Cibo

  • Ridurre gli sprechi alimentari e dei prodotti: la Commissione chiede il parere dei cittadini sulla revisione della direttiva quadro “rifiuti”

    La Commissione ha lanciato una consultazione pubblica sulla revisione della direttiva quadro sui rifiuti, comprendente anche la definizione di obiettivi dell’UE in materia di riduzione dei rifiuti alimentari. La revisione mira a migliorare i risultati ambientali complessivi della gestione dei rifiuti in linea con la “gerarchia dei rifiuti” basata sull’approccio “riduci-riutilizza-ricicla” e con il principio “chi inquina paga”.  Virginijus Sinkevičius, Commissario responsabile per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, ha dichiarato: “Per conseguire gli obiettivi dell’economia circolare e della neutralità climatica previsti dal Green Deal europeo, dobbiamo compiere maggiori sforzi volti in primo luogo ad evitare la produzione di rifiuti e a rendere più efficiente il nostro settore della gestione dei rifiuti. È ciò che vogliamo fare con questa revisione. Inoltre stiamo lavorando per fissare per la prima volta obiettivi di riduzione degli sprechi alimentari. Attendo con interesse il vostro parere su come fare sì che i prodotti – una volta giunti al termine del loro ciclo di vita – restino utili e generino meno rifiuti”. Stella Kyriakides, Commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare ha dichiarato: “Le sfide poste al clima e alla biodiversità, la pandemia di COVID-19 e i conflitti in corso rendono ancora più importante la transizione verso sistemi alimentari resilienti e sostenibili che proteggano sia le persone che il pianeta. Lo spreco alimentare è una delle principali fonti di inefficienza dei nostri sistemi alimentari. Dobbiamo intensificare i nostri sforzi per contenere la mole dei rifiuti da essi prodotta. Introducendo obiettivi giuridicamente vincolanti per ridurre gli sprechi alimentari puntiamo a ridurre l’impronta ambientale dei sistemi alimentari e ad accelerare i progressi dell’UE verso il nostro impegno globale di dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030.” La revisione si concentrerà sui seguenti settori strategici: prevenzione (compresa la riduzione dei rifiuti alimentari), raccolta differenziata, rifiuti specifici come gli oli usati e i prodotti tessili, applicazione della gerarchia dei rifiuti e del principio “chi inquina paga”.   La consultazione pubblica, aperta fino al 16 agosto 2022, fornirà indicazioni per i lavori in corso sulla valutazione d’impatto che accompagnerà la proposta della Commissione.

    Fonte: Commissione europea

  • Toghe&Teglie: il ragù di tonno

    Bentrovati, lettori de Il Patto Sociale: sono Marco Siragusa, avvocato  trapanese del Gruppo Toghe & Teglie:  questa settimana cercherò di ingolosirvi con un condimento molto versatile tipico della mia terra. E che si sappia! In Sicilia non ci sono solo Rossella Perricone e Saverio La Grua a farla da padroni per questa rubrica ed il ragù non è patrimonio esclusivo di bolognesi e napoletani: anche noi lo facciamo, alla nostra maniera e con  i prodotti della nostra terra, o meglio, del nostro mare.

    Il tonno è un ingrediente principe di molte preparazioni isolane (la mia, poi, è una zona ricca di tonnare) e quindi non deve stupire che proponga una ricetta che lo ha come base: procuratevi, dunque ed innanzitutto,  il tonno (parte del cozzo intera ma potete usare anche dei ritagli).

    Ora munitevi di una padella, aggiungete un buon filo d’olio extravergine di oliva e dell’aglio con la sua camicia.

    Fate riscaldare l’olio a fuoco moderato e quando, dopo un paio di minuti, l’aglio comincerà a soffriggere aggiungete il tonno. Fatelo rosolare per bene, poi sfumate il tutto con mezzo bicchiere di vino bianco, che sia siciliano, mi raccomando: un Grillo, un Etna, un Inzolia…vedete voi.

    A questo punto regolate di sale e continuate la cottura a fuoco alto lasciando asciugare tutto il vino. Una volta che il vino si sarà asciugato, aggiungete della polpa di pomodoro e un po’ di foglie di menta fresca. Abbassate la fiamma e proseguite la cottura del ragù a fuoco lento per circa un’ora.

    E adesso che ce ne facciamo? direte voi…la scelta è varia: potrete usarlo come condimento per il cous cous arricchendolo con delle verdure fresche tipo patate o zucchine; ovviamente è perfetto per abbinarlo a della pasta grossa, penne o maccheroncini, busiate trapanesi la cui cottura, opportunamente, verrà ultimata nel ragù; siete al nord e non volete rinunciare alla polenta? Va benissimo anche con quella, così come “nature” accompagnato da crostoni di pane di grano duro abbrustoliti.

    Insomma, andate e cucinatelo, poi sbizzarritevi.

    A presto.

  • Toghe&Teglie: pasta alla crema di melograno

    Eccomi di nuovo qui, per l’ennesima volta il saluto ai lettori giunge da Agrigento e da Rossella Perricone. Comincerete a pensare che sono una raccomandata, ma non è così. Dopo aver letto, sul numero scorso, la ricetta della torta di mele e melograno ho pensato che quest’ultimo ingrediente ci sarebbe stato benissimo anche per un originale condimento della pasta e allora…

    Per la crema procuratevi: basilico, una patata (o più, a seconda di grandezza e quantità del condimento da realizzare, il che vale per tutti gli ingredienti), mascarpone, aglio, un’acciuga, pinoli, olive nere, mandorle, pecorino sardo non troppo stagionato, olio EVO e, naturalmente, il melograno.

    Frullate tutti gli ingredienti ed aggiungete la patata dopo averla bollita e il mascarpone; frullate ancora regolando di sale

    A parte frullate un altro po’ di mascarpone ed il melograno.

    Ora mettete a fuoco la pasta, io ho usato delle penne ed è preferibile una pasta grossa, scolatela molto al dente conservando un po’ di acqua di cottura che userete subito per mescolare  bene la pasta in una ciotola (meglio se di coccio) con l’aggiunta di un po’ pecorino sardo, amalgamando ben bene con una cucchiarella di legno.

    Aggiungete il composto di mascarpone e melograno e  amalgamate ancora ma non è finita: in ultimo unite l’altro composto e…rimettete il tutto in padella e sul fuoco a fiamma bassa e mantecate per un paio di minuti: pronta

    NB, provando a “dare in numeri”: per 250 grammi di pasta, il minimo sindacale per due porzioni ad Agrigento, serviranno: un melograno, una patata media, quattro olive, due acciughe, due spicchi di aglio una decina di pinoli e cinque mandorle, 50 grammi pecorino (un cucchiaio toglietelo per amalgamarlo con la pasta), poco basilico, olio quanto basta per rendere il composto fluido e 100 grammi di mascarpone da dividere fra i due composti. Se volete la crema più fluida aggiungete un po’ più di acqua di cottura.

    Il mascarpone può essere sostituito dal taleggio o dalla Filadelfia, nel primo caso avrà un sapore più forte, nel secondo sentirete di più un retrogusto di formaggio

    La prossima volta proverò a farla con il gorgonzola, vedremo, sarete i primi a sapere com’è.

    A presto

  • L’ortofrutta traina il Made in Italy, export da record

    Vola l’export di frutta e verdura tricolore che con i quasi 5,6 miliardi di euro archiviati nel 2021 – un numero che vale un +8% sull’anno precedente – fa segnare il suo record storico e trascina verso nuove vette il comparto agroalimentare, fiore all’occhiello di un ‘Made in Italy’, atteso – dopo i fasti degli ultimi mesi – a mantenere una velocità di crociera spedita nonostante le difficoltà imposte dall’aumento dei prezzi per energia e  materie prime e dal protrarsi del conflitto in Ucraina. A celebrare l’exploit dell’ortofrutta italiano e a guardare con “ottimismo” al futuro prossimo è Macfrut, salone internazionale del settore in cartellone alla Fiera di Rimini, fino a venerdì.

    “Penso che siano giorni importanti per la filiera agroalimentare, per il settore primario, per l’ortofrutta, per il settore avicolo – ha scandito all’inaugurazione della kermesse romagnola il ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli – riapre una fiera importante per il nostro Paese e per il Sistema Paese, nuovamente in presenza, nuovamente con tante persone: è un bel segnale di ripresa”. Comunque da confermare.

    Adesso, ha argomentato infatti Patuanelli, “la sfida è quella di produrre cibo di qualità in quantità sempre superiori e sempre in aumento perché siamo sempre di più su questo pianeta. L’innovazione – ha sottolineato – è l’unico strumento che abbiamo per arrivarci. La capacità di trasferimento tecnologico, il dotare di strumenti per l’agricoltura di precisione tutte le aziende del Paese è l’obiettivo: solo in questo modo – ha chiosato – riusciremo a consumare meno input ambientali e a livello globale produrre più cibo”.

    Un traguardo da raggiungere partendo da una fiera, ha puntualizzato il presidente di Macfrut, Renzo Piraccini, che “si apre nel segno dell’ottimismo nonostante il clima di grande incertezza e le tensioni internazionali conseguenti alla guerra in Ucraina che speriamo possano rapidamente rientrare”. Ottimismo, evidenzia, dato dai numeri della rassegna con 830 espositori di cui il 28% esteri, dal 2021 chiuso “con la cifra record di 5,6 miliardi di esportazioni” e da una “campagna commerciale che si apre finalmente sotto i migliori auspici”.

    Al centro della fiera romagnola, giunta alla sua 39esima edizione, diverse novità a partire dall’International ‘Cherry Symposium’, in omaggio alla ciliegia, frutto simbolo di quest’anno; il primo salone europeo dedicato al mondo delle spezie, erbe officinali ed aromatiche, lo ‘Spice & Herbs Global Expo’, che fa il suo esordio con oltre 50 espositori in rappresentanza dell’intera filiera mentre è l’avocado il frutto esotico al centro della terza edizione del ‘Tropical Fruit Congress’.

    In scena nel quartiere fieristico di Rimini, ancora, ‘Biosolutions International Event’, salone internazionale  dedicato ai prodotti naturali per la difesa, nutrizione e biostimolazione delle piante e tanto spazio alla ‘Smart Agriculture’ con le ultime novità in fatto di droni, robot e sensoristica a tutela dell’agricoltura e della sua sostenibilità.  Particolare attenzione, poi, anche al continente africano con gli ‘Africa Days’ e la presenza, all’inaugurazione del salone di Alitwala Kadaga, ministra per le politiche comunitarie dell’Uganda e Gourouza Magagi Salmou, ministra dell’Industria e imprenditoria del Niger. In contemporanea a Macfrut, infine, si è aperto il ‘Poultry Forum’, evento internazionale dedicato al settore avicolo.

  • Toghe&Teglie: torta di mele e melograno

    Buona settimana ai lettori de Il Patto Sociale, sono l’avvocata reatina Arianna Del Re, ovviamente membro del Gruppo Toghe & Teglie.

    Dopo la ricetta tradizionale dei cornetti viennesi che vi ha proposto Claudia Benedetti nello scorso numero, a mia volta provo ad ingolosirvi con un dolce che ho realizzato semplicemente ispirata da quello che avevo in cambusa.

    La planetaria l’avete? No, dai, non è uno strumento per lo studio degli astri! E’ una banale impastatrice che conviene procurarsi – qualora manchi – ed è facilmente reperibile in qualsiasi negozio di elettrodomestici.

    Bene, ora che avete la planetaria (altrimenti, impastate a mano in una ciotola capiente come si faceva una volta) metteteci  tre uova, 250 grammi di zucchero, un bicchiere di latte, 100 ml. di olio di semi, se con la guerra in Ucraina non costa come il Dom Perignon millesimato,  oppure usate uguale quantità di burro (che io non amo), una bustina di lievito, 600 grammi di farina setacciata, qualche cucchiaio di maizena, la buccia di un limone grattugiato e la polpa di una mela a pezzetti insieme a qualche grano di melograno.

    Fate andare la planetaria sino ad ottenere un composto omogeno, disponetelo su un panno ricoprendolo con i lembi dello stesso e lasciate lievitare per un’oretta.

    A parte affettare tre mele a spicchi e immergetele nel succo di limone.

    Ora oliate una teglia tonda e mettetevi l’impasto decorando con gli spicchi di mela e grani di melograno. Infornate a forno preriscaldato a 180 gradi per 50 minuti…et voilà, pronta una deliziosa torta da servire a fine pasto, magari con un fiocco di gelato alla crema o della panna montata, ottima a colazione o per uno spuntino pomeridiano: a voi la scelta.

    Buona cucina a tutti, a presto!

  • Toghe&Teglie: i cornetti viennesi

    Buona settimana ai lettori di questa rubrica: sono Claudia Benedetti, Togategliata di Merano perfettamente bilingue anche in cucina ed a voi, che dai miei colleghi ed amici ricevete straordinari suggerimenti per succulenti pranzi e cene, voglio proporre qualcosa di originale per la prima colazione: i cornetti viennesi. Perché il cornetto non è un’invenzione romana, come la cotoletta alla milanese è figlia della wiener schnitzel.

    Ecco, allora la ricetta dei  vanillekipferl per preparare i quali servono:

    280 grammi di farina 0, 70 grammi di zucchero a velo, 200 grammi di burro, 100 grammi di mandorle tritate, un uovo, un pacchetto di vanillina e un pizzico di sale.

    Pronti gli ingredienti? Bene: amalgamate il tutto in un impasto che, poi, farete riposare un ora in frigorifero.

    Estraete l’impasto ed a mano formare i cornetti, stendeteli su una teglia o carta da cottura e infornateli a forno preriscaldato a 180° per 15/20 minuti: dipende dalla grandezza dei cornetti, comunque, regolatevi anche ad occhio in base alla doratura.

    A cottura ultimata,  cospargeteli  ancora caldi con zucchero a velo e avventatevi sopra come se non ci fosse un domani: ancora tiepidi sono una delizia per accompagnare un ottimo kapuziner che – tanto per la cronaca – è stato inventato dal frate cappuccino Marco d’Aviano nel 1683 a Vienna.

    Tutto molto facile, vero?

    Viel spass, o  – come dite voi – buon divertimento ai fornelli!

  • Toghe&Teglie: il cous cous con pesce di zuppa

    Buona settimana ai lettori da Rossella Perricone, la “Girgentana” del Gruppo Toghe&Teglie; questa volta voglio ingolosirvi con un grande piatto della tradizione siciliana: il cous cous con pesce di zuppa.

    Iniziate preparando un soffritto con aglio e cipolla aggiungendo degli aromi (io uso curcuma, zenzero e cumino) e appena sarà dorato inserite il “pesce di zuppa” (per esempio rana pescatrice, gallinella e calamari: tutti ben puliti, ma con testa e lische), una costa di sedano, due carote e due patate intere, Amalgamate e ricoprite il tutto con acqua per cuocere e realizzare un brodo che servirà in seguito.

    A parte, in una padella, soffriggete degli scampi con aglio, prezzemolo, mandorle tritate e pinoli e versatevi sopra del passato di ciliegino (oppure, secondo la ricetta madre, del concentrato di pomodoro). A fine cottura aggiungete dei gamberi, con testa e guscio.

    Appena il brodo sarà arrivato a metà del composto di pesce va filtrato ed il pesce pulito ed affettato stando ben attenti a non lasciare lische.

    Privo di testa e lische va rimesso nel brodo precedentemente filtrato lasciando le carote e le patate ma togliendo la costa di sedano.

    Aggiungete, quindi, gli scampi e i gamberi interi (senza togliere la testa); amalgamate tutto, aggiungendo altra acqua, regolate di sale e peperoncino (il gusto dovrebbe essere piccante). Fate andare fino a quando non bolle, poi spegnete il fuoco.

    A parte preparate il cous cous: ottimo anche quello di produzione italiana. State molto attenti alla cottura: se viene indicato, ad esempio, 5 minuti, scolate a 4. Sempre un minuto prima Quando lo scolate non dimenticare di aggiungere un cucchiaio di olio evo ogni 100 grammi ed amalgamate bene (io suggerisco il Biancolilla di Caltabellotta): l’importante è che sia molto delicato al palato.

    Aggiungete mezzo mestolo del brodo al cous cous ed impiattate. In una scodella, possibilmente in terracotta così come i piatti in cui avete messo il cous cous, mettete il brodo di pesce che verserete a piacimento durante la degustazione del piatto.

    Per quanto riguarda le quantità, io per due persone ho generosamente utilizzato:

    un kg. di pesce per la zuppa,  500 grammi di  scampi e  500 di gamberi, 200 grammi di cous cous.

    Per il brodo, una patata ed una carota per ogni commensale. Il cous cous originale va cucinato nella cuscusera e la “cocciata”, ossia la lavorazione del grano duro, è molto laboriosa ed il tempo di preparazione è molto lungo, anche se non difficoltoso: per quello che vedete in foto ho impiegato 5 ore.

    La ricetta originale, infatti, prevede quasi tutto il giorno per la preparazione ma il risultato, comunque, merita anche con il cous cous in scatola facilmente reperibile in tutti i supermercati.

    E adesso…ai fornelli e dopo arricriatevi!

  • Ukraine war: Can India feed the world?

    Last week, Indian PM Narendra Modi told US President Joe Biden that India was ready to ship food to the rest of the world following supply shocks and rising prices due to the war in Ukraine.

    Mr Modi said India had “enough food” for its 1.4 billion people, and it was “ready to supply food stocks to the world from tomorrow” if the World Trade Organization (WTO) allowed.

    Commodity prices were already at a 10-year high before the war in Ukraine because of global harvest issues. They have leapt after the war and are already at their highest since 1990, according to the UN Food and Agricultural Organisation (UNFAO) food-price index.

    Russia and Ukraine are two of the world’s major wheat exporters and account for about a third of global annual wheat sales. The two countries also account for 55% of the global annual sunflower oil exports, and 17% of exports of maize and barley. Together, they were expected to export 14 million tonnes of wheat and over 16 million tonnes of maize this year, according to UNFAO.

    “The supply disruptions and threat of embargo facing Russia means that these exports have to be taken out of the equation. India could step in to export more, especially when it has enough stocks of wheat,” says Upali Galketi Aratchilage, a Rome-based economist at UNFAO.

    India is the second biggest producer of rice and wheat in the world. As of early April, it had 74 million tonnes of the two staples in stock. Of this, 21 million tonnes have been kept for its strategic reserve and the Public Distribution System (PDS), which gives more than 700 million poor people access to cheap food.

    India is also one of the cheapest global suppliers of wheat and rice: it is already exporting rice to nearly 150 countries and wheat to 68. It exported some 7 million tonnes of wheat in 2020-2021. Traders, reacting to rising demand in the international market, have already entered contracts for exports of more than 3 million tonnes of wheat during April to July, according to officials. Farm exports exceeded a record $50bn in 2021-22.

    India has the capacity to export 22 million tonnes of rice and 16 million tonnes of wheat in this fiscal year, according to Ashok Gulati, a professor of agriculture at the Indian Council for Research on International Economic Relations. “If the WTO allows government stocks to be exported, it can be even higher. This will help cool the global prices and reduce the burden of importing countries around the world,” he says.

    There are some reservations though. “We have enough stocks at the moment. But there are some concerns, and we should not become gung-ho about feeding the world,” says Harish Damodaran, a senior fellow at the Centre for Policy Research, a Delhi-based think tank.

    First, there are fears of a less-than-expected harvest. India’s new wheat season is under way and officials project a record 111 million tonnes be harvested – the sixth bumper crop season in a row.

    But experts like Mr Damodaran are not convinced. He believes the yield will be much lower because of fertiliser shortages and the vagaries of the weather – excessive rains and severe early summer heat. “We are overestimating the production,” he says. “We will know in another 10 days.”

    Another question mark, say experts, is over fertilisers, a basic component of farming. India’s stocks have fallen low after the war – India imports di-ammonium phosphate and fertilisers containing nitrogen, phosphate, sulphur and potash. Russia and Belarus account for 40% of the world’s potash exports. Globally, fertiliser prices are already high due to soaring gas prices.

    A shortage of fertilisers could easily hit production in the next harvest season. One way to get around this, says Mr Damodaran, is for India to explore “wheat-for-fertiliser deals” with countries like Egypt and in Africa.

    Also, if the war gets prolonged, India might face logistical challenges in stepping up exports. “Exporting huge volumes of cereals involves huge infrastructure like transportation, storage, ships. Also the capacity to start shipping in high volumes,” says Mr Aratchilage. There is also the question of higher freight costs.

    Lastly, there is the overriding concern over galloping food prices at home – food inflation hit a 16-month-high of 7.68% in March. This has been mainly driven by price rises of edible oils, vegetables, cereals, milk, meat and fish. India’s central bank has warned about “elevated global price pressures in key food items” leading to to “high uncertainty” over inflation.

    The Russian invasion is likely to have “serious consequences” for global food security, according to IFPRI, a think tank. The UNFAO estimates that a prolonged disruption to exports of wheat, fertiliser and other commodities from Russia and Ukraine could push up the number of undernourished people in the world from eight to 13 million.

    By the government’s own admission, more than three million children remain undernourished in India despite bountiful crops and ample food stocks. (Prime Minister Modi’s native state, Gujarat, has the third highest number of such children.) “You cannot be cavalier about food security. You cannot play around with the food earmarked for the subsidised food system,” says Mr Damodaran.

    If there is one thing India’s politicians know it is that food – or the lack of it – determines their fate: state and federal governments have tumbled in the past because of soaring onion prices.

  • Toghe&Teglie: la finta cheesecake

    Auguri, auguri, auguri a tutti i lettori anche se questo numero de Il Patto Sociale andrà in distribuzione subito dopo Pasqua: ma gli auguri fanno sempre bene, soprattutto di questi tempi. Sono Anna Paola Klinger, veneziana del Gruppo Toghe & Teglie, e voglio proporvi una ricetta che – nonostante la definizione che ho dato al dolce in questione – non concede nulla al gusto di una “vera” cheesecake, limitandone però l’apporto calorico. Il che, dopo qualche eccesso durante le feste ed in vista della prova costume, non guasta.

    Vediamo come fare una torta da quattro porzioni circa: intanto procuratevi 200 grammi di farina mandorle, un uovo, 50 grammi di burro chiarificato, 20 grammi di eritritolo (che non è un esplosivo ma un ottimo dolcificante naturale facilmente reperibile nei supermercati), 200 grammi di ricotta di pecora, sei/otto gocce di stevia, 50 grammi di fragole o ribes.

    Preparare la vostra deliziosa tortina è poi molto facile: mescoliate uovo, eritritolo, burro e farina di mandorle e ne ricaverete un “finta” pasta frolla.

    Mettetela in frigorifero per  15 minuti, poi  stendetela su teglia da 18 cm di diametro e infornate a 180 gradi per altri 15 minuti.

    Intanto che la “finta” pasta frolla cuoce, lavorate la ricotta con la stevia e 20 grammi di fragole a pezzi. Estraete la base dal forno, riempitela con l’impasto di ricotta rimettetela  per altri 15 minuti in forno.

    Quando sarà raffreddata guarnitela con le rimanenti fragole che nel frattempo avrete frullate.

    Ora, di nuovo in frigo un’ora prima di essere consumata.

    Facile, veloce, appetitosa e leggera. Finta, sì, ma senza nulla togliere al piacere di un dolce.

    Alla prossima!

  • Toghe&Teglie: fettuccine al ragù di coniglio

    Buona settimana di Pasqua a tutti i lettori: sono Ivan Vaccari, Ayatollah della carbonara ed orgoglioso membro  romano del Gruppo Toghe & Teglie.

    Giornate, quelle a venire, se non proprio di digiuno, di moderazione a tavola e potrete impiegarle utilmente, magari iniziando a preparare le fettuccine in casa – come ho fatto io – tenendole da parte per il pranzo di domenica o di Pasquetta. Se si ha la impastatrice non è difficile, non vi sto a spiegare il procedimento, e sono accettabili – per una buona riuscita – fettuccine fresche prese da un ottimo pastaio. Le mie, però, hanno una caratteristica che vi svelo, caso mai voleste cimentarvi: le ho fatte usando uova di anatra. Il gusto cambia decisamente in meglio e se ne avrete tempo, voglia e attrezzatura suggerisco di provare.

    Detto delle fettuccine, passiamo alla preparazione del piatto che prevede di avere un coniglio già spezzettato e possibilmente disossato: i pezzi ottenuti tagliuzzateli e batteteli grossolanamente con un coltello.

    Le ossa e le parti  non disossate, abbiate cura di conservarle,  ed  usatele per farci un brodo con aggiunta di cipolla sedano e carota.

    A parte predisponete un trito generoso con altra cipolla, sedano, carota e salvia.

    In padella ho fate soffriggere parte del trito con olio evo e, una volta imbiondito, aggiungete i pezzetti di coniglio e sfumate con il vino bianco.

    Ora abbassate il fuoco ed iniziate ad aggiungere il brodo, piano piano; estraete i pezzi non ancora disossati, disossateli e aggiungeteli al ragù.

    Ora tocca alle fettuccine:  cuocetele nel brodo avanzato dopo averlo filtrato, allungando con altra acqua.

    Alla fine – cottura al dente, mi raccomando – scolate e saltate la pasta nella padella del ragù, mantecando con un mestolo di acqua di cottura, zeste di limone e  Parmigiano reggiano 50 mesi.

    Il grasso naturale del brodo rende particolarmente cremoso il ragù e darà al piatto un aggiunta di gusto che sono sicuro apprezzerete.

    Buone Feste a tutti!

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