Cani

  • Addestrati a correre e uccisi quando non occorrono più: il triste destini dei cani Calgos in Spagna

    E’ allarme in Spagna per la situazione dei cani calgos. Considerati ‘cani da lavoro’ e non animali domestici sono utilizzati come oggetti di reddito e quando non servono più per mansioni per le quali sono stati allevati vengono massacrati e abbandonati. I galgos possono raggiungere velocità molto alte e per questo sono adoperati per le gare di corsa e per la cacci a vista, mansione, quest’ultima, per la quale sono nutriti poco affinché diventino particolarmente aggressivi. Si calcola che la loro vita si aggiri attorno ai 3/5 anni. La situazione per i calgos diventa drammatica a febbraio, cioè quando la stagione della caccia volge al termine e quindi, non più utili, si realizza il loro tragico destino. Poco accuditi e curati sin dalla nascita vengono tenute in vita solo dal pane e dall’acqua. Sono costantemente addestrati, ma in modo esagerato, in modo pericoloso, per spingerli a correre a velocità estrema e, così facendo, sono spesso legati dietro una macchina da corsa o su un tapis rulant! Pur a conoscenza della tragica situazione il governo fa molto poco perché molti suoi membri sono cacciatori. In un paese che ha quasi 17 mila galgueros confederati (allevatori ufficiali) e dove non c’è alcun tipo di registrazione sulle loro nascite e morti, i galgos sono purtroppo lasciati al loro orribile destino. L’allevamento di Galgos è illegittimo in quanto non vi è alcun controllo e vengono uccisi numerosi cuccioli considerati di razza inadatta o non pura. Un singolo galguero può possedere fino a 10 cani, la maggior parte senza un tatuaggio o un microchip, segni particolari di identificazione sono i tagli alle orecchie, usando le forbici e senza anestesia. Vivono in condizioni igieniche precarie, sono scheletrici perché malnutriti e sebbene in Spagna ci siano delle leggi contro i maltrattamenti di animali non di rado si vedono per strada calgos ai quali sono state spezzate le zampe o addirittura appesi agli alberi a testa in giù. In Europa ci sono numerose associazioni che hanno recuperato e riabilitato cani calgos che per natura non sono aggressivi, una volta infatti riavvicinati alla ‘normale’ vita da cani vengono usati per la pet therapy, soprattutto per curare bambini affetti da autismo.

  • Animali e padroni sepolti insieme, in Lombardia adesso si può

    In tema di animali ancora notizie buone e notizie cattive, dalla  Lombardia arriva una buona notizia per gli amanti degli animali, il Consiglio Regionale ha approvato a febbraio una legge, in materia di servizi funerari, che include la possibilità di far tumulare il proprio animale nella tomba del padrone. E’ il primo provvedimento in Italia che affronta questo argomento, ovviamente vi sono delle clausole da rispettare, l’animale deve essere cremato e può essere sepolto, in una teca separata, nello stesso loculo del suo padrone o nella tomba di famiglia, su espressa volontà del defunto o dei suoi eredi. Una possibilità che va incontro a molte richieste di amanti degli animali. La notizia è buona ma potrebbe diventare cattiva se male applicata ed interpretata la legge, infatti sarà necessaria una stretta sorveglianza ed attenzione per evitare che gli eredi, non volendo mantenere il cane o il gatto del defunto, si affrettino a far concludere la vita anche all’animale del morto, basta la solita puntura e l’animaletto incenerito sarà bello e pronto per essere tumulato con il suo umano. Inoltre è stata anche premura della presidente della commissione Sanità far votare un ordine del giorno che impegna la giunta a farsi portavoce presso i comuni affinché sulle lapidi non vi siano né riferimenti né fotografie dell’animale tumulato. Già gli antichi egizi, e non solo loro, venivano tumulati con i loro animali, purtroppo spesso vivi, speriamo che la nuova legge rappresenti una tappa di civiltà e di maggiore attenzione verso le persone che amano gli animali e verso gli animali e non diventi un nuovo business o peggio la scusa per sopprimere animali rimasti “orfani”.

    Dal Lazio la buona notizia di una nuova azione dei carabinieri che hanno sventato, vicino a Cerveteri, un traffico illegale di cani rubati. I malviventi rapivano cani di razza, in molti casi cani da caccia, e li rivendevano nella provincia e quando non riuscivano a smerciarli li uccidevano. Nel sequestro, avvenuto in due terreni agricoli, sono stati rinvenuti 54 cani dei quali 15 cuccioli. I sequestratori espiantavano  i microchip per evitare che i cani potessero essere riconducibili ai loro legittimi proprietari. Durante l’azione i carabinieri hanno anche sequestrato farmaci per uso veterinario, bisturi, siringhe, collari elettrici e anche armi e munizioni. Inoltre sono state trovate le carcasse di vari animali morti. Se buona è la notizia dell’intervento dei carabinieri rimane la pessima notizia che per fare soldi facili spesse volte sono presi di mira anche i nostri animali e più volte sono stati rapiti cani per farli partecipare ai combattimenti  o meglio ancora agli addestramenti dai quali, ovviamente, usciranno solo morti e a brandelli. Da troppo tempo in questo settore la criminalità organizzata aumenta le proprie entrate.

  • Traffico illegale di cuccioli, un mercato che vale milioni e non dà garanzie agli acquirenti

    Nel 2018 sono state molte le azioni delle forze dell’ordine per sventare il traffico illegale di cuccioli di cane provenienti da paesi dell’est ma, nonostante i controlli, il traffico è continuato anche nel 2019, un traffico criminale che condanna alla morte centinaia di cuccioli strappati troppo presto alla madre (per legge i cani possono essere trasportati e venduti a tre mesi) e portati in condizioni precarie in Italia, molti muoiono nel viaggio, gli altri sono venduti a caro prezzo utilizzando anche compiacenti allevatori italiani. I trafficanti di cuccioli li pagano pochi euro e poi li rivendono a mille e più ma questi cagnolini spesso diventano fonte di grave dolore per i loro proprietari perché si ammalano gravemente e non sempre bastano a salvarli, nel tempo, anche lunghe cure dispendiose.

    Gli animali provenivano ancora una volta da Slovacchia ed Ungheria nel caso del grande sequestro di Udine del 2017, in quell’occasione la vice questore della Polstrada Rita Paladino ha dichiarato, come ha riportato Milanotoday,che i trafficanti dicevano che i cuccioli ammalati dovevano essere venduti subito così sarebbero morti nelle mani dei bambini e l’emozione ed il dispiacere li avrebbe convinti a comperare ancora da loro un altro cucciolo. La maggior parte di questi cagnolini sono di piccola taglia, pincher, chihuahua, bulldog francese e negli arresti sono stati coinvolti anche italiani. Pochi giorni fa è stato sventato un nuovo grande traffico dalla polizia di frontiera di Ravenna e nuovi arresti di italiani e di un commerciante di animali. Se vogliamo anche noi contribuire a debellare questo sporco  traffico, che arricchisce criminali incalliti, dobbiamo sapere che quando si acquista un cane da un allevamento bisogna pretendere  di vedere i genitori o almeno la madre del cucciolo e che chiunque vende un cane deve rilasciare immediatamente i documenti legali ed il libretto sanitario timbrato e firmato da un medico veterinario. Spesso infatti non sono rilasciati i documenti legali o sono contraffatte le vaccinazioni che sono non solo obbligatorie per legge ma anche l’unico strumenti per garantire una vita sana all’animale. Il controllo delle vaccinazioni deve essere fatto anche interpellando il veterinario che le ha eseguite, bisogna inoltre ricordare che alcune vaccinazioni, secondo quanto ha riportato anche anmvioggi, fatte nei paesi dell’est non sono regolari ed efficaci  come quelle fatte in Italia per quanto riguarda ad esempio il cimurro e la rabbia, malattia pericolosissima anche per l’uomo.

  • Allevamenti intensivi: 30 minuti di denuncia al TG2!

    Il racconto delle condizioni degli animali sono un tema in crescita nelle TV e nei media italiani, come dimostra un lungo approfondimento trasmesso dal TG2, non nuovo ad argomenti  afferenti i nostri amici a quattro zampe. Questa volta, grazie all’impegno e alle continue denuncie di Animal Equity, è stata mostrata la sistematicità della crudeltà sugli animali e come, per fortuna, sia aumentata la sensibilità della gente. Volontari e attivisti di Animal Equity sono sempre in piena attività e pronti a denunciare certe aberrazioni e soprattutto a sottolineare quanto gli allevamenti intensivi stiano diventando la normalità e non più l’eccezione. Plauso al TG2 che ha avuto la voglia e il coraggio di denunciare, complimenti ai volontari di Animal Equity che ogni giorno si impegnano a portare alla luce certi atti di cattiveria ai quali gli animali sono sottoposti.

  • Sta per entrare in vigore la nuova ricetta veterinaria ma i proprietari di animali domestici non cambierà nulla

    Conto alla rovescia per la definitiva entrata in vigore della ricetta veterinaria elettronica. Scatterà  con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, dopo il vaglio – in corso – della Corte dei Conti. Cosa cambierà per i proprietari di animali domestici? Secondo Marco Melosi, presidente di ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani), non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi dato che sul piano pratico per loro non cambierà niente. Il medico veterinario, infatti, rimarrà sempre il referente per tutte le informazioni afferenti la salute degli animali. La tracciabilità informatica dei medicinali veterinari è una garanzia per tutti gli animali bisognosi di terapie. All’atto pratico il proprietario non farà che recarsi in farmacia per l’acquisto del prodotto prescritto, esibendo il codice fiscale (riportato anche sulla tessera sanitaria), e un PIN, un codice univoco di identificazione che risponde, in un solo tempo, ad esigenze di unicità della prescrizione e di protezione dei dati personali.

    Il codice fiscale è già necessario per l’emissione dello scontrino parlante che consente la detraibilità fiscale del medicinale veterinario prescritto.

    Il PIN sarà riportato sulla ricetta veterinaria digitale di cui il Medico Veterinario potrà sempre stampare una copia cartacea da consegnare al farmacista, per agevolare i proprietari.

    Per i proprietari più “smart” il Ministero della Salute ha anche  realizzato una  App gratuita.

  • Gli italiani sempre più attenti ai propri amici a quattro zampe

    L’incertezza politica ed economica  ha in parte modificato le abitudini degli italiani, come sottolinea il rapporto Eurispes, meno viaggi, cene al ristorante e spese per cambiare apparecchi tecnologici, ma nella sfera domestica, nella quale sono saldamente inseriti gli animali di casa, i risparmi si fermano davanti alla ciotola del cane o del gatto. Infatti il 76% ritiene i propri animali membri a tutti gli effetti del nucleo famigliare, 6 su 10 i loro migliori amici, secondo il 31° rapporto Eurispes che ha, come ogni anno, analizzato la società italiana anche attraverso il rapporto con gli animali da compagnia. La maggior parte delle persone non ritiene troppo gravoso vivere con un cane in appartamento e doverlo portare fuori ma in molti lamentano le difficoltà che si incontrano nei ristoranti o per andare nei luoghi di villeggiatura. Un terzo del campione intervistato sceglie per i propri spostamenti solo strutture che accettano animali  e più del 37 per  cento porta sempre con se il proprio amico peloso, solo 3 persone su 10 lo lasciano in pensione per brevi periodi. Ormai più di un terzo degli italiani vive ufficialmente con uno o più animali e aumentano le famiglie con più animali. Anche la spesa per interventi veterinari è salita dimostrando come l’attenzione e la cura siano aumentate ed anche gli ipermercati hanno ormai ampi spazi e vasta scelta di prodotti per cani e gatti, cresciute anche le attività  correlate, scuole di addestramento, centri estetici e di fisioterapia, dog sitter etc. La necessità di  dare e mantenere il benessere  animale sembra essere sempre più entrato nel vivere quotidiano, comprese qualche esagerazione importata dagli Stati Uniti: cappottini esagerati, pietre brillanti per guinzagli ed altre amenità che tramutano i piccoli pet in giocattoli viventi  e anche questa è una piccola sevizia che dovrebbe essere evitata. Ora anche la domotica si sta occupando dei nostri quattro zampe inventando giochi elettronici che dovrebbero distrarre e tenere in compagnia il vostro cane e gatto mentre siete assenti. Certo tutto può essere utile ma la cosa migliore è stare il più possibile con i propri animali e se lo spazio lo consente dargli un amico a quattro zampe, sia cani che gatti stanno meglio, quando non ci siete, in compagnia di un loro simile più che di una luce laser o un drone domestico.

  • In allarmante aumento gli avvelenamenti di animali domestici

    Dopo la  morte per avvelenamento di Pimpi, il cane della scrittrice Susanna Tamaro, si riapre, finalmente, l’attenzione sulle migliaia di vittime che le polpette avvelenate mietono ogni anno in Italia, una vera e propria strage di cani, gatti, volpi, lupi e rapaci in via di estinzione. Solo in Piemonte ogni due giorni viene denunciato un sospetto avvelenamento e più di 150 esche sono reperite e consegnate per le analisi. Le tavolette topicide scatenano immediate emorragie, la metaldeide usata per contrastare le lumachine delle piante crea in pochi minuti sintomi neurologici mortali. Letale anche il liquido antigelo e vecchi anestetici e pesticidi oggi ufficialmente fuori commercio. Gli sciagurati delinquenti che confezionano e diffondono le polpette avvelenate molte volte arrivano a un punto di crudeltà tale da infilare nella carne avvelenata vetro e viti.

    La mancanza di leggi adeguate rimane un problema che il governo dovrebbe risolvere ma in attesa cominciamo ad essere più vigilanti noi e denunciamo subito chi ha verso gli animali atteggiamenti sospetti o se vediamo nel terreno esche o sostanze poco chiare raccogliamo e consegniamo le alle forze dell’ordine o ai vigili perché siano fatti tutti gli accertamenti e si bonifichi il terreno intorno.

    Secondo i dati emersi da un convegno in Abruzzo, «Avvelenamenti: facciamo il punto», promosso dai veterinari dell’associazione ANMVI, gli avvelenamenti di animali domestici, cani anzitutto, sono in preoccupante aumento: crescono sia quelli accidentali che quelli a carattere doloso.

    All’origine di questo trend vi è la facilità con cui, anche online, è possibile procurarsi sostanze velenose, sopratutto contro i roditori, le cui formulazioni risultano appetibili anche ai cani e il cui confezionamento permette una dispersione incontrollata nell’ambiente. In assenza di norme che puniscano l’avvelenamento volontario di animali, si registra inoltre una vera e propria diffusione di autentici serial killer che diffondono volontariamente bocconi avvelenati, anche nei giardini delle case private, anche in città e non solo in boschi e aree extra-urbane dove tali bocconi sono impiegati per evitare la proliferazione di animali selvatici (come gli ungulati) che possono rappresentare una minaccia per coltivazioni e allevamenti.

    La prevenzione e la tutela di cani e animali domestici resta affidata alla linee guida del Ministero della Salute e passa soprattutto per una opportuna, anche se difficoltosa, educazione del proprio animale domestico a non mangiare qualsiasi cibo reperisca, educazione che può essere fornita tramite appositi corsi in centri adeguati in quanto istintivamente un cane, lasciato libero, tende a procacciarsi il cibo e a non avere dubbi sul da farsi quando lo trova.

  • Attenti alle truffe che possono celarsi dietro l’acquisto di un cane

    Una recente sentenza della corte d’appello di Bologna  ha confermato  la sentenza del tribunale di primo grado  che aveva accertato la responsabilità dell’allevatore il quale aveva venduto un cane senza comunicare ai proprietari che lo stesso aveva genitori affetti da displasia all’anca. Nella sentenza si sottolinea  che quando il venditore tace in malafede i vizi  sanitari, certi o probabili, è sempre contestabile. L’acquirente di un cane d’allevamento è maggiormente tutelato se, al momento dell’acquisto, entra immediatamente in possesso del pedigree nel quale deve essere evidenziato se i genitori hanno sofferto di problematiche, tipo appunto la displasia all’anca, malattia purtroppo abbastanza diffusa in alcune razze come quella del pastore tedesco.

    La displasia all’anca è responsabile circa al 50% cento per trasmissione ereditaria ma la patologia può anche insorgere per cause esterne, questa la tesi difensiva del venditore che però si era ben guardato, prima e durante la vendita del cucciolo, di fare presente agli acquirenti le patologie dei genitori. Vale purtroppo ricordare come alcuni allevatori, interessati solo al guadagno, non abbiano remore a far fare cucciolate ad animali che non dovrebbero accoppiarsi per non trasmettere malattie ai propri cuccioli. La displasia all’anca comporta cure molto onerose ed in alcuni casi la patologia non trova soluzioni e i cani rischiano  di essere abbattuti, abbandonati o di vivere con cure amorose ma muovendosi con il carrello perché non in grado di muovere le gambe posteriori.

    Come hanno sottolineato i giudici nella sentenza di condanna dell’allevatore “la displasia una volta diagnosticata non può che comportare la necessità di una costante attenzione veterinaria” e perciò  il proprietario va incontro a spese per farmaci, interventi chirurgici etc,  per rallentare e contenere la progressione della malattia e certamente non può fare con il proprio cane  le attività che aveva preventivato al momento dell’acquisto.

    In sostanza la corte ha stabilito che l’allevatore che vende un cucciolo affetto da malattia ereditaria deve essere condannato a pagare all’acquirente una somma che comprende la riduzione del prezzo ed il rimborso delle spese veterinarie specialistiche quando vi è stata la mancata consegna del pedigree al momento dell’acquisto e la mancata menzione del rischio di patologie per ereditarietà. La sentenza fa luce su un problema del quale si parla da tempo, e cioè la responsabilità dell’allevatore, tenuto conto che purtroppo vi sono allevamenti nei quali l’obiettivo guadagni fa dimenticare la correttezza professionale ed il benessere dei cani.

    A tutti coloro che desiderano convivere con un cane è bene ricordare alcune cose: 1) informatevi sulle caratteristiche della razza che avete scelto, le caratteristiche sono diverse, pensate a dove vivrà il cane, al vostro spazio ed al tempo che gli potrete dedicare, un cane da lavoro soffre se non lavora, un cane da compagnia può anche gradire di stare più tempo sul divano, 2) un cane è un compagno per la vita non un passatempo, per questo non può essere lasciato sempre solo o addirittura abbandonato perché troppo impegnativo, 3) vi sono animali meravigliosi nei canili e nei rifugi, se non avete un problema particolare, che vi induce a cercare una determinata razza, cercate il vostro compagno a 4 zampe tra quelli, e molti sono cuccioli, che cercano casa, 4) se volete acquistare un cane attenti ai cuccioli che arrivano dall’est, sono stati sottratti alla madre troppo presto e spesso sono ammalati e denunciate le situazioni anomale delle quali venite a conoscenza, se vi rivolgete ad un allevamento verificate prima la sua affidabilità e richiedete subito il pedigree, se prendete un cucciolo nato in casa di persone conosciute cercate di vedere e di socializzare un minimo con i genitori del cucciolo, vi sarà utile per capire meglio il vostro nuovo amico ed aiutarlo a crescere sereno.

  • Troppi randagi lasciati soli a se stessi, mentre arriva la ‘canna’ anche per Fido

    Dopo la strage di randagi (oltre 50) uccisi col veleno a Sciacca, è stata istituita in Sicilia una commissione speciale con finalità di tutela dei diritti degli animali e della pubblica incolumità. La commissione ha il compito di studiare il fenomeno del randagismo in Sicilia per proporre interventi legislativi e iniziative idonee, anche perché dai primi studi effettuati risulterebbe che tre quarti del randagismo europeo siano proprio in Sicilia.

    Giovanni Giacobbe, consulente della presidenza, ha evidenziato come la proiezione dei cani randagi in Sicilia sia pari a 90mila esemplari, contro i 75mila del 2016. Il problema è aggravato dal fatto che in alcune aree, come la provincia di Messina (alla quale fanno riferimento 108 comuni), non esiste alcuna struttura pubblica per gestire il fenomeno del randagismo. Un altro problema è dovuto al fatto che molti proprietari di cani li lasciano liberi nonostante non siano sterilizzati e pertanto vi sono continue nuove cucciolate indesiderate e quindi abbandonate per strada.

    Due sono le iniziative a brevissimo termine da intraprendere e cioè un invito/controllo rivolto ai proprietari perché i loro animali non siano lasciati liberi o siano sterilizzati e la creazione di strutture idonee al ricovero dei randagi.

    In provincia di Agrigento una giovane donna, Chiara Calasanzio, di cui ha parlato a dicembre anche il Corriere della Sera, ospita dal 2011 molti cani abbandonati in un rifugio, l’Oasi, dove gli animali ritrovano la possibilità di vivere in modo dignitoso. Quello che ancora manca in Italia è proprio una legge quadro nazionale, applicata dalle diverse Regioni e dai vari Comuni, per contrastare il randagismo e insieme ad esso attività criminali che utilizzano gli animali per i combattimenti e le scommesse. In troppe occasioni mancano strutture pubbliche, manca il controllo sui chip che i proprietari devono mettere al loro animale registrandolo alla Asl, manca un’educazione al rispetto degli animali e in altri casi vi sono ancora rifugi aperti non per il benessere animale ma per lucrare sulle loro sofferenze. Proprio per quanto riguarda il microchip, non è ancora in vigore l’anagrafe nazionale e perciò se per avventura un cane si perde in Emilia ma è registrato nel Lazio o in Lombardia si rischia di non trovare in tempo utile il proprietario. 

    Ma ci sono altri problemi ancora da affrontare e cioè la nuova moda asseverata, purtroppo, da alcuni veterinari di curare l’eccessiva esuberanza di cani e gatti con sostanze quali il Prozac o la depressione con la cannabis. Una start up italiana ha lanciato prodotti a base di olio di cannabis sativa, già usata negli Usa, e pensati per gli animali domestici. Questi oli, derivati dalla cannabis, sono prodotti in Svizzera, dove sono testati e analizzati, e avrebbero effetti biorilassanti senza che l’animale sia sedato. Poiché tutto questo avviene senza tenere conto della diversità di reazione e di percezione di questo tipo di sostanze che esiste tra gli uomini e gli animali, il pericolo è ancora una volta che anziché far seguire ai cani un corretto percorso educativo per farli vivere in armonia con se stessi, i loro simili e gli esseri umani si segua invece un percorso che li snatura.

  • Il Comune di Rivolta d’Adda si è dotato del regolamento che tutela gli animali

    Dopo la buona notizia della Banca di Piacenza che in primavera, prima al mondo, ha aperto un conto “amici miei” dedicato agli animali e ai loro umani arriva dal Comune di Rivolta d’Adda (Cremona), un’altra buona notizia. Il 20 dicembre è stato approvato, all’unanimità dal consiglio comunale, il regolamento che tutela gli animali. Il regolamento sarà fatto applicare da UDA, Ufficio dei diritti degli animali, che ha in convenzione oltre a Rivolta d’Adda anche i comuni di Pandino e Agnadello. Tra i 53 articoli alcuni di particolare importanza: gli animali hanno diritto a fare un adeguato esercizio fisici ma è assolutamente vietato andare in bicicletta o in motorino tenendo il cane al guinzaglio, è vietato l’uso di repellenti per allontanare i gatti e per vietare l’ingresso di un cane bisogna ottenere il benestare del sindaco. Gli animali non possono essere lasciarti per più di due ore al giorno sul balcone, le colonie feline sono tutelate e i pesci devono stare in acquari di almeno 30 litri. Se si posseggono più di dieci animali è obbligatorio comunicarlo al sindaco. Le sedici regole più importanti da osservare sono elencate su un volantino postato sul sito del Comune. Il benessere degli animali comincia a diventare un impegno anche per  le amministrazioni. L’UDA farà rispettare il regolamento che verrà approvato anche dai consigli comunali partner del comune di Rivolta d’Adda. Nel regolamento c’è scritto “il Comune tutela le specie animali in conformità ai principi etici e morali, riconosce agli stessi il diritto ad una esistenza compatibile con la loro natura e si impegna ad operare affinché sia promosso, nel sistema educativo rivolto all’intera popolazione e soprattutto all’infanzia, il rispetto degli animali e il principio della corretta convivenza con gli stessi. Al sindaco Fabio Calvi e a tutto il consiglio comunale i nostri complimenti nella speranza che tanti comuni d’Italia seguano il loro esempio.

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