Campagna

  • Al via la conferenza sul patto per le zone rurali dell’UE

    Il 15 e 16 giugno la conferenza sul patto rurale riunirà 500 responsabili politici europei, nazionali e regionali, autorità locali e attori sociali ed economici per discutere e progettare la governance del patto rurale e raccogliere impegni al fine di realizzare la visione a lungo termine per le zone rurali dell’UE.

    Le zone rurali dell’UE ospitano 137 milioni di persone, vale a dire quasi il 30% della popolazione e oltre l’80% del territorio dell’Unione. La visione a lungo termine per le zone rurali dell’UE, adottata lo scorso anno, mira a rendere più forti, più collegate, più prospere e più resilienti tali zone ed è stata accompagnata da un piano d’azione rurale, di cui il patto rurale costituisce un’azione fondamentale.

    Il patto rurale fornirà un quadro comune per la cooperazione tra le autorità e le parti interessate a livello europeo, nazionale, regionale e locale. Riunendo tutti i livelli di governance e le parti interessate, integrerà le misure adottate dalla Commissione europea e contribuirà a garantire che si tenga conto delle esigenze specifiche delle diverse zone rurali d’Europa.

    Fonte: Commissione europea

  • In Italia perso il 28% delle campagne

    Nell’arco di una generazione l’Italia ha perso oltre un terreno agricolo su quattro: un’analisi di Coldiretti attesa che è scomparso il 28% delle campagne e che la superficie agricola utilizzabile si è ridotta a 12,8 milioni di ettari e a causa della cementificazione e della scomparsa dei terreni fertili. In un decennio sono andati persi oltre 400 milioni di chili di prodotti agricoli e la copertura artificiale di suolo coltivato nel 2020 ha toccato la velocità di due metri quadri al secondo. La perdita maggiore, rileva Coldiretti, ha riguardato cereali e ortaggi (sono venuti meno 2,534 milioni di quintali di prodotto) e, a seguire, i foraggi per l’alimentazione degli animali, i frutteti, i vigneti e gli oliveti.

    Di contro, lamenta Coldiretti, in Italia è necessario recuperare il deficit del 64% del frumento tenero e del 40% per il frumento duro destinato alla produzione di pasta, mentre il fabbisogno di mais è coperto per appena la metà (53%) e la soia nazionale soddisfa meno di un terzo (31%) dei consumi domestici. In Italia, sottolinea ancora Coldiretti, si munge nelle stalle nazionali il 75% del latte consumato e si produce il 55% della carne necessari ai consumi nazionali con l’eccezione positiva per la carne di pollo e per le uova per le quali l’Italia ha raggiunto l’autosufficienza e non ha bisogno delle importazioni dall’estero.

    La perdita di terra fertile, peraltro, non pesa solo sugli approvvigionamenti alimentari: dal 2012 a oggi il suolo sepolto sotto asfalto e cemento non ha potuto garantire l’assorbimento di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana che ora scorrono in superficie aumentando la pericolosità idraulica dei territori con danni e vittime. E a causa dei cambiamenti climatici, evidenzia la Coldiretti, sono sempre più frequenti gli eventi estremi, aumentati del 36% dal 2020 al 2021, con precipitazioni violente che provocano danni perché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua su un territorio come quello italiano reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono, Ci sono 7.252 i comuni, ovvero il 91,3% del totale, a rischio idrogeologico (dati Ispra).

    La sola provincia di Piacenza nel 2020 ha perso 46 ettari di suolo naturale: su una superficie totale di 258mila ettari il consumo di suolo è stato del 7,73%, cioè di 698 metri quadri per abitante.

  • Per le zone rurali la Commissione lancia il patto per una visione a lungo termine

    La Commissione lancia il patto rurale, un’iniziativa annunciata nel quadro della visione a lungo termine per le zone rurali presentata nel giugno 2021. Il nuovo patto, pensato per chiamare le autorità pubbliche e i portatori d’interessi ad agire in funzione delle esigenze ed aspirazioni delle comunità rurali, fornirà un quadro comune per coinvolgere e collaborare con i portatori d’interessi a livello UE, nazionale, regionale e locale.

    La vicepresidente Šuica, il commissario Wojciechowski e la commissaria Ferreira hanno lanciato un invito aperto a partecipare alla discussione sul patto rurale. Tutte le parti interessate sono invitate ad esprimere il proprio impegno per gli obiettivi della visione ed a partecipare allo sviluppo e all’attuazione del patto rurale. La Commissione contribuirà a questo quadro attraverso i partner e le reti e incoraggerà lo scambio di idee e migliori pratiche a tutti i livelli. Sulla base di ampie consultazioni con i cittadini e i portatori d’interessi del settore rurale, la visione a lungo termine per le zone rurali dell’UE individua una serie di sfide urgenti ed evidenzia alcune delle opportunità più promettenti disponibili per queste zone. Con il sostegno del patto rurale e del piano d’azione rurale messo a punto dalla Commissione, la visione a lungo termine mira a rendere le zone rurali dell’UE più forti, più connesse, più resilienti e più prospere. Da qui a giugno 2022, portatori d’interessi e attori possono aderire alla Comunità del patto rurale e condividere riflessioni e idee sulla sua attuazione e sviluppo. Nel giugno 2022, la conferenza ad alto livello del patto rurale sarà l’occasione per fare il punto sugli impegni assunti e le idee presentate nonché per definire le prossime tappe.

    Fonte: Commissione europea

  • Bruxelles studia un piano d’azione a lungo termine per le aree rurali

    Una piattaforma per lo scambio di informazioni, una spinta alla creazione di sistemi dell’innovazione nelle campagne, strategie per la mobilità sostenibile e l’incremento dell’accesso ai servizi e alla banda larga. Sono alcune delle azioni previste dalla “visione” a lungo termine (2040) della Commissione Ue per rendere le aree rurali europee “più forti, connesse, resilienti e prospere”.

    Nella comunicazione che presenta il nuovo Patto e il Piano d’azione Ue, la Commissione raccomanda a Stati membri e regioni di integrare di più gli interventi della Politica agricola comune (Pac) e della Politica di Coesione e di adottare il principio secondo cui tutte le decisioni prese dovrebbero essere ‘a prova di rurale’.

    La vicepresidente della Commissione europea Dubravka Suica ha quindi sottolineato che l’integrazione in una strategia unica dei piani per la ripresa, dei fondi di coesione e di quelli della Pac per rendere le aree rurali più attrattive “‘oggi è una necessità”. Attualmente “c’è troppa Pac nelle aree rurali e troppa coesione nelle aree urbane – ha aggiunto il commissario Ue all’agricoltura Janusz Wojciechowski – è il momento di cambiare”. “Tutti i fondi sono stati rinforzati con il Recovery plan dell’Ue – ha detto la commissaria alla coesione Elisa Ferreira – l’elemento critico è usarli in una prospettiva che non sia solo settoriale ma territoriale per avere un effetto moltiplicatore delle risorse”.

    Secondo il progetto di ricerca ‘Escape’, del programma studi ESPON, specializzato in analisi delle politiche regionali, finora le politiche Ue adottate contro l’abbandono delle aree rurali non hanno dato risultati tangibili e tre regioni rurali su cinque in Europa – ovvero il 40% del territorio e il 30% della popolazione – sono o saranno colpite dal declino demografico nei prossimi decenni.

  • Allarme spopolamento per le aree rurali dell’Europa

    Finora le politiche adottate per invertire la tendenza allo spopolamento delle aree rurali non hanno dato risultati tangibili e senza nuovi interventi ad hoc il fenomeno andrà avanti nei prossimi decenni. Questo, in sintesi, l’allarme che emerge dal progetto di ricerca ‘Escape’, del programma studi ESPON, specializzato in analisi delle politiche regionali. Secondo lo studio, tre regioni rurali su cinque in Europa – ovvero il 40% del territorio e il 30% della popolazione – sono o saranno colpite dal declino demografico nei prossimi decenni.

    A lungo considerato una sfida fondamentale per molti Stati membri dell’Ue, lo spopolamento nelle aree rurali non è stato, tuttavia, affrontato in modo specifico, salvo poche opzioni elaborate con l’obiettivo mirato di contenerne la portata. La politica agricola comune (Pac) e la politica di coesione, spiegano i ricercatori, rappresentano le principali leve di cui si è dotata l’Europa per affrontare le questioni legate allo spopolamento nelle aree rurali. Da una parte, la Pac fornisce finanziamenti che mirano a diversificare l’occupazione e a migliorare i servizi di base fornendo sostegno agli agricoltori e alle comunità rurali nella progettazione e nell’attuazione di iniziative che rispondano a una serie di sfide economiche, ambientali e sociali. Dall’altra, la politica di coesione mira a ridurre le disparità delle aree meno sviluppate, in particolare le regioni interessate dal declino industriale e agricolo, attraverso progetti nazionali, regionali e transfrontalieri. In entrambi i casi, queste politiche cercano di mitigare il declino rurale stimolando la crescita demografica ed economica. I sostegni alla crescita non hanno però avuto l’effetto di frenare lo spopolamento rurale che anzi è un fenomeno sempre più comune, mentre inizia a farsi strada la convinzione che in alcune regioni, tale tendenza non possa essere invertita.

    Per i ricercatori le politiche messe in campo finora a livello europeo e nazionale non tenevano conto di un aspetto fondamentale: la disomogeneità del fenomeno. Vi sono infatti “differenze sostanziali” non solo tra regioni, ma anche all’interno delle regioni stesse, che non vanno ignorate. Differenze che possono essere spiegate alla luce di alcuni elementi che variano dai cambiamenti di lungo periodo nelle dimensioni e nella struttura dell’economia, all’esito di eventi politici quali l’adesione all’Ue o le ricadute di un conflitto. Non tenerne conto, concludono i ricercatori, è una spia della mancanza di considerazione delle cause profonde dello spopolamento e delle sue ricadute. L’intervento dell’Ue dovrebbe quindi da un lato, puntare a contrastare le differenze nel declino delle regioni rurali, e dall’altro, adottare misure necessarie ad aumentare la qualità della vita e il benessere della popolazione che vive in aree interessate dal fenomeno.

  • Per le vacanze 2021 quasi un italiano su cinque sceglie la campagna

    L’Italia riapre e gli italiani fanno una scelta green per l’estate 2021. E la campagna diventa la seconda meta subito dopo il mare, come effetto dell’emergenza sanitaria sui programmi dei vacanzieri. Così quasi un italiano su cinque (17%) per questa estate sceglierà di trascorrere le proprie ferie in campagna, parchi naturali e oasi, coniugando la voglia di normalità con la garanzia di stare in sicurezza senza rischiare gli affollamenti, rileva un’indagine Coldiretti/Notosondaggi. A spingere su questo segmento è soprattutto il turismo enogastronomico, che vale oltre 5 miliardi e che proprio con la pandemia ha trovato un ulteriore impulso. Traino importante anche i 24mila agriturismi nazionali. Senza contare che con la riapertura totale della ristorazione dal primo giugno, si prepara un’estate a tavola da 30 miliardi di euro nei 360mila bar, ristoranti, pizzerie ed agriturismi aperti lungo tutta la Penisola.

    Ma la campagna non è solo destinazione per gite e vacanze. Con la pandemia si registra una vera e propria rivoluzione country, con il 54% che desidera lasciare la città spinto dalla ricerca di una migliore qualità della vita ma anche dalla paura della pandemia e dalla voglia di riscoprire il senso di comunità allentato dall’emergenza sanitaria. E ancora, l’agricoltura per la ripartenza. Dalla logistica alle energie rinnovabili, dalla tutela del territorio alla gestione del patrimonio idrico, dalla cura del verde urbano, alla riqualificazione degli edifici nei piccoli borghi, fino agli investimenti nelle reti ultraveloci per colmare i ritardi nell’espansione della banda larga nelle zone interne e montane. Un capitolo che nel Pnrr vale 5,2 miliardi di euro ma anche un tema molto sentito dagli italiani: oltre 8 su 10 (83%) considerano infatti l’agricoltura importante per il rilancio dell’economia del Paese, con una percentuale di consensi che balzata del 19% nel 2021 rispetto a prima della pandemia.

    A fare il punto su Pil agricolo, salute e turismo green i ministri delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, della Salute, Roberto Speranza, e del Turismo, Massimo Garavaglia, e la sindaca di Roma, Virginia Raggi, intervenuti all’incontro Coldiretti ‘L’Italia torna contadina’ organizzato con Fondazione Univerde e Campagna Amica a Roma a venti anni esatti dalla legge di orientamento.

    “Nei nostri programmi di sviluppo – sottolinea Speranza – si parla sempre di One Health, l’idea è che l’agricoltura è salute. La battaglia è tutelare la qualità dei prodotti che arrivano sulle nostre tavole, e deve essere fatta con trasparenza”. Il turismo all’aperto “sarà sempre più di attualità e sempre più importante anche perché dà la possibilità di raggiungere tutto il nostro territorio che non sono solo le grandi città turistiche ma le tante piccole città d’arte, i borghi”, dice Garavaglia.

    Dal canto suo, il titolare dell’agricoltura, Patuanelli sottolinea: il settore “è pronto a fare la sua parte per affrontare la sfida della sostenibilità e della competitività sui mercati globali anche grazie al supporto del governo che non farà mancare la propria azione di sostegno”. E il vicedirettore Fao, Maurizio Martina, evidenzia che “la sfida è realizzare nuovi servizi alla persona e al territorio, disegnando una nuova multifunzionalità che vada a incrociare il welfare”.

    Uno speciale annullo filatelico di Poste Italiane ha celebrato i 20 anni della legge di orientamento. Venti anni in cui, sottolinea Coldiretti con il presidente, Ettore Prandini, l’agricoltura italiana è diventata la più green e biodiversa d’Europa con 314 specialità Dop/Igp/Stg riconosciute a livello comunitario e 526 vini a denominazioni di origine e indicazione geografica, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con 80mila operatori, 40mila aziende agricole impegnate nel custodire semi o piante a rischio di estinzione “e il primato della sicurezza alimentare mondiale”.

  • In aumento i furti in campagna, le aziende agricole si attrezzano ma sono a rischio

    La Coldiretti annuncia un boom di furti in campagna con 300 milioni di euro di danni in un anno. Gli agricoltori lamentano ogni genere di furti: dai macchinari agricoli in Lombardia ed Emilia Romagna agli ulivi e agli asparagi della Puglia, dalle mimose della Liguria alle arnie in Campania e Lombardia, dai limoni della Sicilia fino ai vivai della Toscana, i predoni delle campagne non risparmiano niente e nessuno. Secondo Coldiretti, il settore è esposto a veri criminali, capaci di mettere in ginocchio un’azienda, specie di dimensioni medie o piccole.

    Per combattere i furti nelle campagne sono entrate in gioco anche le nuove tecnologie, come l’installazione di sistemi Gps sui trattori e di impianti d’allarme collegati alla centrale dei Carabinieri o della Polizia. Anche le telecamere con visione notturna possono rappresentare un sistema utile da applicare mentre non mancano servizi di scorta e sorveglianza organizzati dagli agricoltori stessi. “La criminalità organizzata nelle campagne – conclude il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo – incide più a fondo nei beni e nella libertà delle persone perché, a differenza della criminalità urbana, può contare su un tessuto sociale e su condizioni di isolamento degli operatori. Si tratta dunque di lavorare per il superamento della situazione di solitudine invertendo la tendenza allo smantellamento dei presidi e delle forze di sicurezza presenti sul territorio anche con l’ausilio delle nuove tecnologie”.

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