Ambiente

  • Zimbabwe’s President Mnangagwa declares national disaster over drought

    Zimbabwe’s President Emmerson Mnangagwa has declared a national disaster to tackle the prolonged drought crisis.

    Mr Mnangagwa said on Wednesday the country needs $2bn (£1.6bn) to tackle hunger caused by low rainfall which has wiped out about half of the maize crop.

    The grain shortage has pushed up food prices and an estimated 2.7 million people will face hunger.

    Neighbouring Zambia and Malawi have also recently declared states of disasters due to drought.

    Some fear that the drought sweeping southern Africa will be one of the worst in decades.

    The World Food Programme said 13.6 million people are currently experiencing crisis level of food insecurity in the region.

    “Top on our priority is securing food for all Zimbabweans. No Zimbabwean must succumb to or die from hunger,” Mr Mnangagwa told journalists.

    Zimbabwe is already grappling with high inflation driven by food prices.

    The country now joins the regional scramble to find enough maize on the international market.

    The lack of rain induced by the El Nino global weather pattern has also affected electricity production, as Zimbabwe relies on hydroelectric power.

    Zimbabwe was once the breadbasket of southern Africa, but in recent years has suffered bouts of severe drought affecting crop and cattle.

    The worst drought in living memory occurred in 1992, when a quarter of the national cattle herd perished.

    But the dry spells have returned with increasing frequency. Droughts were declared in 2016 and again in 2019.

    Not all droughts are due to climate change, but excess heat in the atmosphere is drawing more moisture out of the earth and making droughts worse.

    The world has already warmed by about 1.2C since since the industrial era began and temperatures will keep rising unless governments around the world make steep cuts to emissions.

  • Le istituzioni dell’UE si impegnano a promuovere la mobilità ciclistica in tutta Europa

    L’UE adotta la dichiarazione europea sulla mobilità ciclistica e compie un ulteriore importante passo verso la riduzione delle emissioni dei trasporti. A margine del Consiglio europeo informale dei trasporti e delle Giornate per collegare l’Europa, la firma della commissaria per i Trasporti Adina Vălean, con Karima Delli, presidente della commissione Trasporti del Parlamento europeo, e Georges Gilkinet, vice primo ministro belga della dichiarazione. La firma è in linea anche con l’obiettivo della presidenza belga del Consiglio di decarbonizzare il settore dei trasporti dell’UE.

    La dichiarazione, che riconosce nella bicicletta un mezzo di trasporto sostenibile, accessibile e a prezzi abbordabili, dotato di forte valore aggiunto per l’economia dell’UE, prevede impegni chiari, come reti ciclabili sicure e coerenti nelle città, migliori collegamenti con i trasporti pubblici, parcheggi sicuri e l’accesso ai punti di ricarica per le biciclette elettriche. Tali impegni sono assunti a livello dell’UE, nazionale, regionale e locale.

    Si tratta di elementi necessari per migliorare la qualità e la quantità delle infrastrutture ciclabili in tutti gli Stati membri e rendere la bicicletta più attraente per il pubblico.

    Sulla base di una proposta presentata dalla Commissione nell’ottobre 2023 e in risposta alle richieste del Parlamento europeo e degli Stati membri, la dichiarazione costituisce un impegno politico comune e una bussola strategica per le politiche e le iniziative attuali e future relative alla bicicletta.

  • Entrano in vigore le nuove norme dell’UE sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde

    E’ entrata in vigore la nuova normativa dell’UE sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde. Ciò significa che prima di acquistare un prodotto i consumatori otterranno informazioni migliori e più armonizzate sulla sua durabilità e riparabilità. I consumatori saranno inoltre meglio informati sui loro diritti di garanzia legale e sarà vietato formulare asserzioni ambientali vaghe, il che significa che le imprese non potranno più dichiarare di essere “verdi” o “rispettose dell’ambiente” se non sono in grado di dimostrare di esserlo realmente. Non sarà più ammesso esporre loghi volontari inattendibili relativi alla sostenibilità e saranno vietate le pratiche commerciali sleali legate all’obsolescenza precoce, come le false dichiarazioni sulla durabilità di un bene.

    Gli Stati membri dell’UE sono tenuti a recepire la direttiva nel diritto nazionale entro martedì 27 marzo 2026. Le norme si applicheranno a decorrere dal 27 settembre 2026.

  • I Paesi del sud-est asiatico frenano gli investimenti sulle rinnovabili

    Diversi Paesi del Sud-est asiatico stanno frenando gli investimenti sulle energie rinnovabili e le altre tecnologie “verdi”, a causa delle pesanti ricadute di queste ultime sui prezzi di energia e beni, un fenomeno noto come “greenflation” (“inflazione verde”).

    Uno tra gli esempi più significativi di questa tendenza, segnalata dal quotidiano “Nikkei”, è la recente decisione dell’Indonesia di abbassare gli obiettivi nazionali di adozione delle energie rinnovabili. Il Consiglio energetico nazionale del Paese ha abbassato a gennaio la quota delle rinnovabili nel mix energetico nazionale al 19-21% entro il 2030, mentre l’obiettivo originale era del 23%. Ad oggi le rinnovabili rappresentano solo il 13% delle fonti energetiche del Paese. Il ministero dell’Energia, inoltre, ha rinviato a non prima del 2026 l’introduzione di una carbon tax nel Paese.

    Inflazione e timori legati alla sostenibilità dei finanziamenti gravano sugli sforzi di decarbonizzazione di altri Paesi regionali, come Malesia e Vietnam. Il vicepremier malesiano Fadillah Yusof ha dichiarato a “Nikkei” che l’indebolimento del ringgit degli ultimi mesi minaccia gli sforzi nazionali di decarbonizzazione, dipendenti in larga parte da componenti e tecnologie d’importazione. Il Paese si è dato obiettivi ambiziosi di decarbonizzazione, lanciando 10 progetti nazionali con un investimenti stimato in 5,5 miliardi di dollari entro il 2030 e la realizzazione di zone a energia rinnovabile. Fadillah, responsabile del portafoglio della transizione energetica, ha avvertito però che finanziare le tecnologie verdi diventerà “sempre più difficile”, anche a causa del crescente scetticismo degli investitori in merito alla sostenibilità economica di queste tecnologie.

  • L’UE fornisce 600 milioni di euro per rafforzare la flotta antincendio rescEU

    La Commissione finanzia attualmente l’acquisto di nuovi aerei antincendio per aumentare la capacità aerea antincendio di rescEU, la riserva strategica di risposta alle crisi del meccanismo di protezione civile dell’UE. 600 milioni di EUR di fondi dell’UE saranno utilizzati per l’acquisto di 12 nuovi aerei, che saranno ospitati in 6 Stati membri dell’UE: Croazia, Francia, Italia, Grecia, Portogallo e Spagna.

    Gli aerei saranno utilizzati per spegnere incendi in tutta l’Unione europea, in particolare durante i difficili mesi estivi in cui sempre più spesso incendi boschivi su vasta scala minacciano vite, abitazioni e mezzi di sussistenza.

    L’annuncio è stato dato in occasione della partecipazione a Zagabria del Commissario per la Gestione delle crisi Janez Lenarčič alla cerimonia di firma dell’accordo tra il governo croato e la società commerciale canadese per l’acquisto di aerei antincendio specializzati. Ciò, insieme alla recente firma di un accordo analogo da parte del governo greco, segna un passo importante verso l’aumento della capacità aerea antincendio nell’UE, a protezione dei cittadini dell’UE dalle catastrofi.

    Cinque anni fa la Commissione europea ha potenziato il meccanismo di protezione civile dell’UE e ha creato rescEU per proteggere ulteriormente i cittadini dalle catastrofi e gestire i rischi emergenti. rescEU è stato istituito come riserva di risorse europee e comprende una flotta di aerei ed elicotteri antincendio. rescEU è interamente finanziato dall’UE.

  • L’inquinamento tra le cause delle morti per malattie respiratorie

    L’inquinamento porta a diversi morti all’anno ed ad un considerevole numero di ammalati, le polveri sottili che rimangono per molto tempo nell’aria penetrano nel profondo dell’apparato respiratorio delle persone, come degli animali, causando gravi e spesso irreversibili danni.

    Tosse cronica, bronchiti, infezioni e dispnea sono molto frequenti specie nelle città dove l’inquinamento, soprattutto in certe aree meno ventilate, ristagna, basta guardare dall’aereo l’aeroporto sul quale stiamo atterrando per renderci conto della diversità tra le zone di campagna o collinare e quelle adiacenti alle città.

    Spesse volte, nel passato, Cristiana Muscardini ha sostenuto che certi atteggiamenti e scelte delle persone, compreso il personale politico, che portavano a risultati negativi, potessero essere dovuti ai danni dell’inquinamento verso il sistema neurologico.

    Il professore Giuseppe Iannoccari, dell’Università Statale di Milano e presidente di Assomensana ha reso noto che, secondo recenti studi, vi sono effetti dello smog sul sistema neurologico, “infatti gli inquinanti penetrano nel circolo sanguigno attaccando i tessuti e gli organi. Le polveri sottili superano la barriera della materia encefalica, la difesa naturale che protegge il cervello dalle sostanze nocive, e diventano tossiche anche per i neuroni”.

    Di fatto mentre immettiamo in bocca qualcosa di sgradevole in genere ce ne accorgiamo quando respiriamo aria inquinata lo facciamo senza avvertire il pericolo.

    La rivista americana Analysis of Neurology ha pubblicato una ricerca che dimostra come l’esposizione all’inquinamento procuri danni alla materia bianca, alla parte di cervello composta da cellule gliali e fibre nervose ricoperte di mielina, riducendo di conseguenza la funzionalità del cervello che, per funzionare bene, ha bisogno di molto ossigeno di qualità.

    Un altro studio ha dimostrato, proprio sul tema ossigeno, che le persone che fanno attività fisica, anche in età avanzata, hanno maggiore capacità mnemonica, migliori ricordi visivi.

    “Quando a volte ci si sente meno reattivi, si ha una sensazione di nebbia, diminuzione della velocità di pensiero e di interazione, senso di stanchezza e mal di testa dobbiamo ritenere questi come segnali che ci avvertono che il nostro cervello è in sofferenza”.

    Per contrastare l’inquinamento siamo tutti in attesa di misure concrete, che non possono essere che prese a livello internazionale oltre che locale, nel frattempo ognuno di noi può cercare di trascorre il maggior tempo libero possibile in aree meno urbanizzate, tra boschi e comunque natura più libera da agenti inquinanti e avere regole di vita: un buon sonno, possibilmente in una camera che non abbia strumenti ed oggetti inquinanti sotto ogni aspetto, una buona alimentazione, con frutta e verdura per contrastare l’impatto ossidante degli elementi atmosferici, sono sicuramente un aiuto che ci possiamo dare.

  • Delhi è la capitale più inquinata del mondo

    Delhi è stata la capitale più inquinata al mondo nel 2023. A rivelarlo uno studio condotto da IQAir, gruppo di monitoraggio della qualità dell’aria con sede in Svizzera, secondo il quale non solo la capitale non gode di buona salute ma addirittura l’intero Paese, l’India, è il terzo più inquinato al mondo dopo i vicini Bangladesh e Pakistan. L’aria è peggiorata dal 2022, quando era l’ottavo Paese più inquinato.

    Gli esperti affermano che la rapida industrializzazione unita alla debole applicazione delle leggi ambientali hanno avuto un ruolo importante nell’aumento dell’inquinamento. L’India, infatti, ha visto un grande sviluppo negli ultimi decenni, ma la scarsa regolamentazione industriale fa sì che le fabbriche non seguano le misure di controllo dell’inquinamento. A questo si aggiunge anche la rapida escalation edilizia che ha contribuito all’aumento dei livelli di inquinamento.

    Il rapporto di IQAir afferma che il livello medio di PM2,5 dell’India – particolato fine che può ostruire i polmoni e causare una serie di malattie – è pari a 54,4 microgrammi per metro cubo. A livello globale, l’aria che contiene da 12 a 15 microgrammi per metro cubo di PM2,5 è considerata sicura da respirare, mentre l’aria con valori superiori a 35 microgrammi per metro cubo è considerata malsana.

    La qualità dell’aria di Delhi è peggiore della qualità dell’aria complessiva dell’India con una lettura di PM2,5 della città di 92,7 microgrammi per metro cubo. Delhi è inquinata durante tutto l’anno, ma l’aria diventa particolarmente tossica durante l’inverno. Ciò accade a causa di vari fattori, tra cui l’incendio dei resti dei raccolti da parte degli agricoltori negli stati vicini, le emissioni industriali e dei veicoli, la bassa velocità del vento e lo scoppio di petardi durante i festival. L’anno scorso, il governo ha chiuso scuole e università per diversi giorni consecutivi a causa dell’aria tossica.

    Nel frattempo, la città di Beguserai nel nord del Pese e la città di Guwahati nel nord-est sono state classificate come le due città più inquinate al mondo.

    Solo sette Paesi hanno rispettato la linea guida annuale PM2.5 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che corrisponde a una media annua di 5 microgrammi per metro cubo o meno. Tra di essi si annoverano Australia, Nuova Zelanda, Islanda e Finlandia. Secondo IQAir, questi dati sono stati raccolti da oltre 30.000 stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria posizionate in 134 paesi, regioni e territori.

  • Nuovo grido d’allarme sul clima

    Il rapporto annuale dell’Organizzazione meteorologica delle Nazioni Unite, che ha sede in Svizzera, lancia un nuovo preoccupante grido d’allarme sul clima.

    Nel 2023 le temperature hanno superato tutti i record precedenti, la situazione è stata particolarmente drammatica per la continua erosione dei ghiacciai, anche nelle montagne più alte e nelle aree più fredde del pianeta, e per il sensibile aumento delle temperature dei mari con la conseguente morte o collasso, in diversi posti, non solo dei pesci ma anche delle barriere coralline e la conseguenza è stata un nuovo stravolgimento dell’ecosistema marino.

    Secondo il rapporto l’anno scorso, ultimo di 10 anni di caldo sempre in crescendo, la temperatura media è stata ormai vicinissima alla soglia che, nell’accordo di Parigi del 2015, gli Stati avevano stabilito di non superare.

    “È un allarme rosso per il mondo“, ha detto Andrea Celeste Saulo, capo dell’Omm, sottolineando che è motivo di ancor maggior preoccupazione la perdita del ghiaccio marino antartico e del 19% dei ghiacciai alpini.

    Mentre i ghiacciai marini si sciolgono, con le conseguenze evidenti anche per la flora e la fauna, si alzano ovviamente i livelli degli oceani.

    I cambiamenti climatici, basti pensare al prolungato caldo torrido di questi giorni in Brasile ed alle alte, ed assolutamente inconsuete, temperature in Spagna e nel Regno Unito, stanno mettendo a dura prova le popolazioni colpite anche, dopo la grande calura, gli incendi e la siccità, da altri eventi estremi come le piogge torrenziali,i tornado e le inondazioni.

    Le conseguenze sono ormai purtroppo note ed in continuo peggioramento: insicurezza alimentare o carestie, grave perdita  di biodiversità ,sia nel campo della flora che della fauna, mentre continuano i rischi per patologie vecchie e nuove, epidemie e rimangono i problemi legati ai molti virus per ora silenti.

    Il grave inquinamento e surriscaldamento non si può combattere solo in un continente o guardando ad alcuni aspetti ignorandone altri, se ad esempio bisogna ridurre notevolmente le fonti fossili è altrettanto evidente che lo smaltimento di immondizie e residui rimane un problema aperto e la corsa all’elettrico non è una soluzione che, al momento, è in grado di garantire sicurezza ed effettivo risparmio di anidride carbonica ed altre sostanze  pericolose per l’aria.

  • L’HERA lancia insieme ai partner il Consorzio globale per la sorveglianza ambientale e delle acque reflue per la sanità pubblica

    Avviato un nuovo consorzio globale per la sorveglianza ambientale e delle acque reflue per la sanità pubblica (GLOWACON), il cui obiettivo principale è la creazione di un sistema sentinella internazionale per l’individuazione precoce, la prevenzione e il monitoraggio in tempo reale delle minacce e dei focolai epidemici. L’evento inaugurale  a Bruxelles il 19 e 20 marzo con la partecipazione di oltre 300 principali partner mondiali, tra cui l’HERA (Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie) della Commissione, l’ Organizzazione mondiale della sanità, i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), i CDC Africa e la fondazione Bill & Melinda Gates.

    La sorveglianza delle acque reflue consente una risposta agile alle minacce sanitarie che destano nuove preoccupazioni poiché fornisce indicazioni tempestive sulla trasmissione comunitaria di malattie e varianti e può essere effettuata a una frazione del costo dei test di laboratorio: per questa ragione è considerata una delle azioni principali dell’HERA sin da quando l’Autorità è stata fondata, nel 2021. Nel 2022 nel quadro della proposta di rifusione della direttiva concernente il trattamento delle acque reflue urbane la Commissione ha introdotto la sorveglianza di queste acque. In particolare è richiesto alle autorità degli Stati membri di cooperare per garantire il monitoraggio dei parametri sanitari durante le emergenze di sanità pubblica, come il SARS-CoV-2. È inoltre necessario monitorare la resistenza agli antimicrobici.

    Il GLOWACON mira a riunire la sorveglianza strategica e di comunità nei nodi di trasporto, compresi gli aeroporti e gli aeromobili, individuando inoltre le carenze e le opportunità di finanziamento. Sebbene numerosi paesi stiano già investendo in iniziative analoghe, risulta necessario rafforzare la collaborazione, le capacità e lo scambio di dati a livello globale: ciò contribuirà a evitare duplicazioni e a potenziare le sinergie tra le attività esistenti e quelle previste. Grazie al GLOWACON, l’HERA, in collaborazione con il Centro comune di ricerca (JRC) e la fondazione Bill & Melinda Gates stimolerà l’innovazione e promuoverà l’istituzionalizzazione della sorveglianza ambientale e delle acque reflue come attività di routine all’interno delle istituzioni e dei sistemi sanitari pubblici.

  • Al via il voto pubblico per selezionare il vincitore del premio Natura 2000 tra 27 finalisti

    La Commissione ha aperto il voto per selezionare il vincitore del Citizens’ award, al suo 10º anniversario, nel quadro dell’edizione 2024 del premio Natura 2000. È possibile votare il proprio finalista preferito fino al 25 aprile al seguente link https://environment.ec.europa.eu/topics/nature-and-biodiversity/natura-2000-award/natura-2000-award-meet-2024-edition-finalists_en

    Con 96 candidature provenienti da 25 Stati membri, l’edizione 2024 del premio Natura 2000 ha riscosso un grande successo. Le 27 iniziative finaliste sono state svolte in siti Natura 2000 in Belgio, Estonia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Paesi Bassi, e illustrano con esempi concreti come la conservazione della natura e lo sviluppo sostenibile possono sostenersi a vicenda e contribuire alla formazione di ecosistemi resilienti a beneficio delle persone, del clima e del pianeta.

    La cerimonia di premiazione si terrà il 29 maggio 2024 nell’ambito della Settimana verde dell’UE. Oltre al Citizens’ award, una giuria indipendente selezionerà i vincitori in categorie riguardanti, tra l’altro, la conservazione su terra, la cooperazione transfrontaliera, la collaborazione per la natura, la conservazione dell’ambiente marino e la comunicazione.

Pulsante per tornare all'inizio