Bitumificio

  • Il Comitato No al Bitume Si al Parco del Trebbia indice un’assemblea pubblica a Gossolengo venerdì 15 febbraio

    A seguito dell’ennesima richiesta di autorizzazione per il “Tratttamento Rifiuti Speciali Non Pericolosi” presentata il 20 Dicembre scorso dalla ditta esercente l’impianto di produzione conglomerati bituminosi in località Pontenuovo a Gossolengo, meglio noto come “Bitumificio”, il Comitato “No al Bitume – Si al Parco del Trebbia” organizza e invita la cittadinanza ad una Assemblea Pubblica Venerdì 15 Febbraio 2019 alle ore 21 presso la Sala Parrocchiale della chiesa di San Quintino a Gossolengo.

    Nel ricordare che è tutt’ora pendente il ricorso in secondo grado di giudizio presso il Consiglio di Stato intentato dal nostro Comitato contro l’autorizzazione concessa all’installazione del mega impianto di produzione conglomerati bituminosi, la serata di Venerdì sarà l’occasione per i cittadini, in totale assenza di qualunque informazione da parte dell’Amministrazione Comunale, di informarsi circa i nuovi sviluppi che incombono sull’area di Pontenuovo.

    La serata dall’evocativo titolo “Parco del Trebbia a Gossolengo: Un Disastro Annunciato”, di cui si allega volantino, consentirà di esporre le perplessità crescenti circa la reale volontà di dare un futuro al Parco del Trebbia.

    Si discuterà appunto della nuova richiesta di autorizzazione al trattamento dei rifiuti speciali non pericolosi [R5], incluso il fresato di asfalto, presentata a ridosso di Natale dalla ditta Emiliana Conglomerati [ex CCPL], delle iniziative avviate a supporto della redazione del Piano Territoriale del Parco del Trebbia, del ricorso al Consiglio di Stato tutt’ora pendente, di numerose criticità ambientali che gravano sull’area in Comune di Gossolengo e più in generale in tutta l’area del Parco.

    Continueremo a sostenere con forza e a ragione che questa nuova richiesta di trattamento rifiuti speciali sta a dimostrare inequivocabilmente ciò che era da sempre evidente anche ai più sprovveduti!

    In località Ponte Nuovo a Gossolengo, in pieno Parco del Trebbia, insiste un unico disegno, un unico ed inscindibile progetto di sviluppo attività industriale [a nostro giudizio non sostenibile in presenza di un’area protetta e di riqualificazione ambientale quale è quella del Parco] che andava sin dall’inizio sottoposto ad una Valutazione di Impatto Ambientale [VIA] cumulativa!

    Inutile oggi ricordare che è proprio ciò che abbiamo civilmente sostenuto, inascoltati, sin dal primo giorno!

    Sarà poi interessante capire come il tanto sbandierato sviluppo turistico del Basso Trebbia e del suo Parco potrà avverarsi ora che dalle parole si passa ai fatti!!! Dall’impianto al trattamento di rifiuti!!! Una prospettiva davvero coerente ed entusiasmante!!

    Di certo il nostro impegno, la nostra lotta, prosegue!! La determinazione non ci manca, perché convinti di essere nel giusto e che la nostra a volte ostinata resistenza sarà alla fine premiata.

    Il Comitato pertanto attraverso il presente comunicato intende invitare gli organi di stampa e la cittadinanza a partecipare all’Assemblea Pubblica di Venerdì prossimo 15 Febbraio 2019 ore 21 presso la sala parrocchiale della chiesa di San Quintino a Gossolengo.

    Si ricorda infine a chi della cittadinanza non potesse partecipare di persona che si può comunque continuare a sostenere la lotta del Comitato attraverso la raccolta fondi avviata a sostegno delle spese legali, con contributi spontanei tramite versamenti personali e/o on-line sul c/c 302847/06 c/o CARIPARMA A GOSSOLENGO Intestato a “COMITATO NO AL BITUME SI AL PARCO DEL TREBBIA”  – Codice IBAN IT25K0623065320000030284706.

    IL COMITATO “NO AL BITUME – SI AL PARCO DEL TREBBIA”

     

  • Arriva il piano per il Parco del Trebbia, ma le autorità sfuggono al confronto coi cittadini

    Predisposto il Piano territoriale del parco relativo al Parco del Trebbia nel piacentino, i residenti dell’area che da tempo hanno ingaggiato battaglia per dire no al bitumificio in via di realizzazione nel parco stesso (pende ricorso davanti al Consiglio di Stato, che non ha ancora calendarizzato l’esame della questione) chiedono di essere coinvolti nelle decisioni in merito alla sorte del polmone verde della Valtrebbia. “Perché non fare denunciare o fare un esposto contro chi, in questi anni e a tutti i livelli, non ha fatto il suo dovere nella gestione della zona fluviale di Gossolengo? E’ giusto che chi ha sbagliato paghi”, ha proposto l’On. Cristiana Muscardini (promotrice di una petizione sulla vicenda davanti alla Commissione Petizioni del Parlamento europeo e al Commissario europeo per l’ambiente Karmenu Vella), per rendere più cogente la voce dei cittadini radunati nel ‘Comitato No al bitume – Sì al parco del Trebbia’. Questi ultimi, come mette a fuoco Giuseppe Castelnuovo di Legambiente, chiedono “un percorso partecipato con la popolazione” per l’implementazione del Piano territoriale del parco, e hanno chiesto un confronto con Agostino Maggiali, presidente del parco, e Paolo Gazzolo, assessore della Regione Emilia-Romagna.

    I tentativi di trovare un’interlocuzione non sono finora andati a segno, anche nella serata in cui i cittadini si sono ritrovati per chiedere di essere coinvolti nel piano del parco sindaco di Gossolengo e presidente del parco non si sono fatti vedere, facendosi implicitamente scudo di una sentenza del TAR di Parma che ha rigettato le istanze del comitato ed è in attesa di revisione da parte del Consiglio di Stato. Costretti dalla latitanza delle istituzioni che hanno autorizzato il bitumificio ad ipotizzare di portare le stesse istituzioni davanti alla autorità giudiziaria perché finalmente siano fornite le motivazioni della scelta a favore dell’impianto, i cittadini sottolineano in parallelo, nella loro perorazione alla Commissione Petizioni del Parlamento europeo, che l’insediamento dello stabilimento all’interno del parco ha già portato “un considerevole incremento del traffico di mezzi pesanti, con il conseguente sensibile aumento dell’inquinamento atmosferico in una realtà territoriale già pesantemente inquinata e per la quale la stessa Commissione europea ha attivato apposita procedura di infrazione, per gli inadeguati provvedimenti assunti dall’Italia al fine di ridurre le fonti inquinanti”.

  • L’Arpae rileva aria pesante a Piacenza ma non risponde ai cittadini, il ministro Costa sollecitato a prendere posizione sul bitumificio

    I piacentini lamentano un’aria sempre più mefitica nella loro città, vedendo nel rinnovo del parco pullman circolante la prima misura per ridurre la cappa di smog (che rende arduo optare per la mobilità sostenibile rappresentata dalla bicicletta), ma intanto quella stessa Arpae (Agenzia regionale di protezione dell’ambiente dell’Emilia), le cui centraline rilevano la presenza di agenti inquinanti nell’aria sopra i livelli di guardia, evita di rispondere alle obiezioni che ormai da aprile i cittadini di Gossolengo, alle porte del capoluogo, le pongono in merito all’impatto ambientale che avrà la costruzione di un bitumificio nel parco del Trebbia. L’inerzia dell’ente è stata di recente sottoposta dall’on. Cristiana Muscardini al ministro dell’Ambiente Sergio Costa, i piacentini osservano intanto – sia a livello di uomo delle strada sia a livello di organizzazioni rappresentative (Legambiente, Associazione internazionale dei medici per l’ambiente) che il peggioramento della qualità dell’aria è frutto di quei flussi di traffico che sono destinati a crescere laddove si realizzino ulteriori impianti produttivi (nel piacentino ci sono progetti di insediamenti logistici, oltre al bitumificio già in via di realizzazione). L’idea del blocco del traffico, la più scontata delle proposte che emerge in questi casi, rischia di essere solo un pannicello caldo, ma probabilmente un vero e proprio non-sense, laddove impianti come il bitumificio – come rileva il comitato che ha sollecitato l’Arpae a fare le opportune verifiche sull’impatto di quell’insediamento – non possono che generare un maggior traffico di veicoli pesanti da/per il bitumificio stesso.

  • Il caso del bitumificio nel Parco del Trebbia arriva al Consiglio di Stato

    Il comitato dei cittadini di Gossolengo “No al bitume – Sì al parco del Trebbia” ha formalizzato il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che ha convalidato la scelte dell’amministrazione del Comune del piacentino di realizzare un bitumificio lungo il fiume Trebbia, all’interno dell’omonimo parco. Decisione sofferta, come tiene a sottolineare il comitato ricordando anche i costi sostenuti dagli aderenti al comitato stesso, il ricorso è motivato da una concezione dello sviluppo locale affidata al turismo piuttosto che a impianti quali il bitumificio, nonché dal desiderio di tutelare la biodiversità del posto e la salute di chi ci vive. Al di là dei principi, i motivi tecnici per cui si ritiene scorretta la sentenza del Tar sono individuati in un’erronea interpretazione (da parte del Tar) delle norme in base a cui sono state concesse le autorizzazioni all’impianto, in un’inadeguata valutazione dei rischi per l’ambiente (aria, acqua, terreni) che l’impianto autorizzato comporta e in procedure troppo sbrigative rispetto alla gravità della decisione in questione (autorizzazione dell’impianto) che avrebbe richiesto invece passaggi più ponderati. La legge regionale 19/2009, si legge nel ricorso, stabilisce espressamente che “non è ammesso l’insediamento di nuovi impianti di trasformazione di inerti nell’ambito del Parco e delle aree contigue” mentre l’autorizzazione concessa al bitumificio “non ha tenuto conto” delle prescrizioni procedurali fissate da quella stessa legge in virtù del principio enunciato, diversamente da quanto ha ritenuto il Tar che “ha valutato solo superficialmente i profili di illegittimità dell’autorizzazione” (non meno facilone, si sottolinea, è stato il Comune di Gossolengo nell’esprimere le valutazioni preliminari all’autorizzazione).

    Nel dettaglio, il ricorso lamenta (ed illustra) 7 motivi per cui la sentenza del Tar dell’11 gennaio va annullata, così riassunti:

    – un’erronea valutazione espressa dal Consiglio Giudicante circa il combinato disposto degli Articoli 55 e 56 delle NTA (norme tecniche di attuazione) del PIAE 2011 (Piano delle attività estrattive) del 2011 con particolare riferimento alla compatibilità delle zone per Impianti Fissi di lavorazione inerti;

    – una contestabile determinazione del Consiglio Giudicante laddove esplicita che anche l’eventuale mancata attuazione del PSQA (Piano di sviluppo e qualificazione ambientale) … non potrebbe determinare l’annullamento dei provvedimenti autorizzativi;

    – un’erronea valutazione circa l’impatto acustico generato dalla nuova installazione e i relativi rilevamenti effettuati;

    – la mancata rappresentatività dei dati utilizzati nello studio sulla ricaduta degli inquinanti;

    – l’erronea valutazione circa l’evidente unicità e inscindibilità del Progetto di sviluppo industriale dell’area nelle sue varie componenti (Area Deposito Rifiuti, Impianto Conglomerati Bituminosi, Ampliamento aree di Cava) e necessità della Valutazione di Impatto Ambientale Cumulativa;

    – mancata valutazione di un motivo di ricorso presentato;

    – errata valutazione circa il motivo di ricorso riguardante l’Interferenza con Falda e rischi idrogeologici associati all’area di cava.

    Mentre si affida ai magistrati e prosegue il raccordo con le associazioni ambientaliste (Legambiente in primis), il comitato preannuncia anche la prosecuzione della vigilanza sull’impatto che l’impianto in via di realizzazione ha sul territorio circostante e delle attività di coinvolgimento della popolazione tramite iniziative di informazione e sensibilizzazione, nonché di raccolta fondi (chi vuole può versare un contributo sul cc 302847/06 della filiale Cariparma di Gossolengo, intestato a “Comitato no al bitume sì al Parco del Trebbia”, Iban IT25K0623065320000030284706).

  • Ancora un appello in difesa del fiume Trebbia

    In concomitanza con la presentazione del Ricorso in appello al Consiglio di Stato per l’annullamento e/o la riforma della sentenza emessa dal Tribunale Amministrativo Regionale per l’Emilia Romagna – Parma, Sez. 1 dell’11 gennaio 2018, n. 7, pronunciata nel merito del ricorso avverso alla autorizzazione concessa all’installazione di un mega impianto di produzione conglomerati bituminosi nel Parco del Trebbia in località Pontenuovo di Gossolengo, il Comitato “No al Bitume – Si al Parco del Trebbia” indice per sabato 14 aprile 2018 alle ore 11:00, presso la sede del circolo di Legambiente di Piacenza in via Pietro Giordani 2,una conferenza stampa per illustrare il contenuto del ricorso in appello e le future iniziative di lotta.

    A distanza di tre anni dalla scellerata autorizzazione concessa e nonostante una sentenza di primo grado avversa al proprio ricorso, il Comitato spontaneo di cittadini di Gossolengo continua nella propria azione  a difesa del Parco del Trebbia. Il ricorso in appello al Consiglio di Stato rappresenta un’ulteriore sofferto passo di semplici cittadini nella rivendicazione di un reale futuro al Parco del Trebbia e al suo delicato ecosistema.

    Durante la Conferenza Stampa oltre a documentazione sul tema, i rappresentanti del Comitato illustreranno alla stampa le principali motivazioni alla base della decisione di ricorrere all’ulteriore grado di giudizio e le prossime iniziative in programma di informazione, sensibilizzazione della cittadinanza e protesta.

  • Bitumificio del Parco del Trebbia atto II: ricorso al Consiglio di Stato contro il verdetto del Tar

    I cittadini di Gossolengo che aderiscono al comitato No al bitumificio, sì al Parco del Trebbia faranno ricorso al Consiglio di Stato per provare a rovesciare la sentenza del Tar di Parma che a gennaio ha dato loro torto.  Fattisi i conti in tasca in un’apposita riunione (il primo ricorso ha comportato esborsi per circa 19mila euro, a fronte di una raccolta fondi di circa 20mila euro, il verdetto di primo grado comporta il pagamento di spese anticipate dalla controparte per oltre 7mila euro) hanno deciso che il gioco vale la candela. Soccombere anche in secondo grado comporterebbe un ulteriore costo di 20-25mila euro, ma lasciar spirare il termine del 13 aprile senza proporre appello significherebbe rassegnarsi alla perdita di valore dei propri immobili e a un degrado ambientale nocivo per la propria salute. Ipotesi queste di fronte alle quali è maturata appunto la decisione di continuare il percorso giudiziario affidato agli avvocati Soncini e Sironi.

    Presa la decisione, il conseguente ricorso sarà accompagnato dalla diffida alla Provincia di Piacenza a controllare che venga effettivamente implementato il PSQA, il piano di riqualificazione ambientale che sosteneva le ragioni del bitumificio si è affrettato a predisporre e presentare in pendenza del giudizio davanti al Tar così da ottenere (come è stato) un verdetto favorevole al bitumificio stesso. Davanti al Consiglio di Stato, quanti si oppongono al bitumificio sosterranno anzitutto che la sentenza del Tar vada riformata proprio perché troppo accondiscendente verso la controparte, sosterranno cioè che aver predisposto quel PSQA, l’unico a essere stato predisposto tra 36 analoghi piani che dovevano essere approntati, senza averlo però implementato rappresenta di per sé, contrariamente a quanto deciso dal Tar, motivo sufficiente per decretare l’alt al completamento e all’entrata in funzione dell’impianto in via di realizzazione.

    L’appello peraltro riproporrà in toto le contestazioni già avanzate in primo grado, lamentando che il Tar abbia dato un’erronea valutazione ad esse (e che in un caso si sia proprio scordato di prendere in considerazione quanto evidenziato dai ricorrenti). In parallelo all’obiezione sul PSQA verrà quindi ribadito che i dati dell’Arpae non possono giustificare l’impianto non perché in sé fasulli (nessuno obietta questo) ma perché rilevati troppo lontani dal luogo ove il bitumificio è ubicato (ciò che, si lamenta, il Tar ha dimenticato di prendere in considerazione), che la cava accessoria al bitumificio è stata autorizzata prima dell’impianto stesso (e non viceversa, come si evince dalle motivazioni data dal Tar alla propria sentenza), che il rischio idrogeologico legato alla struttura è tutt’altro che fugato (anche su questo il Tar ha deliberato in maniera opposta). Infine, ciò che può consentire come extrema ratio di adire la Corte di giustizia europea, il comitato contesterà di fronte al Consiglio di Stato l’interpretazione che il Tar ha dato, anzitutto in termini di gerarchia delle fonti normative, del decreto ministeriale e delle direttive europee applicabili alla vicenda.

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