biotecnologia

  • Le auto a guida autonoma aumentano l’inquinamento

    Le auto a guida autonoma potrebbero aumentare in misura ingente le emissioni inquinanti e mettere seriamente a rischio l’ambiente nei prossimi anni. L’allarme è stato lanciato dal Massachusetts Institute of Technology, sulla base di uno studio sulle prospettive di diffusione dei veicoli senza pilota. A destare preoccupazione è la crescente potenza di calcolo delle vetture autonome, che comporta di conseguenza un crescente fabbisogno di energia per alimentare i sistemi di bordo. Il rischio, avverte il Mit, è che il consumo di energia schizzerà alle stelle facendo impennare anche le emissioni ad esso legate.

    Ad oggi le case automobilistiche hanno consolidato la guida semi-autonoma, il cosiddetto livello 2, che supporta i guidatori, dal mantenimento della corsia alla frenata automatica di emergenza. Il passo successivo è il livello 3, la guida altamente automatizzata, in cui la vettura può “guidare da sola”  ed effettuare manovre complesse come i sorpassi. In ogni caso, il guidatore umano dev’essere sempre pronto a riprendere il controllo del veicolo, qualora si verificassero circostanze che l’auto non sa affrontare.

    La strada verso la guida completamente autonoma – livelli 4 e 5 – richiederà ancora anni di ricerca e sviluppo, ma la strada appare segnata: le vetture completamente autonome saranno dotate di decine di sensori in grano di assorbire informazioni sull’ambiente esterno, che poi saranno processate per creare una serie di scenari e consentire all’auto di prendere la giusta decisione.

    Più è alto il livello di autonomia, maggiore è la mole di dati necessaria e la potenza necessaria per elaborarli. E, di conseguenza, cresce il fabbisogno di energia. Secondo il MIT, i sistemi di guida di un miliardo di veicoli autonomi (ciascuno guidato per un’ora al giorno con un computer che consuma 840 watt) genererebbe una quantità di emissioni equivalente a quella di tutti i data center attuali del mondo. Che corrisponde all’incirca all’inquinamento prodotto da un Paese come l’Argentina, più o meno lo 0,3% delle emissioni globali.

    Come soluzione il Mit indica il raddoppio ogni anno, fino al 2050, dell’efficienza degli hardware, per tenere i consumi di ogni veicolo autonomo sotto la “soglia critica” di 1,2 kW di energia per l’elaborazione dei dati. Lo scenario appare di difficile realizzazione, ma l’alternativa, concentrarsi sugli algoritmi rendendoli più semplici ed efficienti, potrebbe comportare una minore sicurezza dei veicoli.

  • L’Italia apre all’agricoltura biotech

    L’Italia apre all’utilizzo del biotech in agricoltura, ovvero a tecniche di miglioramento genetico che permettono, ad esempio, di rendere frutta e ortaggi più resistenti alla siccità o ai parassiti. Ha avuto il via libera nelle commissioni congiunte Agricoltura e Ambiente del Senato l’emendamento al Dl Siccità che rende possibile la sperimentazione in campo aperto delle Tecniche di evoluzione assistita in agricoltura (Tea). Ad annunciare l’approvazione è il senatore di Fratelli d’Italia Luca De Carlo, primo firmatario dell’emendamento che parla di “una svolta epocale”. Il plauso arriva dal mondo agricolo, così come dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che sottolinea come il via libera, “grazie alla collaborazione di tutti i partiti, pone l’Italia all’avanguardia in Europa”.

    Con le Tea è possibile inattivare in modo preciso singoli geni. In questo modo, commenta Lollobrigida, “potremo ottenere piante più resistenti a eventi siccitosi e cambiamenti climatici, e con qualità migliorata”. Per questo, “è necessario investirci senza ideologie o pregiudizi, consapevoli che non stiamo parlando di Ogm”. In sostanza, la Tea, afferma il presidente della Copagri Tommaso Battista, “sono fondamentali per raggiungere la rivoluzione green” e “non vanno confuse con i vecchi Ogm transgenici, con i quali hanno ben poco a che vedere, in quanto non fanno altro che accelerare ciò che già avviene in natura, ovvero la selezione delle piante che meglio si adattano a determinati contesti”.

    L’autorizzazione all’unanimità, precisa De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura di palazzo Madama, “mi rende orgoglioso: è una svolta epocale, un obbiettivo condiviso da tutti e che ha abbattuto le ideologie per favorire il progresso e la ricerca”. Lo definisce “un momento decisivo” anche Carlo Gaudio, presidente del Consiglio per la ricerca in agricoltura (Crea), “perché le attività di ricerca già svolte nei laboratori dei nostri Centri hanno dimostrato risultati straordinari che ora possiamo mettere alla prova in campo. La ricerca è vitale in agricoltura mai come ora, in uno scenario di cambiamenti climatici, e l’innovazione genetica è indispensabile a garantire la sostenibilità delle produzioni”.

    Parla di “un grande passo avanti” che “mette fine a un lungo periodo di oscurantismo tecnologico”, il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. Le tecniche di evoluzione assistita, precisa, “permetteranno di ridurre l’uso di fitofarmaci e acqua e di garantire cibo per una popolazione mondiale in crescita”. “L’emendamento deve spingere ad ottenere al più presto il via libera alla proposta di regolamento sulle tecniche genomiche a livello comunitario”, sottolinea il presidente di Coldiretti Ettore Prandini. Intanto, conclude il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, “auspichiamo tempi brevi per il percorso attuativo, così da poter mettere le Tea a servizio delle filiere agricole Made in Italy”. “La convergenza di tutti i gruppi parlamentari – per il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio (Lega) – fa ben sperare su una rapida approvazione e consegna al governo una maggiore responsabilità nel finanziare la sperimentazione».

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