Apple

  • La Commissione infligge ad Apple una multa di oltre 1,8 miliardi di euro per le norme abusive applicate dall’App store nei confronti dei fornitori di streaming musicale

    La Commissione europea ha multato Apple per oltre 1,8 miliardi di euro per aver abusato della propria posizione dominante sul mercato ai fini della distribuzione agli utenti iPhone e iPad (“utenti iOS”) di applicazioni di streaming musicale sul suo App store. In particolare, la Commissione ha constatato che Apple applicava restrizioni agli sviluppatori di app, impedendo loro di informare gli utenti iOS in merito alla disponibilità di servizi alternativi di abbonamento musicale meno costosi rispetto all’applicazione (“disposizioni anti-steering“): ciò è illegale ai sensi delle norme antitrust dell’UE.

    La decisione giunge alla conclusione che le disposizioni anti-steering di Apple costituiscono condizioni commerciali sleali che violano il trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE). Tali disposizioni non sono né proporzionate né necessarie alla tutela degli interessi commerciali di Apple in relazione all’App Store sui dispositivi smart mobili di Apple e incidono negativamente sugli interessi degli utenti iOS, impossibilitati a prendere decisioni consapevoli ed efficaci su dove e come acquistare abbonamenti musicali in streaming da utilizzare sul proprio dispositivo.

    La Commissione ha deliberato che l’importo totale della multa, pari a oltre 1,8 miliardi di euro, è proporzionato alle entrate globali di Apple ed è necessario per ottenere un effetto dissuasivo, intimando ad Apple di eliminare le disposizioni anti-steering e di astenersi dal ripetere l’infrazione o dall’adottare in futuro pratiche dall’oggetto o effetto equivalente.

  • La Commissione chiede pareri sugli impegni proposti da Apple

    La Commissione europea invita a presentare osservazioni sugli impegni proposti da Apple per rispondere alle riserve in materia di concorrenza relative alle restrizioni di accesso a una tecnologia standard utilizzata per i pagamenti senza contatto con dispositivi mobili nei negozi (Near-Field Communication — “NFC”).

    La Commissione ha concluso in via preliminare che Apple gode di un potere notevole sul mercato dei dispositivi mobili intelligenti e di una posizione dominante sui mercati dei portafogli mobili. Apple Pay è l’unica soluzione di portafoglio mobile che può accedere su iOS all’hardware e al software necessari (“input NFC”) per consentire pagamenti mobili nei negozi fisici, e Apple non lo mette a disposizione degli sviluppatori di applicazioni di portafogli mobili di terzi.

    Il 2 maggio 2022 la Commissione ha informato Apple del suo parere preliminare secondo cui tale comportamento preclusivo potrebbe limitare la concorrenza sul mercato dei portafogli mobili su dispositivi iOS, in violazione dell’articolo 102 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (“TFUE”).

    Per rispondere alle riserve della Commissione in materia di concorrenza, Apple ha proposto una serie di impegni, che rimarrebbero in vigore per dieci anni.

    La Commissione invita tutte le parti interessate a presentare il loro parere sugli impegni proposti da Apple entro un mese dalla pubblicazione di una sintesi di tali impegni nella Gazzetta ufficiale dell’UE.

  • Apple punta sulla rivale cinese di Foxconn per la produzione dell’iPhone

    Apple è pronta a scommettere su Luxshare Precison, società cinese rivale della taiwanese Foxconn, per la produzione di iPhone in Cina. Una mossa con la quale Cupertino punta a ridurre la sua dipendenza da Foxconn, che negli ultimi mesi ha creato non pochi problemi alla sua catena di produzione in seguito alle proteste per i lockdown da Covid all’iPhone City, così come è conosciuto l’impianto Foxconn di Zhengzhou.

    Citando alcune fonti, il Financial Times riporta che Apple si appresta a offrire a Luxshare il suo primo importante ordine per produrre i modelli premium dell’iPhone, concedendo di fatto alla società cinese la possibilità di colmare il gap di produzione creato da Foxconn dallo scorso novembre. Per la società di Taiwan si tratta di un duro colpo, inflitto fra l’altro dall’ex veterana di Foxconn Grace Wang. Proprio Wang è infatti la fondatrice di Luxshare, ritenuta fino a non molto tempo fa una rivale minore di Hon Hai, il nome con cui Foxconn è quotata a Taiwan. Finora Luxshare è stata ‘confinata’ alla produzione di AirPod. Ma anni di collaborazione e di formazione hanno reso Luxshare una protagonista del settore, convincendo anche Apple delle sue capacità di produzione tanto da continuare a rosicchiare a Foxcoon ordini nel corso degli anni. Ora Luxshare è arrivata al punto di strappare alla rivale la produzione di una fetta importante di iPhone 14 Pro Max, che già produce in quantità limitate.

    “Foxconn non ha potere di contrattare”, afferma Ivan Lam, analista di Counterpoint, riferendosi alle violente proteste degli ultimi mesi al suo impianto di Zhengzhou. «Guadagnare ordini per gli iPhone” premium è un “riconoscimento per l’impianto di produzione di Luxshare” a Kunshan, non lontano da Shanghai, aggiunge Lam. Altri osservatori mettono invece in evidenza come il caso di Luxshare mostra come l’allievo a un certo punto supera il maestro.

  • La Commissione europea ricorrerà contro la sentenza sul caso degli aiuti di Stato ad Apple in Irlanda

    La Commissione europea presenterà ricorso contro una sentenza del luglio 2020 del Tribunale dell’Unione europea (EGC) che ha annullato la decisione della Commissione dell’agosto 2016 secondo cui l’Irlanda ha concesso aiuti di Stato illegali ad Apple attraverso agevolazioni fiscali selettive.

    “La Commissione ritiene che nella sua sentenza il Tribunale abbia commesso una serie di errori di diritto. Per questo motivo, la Commissione sta portando la questione davanti alla Corte di giustizia europea “, ha dichiarato il commissario alla concorrenza, Margrethe Vestager.

    Fornire a determinate società multinazionali vantaggi fiscali non disponibili per i loro rivali danneggia la concorrenza leale nell’Unione europea, violando le norme sugli aiuti di Stato.

    “Dobbiamo continuare a utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per garantire che le aziende paghino la loro giusta quota di tasse. Altrimenti, le finanze pubbliche e i cittadini sarebbero privati ​​dei fondi per investimenti tanto necessari e la cui esigenza è ora ancora più forte per sostenere la ripresa economica dell’Europa”, ha sottolineato la Vestager.

    La EGC a luglio ha annullato la sentenza del 2016 della Commissione, che aveva stabilito che al gigante della tecnologia erano state concesse agevolazioni fiscali illegali da Dublino, perchè non c’erano prove sufficienti per dimostrare che Apple aveva violato le regole di concorrenza dell’UE.

    Secondo la Commissione, all’epoca della decisione, il gigante della tecnologia aveva beneficiato di “aiuti di Stato illegali”, dopo che l’Irlanda ha concesso vantaggi fiscali indebiti fino a 13 miliardi di euro ad Apple, consentendo a quest’ultima di pagare sostanzialmente meno tasse rispetto ad altre imprese, tra il 2003 e il 2014.

    Tuttavia, il governo irlandese ha sostenuto che Apple non doveva rimborsare le tasse, poiché quella perdita di introiti da tasse è servita a rendere l’Irlanda una posto attraente per le grandi aziende.

  • Apple sotto la lente della Commissione per violazione delle regole di concorrenza dell’UE

    La Commissione europea ha avviato due indagini antitrust sulle App Store e Pay di Apple per valutare se le pratiche violano le regole di concorrenza dell’UE. Margrethe Vestager, responsabile per il digitale e per la politica di concorrenza della Commissione, ha dichiarato di voler meglio rendersi conto delle regole delle due App del colosso di Cupertino per garantire la loro conformità al diritto europeo e perché non distorcano la concorrenza nei mercati in cui Apple è presente con altri sviluppatori di app, come il suo servizio di streaming musicale Apple Music o con Apple Books.

    L’inchiesta ha fatto seguito alle denunce presentate da Spotify e da un distributore di e-book/audiolibri che ha accusato Apple di limitare la scelta dei consumatori abusando della sua posizione dominante nel mercato della musica online attraverso il servizio Apple Music e di addebitare, di conseguenza, una commissione del 30% sugli ebook venduti tramite l’App Store. Il gigante della tecnologia consente agli utenti di scaricare solo app native (non basate sul Web) tramite l’App Store, ponendo gravi restrizioni alla distribuzione di altre app e privando gli utenti di possibilità di acquisto alternative più economiche al di fuori delle app.

    Inizialmente Apple ha espresso tutta la sua delusione per la mossa attuata dalla Commissione perché in questo modo avrebbe dato retta a denunce infondate partite da una manciata di aziende che vorrebbero semplicemente adoperare il servizio in maniera gratuita senza seguire le regole come fanno tutti. Successivamente ha corretto il tiro dichiarando al canale web The Verge di accogliere con favore l’opportunità di dimostrare alla Commissione Europea il suo obiettivo, e cioè garantire ai propri clienti di avere accesso alla migliore app o servizi a loro scelta, in un ambiente sicuro e protetto.

    A seguito dell’annuncio della Commissione, Spotify ha accolto con favore la decisione, scrivendo sul suo sito Time to Play Fair: “Oggi è una bella giornata per i consumatori, per Spotify e gli altri sviluppatori di app in Europa e nel mondo. Il comportamento anticoncorrenziale di Apple ha intenzionalmente svantaggiato i competitor e ha privato i consumatori di scelte significative per troppo tempo”.

  • Amazon amplia la propria offerta di prodotti Apple

    Amazon ha annunciato di aver stretto un accordo che consentirà al colosso dell’e-commerce di vendere un maggior numero di prodotti Apple, in tempo per la stagione di acquisti natalizi. L’intesa, annunciata nei giorni scorsi, prevede che nelle prossime settimane diversi prodotti col marchio della Mela entrino nei siti Amazon in Usa, Giappone, India e Paesi europei tra cui l’Italia.

    Amazon metterà in vendita i nuovi dispositivi hi-tech di Apple, dagli iPhone Xr e Xs all’iPad Pro, passando per l’ultima edizione dell’Apple Watch. Escluso dall’accordo è invece lo speaker da salotto HomePods, di cui Amazon produce e vende un diretto rivale, l’altoparlante Echo. Al momento sul portale di Jeff Bezos i prodotti di Apple sono presenti solo tramite venditori di terze parti, mentre la vendita diretta è limitata ad alcuni computer Mac e alle cuffie Beats.

    “Siamo costantemente al lavoro per migliorare l’esperienza del cliente, e uno dei modi in cui lo facciamo è aumentare la selezione dei prodotti che i clienti desiderano”, ha commentato un portavoce di Amazon.

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