cane

  • Il miglior amico dell’uomo

    Riceviamo da un nostro lettore, che a sua volta l’ha ricevuta, questa poesia sapendo che molti nostri lettori sono compagni ed amici dei cani.

    Se hai paura di avermi dato

    poche carezze, sappi che

    non ne ho scordata nemmeno una.

     

    Se sei pentito di avermi sgridato

    anche solo una volta,

    sappi che io nemmeno me la ricordo.

     

    Se pensi di avermi lasciato troppo tempo

    da solo, sappi che io ti ho sempre aspettato.

    Se temi di avermi dedicato poco tempo,

    sappi che io, anche di quel poco,

    ne ho goduto ogni istante.

     

    Se credi di aver giocato poco con me,

    sappi che io non ho mai contato

    le volte in cui mi hai lanciato la pallina.

     

    Se pensi che io abbia dimenticato il tuo

    profumo, sappi che anche adesso lo sto

    annusando nel vento.

     

    Se tu volessi rinascere in un’altra vita,

    sappi che io vorrei essere il tuo cane

    anche in quella.

     

    Se sei convinto di avere qualche difetto,

    sappi che per me tu sei stato

    la perfezione.

     

    Se credi che l’amore possa avere una fine,

    sappi che nel mio cuore il posto

    per l’amore è infinito.

     

    Se pensi di nutrire dei rimpianti

    verso me, sappi che io non cambierei

    un solo secondo della vita che ho

    trascorso con te.

     

    Se credi che io non senta più la tua voce

    quando mi chiami, basta che tu affidi

    alla brezza della sera il compito

    di portarmi le tue parole.

     

    Se pensi che io possa scordare il tuo viso,

    sappi che avrei voluto vivere solamente

    per godere di un tuo sguardo.

     

    Se credi che avrei potuto amare

    qualcuno più di te, sappi che io ti ho

    amato più di me stesso.

     

    Se pensi che mi sarebbe piaciuto

    sdraiarmi su di un morbido divano,

    sappi che con te avrei dormito

    anche sui sassi.

     

    Se credi che io volessi più di ciò

    che mi hai dato, sappi che io mi sono sempre sentito il cane più felice

    e ricco del mondo.

     

    Se a volte ti sei sentita solo, sappi che io

    non ho mai lasciato il mio posto accanto

    a te.

     

    Se pensi che la mia vita sia stata breve,

    sappi che io non avrei voluto vivere

    nemmeno un minuto in più se non lo

    avessi passato al tuo fianco.

     

    Se temi che io non sia più vicino a te,

    sappi che appena chiuderai gli occhi

    io mi addormenterò al tuo fianco.

     

    Se pensi di non aver fatto la scelta giusta,

    sappi che io mi sono sempre fidato di te.

    Sempre.

     

    Se sogni un giorno di potermi rivedere,

    sappi che sarò lì ad aspettarti,

    come ho sempre fatto.

  • La Corea del Sud pensa di bandire la carne di cane dalla tavola

    In Corea del Sud potrebbe presto essere vietato il consumo della carne di cane. Yu Eui Dong, capo politico del Partito del potere popolare (Ppp), prima forza di governo, ha preannunciato la presentazione entro la fine dell’anno di un disegno di legge che metterebbe al bando una delle pratiche più controverse nel Paese asiatico, oggetto di crescenti critiche soprattutto da parte delle fasce più giovani della popolazione. “È tempo di porre fine ai conflitti sociali e alle controversie in merito al consumo di carne di cane attraverso l’attuazione di una legge speciale”, ha spiegato Yu nel corso di un incontro con dirigenti dell’esecutivo e attivisti per i diritti degli animali. L’esponente del Ppp ha precisato di attendersi un ampio consenso intorno al disegno di legge al momento del suo approdo in parlamento. Alla riunione ha partecipato anche il ministro dell’Agricoltura Chung Huang Keun, che ha promesso un’attuazione rapida del divieto e “il massimo impegno” affinché le imprese che si occupano di produzione e commercializzazione di carne di cane chiudano i battenti.

    Il tema è stato sollevato in più circostanze dalla first lady Kim Keon Hee, moglie del presidente Yoon Suk Yeol. I due hanno anche adottato cani randagi. In passato sono già state proposte diverse iniziative legislative per la messa al bando della carne di cane, ma l’iter è sempre stato bloccato dalle proteste di allevatori e proprietari di ristoranti. Il disegno di legge che sarà presentato dal Ppp dovrebbe prevedere un periodo di grazia di tre anni e misure di sostegno alle imprese attive nel settore.

    In Corea del Sud il consumo di carne di cane è meno consueto che in passato. Nel Paese, secondo i dati del governo, sono rimasti 1.600 ristoranti che servono carne di cane, e dell’industria fanno parte anche 1.150 allevamenti, 34 macelli e 219 società di distribuzione. Secondo un sondaggio condotto lo scorso anno da Gallup Korea, il 64 per cento dei cittadini è contrario al consumo di carne di cane e solo l’8% afferma di averne mangiata nel corso dell’ultimo anno, quota in netto calo rispetto al 27% del 2015.

    Il bando della carne di cane dalla tavola dei sudcoreani, peraltro, potrebbe essere solo una parziale buona notizia per i cani. I quali potrebbero essere ancora allevati per essere destinati all’esportazione in Paesi dove non sia vietato mangiarli.

  • Pensiamo

    Il 26 agosto è stata la Giornata mondiale del cane.

    Pensiamo anche solo per un momento a tutti cani abbandonati nei rifugi e nei canili mentre noi, magari, stiamo comperando un collare firmato per il nostro amico peloso,

    Pensiamo ai cani torturati ed uccisi, a quelli usati dalle associazioni criminali per i combattimenti e a tutto il denaro sporco che certi delinquenti guadagnano facendo soffrire e morire tanti quattro zampe.

    Pensiamo ai cani abbandonati sulle strade perché dopo l’acquisto, o dopo averli presi in un canile, ci si accorge che hanno bisogno di un po’ di cure e di attenzioni e non c’è tempo né voglia.

    Pensiamo ai cani da caccia che sono scartati e lasciati soli perché non sufficientemente bravi.

    Pensiamo ai levrieri  spagnoli sfruttati nelle gare di velocità con collari elettrici e poi, quando non sono più in grado di correre, uccisi anche impiccandoli, o lasciati morire per strada.

    Pensiamo ai cani soppressi dallo stato in tanti paesi o al traffico illegale, che come sempre ingrassa i farabutti, dei cuccioli che troppi acquistano via internet da malfattori che di questo traffico hanno fatto un lucroso business.

    Pensiamo che un cane è un essere senziente, che prova dolore e gioia, sentimenti veri e complessi,  che non è un gioco o un diversivo, che la sua presenza aiuta tante persone anziani o disabili, che ha bisogno di un po’ di cure ma in cambio dà un immenso affetto, che è un compagno per la vita non un passatempo momentaneo.

    Pensiamo, qualche volta fermiamoci a pensare, ci farà molto bene in tutti i sensi e farà bene anche ai nostri amici pelosi.

  • Leptospirosi negli allevamenti di cani nel cremonese

    Due allevamenti di cani nel cremonese sono stati raggiunti da provvedimenti dei Carabinieri del Nas di Cremona. Affiancati dall’Ats locale, i militari erano inizialmente intervenuti su uno dei due stabilimenti, poi risultato abusivo, in seguito al decesso per leptospirosi del gestore. I due allevamenti sono risultati collegati fra loro per lo scambio di cani, “soprattutto femmine, portate per la riproduzione” – ha precisato il tenente Andrea Zendron, comandante dei Nas di Cremona. Un’ordinanza comunale ha fatto sgomberare l’abitazione dell’uomo deceduto, sino a quando non sarà sanificata.

    Dei cani allevati, 115 Siberian Husky è stato disposto il trasferimento presso canili sanitari e associazioni, in primo luogo per gli accertamenti sanitari, gli eventuali interventi di profilassi e, ove possibile, per le adozioni. Insieme ai cani sono stati trasferiti anche 12 cavalli, alcuni ovini e bovini. A carico dei responsabili sono scattate le denunce per maltrattamento degli animali, per le precarie condizioni igienico sanitarie in cui erano detenuti gli animali.

    Sono in corso gli accertamenti per quantificare gli importi delle sanzioni amministrative. Il Nas di Cremona ha infatti ricostruito la rete di cessione degli husky, tramite internet, con annunci in rete e via social network.  I cuccioli sono stati venduti nel cremonese, ma anche in altre parti della Lombardia e dell’Italia. Il focolaio è stato circoscritto ed è sotto controllo, ma le indagini del NAS proseguono per risalire ad eventuali cessioni precedenti a questa emergenza, eventualmente verso privati oppure ad altri allevamenti.

    «La stragrande maggioranza dei 115 cani è sotto osservazione sanitaria – fa sapere alla stampa cremonese la Veterinaria Elena Castelli. Quelli già sottoposti ad analisi, che hanno confermato che non hanno contratto la lepto, sono pronti per l’adozione. Per i primi venti adottabili pubblicheremo progressivamente gli annunci. La gestione di un numero di cani così considerevole va fatta per step”. I primi Husky adottabili sono quasi tutte femmine tra gli otto e i nove anni.  Per evitare rischi di contrarre la leptospirosi, il personale e i volontari si sono attrezzati con dispositivi di protezione e hanno seguito un breve percorso di formazione. «Ci dobbiamo muovere in sicurezza – conclude la veterinaria –, le precauzioni sono indispensabili. Chi vorrà adottare uno degli Husky non avrà invece nessun bisogno di cautelarsi. Gli animali che usciranno per andare in una famiglia saranno perfettamente sani».

  • Il lupo rischia di estinguersi per i troppi ibridi con i cani

    Difendere l’ambiente e le diverse specie animali, patrimonio comune e insostituibili risorse per la salvezza dell’ecosistema, e perciò della nostra esistenza, significa anche tornare ad occuparci seriamente dell’ibridazione tra lupo e cane, sia che essa avvenga all’interno di allevamenti, per altro non autorizzati all’ibridazione, sia per così dire in natura. Se attraverso controlli più attenti possono essere impedite ibridazioni da parte di allevatori che immaginano possibile creare nuove razze o rinsanguarne alcune già esistenti, pratiche che sono pericolose e dannose, in natura il problema è più complesso per la mancanza, in molte aree geografiche, di una vera cultura diffusa contro il randagismo e l’abbandono di cani. I cani lasciati vaganti, senza quel controllo che, come ricorda la Commissione europea, spetta di dovere agli Stati membri attraverso i vari enti, nazionali e territoriali, in zone limitrofe a dove vivono i lupi porta di fatto alla nascita di soggetti ibridi. Sappiamo che, fortunatamente, i lupi, dopo essere stati quasi estinti, stanno ripopolando lentamente il territorio contribuendo così all’equilibrio dello stesso, basta pensare all’eccessivo, e spesso, non solo per l’agricoltura, pericoloso numero di cinghiali ed ungulati vari, cervi, caprioli, daini etc. per contenere il numero dei quali, anche attraverso la selezione naturale degli animali più deboli, la presenza dei lupi è indispensabile. L’unione tra lupo e cane porta alla nascita di ibridi che sono soggetti più pericolosi perché non temono l’uomo, discendendo dal cane, non hanno timore di attaccare animali domestici e d’allevamento perché discendono dal lupo e comunque devono mangiare. Ma al di là di questo aspetto il pericolo più grande che si corre con la nascita di ibridi è la snaturazione del lupo, la perdita del suo Dna caratteristico ed originario con in più l’insorgenza di patologie tipiche del cane, dopo millenni di convivenza con l’uomo, ma ancora sconosciute, fortunatamente, ai lupi. Ispra avverte che si è ormai segnalata la presenza di soggetti ibridi anche sulle Alpi e perciò è necessario che si ponga rimedio a quanto non è stato fatto fino ad ora in molti paesi europei e in Italia specialmente nel centro sud dove il randagismo e particolarmente diffuso e dove, specie in campagna, sono lasciati liberi cani di proprietà non sterilizzati. Per approfondire meglio l’argomento si consiglia di documentarsi anche sul è progetto europeo MIRCO-Lupo

  • Covid-19, ANMVI: il richiamo ad attenersi a fonti ufficiali vale per tutti

    Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa dell’ANMVI (Associazione nazionale medici veterinari italiani)

    (Cremona, 4 aprile 2020)- Arriva opportuna la raccomandazione dell’ISS a non destare inutili allarmismi a proposito del ruolo di cani e gatti, durante la pandemia da SARS CoV-2.

    Può risultare destabilizzante per milioni di proprietari e famiglie il continuo dilagare di disinvolti commentari alle notizie -spesso frammentarie, imprecise e non ultimative- che giungono da laboratori e centri di ricerca sperimentale.

    L’asimmetria informativa tra addetti ai lavori e cittadini dovrebbe muovere, eticamente, i comunicatori scientifici e i rappresentanti del mondo scientifico più esposti mediaticamente ad attenersi alle fonti ufficiali e alle sole evidenze scientifiche consolidate.

    “Non esiste alcuna evidenza che gli animali domestici giochino un ruolo nella diffusione di SARS-CoV-2 che riconosce, invece, nel contagio interumano la via principale di trasmissione”- ribadisce l’ISS. 

    Gli stessi laboratori di Harbin (Cina) -che stanno osservando a livello sperimentale il comportamento del virus nei cani e nei gatti – hanno avuto la prudenza di chiarire che i riscontri dei loro esperimenti “non riflettono le condizioni della vita domestica” e che “i proprietari di animali domestici non hanno motivi di preoccupazione, perchè non ci sono prove che possano confermare la capacità degli animali domestici di diffondere il virus”.

    Ricordiamo con le parole del Prof Umberto Agrimi (Dip.to di Veterinaria dell’ISS) che “gli animali domestici contribuiscono alla nostra gioia e al nostro benessere, soprattutto in periodi di stress come quelli che stiamo vivendo”.

    ANMVI si appella alla comunicazione scientifica affinchè rispetti la sensibilità dell’opinione pubblica anche per l’informazione riguardante gli animali da compagnia. Il Paese è già bastantemente provato.

  • Nuovi scavi archeologici confermano il ruolo dei cani come animali da compagnia già nell’antichità

    Il commercio e l’utilizzo di cani come animali da compagnia potrebbero risalire a oltre duemila anni fa. Lo testimoniano dei ritrovamenti in un sito archeologico nel Sud della Spagna, dove i resti di un piccolo cane, originario di un luogo distante migliaia di chilometri, sono stati rinvenuti dagli archeologi dell’Università di Granada, che hanno pubblicato i risultati del loro studio sulla rivista Archaeological and Anthropological Sciences. “I primi cani domestici erano più simili ai lupi e potrebbero essere stati utilizzati come aiuto durante la caccia. Ma con l’Impero romano le cose cambiarono e divenne comune allevare cani di ogni forma, razza e dimensione, compresi piccoli esemplari simili ai moderni Pomerania”, spiega Rafael Martinez Sanchez, ricercatore presso l’Università di Granada. “Plinio il Vecchio ad esempio scrisse che questi cani avevano effetti positivi e venivano usati anche per aiutare le donne ad alleviare i dolori mestruali. Forse il naturalista romano intendeva riportare l’effetto rilassante di un cucciolo sulla pancia”, prosegue il ricercatore.

    Il suo team ha trovato un cagnolino sepolto in un cimitero romano a Sud della Spagna. “Il cranio era molto piccolo, mentre le cavità orbitali erano molto grandi, come i moderni pechinesi. Doveva essere alto circa 22 centimetri. L’analisi dei resti e l’usura dei denti suggeriscono che il cane avesse tra i 2 e i 4 anni al momento del decesso, mentre delle ossa più piccole conservate all’interno dello scheletro indicano che probabilmente si trattava di una madre incinta”, afferma ancora Martinez Sanchez, sottolineando che l’aspetto più interessante della loro scoperta riguarda la provenienza della cagnolina. “Dalle analisi risulta che l’esemplare fosse cresciuto lontano dall’Atlantico, forse in Italia o nel Mediterraneo orientale. I resti degli altri due cani ritrovati invece sembravano essere assolutamente locali”, dichiara l’archeologo, ricordando l’usanza romana di trasportare animali come elefanti, struzzi o macachi e ipotizzando che i nostri antenati commerciassero anche animali domestici esotici. “La frattura dell’osso del collo indica che l’animale è stato ucciso violentemente, probabilmente a seguito della morte del suo proprietario”, conclude il ricercatore.

  • Le 9 doti naturali del cane

    Ogni cane è fatto a modo proprio e ogni esemplare ha una “personalità”, o ancora meglio, un CARATTERE che si crea sommando le esperienze derivanti dall’apprendimento + le DOTI NATURALI o INNATE che fanno parte del bagaglio genetico e che possono essere più o meno accentuate a seconda del cane preso in considerazione; premettendo che le 9 doti naturali non si possono insegnare e/o imporre e solo parzialmente possono essere stimolate e smorzate attraverso l’apprendimento, ve le vado ora ad elencare dando ad ognuna la sua precisa definizione…ecco che infine potrete osservare con più attenzione il vostro cane e farvi un’idea più chiara del “caratterino” con il quale avete a che fare tenendo conto che solitamente si valutano le doti secondo un sistema di punteggio che va da 1 (meno “dotato”) a 4 (più “dotato”):

    1. DOCILITA’: Propensione del cane ad avere un comportamento deferente nei confronti del proprietario e ad instaurare con lui un rapporto di rispetto, attaccamento, fiducia e subordinazione.
    2. SOCIALITA’: Il cane dimostra socialità quando è in grado di vivere con altri cani e di collaborare con essi (Es. Caccia in muta), e quando sarà in grado di inserirsi nella vita e nella società dell’uomo e di collaborare con lui in un rapporto di partnership( Es. Collaborazione tra cane pastore e padrone).
    3. TEMPERAMENTO: E’ la velocità di risposta del cane ad uno stimolo esterno di qualsiasi natura. Dote naturale quasi completamente immodificabile da parte dell’ uomo e che si manifesta con vivacità differente a seconda del cane.
    4. CURIOSITA’: E’ la vocazione del cane a esplorare l’ambiente che lo circonda e a interessarsi a quanto vi accade. Dote che si sviluppa fin da cucciolo; il senso più utilizzato per soddisfare la curiosità è l’olfatto.
    5. VIGILANZA: E’ la capacità di percepire un pericolo e di segnalarlo tempestivamente agli altri componenti del gruppo. Dote che il cane esprime soprattutto quando si parla di difesa e controllo del territorio che gli “appartiene”; dote che non deve essere troppo accentuata.
    6. TEMPRA: E’ la capacità di affrontare e superare gli stimoli spiacevoli sia dal punto di vista fisico che da quello psichico. Importante che il cane sia anche in grado di dimenticare un determinato evento o una determinata esperienza negativa.
    7. AGGRESSIVITA’: E’ la capacità del cane di reagire a una minaccia che metta in pericolo la sua incolumità o quella dei componenti del branco, o minacci la sicurezza del territorio posto sotto il suo controllo. Spesso vista come dote negativa, in natura è fondamentale per la sopravvivenza della specie; importante che il padrone faccia in modo che il comportamento aggressivo non diventi inappropriato.
    8. POSSESSIVITA’: E’ la capacità del cane di identificare un oggetto o un’ area come propri o del gruppo e di difenderli adeguatamente. Dote che si manifesta già nel cucciolo e che si può dirigere su oggetti, cibo e territorio; il comportamento non deve essere eccessivo e deve essere tenuto sotto controllo dal padrone (Es. Fare in modo che il cane non ringhi verso il padrone che si avvicina per togliere la ciotola dove magari è ancora presente del cibo).
    9. COMBATTIVITA’: E’ la capacità del cane di rispondere con energia, con la lotta e se necessario con il morso, a stimoli esterni spiacevoli. Dote indispensabile in un cane che deve difendere un gregge da altri animali; dote ovviamente non gradita in un cane urbano che la utilizza in modo scorretto; con un adeguato addestramento, è una dote che può anche essere modificata.
  • Uno studio ci aiuta a capire il dolore per la morte del nostro amico animale

    Nelle società più sviluppate è sempre più presente nelle famiglie un animale d’affezione e cani e gatti rappresentano veri e propri compagni di vita per più della metà degli italiani. E’ diventata talmente importante la loro presenza che anche il mondo della comunicazione commerciale li utilizza, o direttamente o al meno come immagine di contorno, come si può osservare guardando le pubblicità televisive. Si organizzano dibattiti, si rivedono i regolamenti comunali, aumentano i negozi, spesso veri e propri supermercati, dedicati alle loro esigenze non solo alimentari. Purtroppo però i nostri amici animali che ci aiutano a crescere nella comprensione delle esigenze altrui, dei più deboli, che ci fanno compagnia nella solitudine, sempre più di frequente, specie nelle città, che ci costringono a fare un po’ di movimento e a volte ci spingono a praticare autentiche attività ludiche e sportive hanno una vita molto più breve della nostra. In pochi anni il simpatico cucciolo che ci ha fatto impazzire con le pipì e le rosicchiature diventa il compagno e amico di passeggiate e di serate televisive e poi, quasi d’improvviso diventa il cane anziano che fatica a camminare, che ha bisogno di cure ed attenzioni, che a volte si ammala così gravemente da non lasciare alcuna speranza. Come le persone i nostri amici animali muoiono, muoiono e lasciano un vuoto, un dolore che solo chi l’ha provato comprende perché muore un componente della famiglia ma anche una parte di noi se ne va, perché non faremo più tante cose che facevamo con loro, perché realizziamo quanto sia provvisorio quello che siamo e quello che facciamo. Ma la vita continua, deve continuare perché è un dono, è l’unica opportunità che abbiamo per lasciare a coloro che verranno dopo di noi un mondo un po’ meglio o almeno non peggiore. Per molti piano piano ricominciano nuovi affetti, che non ci faranno mai dimenticare coloro che se ne sono andati, ma che ci condurranno verso nuovi momenti di amicizia e tenerezza. Occorre però elaborare il lutto anche per la perdita del nostro compagno peloso e per questo un team internazionale, con molti esperti italiani, ha dato vita al progetto Mourning Dog Project. Il progetto, guidato dall’Università Statale di Milano, studia il dolore delle persone che perdono il loro quattro zampe evidenziando l’impatto psicologico la cui intensità è stata troppo sottovalutata. I primi risultati sono già stati pubblicati dalla rivista Animals e confermano la tendenza delle persone ad umanizzare l’animale di casa. Lo studio è guidato dalla dottoressa Federica Pirrone, etologa del dipartimento di medicina veterinaria della Statale di Milano, e da Stefania Uccheddu, veterinaria esperta nel comportamento animale del Vetethology Group del Belgio, in collaborazione con studiosi di università di diversi paesi. Per milioni di persone l’impatto psicologico, per la morte del proprio amico animale, dolore, rabbia, depressione, solitudine, rimpianti ha conseguenze importanti specie quando la morte arriva inaspettata e la ricerca, lo studio vuole affrontare tutti i vari aspetti con l’ausilio di ricercatori spagnoli, canadesi, anglosassoni e di altri paesi.

  • In Nepal l’aggressione agli animali è diventata emergenza

    Il distretto di Budol, in Nepal, sta diventando tristemente famoso per le violenze sempre più frequenti perpetrate ai danni di animali. Come riferisce l’OIPA, che ha un centro veterinario in quella provincia, le aggressioni sono sempre più brutali e numerose tanto che da tempo gli operatori parlano di vera e propria emergenza. Gli spazi a disposizione faticano infatti contenere tutti gli animali feriti, alcuni gravemente, come il cane Dristi che è stato portato nella struttura da un passante che lo ho soccorso. All’inerme animale sono state inflitte numerose coltellate tanto che i medici non solo sono intervenuti chirurgicamente ma lo tengono tuttora sotto osservazione e sottoposto a cure con antibiotici per evitare infezioni e lenire i dolori lancinanti.

    Quello di Dristi è solo l’ultimo episodio, in ordine cronologico, dei tanti che si stanno verificando attorno al distretto di Budol che vendono protagonisti mucche e vitelli abbandonati e in condizioni gravi, se non in fin di vita. Suona strano sapere che proprio questi animali, venerati dai nepalesi, anzi, ritenuti sacri, e tutelati giuridicamente, subiscano maltrattamenti. La spiegazione è presto data: la produzione di mucche in Nepal è sovvenzionata da fondi governativi. Questa attività ha portato ad un allevamento di mucche su larga scala commercializzato con lo scopo di una maggiore produzione di latte praticando l’inseminazione artificiale. La gestione del bestiame nelle fattorie implica che i vitelli vengano abbandonati nelle strade quando sono piccoli e non appena riescono a stare sulle loro zampe. Una volta in strada, da soli, gli animali fanno presto i conti con la fame, le aggressioni dei cani randagi, gli incidenti stradali, gli attacchi umani. Agli operatori della struttura OIPA non resta che soccorrerli e cercare di dare loro cure e sollievo, per quanto possibile. A causa delle risorse non sempre sufficienti l’OIPA Nepal sta cercando finanziamenti per fornire cure agli animali e soprattutto al cane Dristi che, tra le tante conseguenze della brutale violenza, ha problemi seri agli occhi e i medicinali necessari sono abbastanza costosi, senza dimenticare i  tempi di degenza nella struttura ancora lunghi.

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