Albania

  • Abusi e corruzione anche in tempi di pandemia

    Il corrotto è incapace di chiedere perdono, è andato oltre […]. La corruzione gli ha
    tolto anche quella capacità che tutti abbiamo di vergognarci, di chiedere perdono.

     Papa Francesco

    Proprio così! Lo ha detto Papa Francesco il 30 marzo scorso, durante l’omelia della messa a Santa Marta. Riferendosi al Libro del profeta Daniele (Dn. 13/1-9; 15-62) e al Vangelo secondo Giovanni (Gv. 8/1-11), egli ha parlato di due donne: dell’innocente Susanna e dell’adultera colta in flagrante. Tutte e due sono state giudicate e condannate a morte. Susanna, da innocente, era stata accusata di adulterio da due giudici senza scrupolo che volevano abusare di lei. Mentre l’adultera, da peccatrice, era stata accusata da scribi e farisei ipocriti. Dio però, volendo dare dei chiari e significativi esempi a tutti, non ha lasciato morire le due donne. Per volere di Dio Susanna è stata scagionata dalle false accuse, mentre sono stati condannati i due giudici corrotti. Il Signore ha anche perdonato l’adultera, liberandola dagli scribi e i farisei, dando loro, come ha detto il Santo Padre, “un po’ di tempo per pentirsi”. Mentre ai giudici corrotti no. Papa Francesco, riferendosi a quei passaggi delle Sacre Scritture, è stato perentorio con i corrotti di tutti i tempi e in ogni parte del mondo. Riferendosi a loro, che Dio non perdona mai, Papa Francesco ha detto durante la sopracitata omelia che “…il corrotto è incapace di chiedere perdono, è andato oltre. Si è stancato? No, non si è stancato, non è capace. La corruzione gli ha tolto anche quella capacità che tutti abbiamo di vergognarci, di chiedere perdono. No, il corrotto è sicuro, va avanti, distrugge, sfrutta la gente…va avanti. Si è messo al posto di Dio”!

    La storia ci insegna che, da che mondo è mondo, i corrotti e la corruzione hanno sempre causato danni enormi alla gente, in ogni parte del mondo. E continuano a farlo. Lo stanno facendo anche in Albania. Quanto è accaduto, soprattutto negli ultimi anni, e che purtroppo sta tuttora accadendo, rappresenta un’allarmante realtà che dovrebbe essere un’appello e un monito per tutti. Compresi anche i massimi rappresentanti delle istituzioni dell’Unione europea e dei singoli Stati. Tutti devono sapere ed essere consapevoli che i cittadini albanesi, tra l’altro, stanno soffrendo anche le conseguenze della galoppante corruzione, ben radicata in tutte le istituzioni dello Stato. Questa non è un’opinione, bensì una realtà vissuta quotidianamente in Albania. Cercare di corrompere tutti, tutti che si prestano alla tentazione della corruzione e ai profitti che ne derivano, nonostante nazionalità, madre lingue e cittadinanza, fa parte della strategia di gestione della cosa pubblica, quella realmente attuata in Albania.

    Fatti accaduti alla mano, sembrerebbe che in Albania la corruzione e gli abusi di denaro pubblico stiano continuando anche in questo periodo di pandemia, non temendo per niente neanche il famigerato coronavirus, anzi! Dalle continue e documentate denunce pubbliche, fatte durante queste ultime settimane, risulterebbe che si stia pericolosamente abusando del denaro pubblico! Sembrerebbe che siano stati molti gli appalti abusivi, clientelistici e milionari, privi di ben che minima trasparenza. Secondo le denunce fatte, si tratterebbe di appalti classificati come “segreti” dalle istituzioni governative, in palese violazione della Costituzione e delle leggi in vigore. Le denunce si riferiscono a delle procedure abusive che non rispettano i parametri e i criteri previsti. Appalti riguardanti prodotti e mezzi necessari per affrontare la pandemia. Ma anche per delle ristrutturazioni di uffici governativi! Sempre secondo le denunce pubblicamente fatte, risulterebbe che durante queste ultime settimane ingenti somme di denaro pubblico siano state veicolate dal Tesoro dello Stato ai conti di determinati titolari di certi “contratti concessionari”, considerati come clientelistici dagli analisti. Tutto ciò, proprio in questo periodo di pandemia! Ed è soltanto quanto è stato pubblicamente reso noto ad ora. Tutto ciò, mentre nel frattempo tanti bisognosi, che hanno delle immediate necessità alimentari per la sopravvivenza quotidiana, non hanno avuto niente. Niente di tutto quello che ufficialmente è stato dichiarato e promesso a loro in questo periodo di pandemia e di severi restrizioni. Mentre ingenti somme di denaro pubblico vengono sperperate e divorate dai corrotti che gestiscono la cosa pubblica in Albania.

    La galoppante e ben strutturata corruzione in Albania è ormai, purtroppo, un dato di fatto. E sia questa corruzione che molti allarmanti fenomeni ad essa connessi e/o derivati negli ultimi anni sono stati evidenziati e rapportati anche dalle istituzioni specializzate internazionali. Una di quelle ben note istituzioni è anche MONEYVAL (Comitato di esperti per la valutazione delle misure contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, una struttura del Consiglio d’Europa). Nel suo Rapporto ufficiale del 2018 si richiedeva alle autorità governative e statali in Albania di prendere le dovute misure per impedire il ben evidenziato riciclaggio del denaro sporco. In quel Rapporto ci si riferiva alla corruzione come un preoccupante problema. Nelle conclusioni del Rapporto per l’Albania si sottolineava che “…la corruzione rappresenta grandi pericoli per il riciclaggio del denaro [sporco] in Albania”. E poi proseguiva, riferendosi all’altolocata corruzione, specificando che “…legata spesso alle attività della criminalità organizzata, genera ingenti quantità di introiti criminali”. In seguito il rapporto, riferendosi alla [mancata] responsabilità delle autorità, specificava che “…l’attuazione della legge, ad oggi, ha avuto una limitata attenzione per combattere la corruzione legata al riciclaggio del denaro [sporco]…”! Queste conclusioni però non sono state prese in considerazione dalle autorità albanesi. Anzi, la situazione è peggiorata ulteriormente. Lo evidenzia senza ambiguità il Rapporto ufficiale di MONEYVAL per il 2019, pubblicato il 21 febbraio 2020 dal FATF (Financial Action Task Force). L’Albania è stata declassata e messa nella “zona grigia”. Nel rapporto si afferma che “…l’Albania rimarrà sorvegliata e sotto un allargato monitoraggio”! Il significato di questa affermazione si spiega da quanto previsto dalle normative, che regolano il funzionamento di MONEYVAL. Secondo quelle normative “…gli Stati si possono mettere sotto sorveglianza allargata nel caso in cui si identificano delle serie incompatibilità con gli standard…”.  E si fa riferimento agli standard stabiliti dalle istituzioni dell’Unione europea!

    Purtroppo anche in questo periodo di pandemia in Albania, oltre alla corruzione e agli abusi della cosa pubblica, sembrerebbe che si stia proseguendo con il riciclaggio del denaro sporco. Si, perché le istituzioni internazionali specializzate identificano che una delle attività che favorisce il riciclaggio è anche l’edilizia. E non “a caso” durante il 2019 è stato verificato un notevole e allarmante aumento del numero delle licenze per le costruzioni. Soprattutto nella capitale. Ebbene, l’edilizia è proprio una delle pochissime attività che continua indisturbata anche in questo periodo di pandemia. Mentre da un rapporto ufficiale risultava che durante il 2019 l’edilizia ha ricevuto crediti dalle banche soltanto del 20% circa. Il resto sono stati degli investimenti di “sconosciuta provenienza”!

    Chi scrive queste righe ricorda preoccupato al nostro lettore che proprio ad un paese come l’Albania, con questi gravi e allarmanti problemi con la corruzione ed il riciclaggio del denaro, il Consiglio europeo ha deliberato il 26 marzo scorso per l’apertura dei negoziati dell’adesione nell’Unione europea! Permettendo così ai corrotti di continuare indisturbati. Proprio quei corrotti per i quali Papa Francesco diceva che sono sicuri, vanno avanti, distruggono, sfruttano la gente, mettendosi al posto di Dio. Contro di loro bisogna soltanto ribellarsi per cacciarli via!

  • Una decisione ‘geostrategica’ che però favorisce una dittatura

    Abbiamo due tipi di morale fianco a fianco: una che predichiamo, ma

    non pratichiamo, e un’altra che pratichiamo, ma di rado predichiamo.

    Bertrand Russell 

    Da due settimane l’autore di queste righe sta trattando la decisione del Consiglio europeo del 26 marzo scorso sull’apertura dei negoziati per l’adesione dell’Albania all’Unione europea. Egli considera quella decisione del tutto immeritata e giustificata solamente da “ragioni geopolitiche” e/o altre simili e che trascura e non rispecchia minimamente quello che veramente sta accadendo in Albania. Una decisione che non rispecchia la vera, vissuta e sofferta realtà albanese che sta solamente peggiorando con il tempo e che testimonia, senza ombra di dubbio e senza equivoci, una grave e crescente crisi politica, istituzionale e sociale. Soprattutto dal febbraio del 2019 in poi. Il nostro lettore è stato sempre informato di tutto ciò a tempo debito. Così come il nostro lettore ha avuto modo di conoscere quanto pensa l’autore di queste righe sulle conseguenze di “certe decisioni” prese dalle istituzioni internazionali e/o dalle cancellerie dei singoli Stati e che urtano con i principi della democrazia (Stabilocrazia e democratura; 25 febbraio 2019). Quella del Consiglio europeo sull’Albania è stata una decisione che avrà però, inevitabilmente, ulteriori e negative ripercussioni per i cittadini albanesi. Perché la storia ci insegna che, da che mondo è mondo, il consolidamento di una dittatura porta a sofferenze, vessazioni e violazioni continui.

    Ormai è un fatto pubblicamente noto e facilmente verificabile che, in questi ultimi anni, il primo ministro albanese sta controllando quasi tutte le istituzioni che, “sulla carta”, dovrebbero essere indipendenti. Ragion per cui, dati e fatti accaduti alla mano, in Albania ormai e da qualche anno si sta consolidando una nuova e pericolosa dittatura che cerca di nascondersi dietro a delle illusorie, fasulle ed ingannevoli facciate demagogiche. Ormai è un fatto pubblicamente noto e facilmente verificabile che il primo ministro albanese controlla, grazie al voluto e programmato fallimento della “Riforma del sistema della giustizia”, tutte le istituzioni del sistema. Dopo aver ormai sotto il suo diretto controllo il potere esecutivo e legislativo, dopo avere messo al suo servizio il sistema della giustizia e i media, rimane quasi niente che sfugge al suo controllo. E se questa non è una dittatura, allora cosa potrebbe essere e come si potrebbe chiamare?! Ma purtroppo ormai è un fatto pubblicamente noto e facilmente verificabile che dal 2016 in poi il governo albanese e/o tutte le istituzioni responsabili non hanno esaudito neanche una delle condizioni sine qua non poste dal Consiglio europeo e/o da alcuni singoli Stati membri dell’Unione. E non poteva essere diversamente essendo quelle condizioni strettamente legate al rispetto dei sacri principi della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti dell’uomo. Quelle condizioni non potevano essere esaudite perché i principi della dittatura urtano e sono incompatibili con quelli della democrazia! Allora quali sarebbero stati i “meriti” in base ai quali il Consiglio europeo ha deciso unanimemente di aprire i negoziati all’Albania? Sono consapevoli coloro che hanno deliberato che con una simile decisione hanno dato un ulteriore e tanto desiderato supporto al primo ministro e alla sua ben funzionante propaganda? Facilitandogli così anche la conquista di un terzo mandato nelle prossime elezioni. Con tutte le allarmanti conseguenze comprese però!

    La scorsa settimana l’autore di queste righe aveva continuato a trattare questo argomento. Cosa che, con molta probabilità e salvo qualche importante e/o imprevisto sviluppo dell’ultima ora, continuerà a farlo anche nella settimana prossima. Perché quella inattesa decisione, che contrasta fortemente e vistosamente con la vissuta e sofferta realtà albanese, non convince nessuno che conosce la realtà e che ha un livello normale di percezione dei fatti e di libero ragionamento. Una decisione però, che ha rispettato finalmente le “raccomandazioni positive ed entusiastiche” della Commissione europea, le stesse ripetute dal 2016. Quelle “raccomandazioni” che contrastano però con la vissuta e sofferta realtà, la quale i massimi rappresentanti della Commissione non solo non vedono, e perciò per loro non esiste, ma, addirittura per loro rappresenta una “storia di successo”. “Raccomandazioni” del tutto prive di credibilità che, purtroppo, hanno “convinto” i capi di Stato e di governo dei 27 paesi membri dell’Unione a deliberare unanimemente l’apertura dei negoziati.

    La scorsa settimana il nostro lettore ha potuto leggere, tra l’altro, anche quanto aveva dichiarato il Commissario europeo per l’Allargamento e la Politica di Vicinato, subito dopo la conclusione del vertice del Consiglio europeo (Le drammatiche conseguenze delle decisioni prese; 20 aprile 2020). In quella dichiarazione si potrebbe trovare anche una plausibile e alquanto probabile spiegazione per la sopracitata decisione presa dal Consiglio europeo. Il 26 marzo scorso il Commissario ha dichiarato che “La decisione di oggi (sull’apertura dei negoziati per l’Albania; n.d.a.) conferma l’importanza geostrategica dei Balcani occidentali e dimostra che l’Europa è disposta e in grado di prendere decisioni geopolitiche, anche in questi momenti difficili di pandemia da coronavirus”. Che i Balcani occidentali abbiano “un’importanza geostrategica” per l’Unione europea ed alcuni Stati membri, questo ormai si sa e l’avrebbe capito e saputo da tempo anche il primo ministro albanese. Come avrebbe capito e saputo anche che “l’Europa è disposta e in grado di prendere decisioni geopolitiche” quando serve e/o conviene. Ma sempre la storia, anche quella recente, ci insegna che non sono stati pochi però i casi in cui simili scelte, sancite da “decisioni geopolitiche”, sono risultate sbagliate in seguito ed hanno causato gravi ripercussioni per le popolazioni in diverse parti del mondo. Il Commissario europeo per l’Allargamento e la Politica di Vicinato ha confermato però che determinate decisioni si possano prendere anche “in questi momenti difficili di pandemia da coronavirus”. Compresa anche quella dell’apertura dei negoziati per l’Albania. Musica per le orecchie del primo ministro albanese! Perché da alcuni anni lui sta usando, tra l’altro, anche l’argomento delle “decisioni geopolitiche” per prestare e garantire la sua piena disponibilità ad esaudire determinate necessità di “importanza geostrategica”.

    Una “ghiotta opportunità” si è presentata quando Erdogan, a fine del febbraio scorso, aprì le frontiere per i profughi presenti nel territorio della Turchia. Il primo ministro albanese si offrì subito, garantendo l’accoglienza dei profughi nel territorio albanese. E, guarda caso, lo aveva fatto anche nel giugno del 2018. Proprio pochi giorni prima del vertice del Consiglio europeo che doveva decidere anche sull’Albania! La questione dei “profughi” allora si risolse diversamente e il Consiglio negò l’apertura dei negoziati per l’Albania. Anche allora aveva garantito la sua disponibilità di accogliere profughi. Con una differenza però, che due mesi fa in Albania sono cominciati i lavori per allestire cinque centri di accoglienza per i profughi. E il 26 marzo scorso è arrivata l’inattesa decisione del Consiglio europeo sull’apertura dei negoziati per l’Albania!

    Chi scrive queste righe per il momento considera questi fatti come semplici coincidenze. E spera che il tempo, da eterno galantuomo, prima o poi dimostrerà le vere ragioni di questa decisione. Ma rimane, però, sempre convinto che aprire i negoziati senza alcun merito, ma soltanto per qualche “importanza geopolitica” sarà un altro grande errore e un peso sulla coscienza per tutti coloro che lo hanno deciso. Ed è altrettanto convinto che non si possano avere due tipi di morale fianco a fianco: una che si predica ma non si pratica e l’altra che si pratica ma mai si predica!

  • Le drammatiche conseguenze delle decisioni prese

    Non v’è principio, per quanto giusto e ragionevole, il quale, se
    lo si esageri, non possa condurci alle conseguenze più funeste.

    Conte di Cavour

    La scorsa settimana l’autore di queste righe aveva informato il nostro lettore della decisione presa dal Consiglio europeo del 26 marzo e aveva promesso di ritornare presto sul caso. (Una decisione e molti punti interrogativi….; 13 aprile 2020). Quella delibera del Consiglio europeo ha aperto le procedure all’Albania per aderire nell’Unione europea. Era però impossibile, nell’ambito di quell’articolo, trattare tutti gli argomenti, o almeno quelli necessari, per rendere chiara la realtà albanese e capire il perché di una alquanto inattesa decisione. Veramente inattesa. Perché fino a due mesi fa in Albania erano sempre più quelli che avevano perso le speranze, o stavano per farlo. Compreso anche il primo ministro, che aveva cominciato ad additare l’Unione europea perché stava “trascurando l’Albania”, preoccupata com’era, degli sviluppi interni. Alludendo e minacciando anche con altri scenari nei Balcani, con presenze ed influenze di Russia, Cina, Turchia ed altri paesi. Il primo ministro albanese, durante la riunione del Consiglio Atlantico svoltosi a Bruxelles (12-13 febbraio 2020), ha dichiarato: “Bisogna affrontarsi con una maledizione che ha caratterizzato la nostra vita. Perché quando l’Unione europea era in un’ottima forma noi eravamo i cattivi. Adesso che siamo [noi] i buoni, loro sono in una terribile forma. Dobbiamo attendere il momento in cui non solo noi siamo i buoni, ma che anche loro siano in buona forma”. E tenere presente che fino a due mesi fa la pandemia non aveva ancora colpito duramente i paesi europei, come realmente e purtroppo è accaduto in seguito. Una situazione vissuta e sofferta quella, che ha veramente e realmente evidenziato forti contrasti ed attriti tra singoli paesi membri e le istituzioni dell’Unione europea e/o tra di loro. Una situazione ancora in pieno sviluppo che comunque ha coinvolto e continua a coinvolgere i singoli paesi membri e la stessa Unione europea. Una situazione e una realtà questa, che veramente poteva giustificare, adesso come a febbraio, le lamentele e i rimproveri del primo ministro albanese all’Unione europea, che stava ingiustamente trascurando, negli ultimi mesi, quello che i “buoni” avevano fatto in Albania. E poi, “stranamente e inaspettatamente”, tutto è cambiato e ai “buoni”, rappresentati dal primo ministro albanese, è stato riconosciuto il “merito”.

    La decisione del Consiglio europeo, durante la seduta in videoconferenza del 26 marzo scorso dei capi di Stato e di governo dei paesi membri dell’Unione, di aprire i negoziati con l’Albania come paese candidato all’adesione nell’Unione europea era stata anticipata da alcune dichiarazioni dei massimi rappresentanti della Commissione europea. Dichiarazioni che hanno attirato di nuovo l’attenzione pubblica, perché è proprio quest’ultima l’istituzione che prepara e presenta le necessarie raccomandazioni al Consiglio europeo. E da alcuni anni la Commissione insiste nelle stesse sue raccomandazioni “positive ed entusiastiche” in base ai “progressi e i successi raggiunti” dall’Albania con le riforme. Il 2 marzo scorso è stata resa pubblica una nota ufficiale della Commissione riguardo al percorso europeo dell’Albania e della Macedonia del Nord. Ma come l’autore di queste righe ha ribadito anche nel sopracitato articolo della settimana scorsa, c’è realmente una chiara ed evidente differenza tra i due paesi. Perciò in seguito egli si riferirà soltanto a quanto riguarda direttamente l’Albania.

    Nella nota della Commissione del 2 marzo scorso si affermava che “In generale l’Albania ha aumentato gli sforzi e ha dato ulteriori, tangibili e sostenibili risultati in tutti i settori chiave identificati nelle Conclusioni del Consiglio europeo del giugno 2018”. Lo stesso 2 marzo scorso la portavoce della Commissione europea, responsabile per l’Allargamento, ha detto che anche l’Albania ha realizzato i “progressi richiesti” e ha “intensificato il lavoro e ha fornito ulteriori risultati tangibili e sostenibili nei settori chiave della giustizia e dello Stato di diritto”. Ragion per cui la Commissione europea ha riconfermato, il 2 marzo scorso, le sue raccomandazioni al Consiglio europeo per l’avvio dei negoziati di adesione. Nella sopracitata nota si ribadisce che “Entrambi i paesi (Albania e Macedonia del Nord; n.d.a.) hanno prodotto ulteriori risultati tangibili e sostenibili e quindi per la Commissione resta valida la raccomandazione di aprire i negoziati di adesione”.

    Ebbene, tutti quelli che conoscono la realtà albanese e gli sviluppi politici degli ultimi anni sono consapevoli che quanto si scrive nella sopracitata nota ufficiale della Commissione europea non rappresenta per niente quanto sta accadendo in Albania. Non rappresenta ma, anzi, nasconde la profonda, pericolosa e grave crisi politica, istituzionale e sociale che sta travolgendo il paese, soprattutto dal febbraio del 2019 ad oggi. È stata la stessa realtà, ulteriormente peggiorata ed aggravata in seguito, che ha convinto e costretto i capi di Stato e di governo a respingere le raccomandazioni della Commissione europea nel giugno del 2019 e non permettere l’apertura dei negoziati di adesione dell’Albania all’Unione europea. Mentre in base alle stesse e sopracitate raccomandazioni, il 26 marzo scorso il Consiglio europeo ha deliberato proprio l’apertura dei negoziati. E proprio quando anche lo stesso primo ministro albanese aveva perso le speranza e parlava di “buoni” e di un’Europa che si trovava “in una terribile forma” e non poteva aprire i negoziati con l’Albania. Della sua Albania di cui lui è “la persona mandata da Dio”, come si era definito alcune settimane fa lui stesso, durante una trasmissione televisiva!

    Allora viene naturale la domanda: “Cosa è accaduto nel frattempo e perché questo cambiamento di strategia, del tutto inatteso e inspiegabile?!”. Almeno per l’opinione pubblica in Albania e i cittadini che conoscono benissimo la realtà quotidianamente vissuta e sofferta. Non solo non c’è stato alcun progresso, di cui affermano le raccomandazioni della Commissione europea e poi adottate dal Consiglio, ma anzi, la situazione, facilmente verificabile, è peggiorata! Lo conferma e lo denuncia anche il Presidente della Repubblica albanese. E non solo non sono state compiute ed esaudite le condizioni poste nel giugno 2018, ma, nel frattempo, le condizioni sono state addirittura aumentate e continuano ad aumentare ulteriormente. Almeno dal Bundestag tedesco. Ed è quasi impossibile che possano essere esaudite dall’attuale governo albanese. Allora come mai queste raccomandazioni sono state accolte positivamente dal Consiglio europeo?! La ragione forse la spiega il Commissario europeo per l’Allargamento e la Politica di Vicinato. Lui ha dichiarato, dopo la sopracitata decisione del Consiglio, che “La decisione di oggi conferma l’importanza geostrategica dei Balcani occidentali e dimostra che l’Europa è disposta e in grado di prendere decisioni geopolitiche, anche in questi momenti difficili di pandemia da coronavirus”.

    Chi scrive queste righe pensa che proprio quella potrebbe essere stata la vera ragione che ha “orientato” la decisione del Consiglio europeo per aprire i negoziati con l’Albania. Trascurando però le drammatiche conseguenze di quella decisione per i cittadini albanesi. Nella prossima settimana ed in seguito, l’autore di queste righe cercherà di spiegare, per il nostro lettore, sia il perché di quella sua convinzione, che altre contraddizioni tra la vissuta realtà albanese e quello che ribadiscono i rappresentanti della Commissione europea. Condividendo, nel frattempo, anche quanto scriveva il Conte di Cavour. E cioè che non v’è principio, per quanto giusto e ragionevole, il quale, se lo si esageri, non possa condurci alle conseguenze più funeste.

  • Una decisione e molti punti interrogativi…

    Oggi l’Unione europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale
    dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero.

    Papa Francesco; dal “Messaggio Pasquale”, 12 aprile 2020

    Ieri, domenica 12 aprile, durante il suo Messaggio Pasquale, Papa Francesco ha rivolto “uno speciale pensiero”, un forte appello anche all’Europa. Riferendosi alla grave situazione creata dalla pandemia e alle sue conseguenze, attuali e future, il Pontefice ha ribadito che “non è questo il tempo degli egoismi, perché la sfida che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non fa differenza di persone”. Poi, rivolgendosi all’Unione europea, è stato molto chiaro e significativo il suo avvertimento: “Oggi l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero”. Il Santo Padre considera la solidarietà tra gli Stati europei come l’unico modo di agire per affrontare questa allarmante realtà. Perché se no “L’alternativa è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni”. Spetta, perciò, a tutti coloro che hanno potere decisionale, sia nei singoli Stati, che nelle istituzioni dell’Unione europea, di essere pienamente consapevoli e responsabili e di agire di conseguenza. Cosa che, purtroppo, non hanno sempre fatto. Come lo sta dimostrando anche questa grave situazione causata dalla pandemia che sta flagellando l’umanità.

    Oggi, nella sua omelia durante la messa a Santa Marta, Papa Francesco si è riferito a quella parte delle Sacre Scritture in cui Gesù risorto appare, per la prima volta, ad alcune donne e chiede di avvertire i suoi discepoli di andare in Galilea, dove essi lo vedranno di nuovo, risorto. L’evangelista Matteo, a cui si riferiva il Pontefice, additava i sacerdoti i quali, preoccupati dell’accaduto e convinti che il sepolcro vuoto creava loro tanti problemi, decidono subito di corrompere i soldati posti a guardia del sepolcro. I sacerdoti, in cambio di denaro, ordinano ai soldati di affermare che i discepoli di Gesù erano giunti di notte rubando il corpo, mentre loro dormivano. Poi, in seguito della sua omelia, Papa Francesco ha fatto riferimento all’avvertimento di Gesù per i discepoli. E cioè che “Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altroNon potete servire Dio e la ricchezza (Matteo; 6,24; n.d.a.)”. Papa Francesco ha proseguito poi, dicendo che “i sacerdoti, i dottori della Legge hanno scelto l’altra strada, quella che offriva loro il dio denaro e hanno pagato: hanno pagato il silenzio”. Il Santo Padre è stato chiaro e perentorio, perché quell’atto dei sacerdoti e dei dottori della legge che hanno pagato il silenzio “non è una tangente: questa è corruzione pura, corruzione allo stato puro”! Ovviamente quanto ha detto oggi Papa Francesco, durante la sua omelia a Santa Marta, dovrebbe servire come  avvertimento anche per tutti coloro che abusano del potere conferitogli. E la storia, compresa quella recente, ci insegna che sono non pochi quei dirigenti e alti rappresentanti politici e/o istituzionali, anche in Europa, i quali “comprano il silenzio” per coprire e nascondere tutte quelle imbarazzanti verità e quelle vissute realtà, in cambio di denaro.

    Quanto ha detto Papa Francesco, sia ieri durante il suo Messaggio Pasquale, che oggi durante la suo omelia a Santa Marta, sono stati dei chiari ammonimenti e richiami alle autorità e ai dirigenti politici ed istituzionali, quelli dell’Unione europea e dei singoli Stati membri compresi. Perché sono loro, alla fine, che devono esercitare responsabilmente il loro potere decisionale, sia nei loro paesi, che durante le sedute decisionali dell’Unione europea.

    La pandemia che sta flagellando tutto il mondo in queste settimane ha, tra l’altro, giustamente e doverosamente attirato tutta l’attenzione mediatica e dell’opinione pubblica. Anche in Albania. Ed ha messo in secondo piano altri sviluppi. Anche quelli che, fino a qualche mese fa, avrebbero attirato tutta l’attenzione, generando animati dibattiti. Tale era anche la decisione del Consiglio dei ministri con delega agli Affari europei dell’Unione europea del 24 marzo scorso. L’autore di queste righe aveva pensato di trattare questo argomento già due settimane fa. Ma i fatti legati alla pandemia e alle buffonate e le messinscene mediatiche del primo ministro hanno semplicemente spostato in tempo un argomento così importante per le sorti dell’Albania. Ma anche con delle derivanti e negative ripercussioni per altri paesi, Italia compresa.

    Il 24 marzo scorso, durante la seduta del Consiglio dei ministri con delega agli Affari europei, è stata decisa unanimemente anche l’apertura dei negoziati per l’Albania e la Macedonia del Nord, come paesi candidati all’adesione nell’Unione europea. Con una significativa differenza però. Che mentre per la Macedonia le previste procedure si avvieranno subito e senza nessuna condizione, per l’Albania quelle procedure si avvieranno dopo il compimento di 15 condizioni. Il che significa di ben 10 condizioni in più rispetto a quelle poste già dal 2016. Ma anche di 6 condizioni in più, riferendosi alla conditio sine qua non posta dal Bundestag tedesco il 25 settembre scorso. La sopracitata decisione è stata adottata poi il 26 marzo scorso anche dal vertice del Consiglio dei capi di Stato e di governo dei 27 paesi membri dell’Unione europea, durante una riunione in videoconferenza. Una decisione quella che, nel caso dell’Albania, fatti accaduti e che stanno accadendo alla mano, è tutt’altro che convincente. Una decisione presa in seguito alle raccomandazioni positive della Commissione europea. Nel caso dell’Albania, sono le stesse “entusiastiche” raccomandazioni, ripetute da alcuni anni a questa parte. Raccomandazioni che, però, regolarmente sono state respinte dal Consiglio europeo, in seguito a delle ragionevoli e realistiche obbiezioni da parte di alcuni Stati membri. E sempre, riferendosi al caso dell’Albania, nel frattempo non solo non sono stati registrati progressi, ma anzi, la situazione sta peggiorando continuamente e il paese, da più di un anno ormai, si trova ad affrontare una crisi politica, istituzionale e sociale. Una realtà quella, che è ben nota e, purtroppo, anche sofferta in Albania. Una realtà che è stata denunciata, a più riprese, anche dalle istituzioni internazionali specializzate e dai media. Una realtà quella, che però non solo “sfugge’ ai massimi rappresentanti della Commissione europea, ma anzi appare loro ”una storia di successi”! E soprattutto considerano tale anche il consapevole e programmato fallimento della riforma del sistema della giustizia. Un fallimento che, sempre fatti accaduti alla mano, sembrerebbe abbia avuto anche “l’assistenza specializzata” della Missione Euralius, che ha come obiettivo il “Consolidamento del Sistema di Giustizia in Albania”. Una Missione quella, che viene finanziata dai fondi dell’Unione europea da circa 15 anni ormai. E si tratta di milioni e milioni di Euro. Le cattive lingue dicono che è proprio per questa ragione, e cioè per giustificare questi ingenti finanziamenti, che da alcuni anni le raccomandazioni per l’Albania, da parte della Commissione europea, basate sui rapporti della Delegazione dell’Unione europea in Albania, sono “positive ed entusiastiche”! Mentre la realtà è ben diversa e alla luce del sole. Una realtà di fronte alla quale però i soliti “rappresentanti internazionali” hanno gli occhi, le orecchie, la mente e la bocca chiusa.

    Chi scrive queste righe, per motivi di spazio non può continuare oggi l’analisi e presentare tanti altri argomenti. Ma egli promette al nostro lettore di ritornare presto sul caso. Per dare, tra l’altro, anche una convincente risposta alla domanda: coloro che hanno preso la sopracitata decisione sono degli ingenui ingannati, oppure dei consapevoli compiacenti e “pagati per il loro silenzio”?!

  • Obiettivi mascherati di una messinscena mediatica

    Il trionfo della demagogia è momentaneo, ma le rovine sono eterne.
    Charles Péguy, da “Pensieri”

    Domenica scorsa, 29 marzo, è arrivato in Italia un gruppo di 30 medici ed infermieri dall’Albania. Dopo l’arrivo e l’accoglienza ufficiale a Verona, il gruppo è stato trasferito a Brescia, dove era stabilito che gli specialisti albanesi dovevano prestare servizio. Quell’evento è stato accompagnato da un impressionante rendiconto mediatico, seguito da un’altisonante eco, sia televisivo che della carta stampata. Al centro di tutto ciò non erano però e purtroppo i medici e gli infermieri, come giustamente e doverosamente doveva essere. No. Era, invece, il primo ministro albanese. Diversi i servizi televisivi in tutte le edizioni della domenica e anche del giorno successivo, nonché molte interviste per alcune televisioni e giornali, compreso anche uno sportivo. L’autore di queste righe, però, considera tutto ciò semplicemente l’ennesima buffonata mediatica dalla quale il primo ministro albanese ha cercato di trarre vantaggio. Riferendosi al sopracitato evento, egli scriveva la scorsa settimana per il nostro lettore (Decisioni ipocrite e pericolose conseguenze; 30 marzo 2020): “Purtroppo, a fatti ormai accaduti e ben evidenziati quotidianamente, risulterebbe che al primo ministro non interessa tanto la salute dei cittadini”. E continuava, sottolineando che “Fatti accaduti alla mano, sembrerebbe che al primo ministro interessi soltanto l’apparizione mediatica e le immagini di facciata per usi puramente propagandistici. Sia in Albania che, quando si può e si crea l’opportunità, anche all’estero.”. Era perciò un’altra “ghiotta opportunità per il primo ministro albanese di apparire mediaticamente a livello internazionale”. Apparire, però, non per quello che veramente è e per come ormai lo conoscono bene in patria. No. È apparso senza la mascherina, come “consiglia” i cittadini da “padre degli albanesi”, ma comunque mascherato, recitando il ruolo del dirigente politico “attraente e alla moda”, ma anche “premuroso” per le sofferenze degli altri.

    Purtroppo si è trattato di una messinscena mediatica, dalla quale, però, i cittadini italiani sono stati ingiustamente e immeritatamente non solo disinformati, ma anche ingannati. Sia sulla realtà vissuta in Albania che, e soprattutto, su quello che realmente rappresenta il primo ministro albanese. Al pubblico italiano lui è stato presentato come un “modello interessante di positività”, mentre in patria la sua irresponsabilità istituzionale e/o personale, nonché il modo abusivo di gestire il potere e la cosa pubblica risultano essere ormai un’opinione sempre più consolidata e diffusa. Durante quella sopracitata buffonata mediatica della settimana scorsa, gli attenti “registi” hanno nascosto però ai cittadini italiani un “dettaglio”. E cioè che ormai in Albania, in seguito ad una ben ideata e attuata strategia, si sta pericolosamente consolidando una nuova dittatura. Una dittatura capeggiata dal primo ministro che ormai controlla quasi tutte le istituzioni statali e governative. Da colui che oltre al potere esecutivo e legislativo, ormai ha sotto controllo quasi tutti i media. Da colui che, per mettere sotto controllo anche quella parte non controllata e non sottomessa dei media, qualche settimana fa ha fatto approvare, dai suoi “eunuchi” deputati, una nuova legge che ha chiamato la “legge anti calunnia”! Niente di tutto ciò ed altro ancora è stato detto ai cittadini italiani durante tutta quella messinscena mediatica della settimana scorsa in Italia. Così facendo, i “registi” e gli attenti “curatori” della buffonata hanno semplicemente ingannato il pubblico italiano, presentandogli il primo ministro albanese come un “santo”, un dirigente “premuroso”, sia per i suoi cittadini che per quegli italiani, in questo grave momento di grande bisogno dovuto alla pandemia. Nascondendo così il suo vero volto e il vero carattere, quello del dittatore imbroglione. Quello del primo ministro albanese non era un atto di solidarietà e di “riconoscimento” nei confronti del popolo italiano, bensì una “trovata pubblicitaria”, una boccata d’aria per un affannato che sta attraversando un periodo molto difficile in patria. A proposito e rimanendo sempre sul tema: la scorsa settimana non è stata riservata la stessa “accoglienza” mediatica ai medici arrivati dalla Polonia. Come non è stato fatto anche con i loro colleghi albanesi. E neanche con i 30 medici e infermieri (sempre lo stesso numero!) arrivati ieri in Italia dall’Ucraina. Come neanche per gli aiuti materiali arrivati, sempre ieri, dall’Egitto. Ci sono stati, sì, dei servizi televisivi all’interno dei telegiornali, ma tutto è finito lì. Nessun spazio televisivo e/o della carta stampata, alle autorità che hanno accompagnato i medici e/o il materiale sanitario. Niente di tutto ciò che è stato riservato al primo ministro albanese. Chissà perché?!

    Ormai tutta l’opinione pubblica è convinta e consapevole che l’Italia, nel frattempo e da più di un mese, sta affrontando una situazione grave, con drammatiche conseguenze in vite umane, dovuta proprio alla pandemia. Da alcune settimane, oltre alla stessa pandemia, coloro che hanno la responsabilità di gestire la cosa pubblica in Italia stanno cercando di trovare nuove ed ulteriori risorse finanziarie, indispensabili per affrontare non tanto la pandemia stessa, ma le sue conseguenze. Ormai è una convinzione comune di tutti gli specialisti e delle istituzioni specializzate in economia e finanza nel mondo che il periodo dopo la pandemia sarà un periodo molto difficile a scala globale. Italia compresa. Ragion per cui i massimi rappresentanti politici e/o quelli delle istituzioni responsabili stanno cercando di garantire un maggiore e concerto sostegno finanziario e/o delle agevolazioni di vario tipo. Da alcune settimane i rappresentanti della maggioranza governativa e delle istituzioni responsabili in Italia stanno trattando sia con le istituzioni specializzate dell’Unione europea che con i massimi rappresentanti politici dei singoli paesi. Sono ormai note a tutti le difficoltà e gli attriti che si stanno verificando e rivelando sia a livello dell’Unione europea che tra i singoli e/o raggruppamenti di paesi membri dell’Unione.

    Da alcune settimane in Italia è stata messa in moto una pungente campagna diplomatica, istituzionale e mediatica che aveva, ed ha, come obiettivo sia le istituzioni dell’Unione europea e i loro dirigenti, che quelli di alcuni Stati membri dell’Unione. Una campagna che mirava e continua a mirare all’ottenimento di supporti e/o agevolazioni finanziarie per affrontare meglio la pandemia, ma soprattutto per affrontare il grave periodo economico e finanziario che si prospetta dopo la pandemia, a livello globale. Il presidente del Consiglio italiano non è stato soddisfatto neanche dalle dichiarazioni della presidente della Commissione europea rilasciate durante un’intervista ad un quotidiano italiano. Tenendo presente tutta quella messinscena, in Albania è ormai opinione diffusa che il sopracitato supporto mediatico offerto al primo ministro faceva parte proprio di quella campagna e serviva, per quello che poteva, a “mettere in imbarazzo” l’Unione europea e i singoli paesi membri. Opinione condivisa anche dagli analisti in Italia.

    Chi scrive queste righe pensa che potrebbe veramente trattarsi di una messinscena mediatica con degli obiettivi diversi da raggiungere. Da tutte e due le parti. Egli però considera comprensibile tutta la preoccupazione dei massimi rappresentanti politici e istituzionali in Italia che stanno cercando finanziamenti ad affrontare la prevista crisi per il bene degli italiani. Mentre condanna l’ennesima buffonata del primo ministro albanese che sta disperatamente cercando “sostegno”, anche tramite messinscene mediatiche, per consolidare la sua dittatura contro il popolo albanese! La differenza è abissale! Chi scrive queste righe condivide il pensiero di Charles Péguy. E cioè che il trionfo della demagogia è momentaneo, ma le rovine sono eterne. Perciò gli albanesi non devono permettere ad una persona, afflitta da aberrazioni mentali, di rovinare il loro futuro.

     

  • Decisioni ipocrite e pericolose conseguenze

    L’ipocrisia è un compito ventiquattr’ore su ventiquattro.

    William Somerset Maughan

    Erano delle immagini che resteranno imprese per sempre nella memoria. Papa Francesco, solo che saliva verso il Sagrato, sotto una pioggia battente. Venerdì scorso, 27 marzo, in una piazza San Pietro vuota, il Santo Padre ha chiesto a Dio di “non lasciarci in balia della tempesta”, in una simile “dolorosa condizione” causata dalla pandemia. Durante la sua omelia Papa Francesco ha chiesto a tutti di riflettere seriamente e di cambiare atteggiamento. A tutti, rappresentanti politici ed istituzionali compresi. Anzi, a loro prima degli altri. Perché, ha detto il Pontefice, “pensavamo di rimanere sempre sani in un mondo malato, afflitto da guerre e ingiustizie planetarie”! E le guerre e le ingiustizie planetarie le causano coloro che hanno ed esercitano il potere decisionale, istituzionale e/o occulto che sia.

    La pandemia del coronavirus continua ad attirare tutta l’attenzione dell’opinione pubblica in molti paesi del mondo. La ragionevole preoccupazione, sia per il reale pericolo del contagio che per le reali capacità in infrastrutture, risorse umane, materiali ed apparecchiature indispensabili e necessarie ad affrontare la malattia, è più che giustificata ed umanamente comprensibile. Ma una grande preoccupazione, anzi, un’allarme, sta doverosamente diventando anche il periodo dopo la pandemia; le sue conseguenze economiche e finanziarie dei singoli paesi e a livello più vasto.

    Anche in Albania la pandemia sta evolvendo ogni giorno che passa. E dovrebbe essere seria la situazione, visto che il primo ministro, da giorni, sta attuando severi divieti per la popolazione. I cittadini obbediscono silenziosi, anche se, ragionevolmente, non del tutto convinti. Perché la propaganda governativa non convince più nessuno. Ormai da giorni si trovano chiusi in casa, sentendosi abbandonati e delusi dalle istituzioni. Si trovano chiusi in casa, affrontando da soli e sofferenti la mancanza di cose di prima necessità, come alimenti, medicinali e altro. Ma tante famiglie si trovano anche prive di denaro e di altre risorse finanziarie visto che molte attività, piccole imprese, spesso a livello familiare, che sono numerose, ormai da alcune settimane sono chiuse. Nel frattempo il primo ministro ha scelto di essere ogni giorno, e fino alla nausea, l’unico comunicatore mediatico, “l’uomo sapiente di tutto” e “l’uomo onnipotente” che decide di tutto e per tutti. In tutte le sue apparizioni video, con le sue parole, consapevolmente o perché non riesce a rendersi conto, sta inculcando paura e sta generando terrore psicologico tra i cittadini segregati in casa. Il primo ministro, da molti giorni sta parlando di “scenari apocalittici”, di “guerre micidiali con un nemico invisibile” e di tanto altro. Ieri ha, addirittura, minacciato i cittadini che saranno “tritati come carne di cane” dalla pandemia se non obbediranno ai suoi ordini!.

    Purtroppo, a fatti ormai accaduti e ben evidenziati quotidianamente, risulterebbe che al primo ministro non interessa tanto la salute dei cittadini. Perché, se cosi non fosse, avrebbe preso da tempo le dovute misure, suggerite dagli specialisti, da coloro che, per professione, conoscono le cose e le conseguenze delle mancate decisioni e/o azioni effettuate. Misure che, purtroppo, quasi sempre e regolarmente sono state derise e ignorate. Fatti accaduti alla mano, sembrerebbe che al primo ministro interessi soltanto l’apparizione mediatica e le immagini di facciata per usi puramente propagandistici. Sia in Albania che, quando si può e si crea l’opportunità, anche all’estero. Il caso reso noto ieri, sia dai media locali che da quelli italiani, è uno di questi. Si tratta dell’arrivo in Italia di 30 medici ed infermieri che assisteranno i loro colleghi italiani per combattere la pandemia. Un atto responsabile, di solidarietà, ma anche di abnegazione e di tutto rispetto quello loro, vista la grave situazione in Italia, dovuta alla pandemia. Ma una ghiotta opportunità per il primo ministro albanese di apparire mediaticamente a livello internazionale. I medici e infermieri che hanno scelto di affiancare i loro colleghi italiani hanno fatto un atto che merita rispetto. Ma l’uso mediatico del primo ministro è stato un atto vergognoso. E anche irresponsabile. Perché lui dovrebbe essere la persona che ha il dovere, l’obbligo istituzionale e morale di decidere e di gestire, nel miglior modo possible, ma non individualmente, le situazioni di emergenza. E questa della pandemia, che sta affrontando adesso il Paese è, eccome, una situazione di emergenza! In una simile situazione, il primo ministro ha il dovere e l’obbligo istituzionale di conoscere e di essere consapevole della grave situazione che sta attraversando l’Albania. Gravità dovuta anche, e soprattutto, a degli innumerevoli abusi della cosa pubblica e i continui scandali miliardari con il denaro degli albanesi, durante questi ultimi anni. Il primo ministro ha il dovere e l’obbligo istituzionale di conoscere e di essere consapevole che una delle più grandi preoccupazioni attualmente in Albania è l’allarmante carenza, non solo in infrastrutture, in materiali e apparecchiature indispensabili ad affrontare la pandemia, ma anche l’evidente carenza in risorse umane specializzate, medici ed infermieri compresi. Specialisti quelli che, in seguito alle ben note e fallimentari politiche del governo nel settore della Sanità, evidenziate e denunciate a più riprese e pubblicamente, da anni ormai, hanno purtroppo scelto di lasciare il paese ed andare a lavorare in altri paesi, soprattutto in Germania. Questo è un fatto noto a tutti in Albania. Tanto è vero che gli studenti in medicina ed infermieristica, oltre ai corsi di specializzazione, seguono anche corsi di lingua tedesca. Perchè loro sanno che in Germania, da alcuni anni, c’è una grande richiesta di medici ed infermieri. Anche l’ambasciata tedesca in Albania promuove e sostiene una simile richiesta, facendo attentamente il suo dovere.

    In una simile ed allarmante realtà, di fronte ad una simile pericolosa e minacciosa pandemia che ormai non solo è presente in Albania, ma è anche in piena evoluzione, come e con quali mezzi, risorse umane comprese, pensa di agire il primo ministro per affrontarla seriamente?! Perché gli “scenari apocalittici”, di cui sta parlando ormai da non pochi giorni il primo ministro albanese non si affrontano con la propaganda, con le bugie, con gli inganni mediatici e con l’ipocrisia. Perché i cittadini impauriti, psicologicamente terrorizzati, segregati in casa e minacciati di multe salatissime per le loro tasche ormai vuote hanno bisogno di certezze e garanzie. Perché i cittadini non devono sentire degli aberranti avvertimenti da parte del loro primo ministro, secondo i quali saranno “tritati come carne di cane” dalla pandemia se non obbediscono ai suoi ordini!. In questi giorni e nelle settimane a venire, hanno ed avranno sempre più, e soprattutto, bisogno di ospedali muniti di posti letto sufficienti per affrontare l’emergenza e di medici e infermieri, tanti medici ed infermieri. Perché, come ci insegna l’esperienza degli altri paesi che stanno affrontando la pandemia e le sue gravi conseguenze, anche i medici e gli infermieri sono tra i contagiati e, purtroppo, anche tra le persone che perdono la vita a causa dell’infezione.

    Chi scrive queste righe pensa che, in una simile e drammatica situazione, i cittadini hanno bisogno di essere rassicurati e assistiti dalle istituzioni e dal loro primo ministro. Essi non hanno bisogno di minacce e di essere pericolosamente impauriti. E come diceva Papa Francesco venerdì scorso, in una piazza San Pietro vuota, i cittadini hanno bisogno di non sentirsi lasciati soli, in balia della tempesta, in una simile e dolorosa condizione causata dalla pandemia. Perché non si può rimanere sempre sani in un mondo malato. Anche per colpa dell’ipocrisia e dell’irresponsabilità di coloro che governano e decidono anche per loro. Come in Albania, dove per il primo ministro l’ipocrisia è un compito ventiquattr’ore su ventiquattro.

     

  • Via libera alle trattative per l’adesione di Albania e Nord Macedonia alla Ue

    Dopo oltre due  anni di stallo, gli Stati membri dell’Unione europea hanno dato il via libera ai negoziati di adesione di Albania e Nord Macedonia. La decisione è stata presa dai ministri per gli Affari europei in una riunione in teleconferenza del Consiglio Affari Generali dell’Ue ed è stata confermata dal Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo

    La Francia, la Danimarca e l’Olanda lo scorso ottobre avevano messo il veto all’apertura dei negoziati di adesione con i due Paesi dei Balcani occidentali. La Commissione ha presentato una nuova metodologia sul processo di allargamento per superare le obiezioni dei tre Paesi, e in particolare della Francia. I due Paesi avranno un trattamento differenziato. “Sull’Albania abbiamo concordato un certo numero di precondizioni che devono essere rispettate prima che la prima conferenza intergovernativa possa avere luogo”, ha spiegato il ministro degli Esteri dell’Olanda, Stef Blok, in una conferenza stampa virtuale. Le precondizioni per l’Albania riguardano “lo Stato di diritto e lotta contro corruzione”, ha detto Blok. Per la Nord Macedonia “non ci devono essere precondizioni”, ma deve “continuare a dimostrare progressi per concludere con successo il processo di adesione”, ha detto Blok

  • Come continuano a sopportarlo ancora?

    La cattiveria di pochi è la disgrazia di molti.

    Publilio Siro

    “Un male terribile, fatale, che il Ciel forse inventò per castigar le colpe della terra, un mal pien di spavento capace, se va bene, d’empire i cimiteri in un momento, la Peste insomma – dirla pur conviene – faceva agli animali tanta guerra, che morivan colpiti a cento a cento”. Così comincia la fiaba Gli Animali Malati di Peste di Jean de La Fontaine. Tempo di pestilenza, durante la quale la morte mieteva con la sua falce a destra e a manca. Ragion per cui gli animali, molto preoccupati ed impauriti si radunarono a decidere cosa dovevano fare per liberarsi da quel castigo celeste. Sua Maestà, il Re Leone, che dirigeva il gran consiglio, prese la parola e disse “Amici miei, poiché davanti al Ciel tutti siam rei di colpe, ed è perciò che ne castiga, per toglierci di briga, ecco, direi che quei che ha più peccato nella sua vita, sia sacrificato”. Si doveva, perciò, trovare chi aveva più peccato per sacrificarlo. Tutti dovevano fare un esame di coscienza e confessare la verità. Cominciò lui, il Re Leone. In tutta sincerità disse ai suoi sudditi: “Già per parte mia confesso che provai ghiottoneria di molti agnelli, poveri innocenti, e che mi venne fatto per errore di mangiar qualche volta anche il pastore”. Fatta la sua confessione, il Re si rivolse agli altri, dicendo: “Io son pronto a scontar colle mie vene le colpe mie, se farlo oggi conviene, ma prima ciaschedun con altrettanta sincerità confessi, onde il più reo colla sua vita paghi il giubileo”. Subito prese la parola la Volpe e disse: “Che scrupoli son questi, Maestà, per quattro canagliucce di montoni? Non vedo che vi possa esser peccato a mangiar questa razza di minchioni”. Dopo di che, come ci racconta La Fontaine, “scoppiarono grandi gli applausi tra i cortigiani”. In quanto alle Tigri, agli Orsi e agli altri illustri poi “…non si cercò il pel nell’ovo e i minimi trascorsi, dal più ringhioso all’ultimo dei cani”. Tutti loro “…per poco non sembrarono al capitol dei santi a cui si può baciar le mani”. Era rimasto soltanto l’Asino a confessarsi. Il quale, seguendo gli altri, sinceramente pentito nel cuor suo, disse che un giorno “…andando nel fresco praticel d’un monistero, o fosse tentazione del demonio, o fame o gola di quell’erba tenera, brucò dell’erba (e fu cosa rubata per essere sincero), ma ne prese soltanto una boccata”. Appena udirono ciò, tutti gli animali, in coro, gridarono anatema! Un lupo, “intinto di teologia”, prese la parola e convinto, spiegò a tutti che “la cagion della moria venìa da questo tristo spelacchiato, che per il suo malfare bisognava che almen fosse impiccato. Mangiar dell’erba altrui…! ma si può dare azione più nefanda?”. Perciò il Lupo era convinto che “…la morte era una pena troppo blanda per espiar sì orribile misfatto”. E come disse il giudice fu fatto. Il povero Asino fu subito sacrificato con l’impiccagione, per il bene di tutti gli altri. Così finisce la fiaba.

    Un’altra feroce “pestilenza” sta colpendo di nuovo il mondo, quello degli uomini questa volta. Dal gennaio scorso ad ora, sempre più paesi devono affrontare e fare i conti con la pandemia causata dal coronavirus. Purtroppo, ogni giorno che passa, la situazione sta diventando sempre più preoccupante. Dai rapporti giornalieri sembra che si stia combattendo una terribile guerra, con tante vittime umane.  Colpa del virus che sembra essere molto aggressivo. Ma non solo del virus. Perché ormai, dopo quasi tre mesi, a fatti accaduti e non di rado, sembra sia stata anche colpa delle decisioni prese dalle istituzioni responsabili e dai vertici decisionali in diversi paesi. Lo dimostrerebbe l’allarmante evoluzione della pandemia, con tutte le sue conseguenze, non solo in Italia ma, durante questi ultimi giorni, anche in Spagna, Germania, Francia, Inghilterra, negli Stati Uniti e in India. È tempo di prendere urgentemente, consapevolmente e responsabilmente le giuste, anche se sofferte, decisioni. È tempo di azioni determinate e, se possible, anche comuni, tra i vari paesi. È tempo di aiutare e di aiutarsi a vicenda. Ma è tempo anche di sacrifici (non come nella fiaba di Jean de La Fontaine) da parte di tutti, nessuno escluso!

    Dalla settimana appena passata, la pandemia si sta ulteriormente propagando anche in Albania. E se si considera l’evoluzione della malattia e l’esperienza degli altri paesi, allora le previsioni sarebbero tutt’altro che rassicuranti. Ad ora, 23 marzo, secondo i dati ufficiali in Albania sono 89 (dato di ieri) le persone ricoverate in isolamento e 5 i decessi. Cifre queste che, con molta probabilità, potrebbero però essere anche maggiori. Perché sono diverse le ragioni, scientificamente parlando e tenendo presente quanto è successo e sta succedendo negli altri paesi, che inducono a dubitare sulla veridicità dei dati. Secondo alcuni noti virologi, infettivologi e altri specialisti del settore, la situazione sta diventando realmente preoccupante. Secondo loro, nei prossimi giorni i numeri potrebbero aumentare in Albania, ma non più come fino ad ora. Una situazione questa che dovrebbe seriamente e responsabilmente preoccupare chi di dovere.

    Una cosa però è certa; la pandemia non si affronta e non si vince diffondendo paura e causando terrore psicologico tra i cittadini. È tempo di massima responsabilità istituzionale e personale, da parte di tutti. Sia dai dirigenti e rappresentanti governativi e statali, primo ministro per primo, che dai cittadini. Ai primi si chiede la massima consapevolezza, dedizione e trasparenza durante la gestione di questa grave e allarmante emergenza. Mentre ai cittadini si chiede una responsabile comprensione della pericolosità della situazione e delle sue inevitabili conseguenze, nonché una ragionevole ubbidienza e collaborazione a rispettare le indispensabili e necessarie decisioni prese dalle istituzioni e, perché no, anche tutte le derivanti privazioni. Privazioni che in tanti le percepiscono anche come dei sacrifici. Ma che comunque sia, sono necessariamente e spesso anche indispensabilmente, delle privazioni da accettare con la dovuta consapevolezza civica, e spesso oltrepassando gli interessi e il bene della singola persona.

    Purtroppo il primo ministro albanese urlando “Alla guerra!”, considera come traditori i cittadini preoccupati, angosciati, disorientati e delusi dalle sue dichiarazioni e decisioni che, a breve distanza di tempo, si contraddicono l’un l’altra e confondono tutti. Quanto è accaduto e sta accadendo quotidianamente, durante questo periodo, lo dimostra senza ombra di dubbio. In un periodo del genere, le decisioni e le misure prese dovrebbero essere tali da stimolare la consapevolezza e la convinzione dei cittadini. Ma mai la paura e il terrore psicologico. Purtroppo questo sta facendo il primo ministro. Lui ha minacciato sabato scorso i cittadini, tutti i cittadini, che se continuano a radunarsi nei negozi per comprare, userà il gas lacrimogeno per disperderli! Come in tutte le dittature, anche lui sta usando la paura per dominare le masse. Il primo ministro ha scelto di generare la paura e sta usando la “strategia della paura”, proprio dalla paura che lui ha dalle conseguenze, a breve tempo, di quanto ha fatto durante questi anni. Per lui i cittadini sono il nemico, contro il quale si deve esercitare violenza da parte della polizia e dall’esercito! E per dare ragione alle sue scelte, sabato scorso ha consapevolmente cercato di ingannare di nuovo. Ha postato dal suo sito un video in cui si vedevano dei poliziotti che caricavano e colpivano la gente. Scrivendo però, che tutto stava succedendo in Spagna in questi giorni. Mentre le immagini erano quelle di una brutale repressione di una protesta dei cittadini in Algeria alcuni mesi fa!

    Chi scrive queste righe, riferendosi al primo ministro e ai tanti sofferenti cittadini, si chiede: ma come mai continuano a sopportarlo ancora? Perché, come era convinto anche Publilio Siro, la cattiveria di pochi è la disgrazia di molti. Mentre la sopracitata fiaba di La Fontaine possa servire come un valido insegnamento per tutti. Soprattutto per non essere sacrificato il meno colpevole!

     

  • Il Tap entra in funzione: a breve forniture di gas in Albania e Italia

    Agenzia Nova riferisce che le prime forniture di gas nelle sezioni albanese e italiana del gasdotto transadriatico (Tap) saranno erogate nelle prossime settimane. Lo ha detto il rappresentante per le relazioni esterne del Tap, Vugar Veysalov, citato dall’agenzia di stampa “Trend”. “A seguito della messa in servizio della prima sezione del gasdotto alla fine di novembre del 2019, il gas viene erogato gradualmente nella sezione greca del gasdotto. Sinora sono stati commissionati più di 275 chilometri, ovvero il 50% del tracciato in Grecia. Le attività sono iniziate nella stazione di compressione di Kipoi il 29 febbraio 2020. Nelle prossime settimane e mesi invieremo le forniture di gas prima in Albania e poi in Italia”, ha affermato Veysalov, secondo cui la fase di mezza in servizio dovrebbero essere completata in tempo utile affinché il Tap eroghi il primo gas entro la fine del 2020. Il Tap, ultimo tratto del Corridoio meridionale del gas, si collegherà al gasdotto transanatolico (Tanap) al confine turco-greco e attraverso Grecia, Albania e il Mare Adriatico arriverà nelle coste pugliesi. Il Tap sarà lungo 878 chilometri di cui 550 in Grecia; 215 in Albania; 105 nel Mare Adriatico; e 8 in Italia

    Gli azionisti del Tap sono: Bp (20%), Socar (20%), Snam (20%), Fluxys (19%), Enagas (16%) e Axpo (5%).

  • Dio salvi l’Albania e gli albanesi!

    Peggio di un bugiardo c’è solo un bugiardo che è anche ipocrita.

    Tennessee Williams

    Il nostro lettore è stato informato la scorsa settimana del fatto che il virus Corona, come era prevedibile ed inevitabile, non aveva risparmiato neanche l’Albania. L’autore di queste righe scriveva che “…purtroppo non poteva essere diversamente. Era ragionevolmente temuto da alcune settimane e da tanti in Albania. Ma purtroppo i rappresentanti delle istituzioni responsabili hanno dato sempre delle garanzie e hanno assicurato i cittadini. Tutti coloro che pretendevano il contrario e suggerivano delle misure da prendere venivano considerati dal primo ministro e dai suoi, come stupidi allarmisti e pericolosi diffamatori”. L’ormai pandemia del coronavirus in Albania è alle fasi iniziali. Risulterebbero, purtroppo, essere diversi i focolai del contagio, sparsi in diverse regioni del paese. Fino a ieri, 15 marzo, dal comunicato ufficiale, in Albania erano 42 le persone che risultavano contagiate ed una persona deceduta.

    Nei primi giorni del febbraio scorso, nel frattempo che l’epidemia stava colpendo diversi paesi in varie parti del mondo, sia i politici, che i rappresentanti delle istituzioni specializzate, nonché gli opinionisti, hanno cominciato ad usare anche un neologismo: l’infodemia. Lo hanno usato in vari contesti, spesso contrapposti. Nonostante ciò, il diritto d’autore però, almeno ufficialmente, spetta ai rappresentanti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i quali consideravano come un serio pericolo la deformazione della realtà, dovuta al virus, con delle notizie inventate e fasulle. La confusione generata dall’inarrestabile diffusione dell’epidemia, a torto o a ragione, ha permesso, non di rado, di offuscare e/o ignorare le informazioni e/o i consigli scientifici, lasciando così le porte aperte non soltanto all’avanzata del coronavirus, ma anche all’infodemia.

    Durante tutto il mese di febbraio e i primi giorni di questo mese, fino all’8 marzo scorso, le strutture responsabili in Albania hanno avuto tutto il tempo necessario per capire ed imparare dalle esperienze degli altri paesi, Italia compresa, di tutto ciò che si doveva fare. Ma anche e soprattutto, di tutto ciò che non si doveva fare. Le strutture responsabili in Albania, hanno avuto tutto il tempo necessario ad identificare e prendere quelle indispensabili misure per arginare, o almeno per limitare i danni derivanti dal virus. Ed invece no, non lo hanno fatto. Il primo ministro, irresponsabilmente, ha dato tutte le garanzie che l’Albania era un paese sicuro e non c’era nessun pericolo di contagio! Come se il virus si spaventasse e scappasse via, da non si sa bene che cosa e/o chi. Era proprio in quel periodo che il primo ministro ha parlato anche dell’infodemia, attaccando i media, gli specialisti responsabili e tutti coloro che consigliavano e suggerivano, dai primi giorni di febbraio, le misure da prendere. Ma diversamente da quanto suggerivano i rappresentanti dell’OMS, il primo ministro albanese aggrediva verbalmente tutti coloro che gli stavano suggerendo di fare proprio quello che suggeriva anche l’OMS, nonché le utili esperienze di altri paesi, Italia compresa.

    In Albania in questi giorni si sta vivendo, purtroppo, soltanto la prima fase di quella che potrebbe diventare un’allarmante e drammatica realtà. Ed in un molto probabile, ma malaugurato e sciagurato caso del genere, l’unica preghiera sarebbe quella rivolta a Dio. Perché la persona che dovrebbe gestire, sia la cosa pubblica, dal 2013 ad oggi, che una simile e drammatica situazione attuale, sta semplicemente e irresponsabilmente continuando ad ingannare e mentire. Perché così facendo, lui pensa di sfuggire alle sue responsabilità e di scaricare altrove i suoi errori e peccati madornali. Peccati relativi ad innumerevoli e continui scandali legati, tra l’altro, alle concessioni miliardarie, compresi, soprattutto, quelli nella Sanità pubblica. Dati e fatti accaduti alla mano, si tratterebbe, di alcune concessioni clientelistiche, esempi clamorosi dell’abuso di denaro pubblico. Quei miliardi potevano servire adesso, in questo drammatico periodo, ad affrontare la situazione. Una grave ed allarmante situazione, riferendosi alle denunce pubbliche fatte dagli specialisti responsabili e coraggiosi, direttamente coinvolti, nonché dai media non controllati. Secondo quelle denunce, in Albania manca tutto, a partire dai guanti e dalle mascherine. Per non parlare poi di ventilatori ed altre apparecchiature indispensabili ad affrontare quella che ormai è stata classificata dall’OMS come pandemia. Denunce che hanno mostrato a tutti il “Re nudo” ed hanno smascherato una realtà nota pubblicamente da tempo, ma che il primo ministro, i suoi alti funzionari sottomessi e la sua propaganda hanno cercato di nascondere. Un altro peccato madornale quello loro, che invece di gestire responsabilmente un settore così importante come quello della Sanità pubblica, hanno parlato soltanto di immaginari successi e hanno sperperato i fondi pubblici devoluti alla Sanità, dividendoli con certi oligarchi, loro sostenitori elettorali. A proposito, sabato scorso un medico del pronto soccorso è stato dimesso dall’incarico, in seguito ad “un ordine partito dall’alto”. È stato dimesso perché alcuni giorni prima aveva denunciato le carenze della sanità pubblica, raccontando quanto aveva fatto durante il suo lavoro di medico con delle persone presunte contagiate dal coronavirus. Denunce che “urtavano” con la propaganda del primo ministro e dei suoi, seguita sabato scorso, da una barbara ma misera vendetta. Vendetta che descrive fedelmente la mentalità del “Re nudo”.

    Il primo ministro, dopo aver escluso categoricamente per tante settimane il pericolo del contagio, a fatto compiuto, con un volo pindarico, ha cercato di far vedere a tutti che sta prendendo delle misure drastiche per arginare il danno. Lui, dal’8 marzo scorso, sta parlando di una “guerra da combattere, che durerà… ed ogni giorno che passa, fa diverse previsioni sulla durata. Il primo ministro però adesso, dopo l’8 marzo scorso, ha cominciato ad “impaurire” i cittadini con delle drastiche misure seguite da drastiche penalizzazioni per chi non ubbidisce. Ma lui sembrerebbe veramente impaurito, perché ormai non esce più dalla sua villa bunker. Ed è proprio da lì che fa i suoi annunci. In Albania ormai c’è una sola persona, fatti che stanno accadendo alla mano, che decide di tutto e per tutti. Non c’è più il governo che si riunisce, anche se formalmente, e prende delle decisioni. No, è soltanto lui, “l’onnipotente”, che monologa, parla, spaventa, minaccia e decide. Visto però quanto è successo in Albania dal 2013 ad oggi, gli albanesi non credono più ad una persona che ha soltanto promesso senza rispettare almeno una delle sue promesse, che ha mentito senza batter ciglio e ha continuato a mentire per coprire e “giustificare” le sue bugie precedenti. Gli albanesi però, ogni giorno che passa, stanno traendo lezione dal famoso proverbio arabo: “La prima volta che tu m’inganni la colpa è tua, ma la seconda volta la colpa è mia.”

    Chi scrive queste righe pensa che purtroppo la situazione in Albania, nelle settimane e nei mesi a venire potrebbe precipitare di male in peggio. E non soltanto per le inevitabili conseguenze della pandemia ma anche, e forse soprattutto, per le inevitabili e drammatiche conseguenze che danneggeranno la già preoccupante situazione economica del paese e le sofferenze quotidiane della maggior parte dei cittadini albanesi. Di quei cittadini che soffrivano la povertà anche prima dell’arrivo del coronavirus. Chi scrive queste righe avrebbe avuto e voluto trattare anche molti altri argomenti della vissuta realtà in Albania, legata alla pandemia, ma lo spazio non glielo permette. Egli però pensa che questo non è allarmismo, questo è semplicemente ragionevole realismo, dati, fatti ed esperienze precedenti alla mano, locali ed internazionali. E, in queste condizioni drammatiche prega soltanto che Dio salvi gli l’Albania e gli albanesi!

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