cambiamento

  • Responsabilità antropica del cambiamento climatico

    Chi continua a sostenere che il cambiamento climatico sia dovuto alla presenza di grandi quantità di CO2 e di altri “gas serra” creati dall’uomo farebbe bene ora anche a riflettere su un fatto nuovo accaduto recentemente in Lombardia.

    Grazie al ritiro dei ghiacciai, a un’altitudine di più di 3000 metri, si sono scoperti incisioni rupestri che denotano in loco la presenza umana durante l’età del bronzo (in Europa 2300-1100 A.C.).

    Due considerazioni andrebbero fatte a questo proposito ma non sembra che i nostri giornalisti le abbiano ancora fatte:

    – Uomini organizzati vivevano, o almeno frequentavano, quelle altitudini in maniera costante. Tanto è vero che si presero la briga di farvi dei disegni perenni. Non era troppo freddo per starci a lungo?

    – Sicuramente non scavarono il ghiacciaio per poter disegnare sulle rocce sottostanti. All’epoca in quelle montagne, seppur sopra i 3000 metri, non c’erano ghiacciai perenni. Ovviamente il clima era diverso e più caldo degli anni nostri (così come lo fu nei tempi romani). I ghiacciai si formano e spariscono nel corso dei secoli da sempre su questo pianeta.  Esistevano, all’epoca, uso diffuso dei combustibili fossili, delle industrie, dei riscaldamenti ovunque? A cosa era dovuto il “riscaldamento climatico” dell’età del bronzo?

    P.S. 1) Grazie all’aver messo in ginocchio molte industrie in Europa, la Commissione è riuscita ad ottenere una qualche piccola riduzione delle emissioni di gas considerati pericolosi per il clima. L’Europa produceva circa il 7% delle emissioni mondiali e ora, forse, siamo al 6 e qualcosa. Nel frattempo, la Cina che ne produceva più o meno il 36% ha aumentato la sua percentuale grazie all’apertura di nuove centrali a carbone. Così ha fatto l’India e stanno facendo gli Stati Uniti. La nostra fortuna è che potremo comprare molti più prodotti fabbricati in quei Paesi invece di quelli soliti (oramai noiosi) che producevamo da noi.

    2) Sembrerebbe che a Baku, per parlare di come combattere la CO2 internazionalmente, tra delegati e giornalisti siano presenti in tutto circa 51.000 persone (non cambierebbe drasticamente anche se fossero solo 5.000). Sono tutti arrivati in bicicletta o a piedi? Oppure in carrozze trainate da cavalli?

    3) Una cosa è battersi contro l’inquinamento di aria e acque, atteggiamento doveroso e salutare. Un’altra è inventarsi cause di un cambiamento climatico che gli stessi “inventori” definiscono inarrestabile, se non parzialmente. Se sappiamo davvero che le acque oceaniche sono destinate ad alzarsi, perché invece di prendere decisioni masochiste sprecando enormi ricchezze non pensiamo a cosa fare per delocalizzare chi ne potrebbe restare sommerso? E perché non attrezzare intere società per i cambiamenti che, sembra, comunque arriveranno?

  • L’UE commemora le vittime della crisi climatica globale

    Il 15 luglio l’UE ha commemorato le vittime della crisi climatica globale nel corso di una cerimonia tenutasi a Bruxelles alla presenza del Commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, e di rappresentanti del governo belga.

    Questa giornata è un invito all’azione per ridurre al minimo l’impatto dei cambiamenti climatici ovunque possibile e aumentare la resilienza per proteggere vite e mezzi di sussistenza.

    Nel 2023 il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione europea hanno firmato una dichiarazione congiunta per istituire una giornata annuale dell’UE dedicata alle vittime della crisi climatica globale, il 15 luglio di ogni anno. Si tratta di un’occasione per ricordare le vittime in Europa e nel mondo, e per sensibilizzare a quanto è possibile fare per ridurre il rischio degli impatti climatici ed essere meglio preparati a rispondere alle catastrofi climatiche.

    All’inizio di quest’anno la Commissione europea ha presentato una comunicazione sulla gestione dei rischi climatici, in risposta alla prima valutazione europea dei rischi climatici ad opera dell’Agenzia europea dell’ambiente.

  • Nuovi orientamenti per aiutare i paesi dell’UE ad aggiornare le loro strategie di adattamento ai cambiamenti climatici

    La Commissione europea ha adottato una nuova serie di orientamenti per assistere gli Stati membri nell’aggiornamento e nell’attuazione di strategie, piani e politiche nazionali di adattamento complete, in linea con legge europea sul clima e con la strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici.

    Dalle ondate di calore estremo alle siccità devastanti, dai rovinosi incendi boschivi all’innalzamento del livello dei mari, con la conseguente erosione delle coste, gli inevitabili impatti dei cambiamenti climatici incontrollati sono ben noti e stanno ormai iniziando a manifestarsi concretamente. Le ultime conclusioni della relazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) sottolineano l’urgenza di adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici. Gli orientamenti pubblicati oggi intendono aiutare gli Stati membri a migliorare i preparativi per questa realtà emergente, caratterizzata da un rapido aumento della frequenza con cui si manifestano tali fenomeni.

    La Commissione punta a sostenere gli Stati membri nell’adozione di un approccio globale all’elaborazione delle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici grazie a un coordinamento e a un’integrazione multilivello, sia sul piano orizzontale che a tutti i livelli degli enti subnazionali. Gli orientamenti comprendono anche un elenco completo delle principali caratteristiche della politica di adattamento. Per migliorare le strategie e i piani di adattamento degli Stati membri, gli orientamenti propongono inoltre nuovi temi e settori strategici di cui tenere conto all’atto di elaborare politiche volte a garantire risultati migliori.

  • Solo un tiepido venticello

    Sono stati sufficienti solo cinque anni per rinnegare se stessi. Come possa un partito cambiare radicalmente posizione su un legge approvata da un governo (Renzi) dallo stesso sostenuto solo cinque anni fa rappresenta un mistero…

    Il pensiero politico si manifesta come un fattore in continua evoluzione, il  quale tuttavia non può arrivare nel giro di cinque anni a rinnegare se stesso annullandone persino la responsabilità della sua approvazione.

    Al di là del contenuto normativo del Jobs Act e dei risultati ottenuti dal governo Renzi con il sostegno plebiscitario del PD, non si può pensare che un partito nel giro di soli cinque anni abbia cambiato radicalmente la propria posizione ed ora lo indichi come uno dei problemi principali relativi alla crescita della precarietà occupazionale. Perché se così fosse, si dimostrerebbe di non possedere alcun valore storico

    fondativo come base condivisa il quale comunque assicura il rispetto e la salvaguardia di valori riconosciuti  anche se all’interno di diversi scenari politici per di più in evoluzione.

    Criticare ora quanto approvato solo cinque anni fa e rivendicato con orgoglio nel “lontano” 2018 (https://www.partitodemocratico.it/economia-e-lavoro/jobs-act/) dimostra in ultima analisi quanto poca  sia la considerazione per gli elettori del partito che dimostra di non possedere il coraggio di ammettere i propri errori precedenti, ma si augura semplicemente che il  tutto cada nell’oblio.

    Il pensiero politico, come espressione di una qualsiasi forza politica, qualora risulti svincolato da codici valoriali riscontrabili sempre all’interno di ogni propria posizione politica ed a maggior ragione se governativa, se si dimostrasse non in grado di rappresentare SEMPRE questi valori fondativi, rappresenterebbe solo un  “tiepido venticello” pronto a cambiare direzione a seconda della convenienze politiche ed elettorali.

  • La Ue si fida di Emiliano e gli affida una relazione sui gas serra

    La Commissione ambiente (Enve) del Comitato europeo delle regioni (Cdr), ha nominato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, relatore del parere sulla ‘Strategia europea di lungo termine per la riduzione dei gas ad effetto serra in linea con gli Accordi di Parigi’. Ne dà notizia la Regione evidenziando che la Strategia di cui l’Unione europea deve dotarsi, avrà il compito di delineare una visione condivisa per un’economia a basse emissioni di Co2, al fine di attuare gli Accordi di Parigi del 2016. La Strategia dovrà identificare percorsi innovativi in diversi settori, tra cui quello energetico che gioca un ruolo essenziale nella decarbonizzazione dei processi produttivi industriali.

    “Il cambiamento climatico – commenta Emiliano – è il tema sul quale siamo tutti chiamati a dare risposte concrete. Si tratta di un problema che ha ricadute globali e incide sul benessere dell’ambiente e delle persone”. “Ringrazio – prosegue – tutti coloro che hanno contribuito alla mia designazione in qualità di relatore di questo importante parere, che abbiamo fortemente voluto perché è perfettamente in linea con l’impegno e le azioni che il governo regionale sta svolgendo sin dall’avvio del mandato”. “Intendiamo, in particolare – prosegue – sottolineare l’impegno del Gruppo socialista al Comitato delle regioni, senza il quale questo risultato non sarebbe stato possibile. Ritengo che le autorità locali e regionali abbiano la competenza e l’esperienza per poter validamente contribuire alle decisioni che in questo settore si dovranno assumere a livello europeo”. “Questa nomina – conclude – testimonia l’apprezzamento a livello europeo per il lavoro svolto dalla Regione Puglia in questo ambito, con una serie di azioni che ho avuto il piacere di sottoporre all’attenzione del coordinatore del gruppo Pse nella lettera di candidatura”.

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