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  • Ue e Africa accelerano sui vaccini ma è scontro sui brevetti

    Più fondi, più cooperazione, più parità nell’interlocuzione: il vertice tra Ue e Unione Africana, annunciato da giorni in pompa magna a Bruxelles e arricchito dalla presenza di oltre settanta capi di Stato e di governo punta a segnare un punto di svolta nelle relazioni tra i due continenti ma non risolve un nodo chiave come la cessione delle licenze sui brevetti dei vaccini. L’Oms ha annunciato il trasferimento della tecnologia necessaria affinché sei Paesi africani – Egitto, Kenya, Nigeria, Senegal, Sud Africa e Tunisia – mettano in campo la produzione di propri vaccini mRna. Ma il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha scandito tutta l’indignazione di un intero continente: “Le donazioni non bastano, sull’accesso ai vaccini dimostrate serietà”.

    Le parti, al momento, sono lontane. L’Ua vuole l’applicazione della clausola degli accordi Trips che prevede la sospensione dell’esclusiva dei brevetti autorizzando uno o più Paesi a produrre farmaci salvavita in situazione di emergenza. La proposta dell’Ue si ferma alla licenza obbligatoria per la concessione, limitata nel tempo, dell’uso dei brevetti. “La proprietà intellettuale non deve essere un freno alla diffusione del sapere ma va protetta”, ha sottolineato Emmanuel Macron mentre Ursula von der Leyen si è fatta portavoce della mediazione finale, annunciando per la primavera un summit ad hoc tra Commissione Ue e Commissione Ua per trovare una soluzione.

    Per ora l’Ue prova a smorzare il malcontento africano garantendo 450 milioni di dosi entro metà anno, mettendo in campo 425 milioni di euro subito per strumentistica e personale anti-Covid e certificando l’offensiva anti-cinese (e anti-Russa) in Africa con un piano da 150 miliardi da qui al 2027. Transizione ecologica e digitale, educazione e formazione, energie rinnovabili, connessioni internet. Nella dichiarazione finale viene messa nero su bianco anche una maggiore cooperazione sui migranti. Le strade, nel breve periodo, sono 2: accelerare sugli accordi di rimpatrio e prevedere la presenza di Frontex non solo nel Mediterraneo ma più a Sud, laddove i flussi hanno origine. Sulla nuova partnership Ue-Africa pesano le instabilità della Libia e soprattutto del Sahel. Francia e Ue stanno per spostare le operazioni militari dal Mali ai Paesi vicini, Niger in testa. I rapporti tra la giunta militare di Bamako – esclusa dal vertice come Burkina Faso e Guinea – e Parigi sono tesissimi. Al Mali che chiedeva all’Eliseo di ritirare “immediatamente” i soldati Macron ha risposto rimarcando “la sicurezza” dei francesi e il “rispetto” per Parigi.

    Il vertice di Bruxelles è stato anche teatro di un ‘mini sofagate’, l’incidente diplomatico che ad Ankara coinvolse von der Leyen attirando critiche su Recep Tayyp Erdogan e su Charles Michel. Il ministro degli Esteri ugandese Jeje Odongo al termine photo-op, ha infatti stretto la mano a Michel e Macron ‘saltando’ la presidente della Commissione e innescando qualche secondo di imbarazzo. Ad intervenire è stato Macron indicando con una certa decisione al ministro africano che c’era anche von der Leyen al suo fianco.

  • Cristiana Muscardini parla a Rai Radio Uno de ‘I nostri domiciliari’

    Sabato 20 novembre, all’interno del programma Caffè Europa, trasmesso da Rai Radio 1, è andata in onda l’intervista all’On. Cristiana Muscardini sul suo libro I nostri domiciliari, pubblicato da Ulisse Edizioni. Di seguito il podcats del programma dove, a partire dal minuto 16, è possibile ascoltare l’intervista.

    https://www.raiplayradio.it/audio/2021/11/CAFFe-EUROPA-63b53036-305a-49e0-ab18-faffcc02f720.html?wt_mc=2.www.wzp.raiplayradio_ContentItem-63b53036-305a-49e0-ab18-faffcc02f720.&wt

  • Notizie per riflettere

    Tra le tante incertezze della vita in genere e di questo periodo in particolare, reso ancora più pesante dalle promesse mai mantenute e dalle troppe affermazioni smentite, qualche certezza purtroppo c’è: i morti sono sempre tanti, troppi e bisognerebbe dire perchè questo non avviene in altri paesi europei, l’assistenza domiciliare, salvo rare eccezioni, non funziona, alcune regioni hanno lavorato male, Lombardia in testa, e deve essere rivisto l’assetto dell’Italia che non può continuare ad avere cittadini con servizi efficienti e cittadini con servizi ignobili per colpa di una divisione di competenze tra Stato e Regioni che non garantisce uguali qualità e celerità. Finita l’era covid bisogna che lo Stato ritrovi la capacità di fare lo Stato, senza invadere campi altrui e, soprattutto, senza lasciare che altri assumano funzioni che solo allo Stato possono appartenere se vogliamo finalmente abbattere le disuguaglianze.

    Il 19 marzo per circa un’ora, in tutto il mondo, si è bloccata ogni possibilità di comunicazione su whatsapp e Instagram. Si è parlato genericamente di problemi tecnici, altri hanno adombrato la possibilità di un hackeraggio. Rimane il fatto che viviamo in una società ormai completamente dipendente dalle reti informatiche per ogni tipo di comunicazione, specie nell’era covid, e che perciò le stesse, e la loro sicurezza e funzionalità, rivestono un’importanza vitale per lo svolgimento di gran parte delle nostre attività essenziali, dal lavoro alle comunicazioni con gli enti pubblici. E’ una priorità che gli Stati chiedano ai colossi della rete garanzie sull’efficienza e riservatezza dei servizi informatici e nello stesso tempo che non affidino completamente agli stessi la gestione dei rapporti con i cittadini e dei dati sensibili. Infatti un blocco dei servizi, sempre possibile, potrebbe diventare un blocco di ogni attività anche essenziale alla sopravvivenza. Una società che si affidasse completamente alla robotica e alla digitalizzazione sarebbe una società ad alto rischio e incapace di vivere autonomamente. Proprio l’esempio di quanto è avvenuto col covid, virus misterioso certamente ma che ha anche dimostrato come notizie false, o manipolate o incomplete, possano portare danni gravissimi.

    Siamo vicini in Italia al ritorno dell’ora legale nonostante non sia più obbligatoria in tutta l’Unione. I recenti dati di Terna, che gestisce la rete di trasmissione elettrica nazionale, ci dimostrano i benefici che l’ora legale ha portato l’anno scorso nel nostro Paese con un risparmio di 400 milioni di kWh e la conseguente diminuzione di CO2 nell’atmosfera per circa 250 mila tonnellate. In euro il risparmio portato dall’ora legale è di 66 milioni. Ci auguriamo che l’Italia mantenga per sempre l’ora legale sia per un risparmio energetico ed economico sia per contribuire al miglioramento dell’aria e perciò dell’ambiente.

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