AAA cercasi casa per due splendidi gattini già vaccinati e sterilizzati, sono di buon carattere e di grande compagnia. ora sono in stallo in un box ma hanno urgente bisogno di una casa e di affetto. Per informazioni telefonare o mandare una mail alla redazione del Patto Sociale atto 02 781969 – segreteria.redazione@ilpattosociale.it
Casa
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Due gattini cercano casa
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Piano Fanfani
Da più parti e da molto tempo si sottolinea come sia impossibile, non solo per gli studenti, trovare una casa in affitto, nelle grandi città, e trovarla a prezzi accessibili rispetto agli stipendi.
Come Il Patto Sociale ha già ricordato in altre occasioni da decenni nelle grandi città, ma non solo, non esiste un piano di edificazione di edilizia popolare o convenzionata. I precedenti governi si sono inventati il bonus 110% per far ripartire l’edilizia con i seguenti brillanti risultati:
- truffe di ogni genere;
- aumento spropositato dei costi delle materie prime;
- danno per coloro che sono stati truffati dalle imprese;
- spaventoso buco per lo Stato che oggi non ha più le risorse per fare quel che sarebbe necessario almeno per la sanità.
Se, per crearsi facili consensi elettorali, invece di occuparsi dei cappotti e delle ristrutturazioni, vere o fasulle, di case, casette o condomini si fosse provveduto a mettere in sicurezza le scuole, che stanno più o meno crollando, e ponti e cavalcavia, che sono ormai quasi tutti ad una corsia per evitare che l’eccessivo peso li faccia ulteriore peggiorare, l’edilizia sarebbe ripartita in modo più utile ed onesto e lo Stato avrebbe infrastrutture ed edifici pubblici idonei e non pericolosi.
Se si fosse dato il via a un piano per la costruzione di edifici di edilizia popolare e convenzionata, oggi non avremmo il problema di studenti accampati con le tende, di speculazioni di privati che, in città come Milano, fanno pagare oltre 1000 euro al mese per 30 metri quadri e non avremmo tante persone del Sud costrette a rifiutare lavoro al Nord perché non in grado, con lo stipendio, di pagarsi l’affitto.
Vale forse ricordare ai governanti di ieri e come suggerimento a quelli di oggi quel famoso piano Fanfani che diede lavoro a 50mila operai e perciò all’edilizia e realizzò case per chi non le aveva.
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Emergenza casa: ricominciare dalle politiche di edilizia agevolata
Mentre l’Europa non trova soluzioni concrete, efficienti e celeri per risolvere, almeno in parte, il problema immigrazione e decine di migliaia di persone, in Italia, sbarcano e non trovano una collocazione, aumenta in modo esponenziale anche il problema casa per gli italiani.
La mancanza cronica di case popolari, per il degrado di vecchi stabili e per l’assenza, da decenni, di una politica abitativa, e l’aumento degli sfratti per la mancanza di denaro sufficiente a pagare l’affitto, dopo aver comperato il cibo, rendono sempre più evidenti i ritardi dei tanti governi che si sono succeduti e l’incapacità di troppi amministratori locali, a partire dalle grandi città.
Per fornire un dato come esempio in Francia l’edilizia polare è il 16% del patrimonio abitativo complessivo mentre in Italia raggiunge appena il 3%.
Agli sfratti bisogna poi aggiungere il gran numero di famiglie, di persone, che restano senza casa perché, non riuscendo a pagare le rate del mutuo, sempre più alte insieme all’aumento delle bollette di luce e gas, subiscono la messa all’asta della loro abitazione.
Basta scorrere le pagine dei quotidiani, sia nazionali che locali, per trovare centinaia di annunci di aste giudiziarie.
Il trauma di chi perde la casa è gravissimo ma diventa una inesorabile corsa verso il baratro se coloro i quali dovrebbero essere preposti alla soluzione del problema, che si trascina fin dagli anni 70 del secolo scorso e che si è acuito per l’arrivo di tanti migranti, non daranno indicazioni tassative ai comuni, alle regioni ma anche agli enti a capitale pubblico o misto.
Un tempo, ad esempio, si costruirono le case a riscatto, per i dipendenti delle poste, per i ferrovieri, per diverse categorie di lavoratori, perché non ricominciare con politiche di edilizia che aiutino le persone a ritrovare serenità in una casa a canone agevolato o a riscatto, perché lasciare degradare ancora quel patrimonio abitativo e pubblico che potrebbe, risanato in breve tempo, risolvere i problemi di tante persone?
La mancanza di una casa è una vera tragedia per ogni persona così come diventa una tragedia vivere in certi quartieri come Caivano dove la criminalità organizzata e la delinquenza giovanile spadroneggiano.
Tutti i sindaci dovrebbero fornire al governo una mappa dettagliata delle situazioni a rischio, del patrimonio pubblico utilizzato o non messo a frutto, di quanto è ancora in attesa di ristrutturazione e di quali sono i tempi per renderlo agibile o per l’affitto o per la vendita ed il governo dovrebbe agire di conseguenza prendendo quelle iniziative che non hanno bisogno di dichiarazioni ad effetto ma di passi celeri e concreti.
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“Casa mia non la lascio”
Benché assediati da 14 giorni da un’acqua putrida, puzzolente, infetta, che corrode i muri e la pazienza, molti romagnoli hanno ripetuto quello che avevano detto all’inizio dell’alluvione: “casa mia non la lascio”.
Non è testardaggine, non è sprezzo del pericolo ma amore per la propria casa, per i ricordi che parlano di persone che non ci sono più, di oggetti comperati con sacrificio, di giorni passati nel lavoro e nella fatica per poi trovare, nella propria casa, il luogo della sicurezza, il senso per continuare.
Siamo consapevoli del grande sforzo fatto dal governo per reperire almeno una consistente parte dei fondi necessari ad affrontare l’emergenza e cominciare a pensare alla bonifica di quanto è stato allagato, dando un aiuto diretto a famiglie ed imprese.
Siamo commossi di fronte alla grande partecipazione di volontari, specialmente giovani, che ancora oggi lavorano per aiutare le popolazioni colpite.
Siamo convinti che il presidente Bonaccini abbia fatto un difficile lavoro dopo il terremoto del 2012 per riportare la regione alla normalità e che anche ora sia presente e consapevole del dolore e della tragedia che i romagnoli stanno vivendo.
Siamo, nello stesso tempo, assolutamente certi che, non solo in Romagna, non si sia data la necessaria attenzione alla prevenzione: il nostro, purtroppo, è il Paese dove si spende di più per riparare ai danni fatti dalle calamità naturali che per provvedere ad eseguire tutte le opere necessarie ad impedirle o almeno a contenerle.
È un problema di cultura politica, di capacità di previsione, di coraggio di fare quello che è necessario, anche se fare quello che è giusto, necessario, non porta, spesso, consensi nell’immediato.
Dopo la tragedia alla quale abbiamo assistito nelle ultime settimane c’è chi ancora crede che il consumo del suolo, la pulizia delle vie d’acqua, il divieto di costruire in prossimità delle stesse, la costruzione di bacini di sicurezza, la piantumazione delle colline e la pulizia dei boschi non siano priorità.
“La mia casa non la lascio” non è soltanto la dichiarazione di un diritto o un’espressione di paura per i possibili sciacalli, ma l’affermazione di una volontà, quella di non lasciare tutto quello che rappresenta il proprio vissuto per prepararsi a ricominciare, appena possibile, a ricostruire il futuro.
Con il coraggio e la determinazione che è nel DNA dei romagnoli, e nell’aria che anche chi viene da fuori respira, la casa, la terra, restano al centro della vita.
La proprietà della propria casa non è un furto, come sostenevano lugubri dottrine politiche del passato e come sostengono ancora i loro tristi epigoni, ma certamente è un furto, un delitto, lasciare, senza provvedere in tempo alla adeguata prevenzione, che siano distrutte le case di così tante persone. E questo avviene da tempo in troppe parti d’Italia.
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Il diritto allo studio ed il desiderio abitativo
La fortuna si manifesta in diverse forme, e durante il periodo studentesco sicuramente la vicinanza della propria abitazione al proprio liceo o all’università rappresentata una di quelle più gradite in quanto assolutamente gratuite.
Il pendolarismo studentesco rappresenta una delle domande più importanti nella movimentazione delle persone, alla quale il sistema pubblico si trova con grande difficoltà a dovere rispondere, per di più con risorse sempre più limitate. In questo contesto le disponibilità economiche familiari rappresentano un plus fondamentale non solo nell’opera di finanziare i viaggi studenteschi, ma soprattutto prima ancora nella scelta della facoltà desiderata anche in location universitarie distanti dal luogo di residenza.
In altre parole, una volta individuata la facoltà successivamente la sede universitaria viene scelta anche tenendo conto dei costi da sostenere. Questa è la prassi nel mondo familiare quotidiano.
Viceversa il desiderio, anche se legittimo, di ottenere una residenza nella città di studio rappresenta per molte famiglie degli universitari una soluzione economicamente insostenibile e quindi viene esclusa. Le limitate risorse familiari si traducono nella scelta di un’altra sede universitaria alla quale sia possibile accedere attraverso il fenomeno del pendolarismo giornaliero.
La pretesa, ora, di ottenere degli alloggi per gli studenti fuori sede a dei costi “amministrati” rappresenta semplicemente un legittimo desiderio ma altrettanto impossibile da esaudire e soprattutto un ribaltamento delle priorità cittadine.
Andrebbe innanzitutto evidenziato, infatti, in primo luogo che dovrebbero essere i sindaci di queste città ed i vertici accademici i quali, più del governo in carica, rappresentano i veri destinatari di tali proteste e pretese per una situazione come quella attuale in quanto frutto di sottovalutazione dei desideri studenteschi.
Del resto la pretesa di una assoluta autonomia accademica non può né deve escludere la presa di coscienza da parte dei medesimi vertici della difficile congiuntura di molte famiglie in Italia e conseguentemente avviare delle strategie adeguate.
In secondo luogo andrebbe ricordato a questi studenti come l’emergenza abitativa rappresenti uno degli allarmi sociali più drammatici all’interno delle realtà urbane. Senza nulla togliere alle istanze studentesche, nella priorità di sindaci e governo le aspettative di queste famiglie in difficoltà, e dei loro figli, rappresentano sicuramente un problema molto più incalzante e che richiede una attenzione ma soprattutto una risposta più immediata.
Andrebbe poi ricordato come un desiderio, anche se legittimo, non sempre si può trasformare in un diritto riconosciuto.
Quindi, in considerazione che tutto sommato la vita del pendolare non è poi così terribile, risulta sacrosanto riconoscere la priorità alle aspettative delle famiglie colpite dall’emergenza abitativa anche per la crisi economica, rispetto ai desideri delle “tendine” studentesche.
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L’UE e l’immediato danno patrimoniale
Al di là delle considerazioni relative alla tempistica ed al contenuto della ancora ipotizzata direttiva europea con oggetto una ulteriore “transizione green” da adottare per le abitazioni di classe energetica F e G (*), già ora si manifestano i primi effetti distorsivi sul mercato immobiliare.
Il solo annuncio di un possibile adeguamento energetico da imporsi a circa il 65% degli immobili presenti sul territorio nazionale ha già determinato una perdita di valore proprio di quelle abitazioni oggetto di questi ipotizzati interventi strutturali in relazione ai costi aggiuntivi necessari per renderli a norma.
Andrebbe ricordato, infatti, come molto spesso le abitazioni, specie se prime case, rappresentano la forma di investimento e di risparmio più adottata dalle famiglie, anche in funzione di un lascito patrimoniale a favore degli eredi. Gli stessi nuclei familiari accedono ai mutui presso gli istituti di credito attraverso i quali possono assicurarsi l’acquisto immobiliare non disponendo di ingenti risorse,
Una della caratteristiche fondamentali perché questi finanziamenti rappresentino anche un investimento è data dalla “sicurezza”, o quantomeno dalla aspettativa, che il valore nominale dell’abitazione alla fine del mutuo sia quantomeno in linea con il costo complessivo dello stesso importo finanziato.
Viceversa lo scellerato delirio ambientalista espresso dalla Commissione europea sta ponendo già ora le condizioni di un profondo danno patrimoniale, nella forma di una sostanziale differenza negativa tra il valore dell’impegno finanziato per l’acquisto ed il suo valore successivo espresso dal mercato, il quale determina una depatrimonializzazione in termini assoluti tanto del valore della abitazione quanto del risparmio privato.
L’ Europa, ed il nostro Paese in particolare, stanno ancora oggi pagando le terribili conseguenze economiche e sociali della pandemia alla quale si aggiungono le conseguenze del conflitto ucraino.
In questa situazione di estrema difficoltà ed incertezza imporre una visione assolutamente ideologica ad un bene fondamentale, come la casa, sul quale si basa parte dell’equilibrio familiare, rappresenta la assoluta incapacità di leggere ed interpretare le priorità dei cittadini e definisce senza ombra di dubbio la assoluta distonia della Istituzione Europea con i cittadini europei.
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L’Ue propone criteri di maggiore trasparenza nel settore della locazione a breve termine
La Commissione ha adottato una proposta di regolamento per aumentare la trasparenza nel settore della locazione di alloggi a breve termine e aiutare le autorità pubbliche a garantire uno sviluppo equilibrato di tale attività nell’ambito della sostenibilità del settore turistico.
Sebbene offrano molti vantaggi per i locatori e i turisti, le prenotazioni di alloggi a breve termine possono suscitare preoccupazioni per alcune comunità locali che si trovano ad affrontare, ad esempio, la mancanza di alloggi a prezzi accessibili. Le nuove norme miglioreranno la raccolta e la condivisione dei dati provenienti dai locatori e dalle piattaforme online. Ciò, a sua volta, fornirà elementi per l’elaborazione di politiche locali efficaci e proporzionate al fine di affrontare le sfide e le opportunità connesse al settore della locazione a breve termine.
Le nuove norme proposte contribuiranno a migliorare la trasparenza per quanto riguarda l’identificazione e l’attività dei locatori di alloggi a breve termine, nonché le norme che sono tenuti a rispettare, e faciliterà la registrazione dei locatori. Affronteranno inoltre l’attuale frammentazione delle modalità secondo cui le piattaforme online condividono i dati e, in ultima analisi, contribuiranno a prevenire la presenza negli elenchi di voci illegali. Nel complesso, si contribuirà a costruire un ecosistema turistico più sostenibile e si sosterrà la relativa transizione digitale.
Il nuovo quadro proposto:
- una volta introdotto dalle autorità nazionali, armonizzerà i requisiti in materia di registrazione per i locatori e le loro unità immobiliari locative a breve termine: i sistemi di registrazione dovranno essere interamente online e di facile utilizzo. Nella fase finale della registrazione, i locatori dovrebbero ricevere un numero di registrazione unico;
- chiarirà le norme volte a garantire che i numeri di registrazione siano esposti e controllati: le piattaforme online dovranno rendere facile per il locatori l’esposizione dei numeri di registrazione sulle loro piattaforme. Le autorità pubbliche potranno sospendere la validità dei numeri di registrazione e chiedere alle piattaforme di depennare dagli elenchi i locatori non conformi;
- razionalizzerà la condivisione dei dati tra le piattaforme online e le autorità pubbliche: le piattaforme online dovranno condividere con le autorità pubbliche i dati relativi al numero dei pernottamenti in locazione e dei locatari una volta al mese, in modo automatizzato.
- consentirà il riutilizzo dei dati, in forma aggregata: i dati generati in base alla proposta, in forma aggregata, saranno utilizzati per le statistiche sul turismo prodotte da Eurostat e confluiranno nel futuro spazio europeo di dati per il turismo. Tali informazioni sosterranno lo sviluppo di servizi innovativi connessi al turismo;
- istituirà un efficace quadro di attuazione: gli Stati membri monitoreranno l’attuazione di tale quadro di trasparenza e stabiliranno le sanzioni applicabili all’eventuale violazione degli obblighi del suddetto regolamento.
La proposta della Commissione sarà discussa in vista dell’adozione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio. Dopo l’adozione e l’entrata in vigore, gli Stati membri disporranno di un periodo di due anni al fine di istituire i meccanismi necessari per lo scambio di dati.
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Politiche per la casa cercansi
A Milano piovono gli sfratti anche per persone bisognose ed ammalate ed il Comune risponde che non è in grado di fare scelte strutturali.
Se non sbagliamo l’attuale sindaco è in carica per il secondo mandata consecutivo e le dichiarazione della sua amministrazione dimostrano che in tutti questi anni non c’è stata nessuna politica per la casa, nessun censimento degli sfratti in via d esecuzione, nessuna verifica sulla reale situazione delle famiglie che potevano essere sfrattate, nessun impegno per mettere in funzione le tante abitazioni pubbliche inagibili da anni e anni, nessun controllo su eventuali abusivi che avessero nel tempo occupato abitazioni pubbliche o che non avessero più i requisiti per usufruirne. E,in speciale modo, dall’amministrazione di sinistra non si è mai dato vita ad un piano casa per le tante famiglie in difficoltà!
Da troppi anni non esiste praticamente più una politica per la casa né di edilizia popolare né convenzionata e mentre le amministrazioni di sinistra sono colpevoli per inerzia, inefficienza, indifferenza dobbiamo purtroppo, constatare che l’opposizione, su questo tema, è stata troppo silenziosa.
Comunque inutile chiedersi perché il PD ha perso, è sotto gli occhi di tutti la sua incapacità o non volontà di occuparsi dei reali problemi delle persone e la casa è uno dei problemi fondamentali.
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Airbnb supera quota 100 milioni di pernottamenti prenotati in tutto il mondo
In un momento di vivacissima ripresa del turismo sia a livello globale che italiano e nonostante le preoccupazioni per il rallentamento economico e l’aumento dei prezzi, il mondo delle case vacanza e degli alloggi in affitto sembra aver messo il turbo superando di slancio i risultati ante Covid. “Da aprile a giugno – annuncia il co-fondatore e ceo di Airbnb Brian Chesky pubblicando i dati trimestrali – abbiamo superato i 103 milioni di notti ed esperienze prenotate, il nostro numero trimestrale più alto di sempre. Abbiamo generato un fatturato di 2,1 miliardi di dollari, in crescita del 58% anno su anno. Le nostre entrate nel secondo trimestre sono aumentate di oltre il 70% dal secondo trimestre del 2019. Airbnb nel mondo conta 4 milioni di host che hanno accolto e fatto sentire a casa oltre 1 miliardo di ospiti”.
Anche dal punto di vista della redditività Airbnb ha avuto il secondo trimestre più redditizio di sempre con un utile netto di 379 milioni di dollari, un miglioramento di quasi 700 milioni di dollari rispetto al secondo trimestre 2019. E le prospettive per l’estate sono senza dubbio rosee: “Siamo così fiduciosi nella nostra crescita e redditività a lungo termine che oggi annunciamo un programma di riacquisto di azioni da 2 miliardi di dollari” aggiunge Chesky. Tra gli elementi trainanti la rapida crescita dei soggiorni di lunga durata (28 giorni o più) aumentati di quasi il 25% rispetto a un anno fa e di quasi il 90% rispetto al secondo trimestre del 2019. In salita anche gli annunci attivi per le destinazioni “non urbane”: +50% rispetto al secondo trimestre del 2019. Non da meno comunque il ritorno della domanda nelle città. Complessivamente, le notti e le esperienze prenotate sono cresciute del 24% rispetto al secondo trimestre del 2019, mentre le inserzioni attive sono cresciute del 23% nello stesso periodo.
C’è poi da segnalare una particolarità molto italiana: dalle masserie ai dammusi, dai trulli alle torri e i castelli (ma anche fari, case sugli alberi, agriturismi, Boat and Breakfast e addirittura tende) sono sempre più gettonati gli alloggi unici. Soltanto negli ultimi due anni, dal 2019 al 2021, le notti prenotate in questo tipo di sistemazioni sono aumentate del 50% a livello globale. In cima alla classifica delle mete più di tendenza secondo questo criterio c’è Lampedusa seguita da Ceglie Messapica, Favignana, Pantelleria. A seguire al quinto posto c’è Grosseto, poi ancora due isole, Ponza e La Maddalena, e Martina Franca. Anche i guadagni degli host che mettono a disposizione alloggi unici, secondo Airbnb, sono stati maggiori rispetto a quelli con proposte più “classiche” e nel 2021 a livello globale sono arrivati a quasi un miliardo di dollari. Le tipologie di alloggio che hanno generato più guadagni lo scorso anno sono state: agriturismi più di 9,6 milioni di dollari, mini case più di 5,6, trulli più di 5,0, castelli 1,3, dammusi più di 1,1.
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Senza casa: quanti sono e come aiutarli?
In un recente articolo, sul settimanale Sette, Mario Volpe scrive del documentario Lead me home nel quale Job Shenk e Pedro Kos, attraverso storie vere, raccontano la tragedia di più di 500.000 americani che passano la loro vita senza avere una casa. Persone che vivono per strada, persone cadute in fondo per colpa delle più disparate situazioni e vicende, dalla tossicodipendenza all’infermità mentale, dalla perdita del lavoro a problemi famigliari. A tutto questo numero spaventosamente alto di emarginati la sanità americana non dà ancora oggi risposte, troppo alti i costi, troppo ingiusto un sistema che se non hai un’assicurazione non ti cura e che comunque ti abbandona quando le cure diventano troppo lunghe od onerose rispetto a quanto si è pagato. Anche le persone portatrici di handicap si trovano troppo spesso abbandonate a se stesse ed ai costi spropositati degli ospedali e delle cure sanitarie si aggiungono i prezzi troppo alti anche le più umili abitazioni. La corsa al nuovo porta ad abbattere catapecchie, rifugi, case obsolete per costruire quartieri moderni nei quali non c’è più spazio, possibilità di accoglienza per i più poveri. Per comprendere una parte di questo dramma che si ripropone di anno in anno basta ricordare come l’anno scorso, in piena pandemia, centinaia di emarginati furono radunati in un immenso parcheggio e lasciati lì per molto tempo, abbandonati sull’asfalto con le loro coperte sporche e le loro speranze perdute. Noi in Italia abbiamo una sanità che si occupa anche dei più poveri ma ormai sempre più spesso vediamo persone che vivono per strada e, nonostante l’aiuto ed il lavoro delle associazioni di volontariato, la loro vita è continuamente a rischio, specie nei mesi più freddi e in certe zone. La nostra è una democrazia molto più avanti di quella statunitense ma bisogna fare ancora molti passi avanti per impedire ingiustizia ed indifferenza e vorremmo che tra i compiti dei sindaci ci fosse anche quello di provvedere meglio alle persone senza casa e di rendere noto ai propri concittadini, di mese in mese, qual è il numero di persone che vive per strada e come si può dar loro una mano.