E’ successo per Ferragosto, festa dell’Assunzione. L’Arcivescovo Emerito di Trento, Luigi Bressan, ha benedetto nella chiesa parrocchiale di Madonna di Campiglio un carillon di sette campane dedicate alla Vergine Maria e ai Santi Patroni d’Europa, che sarà installato all’esterno della chiesetta che lui stesso aveva consacrato il 5 agosto 2005 al Passo di Campo Carlo Magno. E’ una chiesetta dalle linee moderne, che riesce a creare al suo interno un’atmosfera mistica di serenità, di bellezza semplice e di preghiera fiduciosa. Dalle sue luminose finestre si intravede la val Gelada, incastonata con i suoi precipizi nella Pietra Grande, maestosa e imponente, e sul fondo si staglia il Grosté. La chiesetta è sorta a 1.700 metri sul livello del mare, sul Passo che collega la val di Sole con la val Rendena, nel luogo dove seicento anni fa l’imperatore del Sacro romano impero, Carlo Magno, proveniente dalla val Camonica, avrebbe fatto riposare il suo esercito. Fin dall’antichità, il Passo è stato un luogo di passaggio, frequentato da viandanti, commercianti, pastori con le loro greggi pellegrini che si recavano alla cappella mariana, divenuta in seguito il Santuario di Madonna di Campiglio. Allora Campiglio ospitava un monastero fondato intorno all’anno mille; non esistevano case o alberghi, che nasceranno molto più tardi, verso fine Ottocento. Ed è stupefacente che una chiesa costruita una quindicina d’anni fa sia stata consacrata a Nostra Signora d’Europa, quell’Europa che, invece, agli inizi di questo nostro Millennio ha rifiutato di riconoscere le sue stesse radici che affondano nella tradizione e nella cultura del cristianesimo. La stessa Europa istituzionale che, non riconoscendo le sue radici, non sa dove andare e quale sarà il suo futuro. Quell’Europa che sta perdendo la fede anche in se stessa, ammaliata dal nichilismo e dal relativismo senza speranza, caratterizzata negli ultimi tempi da un rinascente nazionalismo sovranista. Eppure una comunità di credenti, minoritaria anche nei luoghi in cui vive, è riuscita a realizzare un sogno e a dare concretezza a un’attesa fiduciosa. E questa attesa si riferisce anche ai sei Santi Patroni dell’Europa, che sono raffigurati in un bellissimo dipinto su legno posto dietro l’altare di granito e realizzato dalla pittrice campigliana-milanese Daniela Casoni. Da un lato vi sono la Madonna e i Santi in pose ieratiche, dall’altro vi è una processione di fedeli che ad essi si rivolgono con fiducia. I Patroni sono san Benedetto da Norcia (480 circa – 547), santa Caterina da Siena (1347 – 1380), santa Brigida di Svezia (1303 – 1373), i santi Cirillo (827 – 869) e Metodio (825 – 885) e santa Teresa Benedetta della Croce (1891 – 09.08.1942), al secolo Edith Stein. Quest’ultima era una filosofa tedesca, ebrea di nascita, convertitasi a 32 anni al cattolicesimo e poi entrata nel Carmelo. Con la sorella fu vittima della follia nazionalsocialista hitleriana e finì i suoi giorni ad Auschwitz. San Benedetto fu dichiarato santo patrono da papa Paolo VI nel 1964. I cinque altri, da papa Giovanni Paolo II, tra il 1980 e il 1999. Sono tutte personalità eccezionali, fuori dalla comune misura, vuoi per il loro cammino di santità, vuoi anche per le loro eccelse qualità umane. E’ meravigliosamente sorprendente che la comunità di credenti di Campiglio, nel deserto di incredulità che caratterizza la nostra epoca, sia riuscita ad affermare, attraverso l’architettura, la pittura e ora la musica del carillon di campane, una fiduciosa speranza nell’avvenire, ponendosi sotto la protezione della Madonna e dei santi patroni che la affiancano. Il collegamento con Carlo Magno, fondatore del Sacro Romano Impero, non sembra casuale e testimonia la fede in valori e verità che oltrepassano i secoli e si proiettano nel futuro, nel cuore dei credenti che lo identificano con l’unificazione europea e la fratellanza dei popoli europei. Questi credenti sono minoritari, ma hanno compiuto un gesto che va ben al di là del loro luogo di residenza e che rimane simbolico tanto per l’Italia, quanto per l’Europa tutta. La chiesa dedicata a Nostra Signora d’Europa è unica in Italia, insieme a quella di Madesimo ed è unica in Europa, insieme a quella di Gibilterra. L’unicità in ogni caso è contrassegnata dalla presenza dei Santi patroni. Il carillon nei prossimi giorni sarà installato sulla facciata della chiesetta al passo di Campo Carlo Magno e a mezzogiorno di tutti i giorni della settimana i suoi rintocchi suoneranno l’Ave Maria di Lourdes e l’Inno alla Gioia di Beethoven, tratto dalla Nona sinfonia. Tutti i giorni i passanti, i turisti e i residenti udranno un richiamo al sacro con l’Ave Maria e alla nostra patria comune, l’Europa, con l’Inno alla Gioia ad essa dedicato. In definitiva, sarà un richiamo quotidiano alla nostra memoria storica, coniugato con la fede religiosa e con il nostro impegno civile di cittadini europei.
Un plauso particolare va a don Ernesto Villa, allora parroco di Campiglio, che ha voluto la costruzione della chiesetta, e uno a don Romeo Zuin, il parroco attuale, che ha promosso la cerimonia della benedizione delle campane nella solennità dell’Assunzione di Maria. La cerimonia è stata particolarmente sentita, tanto che vi hanno partecipato circa un migliaio di fedeli, molti dei quali sono dovuti rimanere fuori dalla chiesa parrocchiale, già gremita dal drappello degli alpini, da quello delle guide alpine e dagli allievi del corso dei pompieri, insieme ai gonfaloni del Comune di Pinzolo e di Tre Ville, scortati da funzionari in alta uniforme. I fedeli hanno dimostrato un’intensa partecipazione alla celebrazione eucaristica, nel corso della quale nella sua omelia l’Arcivescovo emerito ha ripercorso l’importanza storica e religiosa della tradizione mariana in Europa e nel mondo, per poi benedire le campane che al termine della celebrazione sono state fatte suonare. Ai loro rintocchi i fedeli hanno unito il loro canto con gioiosa partecipazione. C’è stato dunque un grande, forse un po’ inaspettato interesse da parte di molti turisti presenti a Campiglio. Di campigliani in chiesa ce n’erano pochi, come sempre, perché tutti intenti nelle loro incombenze alberghiere e di supporto ai numerosissimi turisti. L’avvenimento non è tuttavia passato inosservato per chiunque fosse a Campiglio, anche lungo il percorso della processione con la statua della Madonna del Fico, che è seguita alla cerimonia della benedizione delle campane, con il massimo rispetto per quanto stava accadendo.
Ed è accaduto veramente un fatto eccezionale: la benedizione di un carillon che, montato su una chiesetta dedicata a Nostra Signora d’Europa, insieme ai patroni dell’Europa stessa, ricorderà con i suoi rintocchi che Maria veglia su di noi e che noi apparteniamo all’Europa, nostra seconda patria. Senza alcun dubbio, la cerimonia della benedizione è stato un avvenimento da ricordare. Ma i media non hanno dato all’avvenimento il risalto che meritava. E’ vero che “l’Adige” ha parlato del carillon quando per la prima volta è stato scoperto nella chiesetta del passo di Campo Carlo Magno, ma nemmeno una riga sulla cerimonia del 15 agosto nella chiesa parrocchiale alla presenza dell’Arcivescovo Emerito e con l’assistenza molto partecipata di un migliaio di fedeli. La pagina riservata alla cronaca delle “Giudicarie e Rendena” del quotidiano “L’Adige” non ne ha parlato. Inutilmente abbiamo cercato la notizia nei giorni dopo l’avvenimento. Nemmeno una riga. Silenzio totale. Al suo posto, su quattro colonne, la pagina indicata dava la notizia dei liquami che erano usciti da una stalla, obbligando i pompieri ad intervenire. Su tre colonne, invece, si dava notizia di una cena organizzata a Vigo Rendena con 7.000 canederli. E Nostra Signora d’Europa con le sue nuove campane? E il suo meraviglioso dipinto su legno con i Patroni d’Europa? E la storia delle 12 stelle della bandiera europea raccontata dall’Arcivescovo Emerito? E l’unicità simbolica del carillon che suona l’inno alla gioia? E la partecipazione di un migliaio di fedeli? Non ne è valsa la pena darne notizia. Le migliaia di turisti di Campiglio e di Pinzolo ringrazieranno certamente la redazione per averli informati del rischio del liquame e della sua puzza. Questa si che è una notizia. Quella della cerimonia per le nuove campane non lo è: non diffonde puzza, non offre canederli, non sposta precipitosamente i pompieri. Non interessa nessuno ciò che è stato realizzato da una piccola comunità di credenti e la sua particolare unicità, nel desolante quadro dell’incredulità e del nichilismo. E gli eccezionali personaggi dei santi Patroni? Roba passata, figuriamoci: san Benedetto è del quinto secolo! I canederli sono di oggi. Povera stampa! Poveri lettori costretti a subirla! Il passo di Campo Carlo Magno rimarrà così com’è, con la sua chiesa dedicata alla Madonna, i suoi Patroni, le sue campane che quotidianamente ci ricorderanno la Vergine e l’Europa. Questo, per fortuna nostra, sarà il futuro, con o senza i canederli, poco importa, con o senza la notizia riportata dalla stampa locale.