Chiesa

  • Le lingue di Milano: voci e immagini nella Basilica di Santo Stefano Maggiore

    In occasione del Centenario dell’Università degli Studi di Milano, il Dipartimento di Lingue, Letterature, Culture e Mediazioni invita la cittadinanza a scoprire le dimensioni del plurilinguismo della Milano globale contemporanea e del passato internazionale della nostra città con il progetto Le lingue di Milano, la Milano delle lingue. Attraverso un ciclo di itinerari mirati, ci si potrà immergere nella vitalità delle lingue di Milano, fatta di voci, immagini, storie, memorie, religiosità, energie sociali e pratiche culturali, affinando lo sguardo per scorgere importanti aspetti dell’esperienza plurisecolare della “Milano delle lingue”. Sul filo del tempo presente, ma con la dovuta attenzione alle prospettive di più lungo periodo, i percorsi in distinte aree della città, da via Padova a Chinatown e al centro, intendono suggerire una pratica consapevole dell’esplorazione urbana quale esercizio interculturale e fonte di arricchimento personale, ricca di potenzialità per le nuove generazioni. Per prepararvi al viaggio, siete tutte/i invitati a immaginarvi nell’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele nell’atto di osservare le allegorie dei continenti – Europa, Asia, Africa, America – che lo sovrastano. Provate ad animare quelle rappresentazioni nel segno delle interazioni e degli intrecci che hanno unito nel tempo, e che uniscono oggi, Milano alle lingue e alle culture del mondo, e possiamo partire.

    Progetto a cura di Maria Matilde Benzoni, Maria Vittoria Calvi, Giovanni Iamartino e Vincenzo Matera.

    Le lingue della Chiesa di Milano. Voci e immagini nella Basilica di Santo Stefano Maggiore – 11 ottobre, ore 17,30.

    A due passi dalla “Ca’ Granda”, la sede centrale dell’Università degli Studi di Milano, Santo Stefano Maggiore è il fulcro della Pastorale dei Migranti che, nel solco del magistero dell’arcivescovo Martini, si misura con le sfide poste dalla trasformazione di Milano in una città dal profilo schiettamente multiculturale. Dopo l’esplorazione del paesaggio linguistico e iconografico della zona di via Padova e di via Paolo Sarpi, il progetto “Le lingue di Milano, la Milano delle lingue” invita la cittadinanza a spostarsi in centro per scoprire le dimensioni del plurilinguismo che gravita all’interno dell’edificio religioso – dal 2015 Parrocchia personale dei Migranti-, simbolo del più ampio radicamento delle lingue e delle culture del mondo nelle chiese cittadine.  Ascolteremo le voci di don Alberto Vitali, responsabile della Pastorale dei Migranti della Chiesa Ambrosiana, Emilia Cedeño, coordinatrice del Progetto “Camminando/Al andar se hace el camino”, Gothy Lopez, artista salvadoregna che ha dipinto ed esposto in loco, e don Sonny de Armas, cappellano della Comunità filippina presso Santo Stefano Maggiore. In dialogo con le nostre docenti Maria Matilde Benzoni e Maria Vittoria Calvi, le loro testimonianze ci accompagneranno in un viaggio che spazierà dalla mondializzazione iberica della prima età moderna in cui si radicano le immagini presenti in chiesa, emblemi di devozioni ormai molto sentite anche a Milano quali il Señor de los Milagros, alla rielaborazione, attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea, dei conflitti e della ricerca del cambiamento cui è intimamente intrecciata la mobilità umana.

    Programma:

    Ore 17.30 Ritrovo presso la Basilica di Santo Stefano Maggiore, Piazza S. Stefano, e introduzione a cura di don Alberto Vitali, Maria Matilde Benzoni, Maria Vittoria Calvi, Emilia Cedeño;

    Ore 18.00 Itinerario all’interno della Chiesa, con contributi corali e gli interventi di Gothy Lopez e don Sonny de Armas;

    Ore 19.00 termine.

    La visita sarà in lingua italiana.

    La partecipazione è gratuita con registrazione a questa pagina.

  • Allarme preti fasulli per il Giubileo

    Attenzione ai finti preti’. Dopo il Daspo al falso vescovo che nella capitale si autoproclamava patriarca e arcivescovo primate dispensando informazioni sul Giubileo e le indulgenze, il Gris – Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa che ha avuto l’approvazione dei suoi statuti dalla Chiesa italiana – mette in guardia sul fenomeno legato ai falsi preti, tutt’altro che marginale, in vista dell’Anno Santo.

    “Il Gris della Diocesi di Roma, – scrive il presidente David Murgia – a seguito di quanto comunicato nei giorni scorsi dalla stessa diocesi circa il ‘sedicente patriarca e vescovo della Prelatura Cattolica SS. Pietro e Paolo’ Salvatore Micalef – esprime grande preoccupazione. Da tempo assistiamo oramai a un aumento di individui che – pur indossando abiti e insegne tipiche dei ministri della Chiesa Cattolica – in realtà con essa non hanno nulla a che fare”.

    “Nella maggior parte dei casi – osserva Murgia – si tratta perlopiù di individui che riescono a far presa sui fedeli camuffandosi grazie a celebrazioni e liturgie molto simili a quelle cattoliche. Soprattutto in vista del Giubileo, proprio per una maggiore sicurezza dei pellegrini che qui verranno, occorre vigilare per evitare confusione con realtà religiose che non solo non sono riconosciute o in comunione con la chiesa Cattolica ma spesso ne sono antagoniste”.

  • A Piacenza un convegno sul libro di Giovanni Cantoni “La Dottrina Sociale nella Chiesa”

    Sabato 28 settembre, nella Sala Corrado Sforza Fogliani del PalabancaEventi di Piacenza (Via Mazzini), dalle 11:00 alle 17:00, si svolgerà il Convegno “La Dottrina Sociale della Chiesa”, in occasione della pubblicazione del volume di Giovanni Cantoni Scritti di dottrina sociale (Ed. Cristianità), con prefazione di S.E. Mons. Michele Pennisi.

    All’evento parteciperanno Marco Invernizzi, Reggente nazionale di Alleanza Cattolica; S.E. mons. Michele Pennisi, arcivescovo emerito di Monreale; Anna Maria Tarantola, Presidente della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice; Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri; Mauro Ronco, Presidente del Centro Studi Rosario Livatino; Mariateresa Colleoni, Laura Boccenti, Gabriele Borgoni, Carmelo Leotta, Claudia Navarini, Massimo Polledri, Ferdinando Raffaele, Silvia Scaranari; Domenico Airoma,
    Procuratore della Repubblica di Avellino,Reggente Nazionale vicario di Alleanza Cattolica

    Alle 18.30 Santa Messa in Cattedrale celebrata da S.E. Mons. Adriano Cevolotto, Vescovo di Piacenza-Bobbio.

  • Nelle mani di Al-Shabaab i fondi della Chiesa norvegese per la Somalia

    Milioni di corone destinate dalla Chiesa norvegese alla Somalia per finanziare progetti di formazione professionale sono scomparse in seguito a frodi sistematiche andate a beneficio di al Shabaab e di altri gruppi terroristici. Lo denuncia il quotidiano norvegese “Panorama nyheter”, spiegando che sotto accusa sono i fondi destinati al Paese dalla Norwegian Church Aid (Kn), organizzazione religiosa affiliata alla Chiesa norvegese ma di gestione indipendente. Secondo quanto rivelato in un’inchiesta, l’Agenzia nazionale norvegese di cooperazione allo sviluppo (Norad) ha criticato l’organizzazione per la mancanza di controllo sui fondi e ha chiesto il rimborso di 4,7 milioni di corone norvegesi (oltre 415 mila euro), la somma che secondo la direzione sarebbe andata perduta. La Norwegian Church Aid ha avviato nel 2010 un programma di formazione di giovani somali, con l’obiettivo di proporre un’alternativa alle reti criminali cui molti di loro aderiscono. Sul periodo 2010-2021, il progetto è stato finanziato con 10,7 milioni di corone norvegesi (circa 950 mila euro), 6,4 delle quali tramite il servizio pubblico.

    L’organizzazione è stata criticata anche per non aver denunciato i furti alle autorità somale. Secondo quanto spiegato dal responsabile esteri di Kn, Arne Naess-Holm, le frodi avrebbero coinvolto anche personale interno all’organizzazione. Intervistato sul caso, il professore universitario Stig Jarle Hansen ha ricordato che al Shabaab riscuote una tassa anche dalle organizzazioni umanitarie che operano sui territori sotto il suo controllo, in particolare nelle regioni centrali e nel Puntland. Proprio in queste zone è in corso da mesi l’offensiva dell’esercito somalo contro i jihadisti, lanciata dal presidente Hassan Sheikh Mohamud dopo la sua elezione, a maggio del 2022. Il docente universitario ha ricordato che tanto le tasse di al Shabaab quanto quelle riscosse dallo Stato islamico rappresentano una forma di finanziamento indiretto del terrorismo, come anche i contratti stipulati dalle ong umanitarie con imprese locali soggette al “pizzo” jihadista.

    Il tema dei fondi internazionali intercettati da reti criminali somale è legato in particolare all’acquisto illegale di armi. Mogadiscio ha ottenuto di recente la revoca dell’embargo sulle armi che era in vigore da oltre 30 anni, un nuovo grande successo politico del presidente Mohamud dopo l’adesione della Somalia alla Comunità dell’Africa orientale (Eac). A questo proposito, nel 2022 uno studio del centro di ricerca somalo Hiraal incoraggiava una revisione dell’embargo da parte della comunità internazionale in modo da migliorare la responsabilità e i processi di gestione delle armi, ricordando che l’anno precedente Al Shabaab era comunque riuscita a spendere 24 milioni di dollari nell’acquisto di armi. In base ai dati raccolti e pubblicati nel rapporto intitolato “L’arsenale di Al Shabaab: dalle tasse al terrore”, l’istituto precisava che l’organizzazione terroristica affiliata ad Al Qaeda spende in armi in media 2 milioni di dollari al mese, di cui 1,8 milioni vengono utilizzati per esplosivi “interni” e 150 mila dollari per altri tipi di armi e osserva che il gruppo ha entrate per circa 180 milioni di dollari l’anno e una spesa prevista di circa 100 milioni.

  • Gisella

    Se uno ha una gran botta di fortuna di lui, a volte, si dice che “ha visto la Madonna”. Con questo si vuole indicare che solo forze soprannaturali, e non certo meriti personali, possono spiegare, che so, una vincita smisurata, un successo senza raccomandazione, un grave pericolo scampato o diventare senatore o ministro di un grande paese e al contempo conservare il controllo assoluto del proprio partito anche dopo aver perso la metà dei consensi elettorali. Qui, in realtà, la Vergine non c’entra affatto e tutti sanno che sono ben altre e più profane le ragioni di un simile portento. A volte, invece, “Lei” è apparsa davvero: lo dice la fede e lo ha certificato la Chiesa. E, certo, per la Santa Istituzione, non deve essere stato facile superare dubbi e tormenti se solo pensiamo che si trattava di dare credito alla testimonianza di giovanette incolte e semplici. E allora perché tanta titubanza nel caso di Gisella in quel di Trevignano? Non potrebbe succedere quello che sappiamo essere già accaduto? Perché non darle credito? Gisella è una signora dabbene e ben educata, possiede una statuetta della Madonna che piange, ha le stigmate, non perde un appuntamento con la Vergine, parla con l’aldilà e potrebbe intercedere perché si ripeta il miracolo della moltiplicazione della pizza grazie al quale anche i suoi ospiti hanno potuto essere nutriti. Pensate che bello: almeno per una sera tutti gli affamati del mondo sarebbero invitati, se non alla cena della signora, ad una gioiosa pizzata globale. Si affretti, allora, signor vescovo a districare il caso dando quiete al suo gregge diviso. Io aspetto se non per credere almeno per crederle.

  • Una preghiera per il Papa, una preghiera per noi

    Il Papa ci hai ricordato, chiesto, di pregare per Lui. Una preghiera per il Santo Padre è una preghiera per noi, una preghiera a Dio e all’immensità dell’universo e della fede che, oltre ad ogni scoperta scientifica, rimane il mistero del valore, del senso dell’esistenza. Senza inutile orgoglio, con la semplicità di chi, come ogni essere vivente, rappresenta, nel suo piccolo, la complessità e grandiosità della vita preghiamo affinché l’empatia, il rispetto per gli altri e per noi stessi tornino nel nostro vivere quotidiano.

  • Il Papa fa spazio alle donne in curia

    La decisione è storica: Papa Francesco ha modificato una norma del diritto canonico per ufficializzare il ruolo delle donne nella liturgia, in particolare per l’accesso ai ministeri del Lettorato e Accolitato, finora consentiti solo agli uomini. Il primo riguarda le letture, il secondo il servizio all’altare.

    E’ vero che le donne in molte parrocchie già aiutano nella liturgia e al momento della Comunione. Ma si è trattato finora di posizioni occasionali e informali, valutate di volta in volta dai vescovi locali. Il Papa mette oggi nero su bianco, nel Motu Proprio ‘Spiritus Domini’, questa possibilità anche per le donne togliendo la parte che riservava questi ruoli alle persone di sesso maschile, come invece aveva stabilito Paolo VI 49 anni fa.

    Un primo passo verso l’ordinazione sacerdotale anche per le donne? A scanso equivoci lo stesso Pontefice fa sue le parole di Giovanni Paolo II: “Rispetto ai ministeri ordinati la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale”. Ma per i ministeri non ordinati “è possibile, e oggi appare opportuno, superare tale riserva – spiega il Papa riferendosi all’abolizione del riferimento ai soli uomini per poter diventare Lettore o Accolito -. Questa riserva ha avuto un suo senso in un determinato contesto ma può essere ripensata in contesti nuovi”. Per quanto riguarda il diaconato per le donne, questo sì un eventuale primo passo verso l’ordinazione presbiterale, è tuttora oggetto di studio di un’apposita commissione vaticana.

    La decisione del Papa, oltre a valorizzare le donne, affinché “abbiano un’incidenza reale ed effettiva – per dirla con le sue parole – nell’organizzazione, nelle decisioni più importanti e nella guida delle comunità”, è in generale una ulteriore spinta al ruolo dei laici ai quali, uomini e donne, questi due ministeri vengono affidati. In altri termini se prima Lettorato e Accolitato altro non erano che i primi gradini per accedere all’ordinazione sacerdotale, con qualcuno che si fermava prima, ora invece sono ministeri laici, ‘declericalizzati’, che hanno una loro ragione d’essere, ovvero contribuire alla evangelizzazione, a prescindere dal fatto che per qualcuno siano o no il primo step per decidere di farsi sacerdote.

    La decisione del Papa si pone in linea con tante scelte già adottate nel suo pontificato per valorizzare la presenza delle donne e dei laici nella Chiesa. In questa scia si pone anche la conferma, per altri tre anni, di una donna, Mariella Enoc, alla guida dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. Ma sono diversi i ruoli chiave in cui le donne sono entrate in Vaticano, dai Musei, diretti da Barba Jatta, fino alla Segreteria di Stato dove per la prima volta nella storia c’è un sottosegretario donna, Francesca di Giovanni. Tra le decisioni recenti del Papa anche la scelta di nominare l’economista suor Alessandra Smerilli, consigliere generale nel Governatorato e membro della Commissione Covid. Ma sono solo alcuni esempi con le donne che hanno scalato, per esempio, i vertici delle università pontificie e i laici che ricoprono ruoli chiave nelle strutture della governance economico-finanziaria o nella comunicazione vaticana.

  • Christmas message to the South Sudanese political leaders jointly signed by Pope Francis, the Archbishop of Canterbury, S.G. Justin Welby, and the ex-moderator of the Church of Scotland, Rev. John Chalmers

    Christmas 2019  —   Your Excellencies,

    In this Christmas season and at the beginning of a new year, we wish to extend to you and to all the people of South Sudan our best wishes for your peace and prosperity, and to assure you of our spiritual closeness as you strive for a swift implementation of the Peace Agreements.

    We raise our prayers to Christ the Saviour for a renewed commitment to the path of reconciliation and fraternity, and we invoke abundant blessings upon each of you and upon the entire nation.

    May the Lord Jesus, Prince of Peace, enlighten you and guide your steps in the way of goodness and truth, and bring to fulfilment our desire to visit your beloved country.

    FRANCIS   JUSTIN WELBY  JOHN CHALMERS

  • Lo sconvolgente aumento della persecuzione dei cristiani

    Lo affermava già all’inizio dell’anno il rapporto annuale della Ong Porte Aperte: circa 245 milioni i cristiani perseguitati nel mondo a causa della propria fede. L’Asia è il continente dove la persecuzione è in continuo aumento e la Cina è lo Stato in cui si contano le cifre più impressionanti. In India e in Corea del Nord gli aumenti risultano tra i più significativi. Non si tratta soltanto di atti di violenza contro i fedeli che praticano la loro fede cristiana: cattolici, protestanti o ortodossi, o contro i loro luoghi di culto, le chiesa in primo luogo. Si tratta anche di decisioni legislative che proibiscono l’esercizio degli atti di culto. Solo nell’ultimo anno, sono 30 milioni di persone in più che sono state perseguitate, una cifra che dovrebbe far riflettere i sacerdoti del politicamente corretto ed i monaci della tutela dei diritti umani. Dov’erano, dove sono questi guardiani del bene collettivo? Forse sono un po’ distratti, intenti come sono a denunciare e a combattere gli integralismi, quelli degli altri. I loro sono moneta corrente, che viene pagata soltanto da chi non la pensa come loro. Gli esempi delle violenze contro i cristiani sono altrettanto impressionanti. Asia Bibi è sotto assedio da oltre dieci anni, e dopo essere stata in prigione da pura innocente, fuggita in Canada deve continuamente proteggersi nel timore di essere assassinata dai fondamentalisti islamici che la vogliono morta. Il nazionalismo religioso asiatico è una delle cause della persecuzione. La demolizione di migliaia di chiese, l’eliminazione di antiche comunità cristiane nelle terre della Bibbia, le torture incessanti nella Corea del Nord e gli incendi appiccati nei villaggi cristiani in India, insieme agli attacchi nello Sri Lanka e Burma non sono che alcuni degli episodi citati dai media, restii come sono a fare commenti o a condannare gli autori di simili misfatti. Sono episodi che non fanno notizia, tanto siamo abituati a scorrerli in fretta nella pagine interne dei giornali. Sono fatti che non disturbano i “manovratori”. Che da certe zone del mondo vengano espulsi dei cristiani che discendono da quelli che hanno vissuto all’epoca di Cristo, non tocca la sensibilità di nessuno. E sono migliaia, con tutti i loro poveri averi ed i loro secolari ricordi! Non hanno le prime pagine riservate come succede per lo sbarco invocato di qualche decina di immigrati nei porti italiani, che poi sbarcheranno regolarmente. I Caldei che fuggono da Ninive, perché costretti dalla violenza del regime, non li ricorda nessuno. Non ci sono Ong a salvarli. Possono morire indisturbati, con le loro spose e figlie stuprate, con tutto quello che rappresentano come testimoni di civiltà antichissime. Ma sono cristiani, quindi è quasi normale che scompaiano da questo mondo in progresso. Loro rappresentano il passato, che è morto e sepolto. Noi siamo il presente proiettato verso il futuro, portatori di valori non condivisi, ma predicati come fossero il nuovo laico vangelo. E’ una situazione veramente scandalosa – scrive lo Spectator del 2 settembre, ripreso da Il Foglio del 16 settembre – anche se il nuovo vescovo di Truro, in Cornovaglia, Philip Mountstephen, ha appena pubblicato un rapporto impressionante per il Foreign Office sulla persecuzione globale dei cristiani. Sostiene che l’Islam non è l’unico colpevole, e accusa la cultura del politicamente corretto di avere incoraggiato le autorità britanniche e i governi occidentali a ignorare il problema. Ha citato le parole di William Wilberforce alla Camera dei Comuni nel 1971 a proposito del commercio degli schiavi: “Puoi scegliere di girarti dall’altra parte, ma non potrai più dire che non lo sapevi”. “Boris Johnson ha promesso di implementare in pieno il rapporto del Vescovo di Truro, ma dovrà contrastare la colonizzazione del Ministero per lo Sviluppo internazionale da parte della sinistra secolare e multiculturale, una cosa che nessun governo conservatore ha mai tentato di fare”. Che qualcuno nel Regno Unito s’accorga della persecuzione dei cristiani che avviene nel mondo, è consolante. Ma, con tutto il caos che la Brexit sta combinando da tre anni a questa parte, non ci fa bene sperare in un’azione efficace e sistematica contro la persecuzione. Sarà già molto se verranno pubblicati i dispacci che testimoniano le sofferenze grottesche non solo dei cristiani, ma anche di altre minoranze religiose a cui viene calpestata la dignità. Parlarne significa togliere queste realtà dal buio del silenzio e portarle alla luce del sole.

  • “Nostra Signora d’Europa” veglia su di noi dalle vette delle Dolomiti di Brenta

    E’ successo per Ferragosto, festa dell’Assunzione. L’Arcivescovo Emerito di Trento, Luigi Bressan, ha benedetto nella chiesa parrocchiale di Madonna di Campiglio un carillon di sette campane dedicate alla Vergine Maria e ai Santi Patroni d’Europa, che sarà installato all’esterno della chiesetta che lui stesso aveva consacrato il 5 agosto 2005 al Passo di Campo Carlo Magno. E’ una chiesetta dalle linee moderne, che riesce a creare al suo interno un’atmosfera mistica di serenità, di bellezza semplice e di preghiera fiduciosa. Dalle sue luminose finestre si intravede la val Gelada, incastonata con i suoi precipizi nella Pietra Grande, maestosa e imponente, e sul fondo si staglia il Grosté. La chiesetta è sorta a 1.700 metri sul livello del mare, sul Passo che collega la val di Sole con la val Rendena, nel luogo dove seicento anni fa l’imperatore del Sacro romano impero, Carlo Magno, proveniente dalla val Camonica, avrebbe fatto riposare il suo esercito. Fin dall’antichità, il Passo è stato un luogo di passaggio, frequentato da viandanti, commercianti, pastori con le loro greggi pellegrini che si recavano alla cappella mariana, divenuta in seguito il Santuario di Madonna di Campiglio. Allora Campiglio ospitava un monastero fondato intorno all’anno mille; non esistevano case o alberghi, che nasceranno molto più tardi, verso fine Ottocento. Ed è stupefacente che una chiesa costruita una quindicina d’anni fa sia stata consacrata a Nostra Signora d’Europa, quell’Europa che, invece, agli inizi di questo nostro Millennio ha rifiutato di riconoscere le sue stesse radici che affondano nella tradizione e nella cultura del cristianesimo. La stessa Europa istituzionale che, non riconoscendo le sue radici, non sa dove andare e quale sarà il suo futuro. Quell’Europa che sta perdendo la fede anche in se stessa, ammaliata dal nichilismo e dal relativismo senza speranza, caratterizzata negli ultimi tempi da un rinascente nazionalismo sovranista. Eppure una comunità di credenti, minoritaria anche nei luoghi in cui vive, è riuscita a realizzare un sogno e a dare concretezza a un’attesa fiduciosa. E questa attesa si riferisce anche ai sei Santi Patroni dell’Europa, che sono raffigurati in un bellissimo dipinto su legno posto dietro l’altare di granito e realizzato dalla pittrice campigliana-milanese Daniela Casoni. Da un lato vi sono la Madonna e i Santi in pose ieratiche, dall’altro vi è una processione di fedeli che ad essi si rivolgono con fiducia. I Patroni sono san Benedetto da Norcia (480 circa – 547), santa Caterina da Siena (1347 – 1380), santa Brigida di Svezia (1303 – 1373), i santi Cirillo (827 – 869) e Metodio (825 – 885) e santa Teresa Benedetta della Croce (1891 – 09.08.1942), al secolo Edith Stein. Quest’ultima era una filosofa tedesca, ebrea di nascita, convertitasi a 32 anni al cattolicesimo e poi entrata nel Carmelo. Con la sorella fu vittima della follia nazionalsocialista hitleriana e finì i suoi giorni ad Auschwitz. San Benedetto fu dichiarato santo patrono da papa Paolo VI nel 1964. I cinque altri, da papa Giovanni Paolo II, tra il 1980 e il 1999. Sono tutte personalità eccezionali, fuori dalla comune misura, vuoi per il loro cammino di santità, vuoi anche per le loro eccelse qualità umane. E’ meravigliosamente sorprendente che la comunità di credenti di Campiglio, nel deserto di incredulità che caratterizza la nostra epoca, sia riuscita ad affermare, attraverso l’architettura, la pittura e ora la musica del carillon di campane, una fiduciosa speranza nell’avvenire, ponendosi sotto la protezione della Madonna e dei santi patroni che la affiancano. Il collegamento con Carlo Magno, fondatore del Sacro Romano Impero, non sembra casuale e testimonia la fede in valori e verità che oltrepassano i secoli e si proiettano nel futuro, nel cuore dei credenti che lo identificano con l’unificazione europea e la fratellanza dei popoli europei. Questi credenti sono minoritari, ma hanno compiuto un gesto che va ben al di là del loro luogo di residenza e che rimane simbolico tanto per l’Italia, quanto per l’Europa tutta. La chiesa dedicata a Nostra Signora d’Europa è unica in Italia, insieme a quella di Madesimo ed è unica in Europa, insieme a quella di Gibilterra. L’unicità in ogni caso è contrassegnata dalla presenza dei Santi patroni. Il carillon nei prossimi giorni sarà installato sulla facciata della chiesetta al passo di Campo Carlo Magno e a mezzogiorno di tutti i giorni della settimana i suoi rintocchi suoneranno l’Ave Maria di Lourdes e l’Inno alla Gioia di Beethoven, tratto dalla Nona sinfonia. Tutti i giorni i passanti, i turisti e i residenti udranno un richiamo al sacro con l’Ave Maria e alla nostra patria comune, l’Europa, con l’Inno alla Gioia ad essa dedicato. In definitiva, sarà un richiamo quotidiano alla nostra memoria storica, coniugato con la fede religiosa e con il nostro impegno civile di cittadini europei.

    Un plauso particolare va a don Ernesto Villa, allora parroco di Campiglio, che ha voluto la costruzione della chiesetta, e uno a don Romeo Zuin, il parroco attuale, che ha promosso la cerimonia della benedizione delle campane nella solennità dell’Assunzione di Maria. La cerimonia è stata particolarmente sentita, tanto che vi hanno partecipato circa un migliaio di fedeli, molti dei quali sono dovuti rimanere fuori dalla chiesa parrocchiale, già gremita dal drappello degli alpini, da quello delle guide alpine e dagli allievi del corso dei pompieri, insieme ai gonfaloni del Comune di Pinzolo e di Tre Ville, scortati da funzionari in alta uniforme. I fedeli hanno dimostrato un’intensa partecipazione alla celebrazione eucaristica, nel corso della quale nella sua omelia l’Arcivescovo emerito ha ripercorso l’importanza storica e religiosa della tradizione mariana in Europa e nel mondo, per poi benedire le campane che al termine della celebrazione sono state fatte suonare. Ai loro rintocchi i fedeli hanno unito il loro canto con gioiosa partecipazione. C’è stato dunque un grande, forse un po’ inaspettato interesse da parte di molti turisti presenti a Campiglio. Di campigliani in chiesa ce n’erano pochi, come sempre, perché tutti intenti nelle loro incombenze alberghiere e di supporto ai numerosissimi turisti. L’avvenimento non è tuttavia passato inosservato per chiunque fosse a Campiglio, anche lungo il percorso della processione con la statua della Madonna del Fico, che è seguita alla cerimonia della benedizione delle campane, con il massimo rispetto per quanto stava accadendo.

    Ed è accaduto veramente un fatto eccezionale: la benedizione di un carillon che, montato su una chiesetta dedicata a Nostra Signora d’Europa, insieme ai patroni dell’Europa stessa, ricorderà con i suoi rintocchi che Maria veglia su di noi e che noi apparteniamo all’Europa, nostra seconda patria. Senza alcun dubbio, la cerimonia della benedizione è stato un avvenimento da ricordare. Ma i media non hanno dato all’avvenimento il risalto che meritava. E’ vero che “l’Adige” ha parlato del carillon quando per la prima volta è stato scoperto nella chiesetta del passo di Campo Carlo Magno, ma nemmeno una riga sulla cerimonia del 15 agosto nella chiesa parrocchiale alla presenza dell’Arcivescovo Emerito e con l’assistenza molto partecipata di un migliaio di fedeli. La pagina riservata alla cronaca delle “Giudicarie e Rendena” del quotidiano “L’Adige” non ne ha parlato. Inutilmente abbiamo cercato la notizia nei giorni dopo l’avvenimento. Nemmeno una riga. Silenzio totale. Al suo posto, su quattro colonne, la pagina indicata dava la notizia dei liquami che erano usciti da una stalla, obbligando i pompieri ad intervenire. Su tre colonne, invece, si dava notizia di una cena organizzata a Vigo Rendena con 7.000 canederli. E Nostra Signora d’Europa con le sue nuove campane? E il suo meraviglioso dipinto su legno con i Patroni d’Europa? E la storia delle 12 stelle della bandiera europea raccontata dall’Arcivescovo Emerito? E l’unicità simbolica del carillon che suona l’inno alla gioia? E la partecipazione di un migliaio di fedeli? Non ne è valsa la pena darne notizia. Le migliaia di turisti di Campiglio e di Pinzolo ringrazieranno certamente la redazione per averli informati del rischio del liquame e della sua puzza. Questa si che è una notizia. Quella della cerimonia per le nuove campane non lo è: non diffonde puzza, non offre canederli, non sposta precipitosamente i pompieri. Non interessa nessuno ciò che è stato realizzato da una piccola comunità di credenti e la sua particolare unicità, nel desolante quadro dell’incredulità e del nichilismo. E gli eccezionali personaggi dei santi Patroni? Roba passata, figuriamoci: san Benedetto è del quinto secolo! I canederli sono di oggi. Povera stampa! Poveri lettori costretti a subirla! Il passo di Campo Carlo Magno rimarrà così com’è, con la sua chiesa dedicata alla Madonna, i suoi Patroni, le sue campane che quotidianamente ci ricorderanno la Vergine e l’Europa. Questo, per fortuna nostra, sarà il futuro, con o senza i canederli, poco importa, con o senza la notizia riportata dalla stampa locale.

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