Armi

  • Diritto e dovere di difesa

    Una domanda semplice semplice: la Russia aveva il diritto di invadere l’Ucraina e semi distruggerla senza neppure avere dichiarato guerra?

    Se la risposta è sì Putin aveva il diritto e ha fatto bene a perseguire i suoi presunti o veri interessi, scaturisce una seconda domanda: è lecito in un’azione militare, che è una guerra dichiarata su tutto il territorio ucraino, compiere quelli che il diritto internazionale definisce crimini di guerra? Parliamo di distruzione di case di civile abitazione, scuole, ospedali e di lasciare centinaia di migliaia di persone senza riscaldamento, acqua, luce, cibo e di sparare sui civili inermi?

    Se anche questa volta la risposta è sì chiunque abbia risposto affermativamente è un criminale di guerra tale e quale a coloro che hanno comandato o materialmente commesso questi delitti.

    Se alla prima domanda la risposta è no, Putin non aveva il diritto di invadere l’Ucraina, la seconda domanda è: gli ucraini hanno il diritto di difendersi o il dovere di soccombere perdendo libertà ed indipendenza?

    Se Putin non aveva il diritto di invadere l’Ucraina e gli ucraini hanno il diritto di difendere se stessi, le loro famiglie, la loro libertà ed indipendenza come possono farlo se non hanno le armi sufficienti per fermare i cannoneggiamenti, i missili a lunga gittata, le bombe al fosforo e a grappolo?

    Essere pacifici e cioè vivere rispettando gli altri, credendo nel dialogo, operando per la pace non vuole dire accogliere a braccia aperte chi ti entra in casa e si appropria della tua vita.

    Difendere gli ucraini è insieme un dovere ed un diritto e a chi pensa il contrario auguro di non trovarsi mai nella vita a incontrare i tanti Hitler e Putin che vivono purtroppo anche tra noi.

  • Il potente esercito russo che ancora non si vede nell’attacco all’Ucraina

    Qual è la strategia di Guerra di Putin? E’ acclarato che l’esercito russo sia uno dei più forniti e potenti al mondo ma nell’attacco all’Ucraina Mosca non sta usando armi di ultimissima generazione, di cui è dotata avendo investito molti milioni di euro per l’acquisto e la produzione, manda al fronte giovani soldati e non adopera l’aviazione. Da più parti ci si chiede quali siano le vere intenzioni di Putin.

    Secondo il Global Firepower, l’indice che stabilisce la forza militare dei Paesi del mondo, come riporta Wall Street Italia, la Russia può vantare un esercito addestrato alla guerra sotto ogni aspetto. Negli ultimi venti anni, ha investito enormi risorse economiche: 154 miliardi di dollari all’anno per la Difesa, creando un esercito moderno e tecnologico.

    Inoltre l’ex Ministro della Difesa, Anatoly Serdyukov, nel 2008 e l’attuale Ministro, Sergey Shoigu, hanno portato avanti un vero a proprio restyling dell’esercito russo che oggi consta di 4 distretti militari:

    Occidentale: con quartier generale a San Pietroburgo con 34.000 soldati e circa 300 carri armati; Meridionale: con quartier generale a Rostov con 100.000 soldati e circa 2.800 tra carri armati e mezzi blindati;

    Centrale: con quartier generale ad Ekaterinburg con 30.000 soldati e circa 1.200 tra carri armati e mezzi blindati;

    Orientale: con quartier generale a Chabarovsk con oltre 4.500 carri armati.

    In totale, le armate sono 11 e i soldati sono complessivamente 280mila. A questi si aggiungono:

    17mila uomini degli Spetsnaz divisi in 7 brigate indipendenti;
    45mila truppe aviotrasportate divise a loro volta in due da assalto aereo e quattro brigate con un reggimento per la ricognizione.

    Senza dimenticare gli attacchi informatici mirati e una potentissima macchina per la propaganda al servizio del regime.

    In caso di guerra, la Russia può fare affidamento su un armamentario di ultimissima generazione. Oltre alle forze di terra pari a 1.350.000 uomini dispone di:

    4.173 forze aerospaziali;
    320 missili e 1.181 testate strategiche;
    605 forze navali;

    12.420 carri armati.

    I carri armati russi, i T-90 (non adoperati nell’attacco all’Ucraina), sono considerati i mezzi blindati più potenti e forti al mondo. E non sono da meno i mille nuovi aerei in dotazione, i SU-35S mandati in parte in Bielorussia per le esercitazioni militari congiunte.

    Ad oggi, il 92% dei piloti e il 62% dei militari della Marina ha precedenti esperienze in teatri di guerra.

    Sul fronte servizi segreti, oltre al noto KGB (protagonista anche in tante pellicole cinematografiche), la Russia si avvale anche delle operazioni 4 agenzie di sicurezza/spionaggio:

    GRU (traducibile in italiano con Direttorato principale per l’informazione) che si occupa anche di spionaggio estero; FSB (Servizio Federale di Sicurezza) che garantisce la sicurezza della Russia con attività di spionaggio, controspionaggio e antiterrorismo e sicurezza interna e si compone di circa 260-270.00 uomini; SVR (Spionaggio Estero Civile). I suoi uomini all’estero risiedono principalmente in ambasciate e consolati, e spesso hanno lo status di personale diplomatico; FSO (Servizio di Protezione Federale). Si occupa della sicurezza presidenziale, di alte personalità e luoghi sensibili, si compone di circa 50.000 elementi. Non si conosce il numero delle persone impiegate.

    La FAPSI (Agenzia Federale per le Comunicazioni e le Informazioni di Governo) invece si occupa di sicurezza e della crittografia delle comunicazioni istituzionali di “alto livello”, oltre alle intercettazioni e all’analisi dei segnali, sia tra le persone (radio) che tra le macchine (computer).

    Il PowerIndex della Russia, determinato dal numero del personale militare rapportato alla popolazione, è formato da:

    142.122.776 popolazione totale;

    3.586.128 numero complessivo personale militare in servizio;

    4.078 aerei totali;

    1.485 aerei da combattimento;

    21.932 carri armati;
    352 navi tra cui una portaerei;
    44 miliardi di dollari per la Difesa.

  • Vadano loro

    Egregio Direttore,

    nella maggior parte dei Paesi del mondo si sono svolte e si svolgono manifestazioni per chiedere che il presidente Putin fermi le armi che stanno distruggendo la vita e le case, il futuro di cittadini inermi. Credo che solo in Italia si siano svolte manifestazioni per chiedere che non si forniscano armi di difesa agli ucraini. A tutti coloro che nelle scorse ore, mentre è in atto la continua distruzione e morte di un popolo, hanno chiesto che non siano inviate armi in Ucraina, negandole così il legittimo diritto a difendersi, a difendere la propria libertà e la vita di milioni di civili, rivolgiamo un fermo invito: vadano loro a fare da scudo umano contro le bombe di Putin, i missili, la minaccia nucleare. Vadano in Ucraina e vadano anche a Mosca a ripristinare quelle emittenti chiuse dal regime, vadano a Mosca a manifestare per il cessate il fuoco e la pace. Vadano a Mosca, Landini e tutti gli altri per capire, finalmente, qual è la differenza tra uno Stato democratico e liberale, che li lascia parlare in piazza anche quando dicono pericolose idiozie, e uno Stato che vive sotto il regime violento ed irresponsabile di Putin, una dittatura che non conosce le parole libertà e rispetto degli altri. Vadano nelle carceri a incontrare le migliaia di cittadini russi incarcerati proprio perché, nelle piazze, chiedevano la pace e dicevano no alla guerra.

    Lettera pubblica su La Libertà di Piacenza domenica 6 marzo 2022

  • Mosca abbatte satellite con un razzo e desta l’ira degli Usa

    Prove di ‘guerre spaziali’ per la Russia e di rimando ira degli Usa. Mosca lunedì 15 novembre ha condotto un test missilistico terra-spazio in cui ha abbattuto “con successo” un satellite di era sovietica, lo Tselina-D. Prima però che il ministero della Difesa annunciasse il risultato del test, Washington ha accusato la Russia di aver creato una pericolosissima nuvola di detriti, tanto da aver costretto gli astronauti presenti sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss) a cercare rifugio nel modulo Soyuz fino al cessato allarme.

    “Il test ha generato finora più di 1.500 frammenti orbitali tracciabili e centinaia di migliaia di pezzi di detriti orbitali più piccoli che ora minacciano gli interessi di tutte le nazioni”, ha tuonato il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price. A fargli eco il capo della Nasa Bill Nelson. “Con la sua lunga e blasonata storia nel volo spaziale umano, è impensabile che la Russia metta in pericolo non solo gli astronauti americani e internazionali sulla Iss ma anche i propri cosmonauti, così come i ‘taikonauti’ cinesi a bordo della stazione spaziale cinese”, ha detto in una dichiarazione. Price ha descritto la mossa russa come “pericolosa e irresponsabile” e tutto ciò dimostra quanto “le affermazioni russe di volersi opporre all’armamento dello spazio sono false e ipocrite”.

    Le accuse però sono state nettamente smentite da tutte le autorità russe. A ribattere con la stessa moneta è stato il ministro degli Esteri Serghei Lavrov. “Affermare che la Federazione Russa crei rischi alle attività di natura pacifica dello spazio è quantomeno un’ipocrisia”, ha dichiarato. Washington ha esortato Mosca “a sviluppare norme universali di esplorazione spaziale”, ha ricordato Lavrov, “tuttavia, per qualche ragione, ignora per anni l’iniziativa di Russia e Cina sulla stesura di un trattato per prevenire una corsa agli armamenti nello spazio”. Il punto, dunque, è sempre lo stesso: gli scatti in avanti nello sviluppare nuove tecnologie offensive. Il Cremlino ha duramente criticato la creazione (decisa da Donald Trump) della ‘Space Force’ americana. E ad un’azione, in questi casi, corrisponde sempre una reazione.

    Il test di Mosca andrebbe dunque letto in quest’ottica: non restare indietro e al tempo stesso mandare un messaggio. “Gli Stati Uniti sanno bene che i frammenti creati in seguito al test missilistico, in termini di parametri dell’orbita, non hanno rappresentato e non rappresenteranno alcuna minaccia per le stazioni orbitali, i satelliti e l’attività spaziale”, ha ribadito il ministero della Difesa in una nota. Per la Nato, rassicurazioni vuote. Il test è stato infatti bollato come un “atto sconsiderato”. “Questo dimostra che la Russia sta sviluppando nuove armi che possono abbattere satelliti”, ha notato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Il messaggio, insomma, è arrivato forte e chiaro.

     

     

  • Torna Militalia, la Fiera del collezionismo militare

    Il 30 e 31 ottobre 2021, presso il Parco Esposizioni Novegro – Milano/Linate Aeroporto, si svolgerà la 68a edizione di Militalia, la Fiera del collezionismo militare.

    L’edizione è dedicata alla memoria del Milite Ignoto nel centenario della sua traslazione all’Altare della Patria in Roma (1921-2021)

    All’inaugurazione, il 30 ottobre alle ore 11, Interverrà il 2° Capo scelto Salvatore Girone che insieme al Lgt. Massimiliano Latorre è stato al centro del caso dei nostri Marò in India. Partecipa la Fanfara dell’Ass. Naz. Bersaglieri “Luciano Manara”.

  • Intervista ad Andrea Revel Nutini, Presidente della Fondazione ‘Principessa Laetitia Onlus” e vicepresidente del “Comitato Difesa legale Possessori di Armi”

    1. Nel mondo ci sono milioni di bambini che non possono né studiare ne giocare, nella sua esperienza come presidente della Fondazione ‘Principessa Laetitia’ qual è la reale situazione oggi in Italia?

    Oggi la situazione Italiana è differente anche se tutt’altro che ottimale soprattutto se si considera che siamo un paese “civile”. Non per tutti i bambini è possibile l’accesso ai giochi ed all’istruzione, per inefficienza di molti edifici scolastici, per la povertà economica che sta ridiventando una terribile scriminante, per il totale disinteresse di gran parte delle istituzioni, per le famiglie e perché i costi dello studio stanno diventando proibitivi. I nostri bambini, il nostro futuro, patiscono di riflesso povertà e conflitti sociali, sviluppando anche numerose patologie, e questo davvero non dobbiamo permetterlo!  I recenti terribili scandali sono uno spaccato di un sistema sociale che non funziona più. I bambini sono e saranno le più grandi vittime di in mondo che lasciamo disfunzionare, mentre dovremmo preoccuparci di offrire loro un futuro meno sclerotizzato, meno legato a categorie decise da adulti maniaci del controllo, un mondo di creatività e semplicità che oggi abbiamo perduto. Ciò che noi adulti accettiamo per paura o per fede sociale e politica per un bambino è spesso incomprensibile. Così come è incomprensibile per me come nel 2021 si stia ancora parlando di bambini che non possono studiare né giocare!

    2. Perché è importante che i bambini possano crescere anche attraverso il gioco?

    Oggi risponderei che intanto i bambini devono poter semplicemente crescere, e spesso non è così! Il gioco è la chiave per l’ingresso nel mondo degli adulti; è il primo approccio con le regole, ma intese come codici di gioco, come spazi ove giocando ci si comincia a confrontare, spazi che oggi troppo spesso mancano. Giocare porta naturalmente i bambini a comprendere quello che sarà il loro approccio futuro al mondo. Oggi la forte insicurezza sociale nega loro spazi di gioco sicuri, possibilità di scoprire la città senza rischiare, costringe le famiglie a soffocarli di attività sostitutive che li imprigionano. Io personalmente ritengo che sia necessario anche il “tempo” per la noia, per la riflessione, per l’elaborazione, specialmente per un bambino, al posto di folli corse tra un corso e l’altro, o tra uno sport e l’altro, che magari piace più ai genitori che ai figli. Rimpiango le mie ore in poltroncina da bambino, seduto a pensare alle cose viste e scoperte in un solo giorno. I bambini che vedo ogni settimana mi raccontano questo.

    3. Lei ha vissuto in diversi paesi nel mondo, quali sono le esperienze che le saranno utili come futuro amministratore comunale per dare un nuovo corso a Torino, città che da anni vive pesanti conflitti sociali?

    Torino è da sempre stata un immenso laboratorio di idee, di innovazione, di moda e di contenuta eleganza. Ma è stata anche una città di grandi conflitti sociali, oggi esplosi specie per colpa di un totale abbandono delle periferie e della scomparsa del lavoro. Come in molte città americane anche a Torino si creano ghetti dove in realtà non dovrebbero esserci, e si lavora a due velocità riportando odi di classe spesso per soli fini politici. Credo che la prima ricetta sia la dignità del lavoro, scomparso con la perdita delle grandi fabbriche e con l’attuale politica assistenziale. Ma la creazione del lavoro passa dal sostegno ai lavoratori alle piccole ditte, agli artigiani, alla micro impresa tramite misure di aiuto concreto che dovrebbero essere destinati anche ai proprietari dei muri ove queste attività rinascono. Io credo nel decoro urbano, nel senso di creare spazi anche per chi oggi è in profonda difficoltà, per ridare “dignità” a tutti, per costruire una città moderna ma a misura d’uomo. Torino può essere un’enorme risorsa turistica, gastronomica, di innovazione, ma occorre assolutamente un totale rinnovamento in tempi brevi. Le soluzioni e gli spazi esistono ma ci vuole una precisa e veloce volontà politica che oggi invece va assolutamente nel senso opposto.

    4. In Italia è aumentata la percezione del pericolo e molti sono gli italiani che per motivi diversi sono possessori di armi, ritiene che dovrebbe essere consigliato o resa obbligatoria una verifica annuale, in un centro autorizzato, per rinfrescare le norme da rispettare e per una sessione di tiro?

    Domanda molto interessante, in un ambito che davvero conosco molto bene. Oggi il possesso delle armi in Italia è sottoposto a strette regolamentazioni, molto maggiori di quanto non raccontino i poco informati media. Ci sono visite e certificati medici, ci sono draconiani controlli da parte delle Forze dell’Ordine e purtroppo anche frequentissimi abusi di discrezionalità nei confronti dei cittadini a fronte di una casistica di incidenti e delitti quasi irrilevante. Lo ha dimostrato un recentissimo studio dell’Università La Sapienza di Roma, davvero approfondito, che ho raccontato recentemente in due differenti convegni. L’incidenza nei delitti con armi da parte dei legali possessori (che sono quasi 5 milioni in Italia con meno di un milione di porti d’arma o meglio licenze prevalentemente di “trasporti” d’arma) è inferiore al 3%. Questo di fronte a numeri infinitamente maggiori di delitti compiuti con armi illegali, che sono il vero drammatico problema. L’italiano, per dirla semplicemente, per difesa non spara quasi mai e quando lo fa viene messo sotto processo in modi più brutali di quelli riservati agli stessi delinquenti. Rispondendo alla domanda in termini di “allenamento”, moltissimi lo fanno, e lo vedo essendo istruttore di tiro, ed è giusto dire che fatti delittuosi ove il cittadino si sia difeso colpendo persone estranee fondamentalmente non esistono. Credo che sia necessario semplificare la complicatissima normativa vigente, spesso contraddittoria, e prevedere differenti licenze e situazioni specifiche, queste sì vincolate a frequenze in poligono. Ma questa materia va innovata con la partecipazione di veri esperti e non solo di meri burocrati, come avviene ora.

    5. Cosa non funziona a suo avviso nella normativa sull’autodifesa?

    Il problema è la discrezionalità. Ovvero non il concetto stesso, che è compito dell’autorità giudiziaria, ma come esso viene interpretato. Ciò che avviene realmente in una situazione di pericolo estremo, intendo dire le reazioni fisiche, i mutamenti di percezione, la paura, la velocità con il quale un delinquente motivato può uccidere, è davvero sconosciuto ai più. Il problema reale non è “quanto” mi difendo ma “perchè e dove” mi difendo, poichè la prima vita a dover essere tutelata è quella della vittima e quella dei suoi cari. Bisognerebbe portare i legislatori in un campo di tiro a provare delle simulazioni per dare loro un barlume di comprensione. Oggi la delinquenza è feroce, motivata ed abituata all’impunità ed il mondo è profondamente cambiato, e lo Stato percepito è come assente, ma nessuno pare volersene occupare.

    Inoltre la recente riforma ha fondamentalmente escluso la tutela degli animali domestici, che ormai quasi tutte le famiglie hanno, oggi considerati esseri senzienti e non persone o beni, e già lo scorso anno avevamo sensibilizzato su questo tema, ma senza successo. Speriamo presto di poter portare questo importante tema.

  • More guns than people: Why tighter U.S. firearms laws are unlikely

    WASHINGTON (Reuters) – President Joe Biden announced limited measures to tackle gun violence in the United States last week, but more ambitious steps will be harder to enact despite widespread public support.

    Here are some facts about gun violence in the United States:

    HOW MANY AMERICANS OWN GUNS?

    With about 121 firearms in circulation for every 100 residents, the United States is by far the most heavily armed society in the world, according to the Geneva-based Small Arms Survey, a research group.

    However, gun ownership is becoming less common across the country. One in three U.S. households owned firearms in 2016, down from nearly half in 1990, according to the RAND Corp think tank. Ownership varies significantly by state: 66% of Montana households owned firearms, compared with just 8% in New Jersey.

    WHAT SORT OF LAWS GOVERN FIREARMS?

    The Second Amendment of the U.S. Constitution enshrines the “right to bear arms,” which the Supreme Court has interpreted to allow individuals to keep handguns at home for self-defense. The conservative-leaning court may soon decide whether gun owners can carry guns outside the home.

    The federal government requires most gun buyers to clear a criminal background check and tightly regulates ownership of machine guns, which are fully automatic, and silencers.

    Most other gun laws are set at the state level, where policies vary widely here.

    Many Democratic-dominated states have tightened their laws in recent years.

    California, for example, has banned military-style semi-automatic “assault weapons” and large-capacity magazines and has the most robust “red flag” system, which allows authorities to take firearms away from people determined to be dangerous.

    The state also prohibits people from carrying loaded firearms in public — a practice known as “open carry” — and gun owners must get a permit before carrying a concealed loaded weapon.

    Gun laws are much more permissive in rural states, including Idaho, Kentucky and Wyoming.

    Mississippi has the most permissive U.S. laws, according to the Giffords Law Center, a gun-control group. Residents of that state do not need a permit to carry loaded weapons, whether openly or concealed, and sales of “assault weapons” and large-capacity magazines are legal. Buyers do not face waiting periods and the state does not have a red-flag law.

    Mississippi and 28 other states also have enacted “Stand Your Ground” laws that allow people to use deadly force when they feel threatened.

    WHAT IMPACT DOES THIS HAVE?

    Americans aren’t necessarily more violent than other cultures – but their disputes are more likely to turn deadly, expert say.

    University of Iowa criminology professor Mark Berg found the rates of assault in the United States are similar to other countries, but homicide rates are higher due to the prevalence of guns.

    Firearms were a factor in 39,740 U.S. deaths in 2018, according to the Centers for Disease Control and Prevention (CDC), similar to the number caused by motor-vehicle accidents. Suicides account for six out of 10 gun deaths.

    WILL GUN LAWS CHANGE?

    Gun rights are one of the most divisive issues in American politics. Supporters see firearms as an important tool for self-defense, target shooting and hunting, as well as a powerful symbol of individual rights. Critics say America’s permissive approach leads to tens of thousands of deaths each year.

    High-profile mass shootings have increased public pressure to tighten regulations. Most Americans support here tougher gun laws, according to Reuters/Ipsos polling, but Washington has done little to address the problem in recent years.

    One reason: Small, rural states where gun ownership is widespread have disproportionate influence in the U.S. Senate, where a supermajority of 60 votes is needed to advance most legislation in the 100-seat chamber.

    The Democratic-controlled House of Representatives passed legislation expanding background checks last month, but it faces long odds in the Senate, which is split 50-50 between the two parties.

    With Congress deadlocked, presidents have acted on their own.

    After a 2018 mass shooting in Las Vegas that killed 58 people, then-President Donald Trump banned “bump stocks” that allow semi-automatic rifles to fire at a rate similar to automatic ones.

    But Trump, a Republican, also made it easier for people with mental illness to buy guns.

    Biden, a Democrat, aims to tighten regulations on self-assembled “ghost guns” that currently can be sold without serial numbers or background checks and to make it easier for states to adopt red-flag laws.

    CHANGING POLITICS?

    The political landscape may be changing. The National Rifle Association (NRA) has been one of the most influential gun rights lobbying groups in Washington for decades, but has been hobbled in recent years by infighting. The group recently filed for bankruptcy in an attempt to stave off a legal challenge in New York.

    The NRA gave $30 million to candidates in the 2020 presidential and congressional elections, down from $55 million in 2016, according to the Center for Responsive Politics.

    Meanwhile, advocacy groups like Moms Demand Action that back stronger restrictions have stepped up lobbying expenses over the past decade, though they still trail gun-rights groups as a whole.

    Reporting by Andy Sullivan; Additional reporting by Lawrence Hurley; Editing by Scott Malone and Jonathan Oatis

  • North Korean hackers stole more than $300 million to pay for nuclear weapons, says confidential UN report

    New York (CNN) North Korea‘s army of hackers stole hundreds of millions of dollars throughout much of 2020 to fund the country’s nuclear and ballistic missile programs in violation of international law, according to a confidential United Nations report.

    The document accused the regime of leader Kim Jong Un of conducting “operations against financial institutions and virtual currency exchange houses” to pay for weapons and keep North Korea’s struggling economy afloat. One unnamed country that is a member of the UN claimed the hackers stole virtual assets worth $316.4 million dollars between 2019 and November 2020, according to the document.

    The report also alleged that North Korea “produced fissile material, maintained nuclear facilities and upgraded its ballistic missile infrastructure” while continuing “to seek material and technology for these programs from overseas.”

    North Korea has for years sought to develop powerful nuclear weapons and advanced missiles to pair them with, despite their immense cost and the fact that such a pursuit has turned the country into an international pariah barred by the UN from conducting almost any economic activity with other countries.

    The UN investigators said one unnamed country assessed that it is “highly likely” North Korea could mount a nuclear device to a ballistic missile of any range, but it was still unclear if those missiles could successfully reenter the Earth’s atmosphere.

    The report was authored by the UN Panel of Experts on North Korea, the body charged with monitoring the enforcement and efficacy of sanctions levied against the Kim regime as punishment for its nuclear weapons and ballistic missile development.

    Details from the report, which is currently confidential, were obtained by CNN through a diplomatic source at the United Nations Security Council, who shared portions of the document on the condition of anonymity. The Panel’s report is comprised of information received from UN member countries, intelligence agencies, the media and those who flee the country — not North Korea itself. These reports are typically released every sixth months, one in the early fall and another in early spring.

    It’s unclear when this report will be released. Previous leaks have infuriated China and Russia, both members of the UN Security Council, leading to diplomatic standoffs and delays.

    North Korea’s mission to the United Nations did not respond to CNN’s request for comment, but the claims in the report are in line with recent plans laid out by Kim. At an important political meeting last month, Kim said that North Korea would work to develop new, advanced weapons for its nuclear and missile programs, like tactical nuclear weapons and advanced warheads designed to penetrate missile defense systems to deter the United States, despite the rapport he developed with former US President Donald Trump.

    Trump attempted to get Kim to give up his pursuit of nuclear weapons through high-level diplomacy, betting that his negotiating skills could help him achieve where past Presidents had failed. Trump became the first sitting US president to meet a North Korean leader in 2018 and then met him two more times, but failed to convince the young North Korean dictator to stop pursuing nuclear weapons.

    It is unclear how exactly US President Joe Biden will move forward, though his aides have made it clear that allies South Korea and Japan will be heavily involved. Jake Sullivan, Biden’s national security adviser, said last week that the administration is conducting a policy review and that he would not “get ahead of that review” in public.

    A new source of income

    The UN panel found that North Korea’s stringent Covid-19 border controls have affected the regime’s ability to bring in much needed hard currency from overseas. Pyongyang uses complex sanctions-evading schemes to keep its economy afloat and get around the stringent UN sanctions.

    Coal has historically been one of North Korea’s most valuable exports — the Panel’s 2019 report found that Pyongyang collected $370 million by exporting coal, but shipments since July 2020 appear to have been suspended.

    That is likely because North Korea severed almost all of its ties with the outside world in 2020 to prevent an influx of coronavirus cases, including cutting off almost all trade with Beijing, an economic lifeline the impoverished country needs to keep its people from going hungry. While that decision appears to have kept the pandemic at bay, it has brought the North Korean economy closer to the brink of collapse than it has been in decades.

    Devastating storms, the punishing sanctions and the pandemic pummeled North Korea’s economy in 2020, and experts. Experts believe that North Korea may be further relying on its hackers to bring in revenue during the pandemic because of the border closures.

    Cooperation with Iran

    The report cited multiple unnamed nations who claimed that North Korea and Iran reengaged cooperation on long-range missile development projects, including trading critical parts needed to develop these weapons. North Korea successfully test-fired three intercontinental-range ballistic missiles (ICBM) in 2017 and paraded a gargantuan, new ICBM at a public event in October.

    Iran’s pursuit of similar technology and its current arsenal of ballistic missiles is a major flashpoint in Tehran’s long-running disputes with various Arab neighbors and the United States. Saudi Arabia and other Gulf Arab countries have called for the curbing of Iran’s ballistic weapons, but Iran’s leaders have repeatedly said the arsenal is not up for negotiation.

    Tehran appeared to deny that it was working with North Korea on missile technology. The report included comment from Iran’s UN Mission, which claimed in December that the UN Panel of Experts was given “false information and fabricated data may have been used in investigations and analyses of the Panel.”

  • US, Russia extend New START nuke arms treaty

    Washington and Moscow to move ahead with strategic stability talks and new phase of arms control

    The United States and Russia officially extended the New START nuclear arms-control treaty for five years on February 3.

    US Secretary of State Antony Blinken said the extension is a first step on making good on US President Joe Biden’s pledge to keep the American people safe from nuclear threats by restoring US leadership on arms control and nonproliferation.

    Russian lawmakers quickly approved the extension of the New START treaty on January 27, a day after a phone call between Biden and Russian President Vladimir Putin during which they agreed to complete the necessary extension procedures in the next few days.

    Extending the New START Treaty ensures the US has verifiable limits on Russian intercontinental ballistic missiles (ICBMs) and submarine-launched ballistic missiles (SLBMs), and heavy bombers until February 5, 2026, Blinken said on February 3. “The New START Treaty’s verification regime enables us to monitor Russian compliance with the treaty and provides us with greater insight into Russia’s nuclear posture, including through data exchanges and onsite inspections that allow US inspectors to have eyes on Russian nuclear forces and facilities,” he said, adding that the US has assessed Russia to be in compliance with its New START Treaty obligations every year since the treaty entered into force in 2011.

    “Especially during times of tension, verifiable limits on Russia’s intercontinental-range nuclear weapons are vitally important. Extending the New START Treaty makes the United States, US allies and partners, and the world safer. An unconstrained nuclear competition would endanger us all,” the new US Secretary of State said.

    He noted that Biden has made clear that the New START Treaty extension is only the beginning of the US Administration’s efforts to address 21st century security challenges. Blinken said Washington will use the time provided by a five-year extension of the New START Treaty to pursue with Moscow, in consultation with Congress and US allies and partners, arms control that addresses all of its nuclear weapons. “We will also pursue arms control to reduce the dangers from China’s modern and growing nuclear arsenal. The United States is committed to effective arms control that enhances stability, transparency and predictability while reducing the risks of costly, dangerous arms races,” he said.

    He stressed, however, that the decision to extend the nuke treaty does not mean that the US is not concerned about Russia. “Just as we engage the Russian Federation in ways that advance American interests, like seeking a five-year extension of New START and broader discussions to reduce the likelihood of crisis and conflict, we remain clear eyed about the challenges that Russia poses to the United States and the world. Even as we work with Russia to advance US interests, so too will we work to hold Russia to account for adversarial actions as well as its human rights abuses, in close coordination with our allies and partners,” Blinken said.

    Dmitri Trenin, director of the Carnegie Centre in Moscow, said with the New START having won a five-year extension, US and Russia need to move ahead with strategic stability talks and new phase of arms control. “These issues being existential, they must be protected from extraneous irritants, such as domestic politics in both countries,” Trenin wrote in a tweet, adding, “There’re other battlefields for that”.

  • L’Italia cessa il business delle forniture militari ad Arabia Saudita ed Emirati

    Prima di spirare il secondo governo Conte ha deciso di revocare, dopo 18 mesi di sospensione, l’export di missili e bombe d’aereo verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, fermando definitivamente le forniture autorizzate negli ultimi anni, relative ad ordigni utilizzati nella sanguinosa guerra dello Yemen. Le licenze erano state rilasciate dopo l’inizio del conflitto e rimane in vigore la sospensione a concedere a questi Paesi nuove licenze per tali armamenti. A dare per prima la notizia è stata la Rete Italiana Pace e Disarmo, secondo cui il provvedimento riguarda almeno 6 diverse autorizzazioni già sospese con decisione presa a luglio 2019, tra le quali la licenza MAE 45560 decisa verso l’Arabia Saudita nel 2016 durante il governo Renzi (relativa a quasi 20mila bombe aeree della serie MK per un valore di oltre 411 milioni di euro). A confermare ufficialmente il provvedimento è stato poi il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che lo ha definito “un atto doveroso, un chiaro messaggio di pace che arriva dal nostro Paese”. “La nostra azione di governo è ispirata da valori e principi imprescindibili”, ha sottolineato il ministro in un post Facebook.

    Secondo le elaborazioni di Rete Pace Disarmo e Opal la revoca decisa dall’esecutivo andrà a cancellare la fornitura di oltre 12.700 ordigni. Le Ong celebrano l’atto di “portata storica”, conseguenza della “pressione della società civile”, che “avviene per la prima volta nei 30 anni dall’entrata in vigore della Legge 185 del 1990 sull’export di armi”. “Le nostre organizzazioni Amnesty International Italia, Comitato Riconversione RWM per la pace ed il lavoro sostenibile, Fondazione Finanza Etica, Medici Senza Frontiere, Movimento dei Focolari, Oxfam Italia, Rete Italiana Pace e Disarmo, Save the Children Italia insieme ai partner internazionali European Center for Constitutional and Human Rights e Mwatana for Human Rights esprimono grande soddisfazione per questo risultato, da loro fortemente richiesto, che diventa operativo in queste ore”, recita il comunicato.

    In una nota dei senatori M5S della Commissione Esteri di Palazzo Madama, il Movimento rivendica la responsabilità della “bellissima notizia”. “Un importante gesto di civiltà”, si legge, “il cui merito va al ministro Luigi Di Maio, al sottosegretario Manlio Di Stefano, al Movimento 5 Stelle che lo chiede da anni e alle campagne di pressione della società civile”.

    La decisione del governo era attesa, visto che la sospensione non può durare oltre 18 mesi e le condizioni in Yemen non permettevano di cancellarla. La mossa arriva dopo che la nuova amministrazione Usa ha deciso di sospendere, temporaneamente, la vendita di armi all’Arabia Saudita e di caccia F-35 agli Emirati Arabi Uniti, spiegandola come una “misura di routine amministrativa” nell’ambito delle “revisioni delle decisioni prese sotto la presidenza di Trump”.

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