore è stato, da anni, informato anche di questa grave e pericolosa realtà.

    Una realtà preoccupante che domenica scorsa è stata trattata anche dal programma investigativo Report, trasmesso da Rai 3 in prima serata. Ovviamente Rai 3 segue una sua linea editoriale, perciò il documentario cominciava con il trattamento dell’Accordo ufficializzato il 6 novembre 2023 tra l’Italia e l’Albania. L’Accordo, noto come il Protocollo sui migranti, è un documento di 14 articoli che è stato contestato sia in Italia ed in Albania, sia da diverse organizzazioni che si occupano dei diritti dell’uomo. Sull’Accordo hanno espresso riserve anche alcuni rappresentanti delle strutture dell’Unione europea. L’autore di queste righe informava il nostro lettore: “…Lunedì scorso, il 6 novembre, a Roma è stato firmato, dai rispettivi primi ministri, un accordo tra l’Italia e l’Albania. Secondo quell’accordo l’Italia potrà beneficiare dei territori in Albania per organizzare e gestire due campi dove arriveranno circa 36.000 profughi all’anno per almeno cinque anni! Profughi di quelli che l’Italia non vuole e/o può tenere […] Profughi che l’Italia non ha potuto, nonostante un accordo firmato recentemente con la Tunisia, fermare ad arrivare nelle coste italiane. Ma per fortuna il primo ministro italiano ha un ‘caro amico” in Albania, il primo ministro albanese.”(Un autocrate irresponsabile e altri che seguono i propri interessi; 14 novembre 2023). Proprio lui che solo due anni fa, ed esattamente il 18 novembre 2021, dichiarava convinto e perentorio che “L’Albania non sarà mai un Paese dove paesi molto ricchi possano creare campi per i loro rifugiati. Mai!”. Chissà perché ha cambiato opinione solo due anni dopo?!

    Il giornalista di Rai 3, domenica scorsa durante il programma Report, ha trattato anche la parte finanziaria del Protocollo, sottolineando che “…A fronte dei 650 milioni di euro inizialmente preventivati per 5 anni, la spesa complessiva potrebbe superare la soglia di 1 miliardo di euro. E anche le previsioni fatte dal governo sul numero dei migranti sembrerebbero troppo ottimistiche. Verrebbero spese, dunque, cifre spropositate, rispetto ai costi di gestione ordinari in Italia, per spedire in Albania a mala pena 3000 migranti all’anno che comunque dovranno successivamente essere trasferiti in Italia”. E poi faceva la naturale domanda: “Ma chi beneficerà davvero di questo accordo?”. La risposta, oltre al giornalista, la possono dare tutti coloro che conoscono bene la vera, vissuta e spesso sofferta realtà albanese. E la risposta, essendo l’Albania ormai considerato da molte istituzioni e strutture specializzate internazionali come un “narcostato”, è semplice, evidente e chiara: la criminalità organizzata locale che ormai è diventata molto attiva e pericolosa anche in Europa ed altrove. Sì, perchè i profughi diventeranno preda del traffico dei clandestini. E si tratta proprio di quella criminalità organizzata che collabora con il potere politico e che determina non poche decisioni del governo albanese.

    Lo confermano anche due noti procuratori italiani, intervistati dall’autore del programma Report, Nicola Gratteri e Francesco Mandoi. Nicola Gratteri, uno dei magistrati più impegnati nella lotta alla ‘ndrangheta, attualmente procuratore della Repubblica di Napoli, ha dichiarato che “…La mafia albanese è forte, perché è attiva in uno Stato dova la corruzione e ampiamente diffusa”. Aggiungendo anche: “…Le organizzazioni criminali che arrivano dall’Albania sono ricche, forti e potenti. […] Da alcuni anni la mafia albanese la troviamo anche in America latina. È in grado di portare, autonomamente, tonnellate di cocaina in Italia ed in Europa”. Anche Francesco Mandoi, già procuratore nazionale antimafia, ormai in pensione, conosce molto bene la realtà albanese. Lui è stato assunto come consigliere speciale proprio dal primo ministro albanese. Ha lavorato molto per quattro anni in Albania. Ma, come ha affermato lui stesso al giornalista del Report, il primo ministro non ha chiesto mai da lui un consiglio! “…Sono stato consigliere sulla carta, perché non ho mai dato un solo consiglio”, ha dichiarato Mandoi. Sottolineando che “…la mafia albanese ha i suoi rappresentanti nel governo ed orienta molte scelte dello stesso governo.”.

    Chi scrive queste righe avrebbe avuto bisogno di molto più spazio per trattare tutti gli argomenti affrontati domenica scorsa dal programma Report. Ma troverà il modo di informare il nostro lettore nelle prossime settimane sugli altri clamorosi abusi rivelati dal giornalista di Report. È sempre attuale però l’affermazione di Giacomo Leopardi: “L’abuso e la disubbidienza alla legge non può essere impedita da nessuna legge”. Lo conferma anche la grave e pericolosa realtà albanese.

  • Altre clamorose testimonianze di corruzione ed abuso di potere

    Il potere va definito dalla possibilità di abusarne.
    André Malraux, La via dei re, 1930

    Era la metà di dicembre del 2022, quando il primo ministro albanese ha dovuto di nuovo difendere, di fronte ai giornalisti, le sue decisioni che hanno portato a quello che ormai è noto in Albania come lo scandalo dei tre inceneritori. Il nostro lettore è stato informato a tempo debito e a più riprese di questo scandalo. A metà dicembre 2022 è stata divulgata la notizia secondo la quale uno dei più stretti collaboratori del primo ministro era coinvolto in quello scandalo. Si trattava del vice primo ministro (2021-2022), il quale, dal 2013, è stato anche ministro dello sviluppo economico, ministro delle finanze e alla fine, ministro di Stato per la Ricostruzione del Paese, dopo il terremoto del 2019. Il primo ministro però, ha cercato di apparire ignaro del diretto coinvolgimento del suo collaboratore, come fa di solito in simili circostanze. Di fronte ai giornalisti che gli chiedevano del suo stretto collaboratore, cercando di cambiare discorso, lui ha dichiarato invece, riferendosi al progetto dei tre inceneritori, che “…anche se 100 volte tornassi indietro, 100 volte avrei detto che devono essere fatti”. Poi, riferendosi a ciascuno dei tre inceneritori, ha spudoratamente mentito. E non poteva essere diversamente, visto che, mentre il primo ministro rispondeva ai giornalisti, nessuno dei tre inceneritori era realmente operativo. Soprattutto quello della capitale, che non esisteva proprio, non era stato messo neanche un mattone. La saggezza popolare però ci insegna che la lingua batte dove il dente duole. E anche il primo ministro, senza batter ciglio, riferendosi all’inceneritore della capitale, ha detto che “…l’inceneritore della capitale […] aveva salvato Tirana una volta per tutte dalle immondizie” (Sic!). Ma i giornalisti hanno insistito per sapere l’opinione del primo ministro sul suo stretto collaboratore. Allora il primo ministro, cercando di allontanare da se stesso ogni responsabilità, come fa sempre quando si trova di fronte a dei fatti inconfutabili, ha risposto: “Se noi partiamo per una determinata battaglia e, strada facendo, qualcuno o alcuni, che sono partiti per raggiungere l’obiettivo [prestabilito], raccolgono anche pere e mele per  poi metterle nei sacchetti, dietro la mia schiena, questa è una questione che non coinvolge me ma la giustizia”.

    Ebbene, erano passati soltanto sette mesi quando, dopo che l’opposizione politica ed il coraggioso lavoro di alcuni giornalisti investigativi hanno evidenziato e denunciato proprio l’ex vice primo ministro, la Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata è stata costretta a chiedere al Parlamento il permesso di procedere contro di lui. Nel frattempo però lui era riuscito a fuggire all’estero. Le cattive lingue hanno detto subito che era stato informato in tempo da chi di dovere. L’autore di queste righe informava allora il nostro lettore che “ … guarda caso, lui, l’ex vice primo ministro, che è stato anche ministro delle finanze e di altri ministeri importanti, dove si gestiva il denaro pubblico, fatti accaduti, documentati, testimoniati, resi pubblici e denunciati ufficialmente alla mano, non risulta essere accusato della violazione delle leggi in vigore che regolano le procedure seguite nel caso dei tre inceneritori e gli obblighi istituzionali del ministro. Violazioni delle procedure che porterebbero poi direttamente al primo ministro” (Inganna per non ammettere che è il maggior responsabile; 24 luglio 2023). Dall’esilio in un Paese europeo, l’ex vice primo ministro, nel febbraio scorso ha rilasciato una lunga intervista ad una rete televisiva albanese. Il nostro lettore è stato informato subito dopo che il 1o febbraio “…l’ex primo ministro ha fatto delle rivelazioni riguardanti ruberie milionarie ed abuso del potere. Lui ha accusato direttamente il primo ministro ed il sindaco della capitale come ideatori e approfittatori dei progetti degli inceneritori. Lui ha fatto delle rivelazioni che non lasciano dubbi, durante una lunga intervista televisiva seguita con grande interesse dal pubblico. Lo ha fatto da un Paese europeo dove ormai gode dello stato di avente asilo politico. Lui ha dichiarato, tra l’altro: “Porterò sulla schiena la mia croce. Ma non porterò la croce di nessun altro””. Aggiungendo anche che “…se si aprisse il dossier degli inceneritori “gli albanesi si spaventerebbero” (Rivelazioni riguardanti ruberie milionarie ed abuso del potere; 6 febbraio 2024).

    Il 28 marzo scorso, sempre in seguito alle continue e dettagliate denunce dell’opposizione, la Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata ha chiesto e ottenuto l’arresto, questa volta, di alcuni dei più stretti collaboratori del sindaco della capitale. Si tratta di importanti direttori del municipio che gestivano i soldi pubblici. Ma risulta che loro non hanno preso la “loro parte”, come tangenti. Hanno invece costituito delle imprese private, con dei “trucchi” di gestione e di appartenenza dal 2016, solo alcuni mesi dopo che l’attuale sindaco della capitale ha cominciato il suo primo mandato. E tramite quelle imprese, soprattutto di una di loro, registrata come impresa edile, vincevano appalti milionari di cui loro stessi, i direttori, decidevano il “vincitore”. E dai tanti documenti ed intercettazioni ambientali, risulterebbe che tutto veniva fatto con il beneplacito del sindaco. Anzi, risulterebbe proprio che il sindaco era il vero proprietario delle imprese e di tutto ciò che a loro apparteneva. Ma, guarda caso però, la Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata, nonostante abbia tutto il materiale necessario per accusare ed arrestare il sindaco della capitale, ha chiuso il fascicolo.

    Sabato scorso, finalmente, il sindaco della capitale ha reagito pubblicamente all’arresto dei suoi stretti collaboratori. Ha elogiato l’operato dei suoi direttori, specificando i loro “contributi” durante tutti questi anni. (Sic!) Ma il sindaco della capitale ha usato la stessa “strategia difensiva” del primo ministro. E cioè che lui non sapeva niente degli “abusi dietro le sue spalle” dei suoi collaboratori. Il che era anche un ricatto nei confronti dello stesso primo ministro, il quale, a distanza di poche ore, ha dichiarato: “Se unisco parola e virgola” con quanto ha detto il sindaco della capitale e “appoggiava il giusto comportamento” del sindaco. Il ricatto ha perciò funzionato.

    Chi scrive queste righe continuerà ad informare il nostro lettore di questi clamorosi sviluppi tuttora in corso. Egli però è convinto che sia il primo ministro albanese che il sindaco della capitale devono essere i primi indagati per tutti i loro clamorosi abusi del potere. E, nel frattempo, devono lasciare i loro incarichi istituzionali. O perché sono cosi “ingenui” che con la loro “ingenuità”, che è anche incapacità, non capiscono quello che fanno i loro stretti collaboratori. Oppure perché mentono ed ingannano e, perciò devono essere puniti legalmente. Chi scrive queste righe è convinto però che loro due sono degli incalliti bugiardi ed ingannatori. Ma, come scriveva André Malraux, il potere va definito dalla possibilità di abusarne.

  • Reazioni dopo le notizie di progetti milionari occulti nei Balcani

    Dai potenti vengono gli uomini più malvagi

    Socrate

    La scorsa settimana il nostro lettore veniva informato su alcuni progetti milionari occulti, sia in Serbia che in Albania. Progetti finanziati da Jared Kushner, il genero del ex presidente statunitense Donald Trump, e resi pubblici da alcuni ben noti giornali internazionali come The New York Times, Newsweek, Bloomberg News ed il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung. Secondo quanto riferiscono i giornalisti investigativi, il genero di Trump è convinto che si tratterebbe di progetti molto redditizi. “Per lui anche nei Balcani si potrebbe investire su delle lussuose strutture turistiche ed altro. Ragion per cui ha scelto di investire sia in Serbia che in Albania. Almeno da quello che si sa pubblicamente per il momento. E perché i suoi progetti milionari abbiano successo, il genero di Trump ha trattato direttamente con due autocrati, il presidente serbo ed il primo ministro albanese” (Poteri ed interessi occulti nei Balcani ed altrove; 25 marzo 2024).

    Il progetto in Serbia riguarda la costruzione, in pieno centro di Belgrado, di una lussuosa struttura alberghiera ed un complesso di appartamenti. Un progetto che potrebbe avere un costo finanziario di circa 500 milioni di dollari. Costruzioni previste in un terreno dove fino al 1999 c’era la sede del Comando supremo dell’esercito jugoslavo. Una sede bombardata e distrutta allora durante gli attacchi aerei, nell’ambito dell’Operazione Allied Force (Forza Alleata; n.d.a.) contro la Repubblica federale di Jugoslavia. Invece in Albania sono stati previsti due, altrettanto occulti e milionari, progetti edilizi del valore di circa 1 miliardo di dollari. Si tratta sempre di lussuose strutture alberghiere e residenziali che sono state tenute nascoste al pubblico fino ad una decina di giorni fa. Invece, come prevede la legislazione in vigore, si doveva discutere e consultare i diversi gruppi di interesse. Il nostro lettore veniva informato la scorsa settimana che “…i due progetti in Albania prevedono costruzioni in aree protette. Uno sulla maggior isola albanese nel golfo di Valona, zona marina protetta. L’altro, sempre in un’isola in mezzo ad una bellissima laguna nel nord di Valona, anche quella zona protetta, sia per i valori naturali, che quelli storici ed architettonici. E, guarda caso, il parlamento albanese ha approvato il 22 febbraio scorso, con una procedura abbreviata, alcuni emendamenti sulla legge per le aeree protette. Adesso si capisce anche il perché. Ormai questi due progetti, sostenuti da poteri ed interessi occulti e portati avanti fino alla scorsa settimana in gran segreto, non hanno più delle difficoltà, neanche legali, per essere attuati”. Riferendosi ai progetti in Serbia ed in Albania, l’autore di queste righe specificava, altresì, che “….si tratta sempre di progetti, ideati e portati avanti in un modo occulto, che soddisfano sia coloro che li propongono che quelli che hanno dato il loro beneplacito; il presidente serbo ed il primo ministro albanese. Due autocrati che si trovano in difficoltà nei rispettivi Paesi e che sperano e fanno di tutto per avere un sostegno statunitense se Trump vincesse le elezioni il prossimo 5 novembre” (Poteri ed interessi occulti nei Balcani ed altrove; 25 marzo 2024).

    Sono state immediate le reazioni dopo la propagazione delle notizie sui sopracitati progetti occulti. In Serbia alcuni movimenti politici e della società civile hanno subito contestato il progetto della costruzione di una lussuosa struttura alberghiera ed un complesso di appartamenti in pieno centro di Belgrado. In meno di un giorno sono state raccolte più di 10.000 firme per una petizione contro il progetto. Un dirigente dell’opposizione, riferendosi alle previste costruzioni lussuose lì dove fino al 1999 c’era il Quartiere generale dell’esercito jugoslavo, ha dichiarato che si trattava di “…una questione dell’orgoglio dello Stato e dei cittadini. E noi abbiamo il buon esempio quando i terroristi hanno abbattuto le torri gemelle a New York. Gli americani non hanno dato quel terreno ad alcuni investitori arabi per costruire i propri alberghi. Essi hanno costruito [invece] un monumento per le loro vittime”. Mentre un noto attivista, sempre riferendosi agli accordi occulti tra il genero  di Trump e il presidente serbo Aleksandar Vučić, tra l’altro ha detto una frase molto significativa: “…la Serbia non è un buffet svedese e Vučić non è un cameriere. Questa non è una sua proprietà privata”. I rappresentanti dell’opposizione hanno, inoltre, proclamato che il 6 aprile prossimo a Belgrado ci sarà la prima di una serie di proteste. E non a caso è stata scelta quella data. Perché il 6 aprile 1941 gli aerei della Wehrmacht nazista hanno bombardato e distrutto Belgrado.

    In Albania, dopo essere stati resi noti i due sopracitati progetti occulti voluti dal genero di Trump, hanno reagito soprattutto alcuni giornalisti ed opinionisti. Mentre i rappresentanti dell’opposizione politica si sono limitati a delle dichiarazioni, ma senza nessun’altra iniziativa, come in Serbia. In Albania però c’è stato un altro episodio che ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica e delle associazioni dei giornalisti, sia locali, ma soprattutto internazionali. Il 19 marzo scorso, il primo ministro albanese ha perso il controllo dopo alcune domande “imbarazzanti” fatte a lui da una giornalista. Domande che si riferivano proprio ai sopracitati progetti occulti del genero di Trump e la totale mancanza di trasparenza, come prevede la legge in casi simili. All’inizio il primo ministro ha tentato di tergiversare alle dirette e molto chiare domande della giornalista, come fa quando si trova in difficoltà.  Ma siccome la giornalista insisteva, allora il primo ministro si è avvicinato a lei e le ha toccato con la mano il viso. Un gesto quello che ha subito suscitato una dura reazione sia della stessa giornalista che dei suoi colleghi. Il primo ministro però ha cercato di ingannare, come suo solito, nonostante dalle immagini di un video si vedeva chiaramente tutto. Immediata è stata anche la reazione dei diversi giornali internazionali e delle associazioni per la difesa dei diritti dei giornalisti. Una delle più note di queste associazioni, The Committee to Protect Journalists (CPJ – Il Comitato per difendere i giornalisti; n.d.a.), ha reagito sul caso mercoledì scorso. Una sua rappresentante, riferendosi al gesto del primo ministro, ha dichiarato: “Noi siamo inorriditi dal comportamento intimidatorio del primo ministro albanese”. Aggiungendo, in più, che “..condanniamo il gesto come parte di una tendenza più ampia dell’uso di un linguaggio abusivo e il comportamento intimidatorio da parte dei funzionari albanesi contro i giornalisti che fanno delle domande critiche”. Mentre l’associazione SafeJournalists Network (La rete per la difesa dei giornalisti; operativa nei Balcani occidentali; n.d.a.) ha considerato il gesto del primo ministro nei confronti della giornalista come “inaccetabile ed allarmante”. In più SafeJournalists Network ha ribadito che il primo ministro albanese “…ha una storia di vendetta contro i giornalisti che sono critici nei confronti del governo”.

    Chi scrive queste righe, fatti accaduti alla mano, conferma queste dichiarazioni. E trova sempre attuale il pensiero di Socrate, il noto filosofo della Grecia antica, il quale affermava, venticinque secoli fa, che dai potenti vengono gli uomini più malvagi. Ed il primo ministro albanese è tale.

Pulsante per tornare all'inizio