amicizia

  • Il miglior amico dell’uomo

    Riceviamo da un nostro lettore, che a sua volta l’ha ricevuta, questa poesia sapendo che molti nostri lettori sono compagni ed amici dei cani.

    Se hai paura di avermi dato

    poche carezze, sappi che

    non ne ho scordata nemmeno una.

     

    Se sei pentito di avermi sgridato

    anche solo una volta,

    sappi che io nemmeno me la ricordo.

     

    Se pensi di avermi lasciato troppo tempo

    da solo, sappi che io ti ho sempre aspettato.

    Se temi di avermi dedicato poco tempo,

    sappi che io, anche di quel poco,

    ne ho goduto ogni istante.

     

    Se credi di aver giocato poco con me,

    sappi che io non ho mai contato

    le volte in cui mi hai lanciato la pallina.

     

    Se pensi che io abbia dimenticato il tuo

    profumo, sappi che anche adesso lo sto

    annusando nel vento.

     

    Se tu volessi rinascere in un’altra vita,

    sappi che io vorrei essere il tuo cane

    anche in quella.

     

    Se sei convinto di avere qualche difetto,

    sappi che per me tu sei stato

    la perfezione.

     

    Se credi che l’amore possa avere una fine,

    sappi che nel mio cuore il posto

    per l’amore è infinito.

     

    Se pensi di nutrire dei rimpianti

    verso me, sappi che io non cambierei

    un solo secondo della vita che ho

    trascorso con te.

     

    Se credi che io non senta più la tua voce

    quando mi chiami, basta che tu affidi

    alla brezza della sera il compito

    di portarmi le tue parole.

     

    Se pensi che io possa scordare il tuo viso,

    sappi che avrei voluto vivere solamente

    per godere di un tuo sguardo.

     

    Se credi che avrei potuto amare

    qualcuno più di te, sappi che io ti ho

    amato più di me stesso.

     

    Se pensi che mi sarebbe piaciuto

    sdraiarmi su di un morbido divano,

    sappi che con te avrei dormito

    anche sui sassi.

     

    Se credi che io volessi più di ciò

    che mi hai dato, sappi che io mi sono sempre sentito il cane più felice

    e ricco del mondo.

     

    Se a volte ti sei sentita solo, sappi che io

    non ho mai lasciato il mio posto accanto

    a te.

     

    Se pensi che la mia vita sia stata breve,

    sappi che io non avrei voluto vivere

    nemmeno un minuto in più se non lo

    avessi passato al tuo fianco.

     

    Se temi che io non sia più vicino a te,

    sappi che appena chiuderai gli occhi

    io mi addormenterò al tuo fianco.

     

    Se pensi di non aver fatto la scelta giusta,

    sappi che io mi sono sempre fidato di te.

    Sempre.

     

    Se sogni un giorno di potermi rivedere,

    sappi che sarò lì ad aspettarti,

    come ho sempre fatto.

  • Per vivere meglio?

    Sul Patto abbiamo in diverse occasioni ricordato come la ricerca scientifica abbia evidenziato, con diversi studi, le conseguenze positive, sul fisico e sulla psiche umana, che derivano dal rapporto affettivo con un animale da compagnia.

    Specificamente accarezzare il proprio cane o gatto, o comunque un animale col quale si è instaurato un rapporto, porta al rallentamento del battito cardiaco e al rilascio di ossitocina, quello sostanza che molti ormai chiamano l’ormone del benessere.

    Due scienziati italiani hanno, qualche anno fa, pubblicato il libro La scienza degli abbracci nel quale sono raccolte diverse indagini che provano come gli abbracci tra esseri umani, abbracci non legati al sesso ma solo alla affettività, alla condivisione di sentimento e calore umano, portino beneficio e produzione della nota ossitocina.

    L’abbraccio diventa un gesto con il quale ci si dà reciproco aiuto fisico e mentale, si riduce lo stress e si potenzia il sistema immunitario, si combatte la solitudine che, in questa epoca è diventata una nuova forma di malessere o autentico prodromo di malattia.

    L’ossitocina migliora il riconoscimento delle emozioni, rende più empatici, dà maggiore salute al sistema vascolare.

    In questa società dove tutti siamo sempre più concentrati su noi stessi, sul nostro smartphone, computer e sui social di riferimento, convinti che l’importante sia avere sul nostro profilo mille amici sconosciuti piuttosto che coltivare il rapporto diretto con dieci amici veri che possiamo guardare negli occhi senza uno schermo, cerchiamo di tornare ad imparare quei piccoli e semplici gesti d’affetto che fanno tanto bene reciprocamente.

    Abbracciare un amico, un parente, una persona che ha bisogno, dando un gesto di solidarietà, accarezzare il nostro cane o gatto e imparare a sorridere un po’ potrebbero, dovrebbero essere, piccoli ma importanti obbiettivi per questo nuovo anno.

  • Buone feste a tutti (davvero)!

    Il bambino ha 12 anni. L’uomo di affari ne ha 35. Il bambino lo chiameremo Antony (per privacy) mentre l’uomo di affari si chiama Candido. Entrambi si sono incontrati a metà dicembre nel cortile di un importante ospedale pediatrico di Roma. Il bambino si trova lì perché vi è ricoverato. L’uomo di affari perché ad essere ricoverato è un suo nipote di pochi mesi. È una bella giornata e si può stare all’aperto. Antony ha da poco terminato le sue ore di riabilitazione e si sta organizzando con il padre per mangiare un panino. Pane, prosciutto e formaggio caserecci. Candido da ore passeggia avanti e indietro parlando al telefono. Sono circa le due del pomeriggio quando vede avvicinarsi un uomo (il padre del bambino) con un panino in mano. Stupito gli chiede il motivo di questo affettuoso gesto. L’uomo gli risponde che suo figlio, sapendo che la mensa era chiusa e non vedendolo mangiare, si era preoccupato per lui. “Papà sto preparando un panino per quel signore perché mi dispiace che non ha il mangiare”. L’uomo di affari, chiaramente commosso, accetta il panino e inizia a parlare con il padre. Gli racconta del suo lavoro di broker europeo nel mondo delle carni mentre l’altro gli dice che lui e suo figlio passeranno le feste a Roma, lontani da casa, in una struttura messa a disposizione dall’ospedale e chiede all’uomo di affari se sia possibile procurargli della carne di buona qualità per il giorno di Natale. Prontamente Candido risponde di sì, che non ci sono problemi e dopo aver nuovamente ringraziato riprende con le sue telefonate ma, qualcosa in lui si è mosso. Il giorno dopo decide di andare a vedere la struttura dove circa venti famiglie con il loro bambini (fra i quali alcuni ospedalizzati) passeranno le feste di Natale. “Si può fare!”. L’altruismo di Antony è stato contagioso. Candido, infatti, ha deciso di offrire un pranzo non solo a quel bambino ma a tutte le famiglie alloggiate in quella struttura. E così si è attivato. Grazie alle sue capacità si è adoperato per chiedere i dovuti permessi e per organizzare la giornata. Un amico porterà la griglia, altri porteranno le verdure già cotte, lui cucinerà la sua carne mentre altri amici si occuperanno del servizio ai tavoli. Ma Candido non vuole che sia solo un pranzo all’aperto ma una vera e propria giornata di festa per chi non ha molto da festeggiare in questo periodo. Così attiva anche la sua rete di amici per l’animazione e per acquistare regali da portare ai bambini. Perché non sta chiedendo ai suoi amici soldi ma un po’ del loro prezioso tempo affinché il piccolo e profondo gesto altruistico di Antony possa diventare contagioso e fare del bene a loro (e a tutti noi) come ha fatto del bene a lui. Tutto è pronto. Il ventitré dicembre questi bambini potranno vivere una giornata di festa. E noi? Siamo pronti a far vivere una vera giornata di festa ai più piccoli e soprattutto a quelli più bisognosi? Non credo esista un dolore più grande di vedere soffrire un bambino. In Italia più di 1.254.000 bambini vengono ricoverati ogni anno in ospedale e per loro (ed i loro genitori), il ricovero rappresenta un momento estremamente delicato, spesso doloroso e difficile da affrontare. Costruire una società dove a pagarne in primis le sue contraddizioni sono i nostri figli (in Italia come in tutto il Mondo) non può essere una società che ha lunga vita. È chiaro che stiamo sbagliando tante cose e, per questo, abbiamo il dovere morale di fare qualsiasi cosa per migliorarla ma, come ormai avremmo dovuto già imparare, le parole non contano nulla. Sono i gesti a fare la differenza. Ho avuto modo di conoscere Candido e di chiedergli che cosa lo abbia mosso. Mi ha risposto serenamente che “È stato l’altruismo di questo bambino che, nonostante i suoi problemi, ha avuto un pensiero premuroso per un’altra persona. Uno sconosciuto. Antony mi ha donato un sorriso gratuitamente e di questo insegnamento gliene sarò sempre grato e testimone”.

    Una piccola storia ma una grande occasione per ognuno di noi a pensare, qui, ora, ad un piccolo gesto per chi ne ha veramente bisogno.

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