Brevetti

  • Proprietà intellettuale: tappa finale per il varo del sistema brevettuale unitario

    La Commissione accoglie con favore il deposito, da parte della Germania, dello strumento di ratifica dell’accordo sul tribunale unificato dei brevetti, che fa scattare la fase finale necessaria affinché il sistema entri in funzione il 1º giugno 2023.

    Il sistema brevettuale unitario offrirà alle imprese uno sportello unico per ottenere e far rispettare la tutela brevettuale in Europa. Ciò renderà sia l’ottenimento sia la tutela dei brevetti molto più semplici, trasparenti e accessibili. Il nuovo tribunale unificato dei brevetti fa parte del nuovo sistema e permetterà di far rispettare i brevetti — non solo i nuovi brevetti unitari ma anche i brevetti europei non unitari — negli Stati membri partecipanti in modo centralizzato, aumentando la certezza del diritto e migliorando la competitività complessiva delle imprese.

    Il nuovo sistema brevettuale unitario è una tappa importante affinché le imprese europee possano proteggere la loro proprietà intellettuale di fronte all’agguerrita concorrenza mondiale. Contribuirà inoltre a promuovere la ricerca e l’innovazione nell’UE, aspetto essenziale per sostenere le transizioni verde e digitale dell’Europa e rafforzare la nostra resilienza.

    Inizialmente proposto dalla Commissione nel 2012, l’accordo sul tribunale unificato dei brevetti è entrato in vigore in via provvisoria il 19 gennaio 2022.

    Una volta varato ufficialmente, 17 Stati membri parteciperanno inizialmente al nuovo sistema; altri potranno aderirvi in futuro.

  • Sonos fa causa a Google per sottrazione di brevetti

    Sonos ha fatto causa a Google lanciando la sfida alla crescente dipendenza da Mountain View e Amazon che, a suo avviso, usano il loro peso per mettere all’angolo e schiacciare le società più piccole. Nell’azione legale il produttore di speaker wireless accusa Google di aver infranto cinque dei suoi brevetti e chiede il risarcimento dei danni e il divieto di vendita negli Stati Uniti di speaker, smartphone e laptop Google. «Google palesemente e consapevolmente copia la nostra tecnologia brevettata. Nonostante i nostri ripetuti sforzi negli ultimi anni, Google non ha mostrato alcuna volontà di lavorare con noi per una soluzione» ha affermato l’amministratore delegato di Sonos, Patrick Spence. 

    Sonos pubblicizza i suoi speaker su Google e li vende su Amazon: i servizi musicali e le assistenti virtuali dei due colossi sono inseriti direttamente nei prodotti Sonos. I dipendenti Sonos usano Gmail e il cloud computing di Amazon. Tutto ha funzionato fino a che Google e Amazon non hanno prodotto e lanciato i loro speaker, mettendo sotto pressione i prezzi di Sonos e, secondo i manager della stessa Sonos, rubato la sua tecnologia. I manager di Sonos, riporta il New York Times, hanno deciso di fare causa a Google perché non se la sono sentita di combattere i due giganti in un colpo solo in tribunale.

    Sonos ha fatto causa a Google alla corte federale di Los Angeles e all’International Trade Commissione americana, l’organismo chiamato a pronunciarsi sui casi riguardanti i brevetti e che ha la capacità di bloccare le importazioni dei prodotti che li violano. La causa di Sonos riguarda la violazione di cinque brevetti da parte di Google, ma Sonos ritiene che complessivamente Google e Amazon abbiano violato ognuna circa 100 brevetti. Google e Amazon respingono le accuse. «Siamo delusi dal fatto che Sonos abbia fatto causa invece di continuare le trattative in buona fede. Respingiamo le accuse e ci difenderemo» ha affermato Jose Castaneda, portavoce di Google. «La famiglia dei dispositivi Echo e la nostra tecnologia per la musica è stata sviluppata in modo indipendente da Amazon» ha messo in evidenza Natalie Hereth, portavoce del colosso di Jeff Bezos.

    L’evoluzione del rapporto fra Sonos e i giganti tecnologici riflette – sottolinea il New York Times – una lamentela ormai divenuta comune: i big hi tech sono diventati essenziali per raggiungere i consumatori ma il prezzo da pagare è alto, con i giganti che usano il loro peso per far leva sulle società più piccole per rubare le loro idee e i loro clienti.

  • La tutela del copyright crea un posto di lavoro ogni tre

    In Italia e in Europa, un posto di lavoro su tre è riconducibile alle industrie che utilizzano brevetti, marchi, disegni, modelli industriali e diritti d’autore, ossia ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale. A darne notizia è l’agenzia Ansa, riferendo del rapporto sull’impatto dei settori industriali ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale (DPI) sull’economia dell’Ue pubblicato dall’Ufficio europeo dei brevetti (UEB) e dall’Ufficio dell’Ue per la proprietà intellettuale (EUIPO).

    In Italia, in particolare, queste imprese generano 7 milioni di posti di lavoro (31,5% di tutti gli impieghi) e contribuiscono con 774 miliardi di euro al Pil italiano (46,9%). Il settore più trainante nel nostro Paese, riferisce l’Ansa, è quello del design, in particolare dell’abbigliamento, accessori, arredamento, illuminazione e gioielli. I disegni industriali e modelli generano 3,79 milioni di posti di lavoro, pari al 17,2% di tutti gli impieghi e contribuiscono con 279 miliardi di euro al Pil del Paese (16,9%). Il significativo impatto economico delle industrie di design si conferma anche a livello europeo con la creazione di 30,7 milioni di posti di lavoro diretti e con il contributo del 16,2% al Pil dell’Ue. Le esportazioni del settore hanno generato un’eccedenza commerciale di oltre 66 miliardi di euro nel 2016 e nelle industrie di supporto sono stati creati 14,3 milioni di posti di lavoro.

    In Europa sono le industrie che fanno un uso intenso di marchi a rappresentare la percentuale maggiore di Pil Ue (37%) e creano complessivamente 46,7 milioni di posti di lavoro. Tra il 2014 e il 2016, l’occupazione in queste industrie in tutta l’Ue è cresciuta di 1,3 milioni di posti di lavoro rispetto al periodo 2011-2013, mentre l’occupazione totale nei 28 Stati membri dell’Ue è leggermente diminuita. “L’importanza delle industrie ad alta intensità di DPI rispecchia la forza dell’economia basata sulla conoscenza in Europa” afferma António Campinos, presidente dell’Ufficio europeo dei brevetti.

    Negli ultimi anni, le imprese per lo sviluppo di tecnologie che riguardano i cambiamenti climatici hanno rappresentato il 2,5% dell’occupazione e il 4,7 % del Pil nell’Ue nel biennio 2014-16, mentre i settori collegati alla quarta rivoluzione industriale hanno costituito l’1,9% dell’occupazione e il 3,9% del Pil nello stesso periodo. In generale in queste imprese i dipendenti guadagnano di più rispetto ai lavoratori di altre industrie: in media un premio salariale superiore del 47%. La differenza è significativa se si pensa che il salario settimanale medio nelle industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale è di 801 euro, rispetto a 544 euro nelle altre aziende.

  • Brevetti record in Italia

    In Europa siamo spesso visti come il fanalino di coda per quanto riguarda la crescita economica, ma c’è un settore in cui sorprendentemente il nostro Paese cresce tanto: l’innovazione.

    Ad inizio mese, l’Epo – l’Autorità europea per i brevetti – ha rilasciato i dati sulle domande presentate, nel 2017, da aziende e inventori di tutti i Paesi Ue. Secondo questi dati, nel 2017 le domande di brevetti europei presentate dall’Italia sono aumentate del 4,3% rispetto all’anno precedente a fronte di una crescita media del 2,6% dei restanti 28 Paesi europei. Questa percentuale è nettamente superiore a tanti paesi economicamente più forti e stabili del nostro, come i Paesi Bassi (+2,7%), il Regno Unito (+2,4%) e la Germania (+1,9%). Lo scorso anno le società italiane e gli inventori hanno, infatti, inviato 4.352 richieste di brevetto allo European Patent Office rispetto alle 4.172 del 2016, confermando la tendenza positiva per il terzo anno consecutivo.

    Stando a questi dati, l’Italia rappresenta il 2,6% di tutte le domande, raggiungendo il decimo posto della classifica mondiale, guidata da Stati Uniti (42.300), Germania (25.490) e Giappone (21.712). La Francia (10.599) è quarta e la Cina quinta (8.330).

    Nella classifica generale per la prima volta c’è una società cinese, Huawei, al primo posto come azienda che ha presentato più brevetti. Siemens è balzata dal sesto al secondo posto, seguita da LG, Samsung e Qualcomm. Tra le dieci maggiori richiedenti troviamo quattro società europee, tre americane, due coreane e una cinese.

    Con 60 domande, Ansaldo Energia è risultata la società italiana più attiva nella richiesta di brevetti europei, seguita da G.D (54 domande), Fca (42) e Pirelli (40).

    Nel 2017 l’ European Patent Office ha ricevuto quasi 166mila domande, con un aumento del 3,9% rispetto all’anno precedente che rappresenta un nuovo record. Per la prima volta l’elevato numero di richieste arrivate dalla Cina (+16,6%) ha incluso il Paese asiatico nella top five dei Paesi più attivi .

    “In termini di domande per brevetti, il 2017 è stato un anno positivo per l’Europa”, ha detto il presidente dell’European Patent Office, Benoît Battistelli. Per quanto riguarda la situazione italiana, Battistelli ha concluso che le domande “sono ancora troppo poche, rispetto al potenziale di creatività e capacità innovativa di Pmi e università italiane: le domande italiane sono appena il 3%, le olandesi il 4%, quelle francesi il 6% e le tedesche addirittura il 15% del totale depositato”.

    Per quanto riguarda i settori di riferimento dei brevetti, la movimentazione è quello leader nella tecnologia in Italia, seguito dai trasporti e dalla tecnologia medicale, che rappresentano i tre settori con il più alto numero di domande di brevetto provenienti dall’Italia. La crescita più accentuata tra tutti i settori tecnologici italiani è quella proveniente dai sistemi di misurazione (+31%), seguita da macchine tessili e della carta (+23%) e dal farmaceutico (+18%). La tecnologia medicale rimane il settore con il più grande numero di domande di brevetto (fino al +6,2%), seguito da quello della Comunicazione digitale e dalla Tecnologia informatica.

    La Lombardia, anche se ha fatto segnare un calo dell’1%, resta la regione leader italiana: nel 2017 il 32,7% delle richieste di brevetti è arrivata da Milano e dintorni. Al secondo posto l’Emilia Romagna con il 16% del totale e un incremento del 4,6% delle domande. Terza posizione per il Veneto (13,4%, +7,3%). Tra le città vince Milano (20,4% delle domande), seguita da Torino (7,4%), Bologna (6,5%) e Roma (4,3%). Al Sud-Italia per ora i numeri restano abbastanza piccoli, ma qui si sono registrati gli incrementi maggiori di richieste in Basilicata (+600%), Calabria (+100%) e Sardegna (+50%).

     

Pulsante per tornare all'inizio