Cani

  • Ogni animale, come ogni persona, deve essere educata alla convivenza

    Dott. Stefano Carini
    Direttore La Libertà
    Via Benedettine, 68
    29100 Piacenza

    Milano, 19 novembre 2018

    Egregio Direttore,
    la lettera di Filippo Siciliano, giovane non vedente il cui cane guida è stato aggredito da 3 cani di grossa taglia che, in centro a Piacenza, i proprietari non erano riusciti a trattenere, pone in evidenza due problemi: la necessità di far seguire i propri cani, specie se di medio grandi dimensioni, da un istruttore cinofilo per imparare l’obbedienza e la convivenza con le persone e gli animali, e l’opportunità di utilizzare collari a scorrimento e non pettorine quando si tratti di animali esuberanti e di peso. La forza che esercita un animale di più di 20 kg, e che si triplica in certe situazioni, non è gestibile con pettorine che non creano la necessaria, immediata trasmissione tra il volere del conduttore e quello del cane. Sarebbe come si volesse andare a cavallo senza le redini collegate al morso. Molte disgrazie sarebbero evitate se chi detiene un animale volesse ascoltare i suggerimenti degli addestratori e accettasse perciò di affrontare una educazione cinofila. Ogni animale, come ogni persona, deve essere educata alla convivenza, i tanti episodi, anche di bullismo tra i giovanissimi, dimostrano come senza regole condivise, senza educazione, la violenza prevale negli uomini come negli animali. Proprio sabato a Milano il convegno organizzato da ATAAACI e Milano Sicura, con interventi di tecnici e veterinari, mostrando foto e filmati di animali morsicatori, ha dimostrato come gli stessi siano tornati  alla normale convivenza tramite i tradizionali metodi di educazione e addestramento, senza violenze e senza dannosi ed inutili psicofarmaci.

    Ringraziandola per l’attenzione,

    Cristiana Muscardini
    già vicepresidente dell’Intergruppo
    per la protezione degli animali
    del Parlamento europeo

     

  • A Palazzo Galli svelati i segreti di una razza speciale: il lupo italiano

    Riceviamo e pubblichiamo l’articolo apparso su ‘Il Piacenza’ il 17 novembre 2018 sul convegno svoltosi presso la Banca di Piacenza “Il lupo italiano natura, ingegno, passione. Così il sogno di Mario Messi ha dato vita al cane lupo italiano”

    C’era anche “Falco”, (con il suo affidatario di Vigolzone), come “animale interessato ai fatti”, all’incontro dedicato alla sua razza, il lupo italiano, che si è tenuto nella serata di venerdì 16 novembre a Palazzo Galli. Un magnifico maschio di 3 anni che oggi possiamo ammirare grazie all’infaticabile opera del professor Mario Messi (originario di Bergamo e laureato in filosofia – studiò economia con Luigi Einaudi), che si dedicò, dagli anni ‘60 fino alla sua morte, avvenuta nel 2011, alla creazione di una nuova – e ancora oggi l’ultima – razza canina italiana. Messi fece accoppiare un lupo dell’Alto Lazio (salvato cucciolo due anni prima) con un esemplare di pastore tedesco: nacque Zorro e da lì iniziò la storia del lupo italiano, riconosciuto come razza dal ministero dell’Agricoltura nel 1998, posta sotto il diretto controllo di un ente di tutela, l’ETLI, sciolto il quale le sue funzioni sono state prese in carico dall’AAALI (Associazione degli Affidatari e Allevatori del Lupo Italiano), che ha la sua sede operativa a Piacenza (precisamente a San Nicolò, presso lo studio veterinario del dott. Roberto Barani). Un’associazione – nata grazie al paziente lavoro del generale piacentino Giuseppe Farinelli, previsto tra i relatori ma assente per problemi di salute – assolutamente necessaria per salvaguardare la purezza della razza attraverso un Registro anagrafico ufficiale che prevede un attento programma di accoppiamenti (l’AAALI ha avviato una collaborazione con il Dipartimento di Medicina veterinaria dell’Università di Milano per mantenere bassa la consanguineità e la parentela tra lupi) e l’assoluto divieto di commercializzare questi cani, che non possono essere acquistati ma solo dati in affidamento ai soci AAALI che ne fanno richiesta. L’affidatario assume precisi impegni in base a un disciplinare emanato dal ministero delle Politiche agricole. Questo per evitare ciò che temeva Mario Messi, che diceva sempre: «Guai se il lupo italiano fosse allevato e incrociato come si fa con gli altri cani: bisogna seguire le linee genetiche».

    Ma quali sono le principali caratteristiche di questo splendido animale? Gli appartenenti a questa “giovane” razza possiedono tutte le migliori caratteristiche del lupo selvatico (coraggio, robustezza, resistenza alla fatica protratta, acutezza di tutti i sensi, in particolare olfatto e vista), unitamente a tutte le migliori qualità del cane pastore tedesco (docilità, stabilità caratteriale, affidabilità e capacità di apprendimento) addirittura esaltandole.

    Aprendo la conferenza, il presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza, Corrado Sforza Fogliani ha detto che «non c’era sede più idonea» per ospitare un incontro di questo tipo «visto che il nostro è l’unico Istituto di credito in Italia che ha studiato un conto corrente per gli amici degli animali. Tanto raro che ne ha parlato persino il Times».

    Il presidente AAALI Dario Fiorito di Torino, dove l’associazione ha la sua sede amministrativa, ha sottolineato che «il lupo italiano è una razza nata per l’uomo anche se non sempre l’uomo è per il lupo italiano», utilizzato da Protezione civile, Forestale, Polizia, Carabinieri per interventi di ricerca e salvataggio in occasione di calamità naturali (è molto adatto sulla neve). «L’Emilia Romagna – ha osservato Fiorito – è, dopo il Piemonte, la seconda mamma del lupo italiano e sono tanti i piacentini che ci sono vicino in questa nostra attività di volontariato non facile e che ha bisogno di sostegno (sette sono gli esemplari di lupo italiano che sono stati affidati a piacentini, ndr)».

    L’onorevole Cristiana Muscardini – autrice della pubblicazione “L’ululato della memoria” che ricorda la straordinaria impresa di Mario Messi – ha evidenziato l’importanza, in questa società complessa, di salvaguardare il rapporto umano («un po’ come fa – ha esemplificato – la Banca di Piacenza con i suoi clienti, banca che è da portare ad esempio per come gestisce i risparmi degli italiani»), ma anche quello con i cani. «I lupi italiani – ha spiegato l’on. Muscardini – sono tutti uguali per affidabilità. Non sentirete mai che una persona sia stata morsa da un lupo italiano». E’ quindi stato ricordato come il lupo italiano sia stato mascotte dei Giochi olimpici invernali di Torino e lo sia della Protezione civile. Cristiana Muscardini ha messo in evidenza un problema contro il quale l’AAALI combatte da sempre: l’ostruzionismo di qualcuno che vorrebbe, con il lupo italiano, fare business.

    Il dottore Roberto Barani, responsabile dell’Ufficio centrale AAALI (che prende in esame le domande di affido), ha sottolineato «l’importanza della collaborazione con i genetisti dell’Università di Milano, che ci aiutano a tenere basso il grado di consanguineità e di parentela nell’accoppiamento e ad abbassare il rischio di alcune patologie, soprattutto cardiache. Spesso i soggetti idonei sono lontani tra loro e questo rappresenta una difficoltà. L’anno scorso è stato un anno orribile, avendo avuto solo due cuccioli. Quest’anno sta andando meglio: ne sono già nati 4 e abbiamo una femmina gravida con 6-7 cuccioli». Il dottore Barani ha poi ringraziato l’onorevole Muscardini «che ha finanziato un progetto con una banca del seme che ci ha permesso di congelare quello di alcuni riproduttori avanti con gli anni, non più in grado di effettuare la monta. Un altro sforzo che facciamo per portare avanti questa magnifica razza, conservandola e migliorandola».

  • Documenti e proposte per la convivenza tra cani ed umani

    ATAACI (Associazione Tutela Allevamento e Addestramento Cinofilo Italiano) e Milano Sicura hanno organizzato, sabato 17 novembre, a Milano il  convegno: Addestrare il cane fa bene al cane e alla società.

    La partecipazione di veterinari, addestratori qualificati e responsabili di organizzazioni, per il recupero di animali difficili o abbandonati, ha permesso di  esaminare insieme, oltre a varie problematiche, le proposte per il nuovo regolamento comunale e regionale.

    Ancora una volta tema centrale il collare a scorrimento che alcune associazioni vorrebbero messo completamente al bando in favore dell’esclusivo utilizzo della pettorina. Al convegno hanno preso la parola anche i consiglieri regionali Gianluca Comazzi, Franco Lucente e l’on. Cristiana Muscardini, per 24 anni vicepresidente dell’Intergruppo per la protezione degli animali al Parlamento europeo.

    L’on.  Muscardini ha ricordato il convegno Ascolto, tenutosi a Milano del 2013, e quello di Strasburgo del 2014 I no di oggi sono i sì di domani.

    Giovanni Giacobbe, consulente in Sicilia dell’ARS per la lotta al randagismo e per l’attuazione del sano rapporto uomo\cane e il dottor Scandone, tra gli altri, hanno scientificamente provato, anche con esami diagnostici, come il collare a scorrimento non provochi alcun danno al cane e rimanga il più sicuro mezzo di comunicazione tra l’uomo e l’animale per una conduzione serena nel contesto sociale, specie cittadino.

    L’educazione dell’animale e dell’uomo che lo conduce sono essenziali per una vita sociale che non rechi problemi, anche gravi, un animale ben addestrato all’obbedienza ed al rispetto, è a sua volta rispettato, e perciò in grado di confrontarsi, in qualunque situazione, sia in presenza di più persone che di altri animali.

    Abolita finalmente,dalla magistratura, la lista di proscrizione di alcune razze canine, erroneamente definite più pericolose di altre, oggi sappiamo che qualunque animale, anche di piccola taglia, può rivelarsi aggressivo se non aiutato nella sua educazione e crescita e per questo istruttori che utilizzano i metodi tradizionali, non coercitivi, sono quanto mai necessari.

    I consiglieri regionali Gianluca Comazzi e Franco Lucente hanno espresso la loro disponibilità a valutare e migliorare le nuove proposte di regolamento creando un costante confronto di idee con ATAACI e Milano Sicura, l’on. Muscardini ha sottolineato la necessità di una maggiore educazione della politica e delle istituzioni ed un severo controllo su tutti coloro che, per contenere un animale troppo vivace o ritenuto aggressivo, usano pericolosi psicofarmaci.

    Durante il convegno sono state proiettate le slide di alcuni cani morsicatori che, attraverso la rieducazione, sono tornati a vivere una vita normale e reinseriti in famiglia. E’ stato dato un particolare riconoscimento all’istruttore Massimo Giunta che, il più delle volte con un lavoro gratuito, ha riportato alla vita normale animali altrimenti destinati alla soppressione o alla vita reclusa.

    Ai promotori di ATAACI, Massimo Giunta e Giuseppe d’Urbino, ai soci, ai volontari, di fatto e non a parole, l’apprezzamento dei numerosissimi partecipanti al dibattito.

     

  • Dopo quasi trent’anni, il Regno Unito ammette: non esistono razze canine pericolose

    (Cremona, 22 ottobre 2018)- Con un dettagliato rapporto parlamentare, la Commissione Ambiente di Westminster ha dichiarato che non ci sono prove scientifiche sufficienti per vietare alcune razze canine per “intrinseca pericolosità”. Una presa di posizione che punta a rivedere il Dog Dangerous Act del 1991, sulla base di proposte gestionali alternative ai divieti di razza e molto vicine al modello di prevenzione italiano.

    Il modello italiano vigente a tutela dell’incolumità pubblica dalle aggressioni di cani, infatti, non si basa sul divieto di razze, grazie all’intervento dei Medici Veterinari Italiani, in particolare degli specialisti in medicina veterinaria comportamentale; più di dieci anni fa l’allora Ministro Sirchia emanò un elenco di razze canine vietate che fu poi ritirato grazie alla mobilitazione dell’ANMVI. Inoltre, già allora i Medici Veterinari italiani paventavano il rischio di abbandoni e di soppressioni indiscriminate ai danni di cani innocui solo in virtù della loro razza, un rischio che si è puntualmente verificato nel Regno Unito secondo i parlamentari inglesi.

    Ma anche il modello italiano, basato sull’educazione dei proprietari, va rivisto. L’ANMVI ha proposto la traduzione in legge della vigente ordinanza ministeriale sulle aggressioni canine, ritenendo inefficace l’offerta formativa volontaria da parte dei comuni e inattuabili le misure di intervento ad episodio avvenuto.

    Inoltre,  proprio come il documento di Westminster,  anche l’ANMVI chiede una puntuale registrazione degli eventi di morsicatura, di aggressione e dei relativi danni alle vittime, sia umane che di altri consimili.

    In assenza di una epidemiologia puntuale, non sono programmabili le risorse finanziarie necessarie alla prevenzione e alla gestione del fenomeno, che- va sottolineato- in Italia è stato collocato fra i Livelli Essenziali di Assistenza.

    Fonte: Comunicato stampa ANMVI

  • Necessaria un’anagrafe canina unica: è l’appello che l’Associazione italiana dei veterinari rivolge al governo

    L’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani lancia un nuovo appello al Governo ed al Parlamento affinché si unifichino, finalmente, le anagrafi canine che oggi sono tante quante sono le regioni. Per tracciare in tempo reale la provenienza di un cane provvisto di regolare microchip è necessario che si sia collegati all’anagrafe nazionale altrimenti possono passare giorni, con dispendio di energie ed aumento di costi, prima di trovare il legittimo proprietario di un cane smarrito o abbandonato. L’anagrafe nazionale degli animali d’affezione del Ministero della Salute si basa su innovazioni tecnologiche che erano sconosciute al tempo dell’approvazione, 27 anni fa, della Legge 281, se non si supereranno le incompatibilità telematiche delle attuali anagrafi canine regionali, disomogenee per raccolta dati ed incapaci di comunicare reciprocamente, continueranno ad aumentare i disagi ed i costi e si aggraverà la piaga del randagismo e degli animali segregati nei rifugi. L’anagrafe nazionale degli animali d’affezione si occupa anche di gatti e furetti e, se applicata su tutto il territorio nazionale, potrebbe essere un forte deterrente contro le attività illegali quali la lotta tra cani, la vendita di cuccioli non vaccinati e troppo piccoli d’età, il contrabbando e addirittura la vivisezione.

  • A scuola di antibracconaggio grazie ad un accordo tra ENCI e Carabinieri

    Si chiamano Mora, Furia, Titam, Kenia, Africa, Dingo, India, Lapa e Puma, ovvero tre cani di razza labrador e sei pastore belga malinois che grazie a delle tecniche specializzate contribuiranno a contrastare il bracconaggio. E tre di loro, come riportato da AnmviOggi,  erano alla conferenza stampa dello scorso 26 aprile in cui è stata presentata la Scuola di Alta Formazione Anti Bracconaggio (Safa) presso il Comando Generale Unità Forestali Ambientali Agroalimentari Arma dei Carabinieri (Cufaa) di Roma. Durante l’incontro è stata fatta anche una piccola dimostrazione pratica sulle tecniche addestrative utilizzate. Il presidente dell’ENCI Dino Muto ha sottolineato come l’Ente Nazionale Cinofilia Italiana, che è partner attiva del progetto, negli ultimi anni abbia allargato il ventaglio delle proprie azioni per la valorizzazione ed impiego del cane di razza anche e soprattutto in contesti di utilità sociale attraverso un percorso di confronto internazionale con alcuni fra i migliori professionisti dei vari settori operativi e che procede di pari passo con la partecipazione a diversi tavoli istituzionali che Enci ha aperto con gli istituti e gli enti che operano nel settore della gestione e conservazione della fauna.

  • Per la prima volta in Italia un conto finanzia anche le spese veterinarie

    La Banca di Piacenza, una delle pochissime banche che ha avuto il coraggio, per tutelare i propri clienti e continuare in una tradizione di servizi trasparenti, di non trattare mai derivati ha aperto il primo conto corrente riservato agli animali da compagnia. Il conto, come il presidente della banca Corrado Sforza Fogliani ha ricordato al quotidiano La Stampa, è aperto a nome dell’animale da compagnia unito a quello del proprietario. Il conto ‘Amici fedeli’ prevede un finanziamento a tasso agevolato per l’acquisto di prodotti e servizi e per il pagamento delle spese veterinarie, una polizza rc ‘zero pensieri’ a condizioni particolarmente favorevoli, promozioni presso punti vendita e cliniche veterinarie convenzionate, la localizzazione gps per cani e gatti unibox pets ed altre proposte. La Stampa di Torino ha dedicato un largo spazio all’iniziativa, tenuto anche conto che ormai la maggioranza degli italiani è proprietario di un animale da compagnia: «Trentacinque milioni di italiani su 60 vivono con un animale. Secondo una ricerca americana del 2015, il 71% delle persone lascia dormire nel suo letto il cane o il gatto». Ma anche il web dedica largo spazio agli animali domestici, ogni giorno «nel Regno Unito vengono postate 3,8 milioni di foto e 350mila britannici hanno creato un account facebook, twitter o instagram al loro animale». Se da un lato è assolutamente deprecabile, e a nostro avviso da sanzionare, la moda che negli Usa porta molti a dipingere le unghie dei gatti o a colorare rosa chocking il pelo dei cagnolini è altrettanto vero che vivere con un animale, farsi carico dei suoi bisogni e perciò migliorare il proprio senso di responsabilità è utile e benefico; salutiamo perciò con simpatia ed interesse l’iniziativa della banca piacentina che viene anche in aiuto a coloro che per tutelare la salute del proprio animale possono avere bisogno di centri veterinari con i prezzi convenzionati o di piccoli temporanei prestiti.

  • Ancora un allarme per gli acquisti online

    L’allarme questa volta riguarda il cibo congelato per cani e gatti acquistato online ed ovviamente i proprietari di questi animali: dall’analisi di 196 campioni, 15 sono risultati positivi alla salmonella, secondo il Centro per la medicina veterinaria della FDA, e 32 contenenti l’isteria monocytogenes. Alcuni ricercatori olandesi hanno scoperto che 28 delle 35 diete commerciali congelate a base di carne cruda di 8 marchi diversi erano contaminati da batteri E.coli resistenti agli antibiotici; 8 campioni sono risultati positivi per E.coli 0157:h7, un ceppo che nell’uomo può provocare diarrea sanguinolenta e dolore addominale e portare all’insufficienza renale e alla morte. Gli stessi campioni sono risultati positivi anche per la listeria e la salmonella.

    Anche se gli animali non si ammalano, possono trasmettere questi batteri ai loro proprietari attraverso le feci o quando sono puliti dall’uomo o leccano l’uomo (dopo aver mangiato cibi contaminati).

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