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  • La politica assente davanti ai disagi di cittadini e imprese per la continua chiusura di sportelli bancari

    Aumentano le preoccupazioni degli utenti, privati od imprese, per la inesorabile, continua chiusura degli sportelli bancari, come aveva già avevamo scritto sul Patto Sociale in un articolo del 21 gennaio 2024.

    Anche Wall Street Italia si è occupato del problema segnalando che il 41% dei comuni italiani è rimasto privo di una presenza bancaria, secondo l’analisi della Fondazione Fiba di First CISL, con un evidente danno anche per le 225 mila imprese che risiedono in quei comuni privi di sportello.

    Sempre secondo l’analisi e la ricerca di Fiba nel 2023 gli sportelli chiusi sono stati 826 a fronte dei 677 dell’anno precedente, dimostrazione evidente che le banche più grandi, o quelle che comunque non sono veramente legate ai legittimi interessi del territorio dove sono nate, continuano a chiudere sportelli, licenziare dipendenti, negare ai clienti quei servizi che gli stessi pagano profumatamente per il loro conto corrente.

    Le previsioni per il 2024 fanno temere un ulteriore accelerazione con altre chiusure, visti i piani d’impresa di molti istituti di credito.

    La cosiddetta desertificazione bancaria non avviene solo nei comuni minori, come abbiamo già scritto,ma anche nelle grandi città dove, ad esempio, l’UniCredit ha eliminato dalle agenzie gli sportelli per le operazioni di prelievo, deposito etc. lasciando solo le casse automatiche. Diversa è invece l’attenzione di quelle banche, come la Banca di Piacenza, che hanno rifiutato gli accorpamenti e, pur aprendo nuove filiali anche in grandi città, rimangono legate al territorio dove sono nate garantendo la presenza di loro agenzie anche nei  piccoli comuni.

    Non ci si giustifichi la chiusura di tante filiali con la possibilità di avere conti on line, il modo di gestire il proprio conto deve essere una libera scelta e non un obbligo e non sempre l’on line offre la garanzia ed il servizio necessari, specie alle persone più anziane o meno informatizzate. La diffusione del digitale non può consentire alle banche, per migliorare i propri utili e quelli degli azionisti, di chiudere sportelli per tagliare i loro costi, negando servizi e creando problemi sia ai privati che alle imprese, per altro soltanto il 50% degli utenti usa l’internet banking.

    Siamo stupiti dall’assenza della politica su questo problema che aumenta non solo il disagio ma anche i rischi per molte persone costrette ad utilizzare, per lunghe distanze, la macchina o i mezzi pubblici per poter raggiungere uno sportello bancario con un funzionario in carne ed ossa.

    Mentre in Italia chiudono sportelli e filiali ben diversa è l’impostazione negli Stati Uniti dove si agisce all’opposto aprendo nuove agenzie per rendere più vicina la banca ai cittadini rendendo così non solo un servizio alla collettività ma anche ai propri bilanci.

  • Il teatrino della politica ed il risparmio truffato e dimenticato

    Per il risparmio tradito anche di Veneto Banca e Popolare di Vicenza tutti i governi che si sono succeduti alla guida del nostro Paese hanno sempre dichiarato la propria volontà di ristorare il danno subito dai risparmiatori. Mentre ancora si sentono le urla e le grida sguaiate di una campagna elettorale che ha visto come protagonista esponenti dal profilo culturale imbarazzante ecco come, ancora una volta, il risparmio tradito risulti ora anche dimenticato.

    Anche in questo caso una analisi dimostra come le reali intenzioni della classe di governo siano infantile e imbarazzante manifestazione di un presunto successo rivendicato dalle associazioni nate per la tutela degli stessi risparmiatori. I numeri, ancora una volta, risultano implacabili nel fotografare una situazione scandalosa. La domande presentate per accedere al fondo di indennizzo (30% del valore con un massimo di 100.000 euro va ricordato), infatti, al momento attuale vengono calcolate in 144.000. Queste devono venire valutate preventivamente dalla Consip e ad oggi risultano 38.000 le pratiche evase. Mentre le richieste di indennizzo vagliate ed “indennizzabili” a tutt’oggi risultano 780.

    In considerazione quindi dei tempi procedurali una stima approssimativa individua in un arco temporale di “soli” quarantasei (46) anni il periodo per le analisi di tutte le domande. Quindi le procedure per l’indennizzo di tutti i risparmiatori truffati finiranno nel 2066.

    La truffa dei risparmio tradito da una classe dirigente disonesta si trasforma nella truffa di una intera classe politica, governativa e parlamentare assolutamente indegna.

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