Asia

  • UE e Asia centrale discutono di economia, trasporti, ecologia, energia e sicurezza

    L’UE ha stanziato un pacchetto di aiuti da 134 milioni di euro all’Asia centrale per far fronte alle esigenze urgenti del sistema sanitario e ai problemi socioeconomici. La decisione è frutto dei colloqui tra i ministri degli esteri di Tagikistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Turkmenistan e Kazakistan e l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione europea, Josep Borrell. Le parti hanno discusso l’interazione in ambito economico, dei trasporti, nonché questioni di ecologia, energia e sicurezza.

    I rappresentanti dei paesi dell’Asia centrale e dell’Unione europea hanno prestato particolare attenzione alla situazione in Afghanistan sottolineando che l’instaurazione di una pace duratura nel Paese sarebbe una garanzia di stabilità e prosperità per l’intera regione.

    L’UE, a sua volta, ha valutato la produttività dei paesi dell’Asia centrale nel campo della sicurezza e della lotta al terrorismo.

  • Azerbaijan, Armenia reject talks as Karabakh conflict widens

    Armenia and Azerbaijan accused one another on Tuesday of firing directly into each other’s territory and rejected urges to hold peace talks as their conflict over the Nagorno-Karabakh region continued.

    Both countries were part of the Soviet Union and have been involved in a territorial conflict since gaining independence within the 1990s. The main issue is the disputed Nagorno-Karabakh region, internationally recognised as part of Azerbaijan but controlled by ethnic Armenians.

    Armenian Prime Minister Nikol Pashinyan said on Tuesday that the atmosphere was not right for talks with Azerbaijan. Azerbaijan’s president Ilham Aliyev has also rejected any possibility of talks with Armenia.

    On Tuesday, Armenia’s foreign ministry said a civilian was killed in the Armenian town of Vardenis after it was shelled by Azeri artillery and targeted in a drone attack. Azerbaijan’s defence ministry said that from Vardenis the Armenian army had shelled the Dashkesan region inside Azerbaijan. Armenia denied those reports.

    Armenia, which earlier accused Turkey of sending mercenaries to back Azerbaijani forces, said a Turkish fighter jet had shot down one of its warplanes over Armenian airspace, killing the pilot. Turkey has denied the claim.

    On Tuesday, the United Nations’ Security Council expressed concern about the clashes, condemned the use of force and backed a call by UN chief Antonio Guterres for an immediate halt to fighting.

    Nagorno-Karabakh has reported the loss of at least 84 soldiers. The current incident is the most serious spike in hostilities since 2016, the when the nations fought for 4 days in the region. The violence resulted in the deaths of over 90 troops on each side and over a dozen civilians.

  • IEA and Singapore’s EMA launch sustainable energy policies programme in smart cities

    The International Energy Agency (IEA) estimates that Southeast Asia’s electricity demand is set to grow at an average rate of 4% annually, based on today’s policy settings. This could result in a doubling of demand by 2040 from 2019 levels, the IEA. The growth is driven by urbanisation, industrialisation and rising consumption by a growing middle class. This presents a golden opportunity for Association of South East Asian Nations (ASEAN) cities to adopt smart, low-carbon solutions and meet rising energy demand in the most efficient way possible.

    On September 7-10, more than 250 participants from 27 countries are expected to take part in the inaugural digital edition of the Singapore-IEA Regional Training Programme on Sustainable Energy Policies for Smart Cities, the IEA said, adding that the Programme brings together policy makers, urban planners and academia to look at improving energy efficiency in cities and to formulate policies that meet local urban energy challenges.

    According to the IEA, the four-day online training programme will feature experts from the IEA and Singapore government agencies, such as the Centre for Liveable Cities and Land Transport Authority. Insights on key themes of integrated spatial and transport planning, sustainable municipal services and distributed energy resources will be shared. Representatives from the Sustainable Energy Development Authority of Malaysia and the World Bank will also be presenting their experiences.

    Energy Market Authority Chief Executive Ngiam Shih Chun said the impact of the COVID-19 pandemic on the global economy has been unprecedented and the energy sector has not been spared. “Despite the challenges, we must not lose sight of our efforts towards a low-carbon energy future. To better manage rising energy demand in Southeast Asia, the EMA and the IEA have designed a training programme to build capacity and enhance knowledge sharing to support the region’s energy transition,” he said.

    IEA Executive Director Fatih Birol said the aim is to train thought leaders of today and tomorrow from across all levels of government in the best ways that Southeast Asia can embrace renewables and energy efficiency to accelerate clean energy transitions in its cities. The IEA’s online training programmes and knowledge-sharing community are key to our commitment to making our expertise open and accessible to all.

    The training programme is the fourth activity under the Singapore-IEA Regional Training Hub initiative, which was launched in 2016 when Singapore became an Association Country of the IEA. The programme represents a key milestone in establishing a network of energy professionals and urban practitioners to facilitate knowledge exchange and harness cities’ innovative and operational capabilities in clean energy transitions.

    Singapore and the IEA will next co-host the 2nd Global Ministerial Conference on System Integration of Renewables on October 27, which is being held in conjunction with the 13th Singapore International Energy Week. The IEA’s new Electricity Security report will be launched at the Ministerial Conference.

     

  • La Ue lancia Team Europe per contrastare il coronavirus in tutto il mondo

    L’Ue sta intensificando la sua azione globale in risposta alla pandemia in evoluzione, concentrandosi sui Paesi più vulnerabili in tutto il mondo. L’8 aprile 2020, la Commissione europea ha presentato i piani per una risposta UE forte e mirata per aiutare i Paesi partner ad affrontare la pandemia. Il pacchetto collettivo “Team Europe” si concentra sull’affrontare la crisi sanitaria urgente e le esigenze umanitarie, rafforzare i sistemi sanitari, idrici e sanitari dei Paesi partner, nonché le loro capacità di ricerca e preparazione per affrontare la pandemia e mitigare l’impatto più ampio sulle società e economie. Ciò contribuirà a ridurre il rischio di destabilizzazione. Come attore globale e principale donatore di aiuti internazionali al mondo, l’Ue sostiene e promuove una risposta multilaterale coordinata, insieme alle Nazioni Unite, alle istituzioni finanziarie internazionali, nonché al G7 e al G20. La risposta globale dell’Ue alla pandemia di Covid-19 integra i suoi obiettivi strategici nei confronti dell’ambiente e del clima, in linea con l’accordo verde europeo e l’agenda digitale.

    L’approccio “Team Europe” combina risorse dell’Ue, dei suoi Stati membri e delle istituzioni finanziarie, non da ultimo la Banca europea per gli investimenti (Bei) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers). La Commissione e la Bei hanno già impegnato oltre 15,6 miliardi di euro dai programmi esistenti. Il pacchetto aiuterà i paesi più vulnerabili in Africa, nel vicinato dell’UE, in Asia, nel Pacifico, in America Latina e nei Caraibi. I primi pacchetti sono già in fase di attuazione nel vicinato e nei Balcani occidentali.

    Nel presentare l’iniziativa è stato ribadito espressamente che le “misure speciali e straordinarie necessarie per contenere la pandemia non devono condurre a un arretramento dei valori e dei principi fondamentali delle nostre società aperte e democratiche” e che l’azione dell’Ue sarà basata sui fatti e combatterà ogni tentativo di disinformazione all’interno e all’esterno dell’Ue.

  • L’UE sospende parte dei vantaggi commerciali della Cambogia per violazione dei diritti umani

    Stretta dell’Unione europea sulle agevolazioni commerciali di cui gode la Cambogia secondo i principi del Trattato EBA (Everything but Arms) a causa delle sistematiche violazioni dei diritti umani. La Commissione europea, che si è espressa al riguardo, ha stabilito infatti che il paese asiatico perderà circa il 20% dei diritti preferenziali di cui gode nell’ambito dell’EBA, circa 1 miliardo di euro delle esportazioni annuali verso l’UE, anche se continuerà a ricevere un sostegno sulla diversificazione delle sue esportazioni in modo che le industrie emergenti continuino a godere del dazio zero e senza quote al blocco imposto da Bruxelles.

    La norma entrerà in vigore il 12 agosto 2020, a meno che il Parlamento europeo e il Consiglio non si oppongano alla decisione.

    L’accaparramento di terre, la quasi totale assenza dei diritti dei lavoratori e la repressione politica sono problemi che attanagliano da lungo tempo la Cambogia, come ha indicato la Commissione Europea nel 2019 e che martedì scorso ha presentato un rapporto secondo il quale il governo del Primo Ministro cambogiano Hun Sen negli ultimi tre anni ha represso opposizione, gruppi della società civile e media.

    L’Unione europea ha il diritto di revocare le prestazioni dell’EBA in caso di “violazione grave e sistematica” dei principi dell’Organizzazione internazionale del lavoro, ai quali l’EBA si è conformata quando è stata istituita nel 2001 offrendo a 48 tra i paesi più poveri del mondo un accesso esente da dazi ai mercati dell’UE.

  • Cambodian opposition leader goes on trial for ‘treason’

    A Cambodian court opened a trial against the prominent Cambodian opposition leader Kem Sokha, accusing him of “conspiring with foreign powers” to overthrow the government.

    Based on a video of a speech he gave in 2013, Sokha has been accused of received long-term support from the United States.

    Sokha has denied committing treason: “All of my activities were focused on human rights and democracy, carried out in peaceful and non-violent manners in accordance with the Constitution of the Kingdom of Cambodia”, he stated.

    Critics from across the world called the trial a “circus”. The move is seen a violation of democracy. The country has been ruled for 35 years by strongman Hun Sen.

    The European Union is considering withdrawing its preferential Everything But Arms trade deal because of Hun Sen’s authoritarian rule and his crackdown on human rights in the country. The deal grants duty and quota free access to the EU for all exports except weapons and ammunition.

    “My political activities were focused on the participation in free, fair, and just elections that truly reflect the will of the Cambodian people… I continue to demand that the court permanently drop the charge against me so that I can fully exercise my political freedom in participation in serving and defending the interests of the country and the people”, Sokha said.

    Journalists complained that only a “few” were allowed into the court. The trial could last up to three months.

     

  • Bilancio del Summit a Brasilia dei paesi BRICS. Una spina nel fianco del dollaro

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Mario Lettieri e Paolo Raimondi pubblicato su ItaliaOggi il 22 novembre 2019.

    Al recente summit dei Brics, a Brasilia, rispetto alle crescenti preoccupazioni sullo stato dell’economia e della finanza globale, i presidenti dei paesi membri hanno mostrato al mondo quello che loro stanno facendo a sostegno della crescita e dello sviluppo dei settori portanti dell’economia reale. Dal 2010 a oggi la loro quota del pil mondiale è cresciuta dal 30 al 36%. Ecco perché la New Development Bank dei Brics è stata al centro del summit.

    Fondata nel 2014 con lo scopo primario di finanziare lo sviluppo delle infrastrutture, la Ndb attualmente può contare su un capitale di base di 50 miliardi di dollari da rendere totalmente disponibile entro il 2027. Dieci sono già stati versati. Alla fine di quest’anno saranno già stati finanziati una cinquantina di progetti per un totale di 15 miliardi di dollari.

    La banca è molto attiva. In Brasile ha finanziato la costruzione di hub logistici per migliorare la connettività fisica con le aree più remote. Anche durante il summit è stato firmato il finanziamento per il «North Region Transportation Infrastructure Improvement Project» per migliorare la capacità di trasporto di materie prime dalle miniere verso i porti. Invece, in Russia, oltre alle infrastrutture, vengono finanziati progetti per migliorare l’accessibilità ai centri storici e culturali del paese. In India gli investimenti riguardano la gestione delle acque e i collegamenti tra le zone rurali e i mercati. La Cina utilizza i finanziamenti della banca per il miglioramento dell’ambiente, mentre il Sud Africa si concentra su progetti per l’energia e l’acqua.

    La dirigenza della Ndb ha confermato ai presidenti dei paesi Brics e all’audience mondiale il suo impegno centrale di concedere crediti in monete locali, tanto che il 40% del suo portfolio in Sudafrica è in rand. Sta crescendo notevolmente anche la domanda di prestiti in yuan per i progetti cinesi. Anche l’espansione organizzativa della banca, continua.

    Dopo le sedi di Johannesburg, Shanghai e San Paolo, l’anno prossimo saranno aperte quelle di Mosca e New Delhi. Non solo, ma intende anche ammettere altri soci dei paesi emergenti per arrivare a un capitale di base di ben 90 miliardi di dollari entro il 2027. L’importante istituto creditizio ha intenzione anche di sviluppare innovativi strumenti finanziari, non speculativi, garantiti dal capitale e dagli investimenti. Inoltre, con l’appoggio della banca centrale cinese, la Ndb ha già raccolto 6 miliardi di yuan attraverso l’emissione di obbligazioni sul mercato di Shanghai.

    A Brasilia si sono, quindi, discussi anche i progressi raggiunti dal Brics Local Currency Bond Fund per lo sviluppo dei mercati obbligazionari locali. Sono tutte operazioni miranti a sottrarsi progressivamente al controllo dominante del sistema del dollaro. Si ricordi che, con l’istituzione della Ndb, fu creato anche il Cra, Contingent Reserve Arrangement, con il compito di proteggere le economie e le finanze dei Brics in caso di instabilità dei mercati e delle monete. Nel meeting è stato evidenziato anche lo stato di allerta del citato Cra, che ha appena tenuto con successo un secondo test di preparazione per fronteggiare eventuali crisi economiche esterne.

    Nella dichiarazione finale di Brasilia è stato riaffermato l’impegno per superare le crescenti minacce al multilateralismo, ponendo l’accento sul ruolo centrale delle Nazioni Unite negli affari internazionali. Si è affermata anche la necessità di riformare le organizzazioni internazionali quali l’Onu, il Fmi e l’Organizzazione Mondiale del Commercio per dare più spazio ai paesi emergenti e a quelli in via di sviluppo nell’ottica di un ordine internazionale multipolare più equo e solidale. L’Omc, la Wto, in particolare, è chiamata a svolgere un ruolo indipendente e più sollecito rispetto ai tanti conflitti sui commerci.

    Non potevano, ovviamente, mancare le grandi preoccupazioni per le continue tensioni commerciali «che hanno un effetto negativo sulla fiducia, sul commercio, sugli investimenti e sulla crescita» a livello globale. Lo stesso presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha condiviso la politica indipendente dei Brics riaprendo «a suon di contratti» i rapporti con la Cina, dopo la sua iniziale e frettolosa vicinanza alle politiche di Donald Trump sui dazi e sulle altre questioni internazionali.

    Gli altri impegni presi interessano vasti campi, dalla protezione dell’ambiente alla biodiversità, dalla difesa del suolo alla lotta contro l’avanzamento dei deserti e allo sviluppo spaziale pacifico.

    Infine, però, per l’ennesima volta i Brics hanno lamentato che sia passato un altro anno senza la ridefinizione delle quote del Fmi. La cosa va avanti dal 2010! Che gli Usa e il sistema del dollaro temano di perdere il loro attuale potere economico e monetario è forse comprensibile. Che l’Ue e i paesi europei stiano al gioco di Washington lo è meno. Sicuramente è autolesionista.

    * già sottosegretario all’Economia ** economista

  • Dal 21 novembre in vigore il trattato di libero scambio Ue-Singapore

    Entrerà in vigore il 21 novembre il trattato di libero scambio fra l’Ue e Singapore. Gli Stati dell’Unione hanno adottato l’8 novembre la decisione sull’accordo che permetterà di rafforzare le relazioni fra l’Europa e la repubblica asiatica, che è il più grande partner commerciale dell’Unione nella regione. Gli scambi di beni fra le due parti valgono in totale oltre 53 miliardi di euro, a cui se ne aggiungono altri 51 miliardi nel commercio di servizi.

    L’accordo prevede che Singapore elimini tutti i dazi rimanenti su alcuni prodotti europei, come le bevande alcoliche, e mantenga l’attuale accesso ‘duty-free’ ai prodotti europei per cui già vige questo regime. Dall’altro lato, l’Ue toglierà i dazi a oltre l’80% delle merci importate da Singapore e rimuoverà le tariffe doganali restanti nei prossimi anni. Barriere tecniche verranno rimosse anche in diversi settori come quello elettronico, automobilistico, farmaceutico, delle energie rinnovabili e dei prodotti di origine animale o vegetale. Ue e Singapore hanno concluso anche un accordo per la protezione degli investimenti, che però entrerà in vigore solo una volta ratificato da tutti gli Stati membri.

  • Lo sconvolgente aumento della persecuzione dei cristiani

    Lo affermava già all’inizio dell’anno il rapporto annuale della Ong Porte Aperte: circa 245 milioni i cristiani perseguitati nel mondo a causa della propria fede. L’Asia è il continente dove la persecuzione è in continuo aumento e la Cina è lo Stato in cui si contano le cifre più impressionanti. In India e in Corea del Nord gli aumenti risultano tra i più significativi. Non si tratta soltanto di atti di violenza contro i fedeli che praticano la loro fede cristiana: cattolici, protestanti o ortodossi, o contro i loro luoghi di culto, le chiesa in primo luogo. Si tratta anche di decisioni legislative che proibiscono l’esercizio degli atti di culto. Solo nell’ultimo anno, sono 30 milioni di persone in più che sono state perseguitate, una cifra che dovrebbe far riflettere i sacerdoti del politicamente corretto ed i monaci della tutela dei diritti umani. Dov’erano, dove sono questi guardiani del bene collettivo? Forse sono un po’ distratti, intenti come sono a denunciare e a combattere gli integralismi, quelli degli altri. I loro sono moneta corrente, che viene pagata soltanto da chi non la pensa come loro. Gli esempi delle violenze contro i cristiani sono altrettanto impressionanti. Asia Bibi è sotto assedio da oltre dieci anni, e dopo essere stata in prigione da pura innocente, fuggita in Canada deve continuamente proteggersi nel timore di essere assassinata dai fondamentalisti islamici che la vogliono morta. Il nazionalismo religioso asiatico è una delle cause della persecuzione. La demolizione di migliaia di chiese, l’eliminazione di antiche comunità cristiane nelle terre della Bibbia, le torture incessanti nella Corea del Nord e gli incendi appiccati nei villaggi cristiani in India, insieme agli attacchi nello Sri Lanka e Burma non sono che alcuni degli episodi citati dai media, restii come sono a fare commenti o a condannare gli autori di simili misfatti. Sono episodi che non fanno notizia, tanto siamo abituati a scorrerli in fretta nella pagine interne dei giornali. Sono fatti che non disturbano i “manovratori”. Che da certe zone del mondo vengano espulsi dei cristiani che discendono da quelli che hanno vissuto all’epoca di Cristo, non tocca la sensibilità di nessuno. E sono migliaia, con tutti i loro poveri averi ed i loro secolari ricordi! Non hanno le prime pagine riservate come succede per lo sbarco invocato di qualche decina di immigrati nei porti italiani, che poi sbarcheranno regolarmente. I Caldei che fuggono da Ninive, perché costretti dalla violenza del regime, non li ricorda nessuno. Non ci sono Ong a salvarli. Possono morire indisturbati, con le loro spose e figlie stuprate, con tutto quello che rappresentano come testimoni di civiltà antichissime. Ma sono cristiani, quindi è quasi normale che scompaiano da questo mondo in progresso. Loro rappresentano il passato, che è morto e sepolto. Noi siamo il presente proiettato verso il futuro, portatori di valori non condivisi, ma predicati come fossero il nuovo laico vangelo. E’ una situazione veramente scandalosa – scrive lo Spectator del 2 settembre, ripreso da Il Foglio del 16 settembre – anche se il nuovo vescovo di Truro, in Cornovaglia, Philip Mountstephen, ha appena pubblicato un rapporto impressionante per il Foreign Office sulla persecuzione globale dei cristiani. Sostiene che l’Islam non è l’unico colpevole, e accusa la cultura del politicamente corretto di avere incoraggiato le autorità britanniche e i governi occidentali a ignorare il problema. Ha citato le parole di William Wilberforce alla Camera dei Comuni nel 1971 a proposito del commercio degli schiavi: “Puoi scegliere di girarti dall’altra parte, ma non potrai più dire che non lo sapevi”. “Boris Johnson ha promesso di implementare in pieno il rapporto del Vescovo di Truro, ma dovrà contrastare la colonizzazione del Ministero per lo Sviluppo internazionale da parte della sinistra secolare e multiculturale, una cosa che nessun governo conservatore ha mai tentato di fare”. Che qualcuno nel Regno Unito s’accorga della persecuzione dei cristiani che avviene nel mondo, è consolante. Ma, con tutto il caos che la Brexit sta combinando da tre anni a questa parte, non ci fa bene sperare in un’azione efficace e sistematica contro la persecuzione. Sarà già molto se verranno pubblicati i dispacci che testimoniano le sofferenze grottesche non solo dei cristiani, ma anche di altre minoranze religiose a cui viene calpestata la dignità. Parlarne significa togliere queste realtà dal buio del silenzio e portarle alla luce del sole.

  • Un raduno di preghiera interrotto nel distretto di Mumbai per possibile minaccia all’ordine pubblico

    Pubblichiamo di seguito un articolo di Anna Bono apparso su La Nuova Bussola Quotidiana il 5 settembre 2019

    Un raduno religioso organizzato dal movimento pentecostale New Life Fellowship Association in una scuola municipale di Worli Naka, del distretto di Mumbai, India, è stato interrotto dalla polizia il 3 settembre, chiamata da alcuni membri del Bajrang Dal, l’ala giovanile dell’organizzazione nazionalista radicale Vishwa Hindu Parishad. Dinesh Shrivstav, il loro coordinatore locale, si era mescolato ai fedeli insieme a un compagno per filmare l’evento e avvisare le forze dell’ordine, riporta l’agenzia AsiaNews, mentre altri otto aspettavano all’esterno dell’edificio. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians, ha spiegato che “nelle aree rurali non è inconsueto che le fazioni di destra mandino le loro spie ai raduni di preghiera e chiedano addirittura al pastore di pregare per la loro guarigione. Nel frattempo riprendono tutto e poi diffondono i video sui social, dicendo che sono ‘conversioni forzate’. Tutto è falso e senza prove, con il solo scopo di seminare il sospetto contro la minoranza cristiana”. La polizia ha sospeso l’evento della New Life Fellowship Association affermando che era stato organizzato senza autorizzazione. Al reverendo Allen Salins, ospite d’onore del raduno, l’ispettore capo della polizia di Worli Naka, Sukhlal Varpe, ha fatto pervenire una notifica in cui si legge: “il Bajrang Dal ha protestato per l’incontro che ha disturbato l’armonia sociale e avrebbe potuto provocare disordini. Se in futuro l’armonia comunitaria sarà disturbata da lei o da altri suoi colleghi, sarete perseguiti legalmente e questa notifica sarà usata contro di voi come prova in tribunale”. Con un’altra notifica l’ispettore capo ha intimato agli attivisti del Bajrang Dal di non fare irruzione in simili eventi in futuro: “gli attivisti non sono autorizzati a occuparsene, avrebbero dovuto rivolgersi subito alla polizia”. Il reverendo Salins ha commentato: “tutti siamo rimasti scioccati. Avevamo organizzato l’evento per pregare e cantare. Non c’era alcuna minaccia all’ordine pubblico. La New Life Fellowship Association ha pagato la scuola per poter tenere l’incontro”. Anche Sajan K George obietta che i cristiani rispettano la legge e non creano problemi:  “invece questi gruppi marginali minacciano e intimidiscono la minuscola comunità di fedeli. Il vigilantismo della maggioranza sta prendendo il sopravvento e vuole distruggere le minoranze religiose. I cristiani sono visti come ‘gli altri’. Siamo molto preoccupati”.

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