Animali

  • Siamo davvero sicuri di doverci difendere dai lupi?

    Da qualche tempo sono decisamente in aumento, nei quotidiani editi in certe province, articoli sempre più inquietanti che spingono a togliere il lupo dalle specie protette.

    Amministratori della Lega e cacciatori, specialmente, supportati da qualche agricoltore del nord, sembra che nel centro e nel sud il problema non sia sentito, forse per un miglior rapporto con l’ecosistema e la natura, si affannano a parlare di un aumento di lupi preoccupante.

    In Italia, dai dati oggettivi, i lupi sono poco più di tremila e quasi ogni giorno si trovano carcasse di lupi uccisi da veicoli, morti per avvelenamento, per esche avvelenate o perché hanno mangiato animali a loro volta avvelenati, o sparati oltre, ovviamente, a quelli morti per cause naturali.

    Pensiamo che nella sola provincia di Piacenza, nel 2022, sono stati trovati morti per le strade più di 14 lupi.

    Da anni la direttiva europea HABITAT ed altri ulteriori interventi hanno stabilito che i governi nazionali, con fondi ad hoc, risarciscano i danni, se effettivamente comprovati, subiti dagli allevatori per l’uccisione di animali dall’allevamento da parte dei lupi, inoltre ci sono fondi regionali per provvedere all’installazione di dispositivi di difesa e sono donati agli allevatori cani antilupo, come il pastore maremmano e abruzzese.

    Bisogna inoltre ricordare che i lupi possono avvicinarsi agli allevamenti quando sulle concimaie sono buttate le placente e le carcasse di animali morti mentre, per legge, dovrebbero essere smaltite per incenerimento da un apposito servizio. Se a questo aggiungiamo la triste abitudine di lasciare in giro o vicino a casa immondizie alimentari risulta evidente che i lupi, come altri carnivori del bosco, possano essere attirati più vicino all’abitato.

    E’ per molti ormai evidente che la furia che si è scatenata contro lupi ed orsi ha motivazioni diverse rispetto alla effettiva necessità di difendersi dalla loro pericolosità.

    La verità è che l’uomo ama più convivere con il cemento che con la natura e che l’irrefrenabile voglia di dominare un animale e di esercitare potere e violenza è troppo forte nonostante la nostra presunta civiltà.

  • Sempre più diffusa la pratica dell’alterazione fisica degli animali

    Mentre da tempo in Europa è stato sancito per  legge che deve essere preservata l’integrità fisica degli animali, riconoscendoli come esseri senzienti, in altre parti del mondo persone senza scrupoli, incapaci di comprendere i rischi di continuare a modificare la natura, continuano ad eseguire violenze sugli animali per modificare il loro aspetto fisico sia per seguire le mode correnti che per renderli più idonei a determinati scopi quali la caccia, le competizioni di bellezza o l’attività di difesa.

    Recentemente il World Small Animal Veterinary Association ha pubblicato una condanna ad ogni intervento di alterazione fisica degli animali denunciando che la pratica di effettuare alterazioni fisiche è diventata sempre più frequente così come il tentativo di controllare e modificare le doti naturali delle razze.

    La presa di posizione della WEAVA, facendosi portavoce di 116 associazioni veterinarie di tutto il mondo, ha espresso la sua preoccupazione per il non riconoscimento del valore intrinseco degli animali e ha invitato tutte le associazioni veterinari e gli allevatori di cani a prendere  una iniziativa analoga spiegando, ai proprietari ed agli allevatori, in modo inequivocabile come siano negativi gli standard di razza che comportino alterazioni fisiche come il taglio della coda o delle orecchie o altri interventi chirurgici estetici che non corrispondano a risolvere  patologie accertate.

    Ci auguriamo che l’invito sia accolto da tutti e che oltre ad impedire operazioni chirurgiche per modificare l’aspetto dei cani si vieti anche l’uso di nocivi coloranti per modificare il colore del pelo, come avviene in alcuni paesi, come gli Stati Uniti, dove si vedono barboncini colorati di rosa, azzurro ed altro.

  • Reati e animali, modifiche al codice penale

    Riceviamo e pubblichiamo un comunicato dell’ANMVI- Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani

    Il Presidente dell’ANMVI Marco Melosi si dice “soddisfatto” dello stop alla Pdl 30. Dopo le contrarietà emerse in audizione, la Commissione Giustizia della Camera si prende un “congruo” tempo gli emendamenti. Salta il calendario: il testo non sarà in Aula la prossima settimana. Melosi: “Apprezziamo la prudenza della Commissione. Le nostre obiezioni erano fondate”.
    Siamo soddisfatti della pausa di riflessione sulla pdl 30. Il testo presenta forti criticità per la professione veterinaria”. Così il Presidente dell’ANMVI Marco Melosi commenta lo stop deciso ieri dalla II Commissione Giustizia della Camera alle proposte di modifica al codice penale in materia di reati contro gli animali”.

    Il Presidente della Commissione Giustizia, On. Ciro Maschio, ha riferito che sono in corso “interlocuzioni tra le forze politiche” che richiedono “un ulteriore lasso di tempo”. La proposta di legge non sarà in aula il 20 febbraio, come da programmazione iniziale.

    L’Associazione, in audizione la scorsa settimana, aveva evidenziato numerosi profili antigiuridici ed eccessi penalistici sull’operato dei Medici Veterinari, con l’introduzione di fattispecie colpose che non hanno precedenti nel sistema penalistico nazionale. Ai Ministri Nordio, Schillaci e Lollobrigida, l’Anmvi aveva anche segnalato l’incompatibilità di numerosi articoli con l’ordinamento delle professioni sanitarie, con le norme sui controlli ufficiali veterinari e con le produzioni alimentari di origine animale.

    La Commissione Giustizia ha rinviato ad una successiva seduta l’adozione del testo base, risultante dall’abbinamento della pdl 30, la principale in materia, con altre proposte analoghe. Anche per gli emendamenti, ha dichiarato il Presidente Maschio, è necessario un lasso di tempo “congruo” e un esame “approfondito”. A favore del rinvio si è espressa la deputata Maria Carolina Varchi (FDI) “al fine di consentire quella sintesi politica necessaria per l’adozione di un testo largamente condiviso”.

    “Apprezziamo la prudenza della Commissione. Le nostre obiezioni erano fondate”- conclude il Presidente dell’ANMVI.

    Fonte: Ufficio Stampa ANMVI – Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani

  • Brevemente, intensamente

    L’orso M90 è stato giustiziato dalle guardie forestali per ordine del Presidente della Provincia di Trento.

    Non sappiamo se M90 avrebbe potuto diventare pericoloso, di fatto non aveva mai minacciato nessuno nei suoi pochi anni di vita, era certamente un orso confidente, che cioè si fidava e che da cinque mesi aveva il radiocollare per poter essere sempre monitorato e dare così informazioni utili.

    Forse se fosse nato in Abruzzo avrebbe vissuto tranquillamente come Juan Carrrito, salvo poi magari morire travolto da una macchina, proprio come il povero Juan, in effetti anche M90 era stato vittima di un incidente ma era sopravvissuto per essere poi ucciso per ordine di chi ancora macina la frustrazione di non aver potuto uccidere anche gli altri orsi che in questi anni aveva più volte condannato a morte.

    Sappiamo invece per certo che la sua morte si ascrive alle decisioni di Fugatti, da tempo noto per il suo irrefrenabile desiderio di abbattere orsi, lupi e a quanto altro aspirino le assatanate carabine di coloro che nella caccia, a differenza di altri, hanno bisogno di sfogare i loro istinti violenti.

    Gli uomini non vanno d’accordo tra di loro, le violenze, di ogni genere, sono notizia di tutti i giorni, i social ci abituano ancor di più a queste manifestazioni e non ci si stupisce, più di tanto, di fronte ad una tredicenne violentata, ad un ragazzo sparato, ad un insegnate accoltellato, ad un femminicidio od alla solita denuncia di quartieri invivibili per la droga o di appalti truccati e strade e case lesionate grazie all’uso di materiale scadente.

    Perché allora dovremmo stupirci se un orso in più o in meno è stato ucciso?

    Infatti non ci stupiamo, dice un vecchio detto “ogni botte dà il vino che ha” e il vino di Fugatti e dei suoi amici è acido, molto acido.

    Comunque se oltre alla guerra tra umani vogliamo continuare la guerra contro la natura, senza cercare regole di convivenza che garantiscono la sopravvivenza del pianeta e cioè di tutti, le conseguenze saranno serie anche per i “buoni” che non reagiscono.

  • Arriva il controllo antidoping per gli animali che parteciperanno a competizioni sportive

    L’Enci (Ente Nazionale della Cinofilia Italiana) e la Fise (Federazione Italiana Sport Equestri) hanno firmato una convenzione con Unirelab, società a totale partecipazione del Ministero dell’Agricoltura, per effettuare i controlli antidoping sugli animali che competono in gare sportive e gare.

    I cani ed i cavalli che parteciperanno alle competizioni e manifestazioni, indette o patrocinate dall’Enci e dalla Fise, d’ora in poi saranno sottoposti ad un controllo in modo che sia sempre più garantito il loro benessere e tutto si svolga con regolarità.

    La convenzione fornirà maggiori tutele garantite che saranno garantite dai servizi della Unirelab i quali hanno un elevato standard scientifico, questa decisione porterà oltre ad un maggior benessere degli animali anche una ricaduta positiva per l’aumento del valore zootecnico e sportivo italiano.

    Unirelab è una società costituita nel 2003, specializzata in diagnostica, in controlli tossicologici e di parentela per la medicina veterinaria.

    Anche questa convenzione rappresenta un passo avanti nel governo per la tutela della salute animale e per la sicurezza negli sport.

  • Proteste per il ritorno della corrida a Città del Messico

    “La tortura non è arte, non è cultura”. E’ il grido lanciato dagli animalisti, riunitisi vicino all’arena di Plaza de México, per protestare contro il ritorno della corrida a Città del Messico.

    La pratica, di cui un giudice aveva decretato la sospensione a tempo indeterminato nel 2022 d’accordo con gli animalisti che avevano intentato una causa, è ritornata a Città del Messico dopo quasi due anni.

    La Corte Suprema ha però revocato la decisione il mese scorso e così gli attivisti si sono dati appuntamento davanti all’arena per corrida più grande del mondo. E’ probabile che questo sia l’inizio di una battaglia legale tra sostenitori e oppositori.

    Secondo i media locali i giudici si sono pronunciati solo sugli aspetti tecnici e devono ancora decidere nel merito del caso.

    Malgrado le protese all’esterno, dove alcuni sventolavano striscioni con lo slogan “Niente più morti di innocenti” ed altri indossavano maschere da toro e si dipingevano di rosso, all’interno migliaia di persone hanno celebrato il ritorno della corrida con canti inneggianti “Lunga vita alla libertà”.

    Il presidente Andrés Manuel López Obrador ha proposto intanto un referendum sul futuro della corrida a Città del Messico.

    Secondo la Humane Society International, ogni anno nel mondo vengono uccisi circa 250.000 tori nelle corride.

    La corrida è ancora legale in molte zone del Messico, che è uno dei pochi paesi che ne consente ancora la pratica risalente al XVI secolo.

  • Due gattini cercano casa

    AAA cercasi casa per due splendidi gattini già vaccinati e sterilizzati, sono di buon carattere e di grande compagnia. ora sono in stallo in un box ma hanno urgente bisogno di una casa e di affetto. Per informazioni telefonare o mandare una mail alla redazione del Patto Sociale atto 02 781969 – segreteria.redazione@ilpattosociale.it

  • La Ue impegna gli Stati a ripristinare l’habitat naturale sui propri territori

    Secondo la Commissione europea oltre l’80% degli habitat europei è in cattive condizioni e di conseguenza sono in declino una specie su tre di api e farfalle e oltre il 30% delle specie di uccelli. Per questo, l’Unione europea ha messo a punto una legge per il ripristino della natura, la Nature Restoration Law, che sancisce che non è più sufficiente tutelare la natura che ancora rimane ma occorre anche iniziare a restaurare quanto abbiamo compromesso.

    I singoli Stati dovranno pertanto ripristinare almeno il 20% degli habitat terrestri e marini degradati in Europa entro il 2030 (tale quota salirà al 60% entro il 2040 e al 90% entro metà secolo), dovranno inoltre piantumare 3 miliardi di nuovi alberi e garantire che non si verifichi una diminuzione dello spazio verde urbano complessivo e della copertura arborea (il 2021 è l’anno di riferimento). Ancora: entro il 2030 i Paesi dell’Ue devono invertire il declino delle popolazioni di impollinatori e ottenere in seguito una tendenza all’incremento, misurandola almeno ogni 6 anni; ogni Stato membro è chiamato a predisporre un Piano Nazionale di Ripristino che concorra al raggiungimento di questi obiettivi molto sfidanti, che verrà validato e successivamente monitorato insieme alla Commissione europea.

    Per ripristinare la natura nei terreni utilizzati dal settore agricolo, la Nature Restoration Law prevede che i Paesi dell’Ue dovranno mettere in atto misure e azioni volte a raggiungere una tendenza positiva in due dei tre seguenti indicatori: l’indice di farfalle nei prati; la quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad alta biodiversità; lo stock di carbonio organico nei suoli minerali coltivati.

  • Tra progetti realizzati e obiettivi futuri la dotttoressa Laurie Merker fa un bilancio delle attività del Cheetah Conservation Fund

    Buone notizie dal CCF (Cheetah Conservation Fund). La fondatrice, l’antropologa californiana Laurie Merker, annuncia che molti degli obiettivi prefissati per il 2023 sono stai raggiunti, a partire dal completamento del Centro di soccorso e conservazione (CRCC) a Geed-Deeble, in Somaliland, dove sono stai spostati i ghepardi. Oltre al trasloco il team del CCF ha continuato a lavorare per fermare il commercio illegale di fauna selvatica e tante sono state le donazioni arrivate per migliorare il centro in Somaliland. Le sovvenzioni hanno contribuito a riunire i legislatori per rafforzare la legislazione sulla fauna selvatica e sulla silvicoltura in Somaliland contro il commercio illegale di animali selvatici e per consentire al governo di sviluppare parchi nazionali, aree protette e giardini d’inverno. Questa legge verrà presentata al Parlamento del Somaliland all’inizio di gennaio.

    Quest’anno il CCF è stato rappresentato all’incontro della Convention for MigratorySpecies (CMS), che è responsabile dell’African Big Cat Initiative (ACI) ed è stata celebrata anche la Giornata internazionale del ghepardo su una piattaforma internazionale della COP28 sul clima a Dubai.

    In Namibia, ricerca, conservazione ed educazione sono continuate a pieno ritmo. Il CCF ha partecipato ad un lavoro finanziato dall’Unione Europea suddiviso in 15 sovvenzioni per il progetto “Steambio” istituito presso il Centro tecnologico per le biomasse del CCF. Ciò ha visto molti partner andare e venire durante l’anno.

    Sfortunatamente diversi ghepardi sono stati catturati dagli agricoltori, la maggior parte è stata recuperata in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, delle Foreste e del Turismo e in seguito sono stati liberati quasi tutti.

    Anche quest’anno il CCF ha tenuto una campagna “One Health” durante la quale sono stati vaccinati quasi 3.000 cani (e gatti) domestici ed è stata insegnata la gestione e la salute del bestiame. Sono nati molti cuccioli dei cani da guardia e tanti allevatori hanno convissuto in perfetta armonia con i predatori.

    L’eco-turismo è andato alla grande grazie ai numerosi turisti che hanno visitato il lodge complimentandosi per l’operato del CCF.

    Purtroppo però i ghepardi sono ancora vittime del bracconaggio e del mercato illegale, senza dimenticare le trasformazioni dell’habitat naturale a causa dei cambiamenti climatici e della sempre maggiore antropizzazione dei territori che non sempre permette l’adeguata convivenza tra fauna, fauna selvatica e uomo.

    A breve poi un vertice in cui esperti e ricercatori cercheranno di trovare idee da mettere in campo per arginare la minaccia di estinzione alla quale il ghepardo potrebbe essere soggetto.

  • Sempre più in crescita i bilanci delle zoomafie

    Il 2023 si chiude con un ulteriore bilancio positivo per le zoomafie, delle quali abbiamo scritto anche in altre occasioni.

    Le corse clandestine dei cavalli sono una fonte importante di business anche se molti animali finiscono azzoppati e feriti e poi condotti al macello.

    I combattimenti tra cani rimane una delle attività più cruente, secondo il rapporto della Fondazione Antonino Caponnetto dal 1998 al 2022 sono stati sequestrati dagli interventi delle Forze dell’Ordine, più di 1400 cani, ma anche 120 galli da combattimento e quasi 600 persone sono state denunciate.

    Le zoomafie, le organizzazioni criminali, guadagnano anche con la vendita illecita di cuccioli di animali da compagnia portati, con documenti falsi, da altri paesi europei dell’Est ed ancora troppi piccoli per essere tolti alla madre. E’ un traffico milionario, supportato anche da internet.

    Vi sono stati anche alcuni  casi di canili che si sono appropriati dei fondi dei comuni, per la gestione dei cani randagi, e che invece hanno lasciato morire gli animali o li hanno tenuti in condizioni agghiaccianti.

    Oggi una nuova normativa europea, della quale vi abbiamo già infirmato e che si spera presto entri in vigore in tutti i paesi dell’Unione, dovrebbe dare un duro colpo a questo traffico che oltre a danneggiare economicamente gli acquirenti vede ogni anno morire moltissimi cuccioli durante il trasporto o appena sono stati venduti e assegnati alle famiglie.

    Il bracconaggio contribuisce, non solo in Italia, al traffico di quella fauna selvatica che per legge andrebbe protetta e che non è vendibile ma continuamente si trovano animali importati da altri paesi e detenuti illegalmente.

    Le zoomafie si occupano anche di allevamenti irregolari, di macellazione clandestina, di illegalità nella pesca e della contraffazione di alimenti di origine animale.

    La commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e ad altri illeciti alimentari finalmente si occuperà anche delle attività illecite delle zoomafie, speriamo che questo porti presto a notizie ancora più dettagliate che consentano un’operazione su larga scala per colpire tutta quella criminalità che guadagna sulle violenze agli animali.

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