La cosa peggiore per i potenti è che non possono fidarsi degli amici.
Eschilo
Domenica scorsa, anche in piazza San Pietro a Roma, gremita di credenti, è stata celebrata la festa di Pentecoste. Si tratta di un importante evento del cristianesimo, che si riferisce all’effusione dello Spirito Santo. Dopo la preghiera del Regina Coeli Papa Francesco ha detto che “lo Spirito Santo è Colui che crea l’armonia, l’armonia! E la crea a partire da realtà differenti, a volte anche conflittuali”. E ha pregato lo Spirito Santo di donare ai governanti “…il coraggio di compiere gesti di dialogo, che conducano a porre fine alle guerre”. In seguito il Santo Padre ha ricordato “le tante guerre di oggi” dove si combatte e si perdono vite, tante vite di persone innocenti. Ragion per cui Papa Francesco, rivolgendosi non solo alle persone in piazza San Pietro, ha chiesto: “…pensiamo all’Ucraina. Il mio pensiero va in particolare alla città di Kharkiv, che ha subito un attacco due giorni fa. Pensiamo alla Terra Santa, alla Palestina, a Israele. Pensiamo a tanti posti dove ci sono le guerre. Che lo Spirito porti i responsabili delle nazioni e tutti noi ad aprire porte di pace!”.
Si continua a combattere, dal 24 febbraio 2022, in Ucraina. E mentre molti Paesi del mondo, così come l’Unione europea e le più importanti organizzazioni internazionali, hanno condannato quell’aggressione, ci sono altri Paesi che non solo non lo hanno fatto, ma stanno attivamente collaborando, in vari modi, con la Russia. Uno di questi Paesi, che da alcuni decenni sta esercitando un ruolo geopolitico e geostrategico sempre più importante a scala globale, è la Cina. I rapporti di collaborazione tra i due Paesi sono tra i migliori, compresi quelli politici. Ed ottimi sono anche i rapporti di stretta amicizia tra i due presidenti. Lo hanno affermato di persona ed in più occasioni anche loro due. E non a caso. Si perché oltre a vari interessi economici, geopolitici e geostrategici, loro si somigliano anche per il modo autocratico della gestione del potere. Si sono incontrati per la prima volta nel marzo del 2010, poi nel 2013, quando l’attuale presidente cinese, appena ricevuto il suo primo mandato, ha deciso di effettuare la sua prima visita ufficiale proprio in Russia. E dopo essere rieletto, nel marzo dell’anno scorso, come presidente della Repubblica popolare cinese, ha fatto di nuovo la stessa scelta: la sua prima visita ufficiale lo ha fatto proprio in Russia. Risulterebbe che in questi ultimi dieci anni i due presidenti si sono incontrati circa quaranta volte ed in varie occasioni.
Durante queste due ultime settimane, sia il presidente cinese che quello russo sono stati molto attivi. Prima il presidente cinese ha cominciato una settimana di visite ufficiali in Europa, con quella in Francia il 6 e 7 maggio scorso, e poi in Serbia ed in Ungheria. Il nostro lettore è stato informato dall’autore di queste righe delle tre visite e di quanto è stato discusso e deciso in ciascuno dei Paesi (Scelte che evidenziano determinati interessi geopolitici; 13 maggio 2024). Mentre la scorsa settimana, il 16 e 17 maggio, è stato il presidente russo ad effettuare la sua visita in Cina. Visita che è stata anche la prima, dopo la sua rielezione come presidente nel marzo scorso. Una visita che coincide anche con un periodo in cui l’esercito russo ha circondato e sta attaccando la città ucraina di Kharkiv. Città che ha ricordato domenica scorsa Papa Francesco, pregando per i suoi abitanti. Bisogna però ricordare che dopo l’aggressione russa in Ucraina, più di due anni fa ormai, i rapporti tra la Russia e la Cina si sono ulteriormente rafforzati e la loro collaborazione multilaterale sta diventando sempre più stretta e attiva. Una collaborazione che viene determinata anche da interessi, sviluppi e congiunture geopolitiche e geostrategiche. Si tratta di interessi che portano, in modo inevitabile, allo scontro con alcuni Paesi occidentali, soprattutto con gli Stati Uniti d’America.
Ebbene, durante la sua visita della scorsa settimana in Cina, il presidente russo è stato diretto ed ha dichiarato che sia la Russia che la Cina “…respingono i tentativi occidentali di imporre un ordine basato su bugie e ipocrisia, su alcune regole mitiche create da nessuno sa di chi”. Ed è proprio per affrontare “i tentativi occidentali” che la Cina e la Russia sono stati due tra i quattro primi Paesi fondatori di un raggruppamento economico ben strutturato, ufficializzato nel 2010. Un raggruppamento al quale si è aggiunto subito dopo anche il Sudafrica che da allora è noto come BRICS (acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica; n.d.a.). A questa struttura internazionale, all’inizio di quest’anno, si sono uniti anche l’Egitto, l’Etiopia, l’Iran e gli Emirati Arabi Uniti. Oltre a BRICS, la Russia e la Cina fanno parte anche di quella che, dal 2001, è comunemente nota come l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Un’organizzazione della quale fanno parte anche quattro altri Paesi, ex repubbliche dell’allora Unione sovietica; Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan ed Uzbekistan. Ebbene, la scorsa settimana, durante la sua visita ufficiale in Cina, il presidente russo ha sottolineato, riferendosi a questi due raggruppamenti internazionali, che loro “…si sono ben affermati come pilastri chiave dell’emergente ordine mondiale multipolare”. Aggiungendo, che “…possono essere citati come vividi esempi di cooperazione reciprocamente vantaggiosa. Sono diventati piattaforme internazionali affidabili e dinamiche i cui partecipanti costruiscono politiche costruttive”.
Il presidente cinese, sempre durante la visita ufficiale in Cina del suo omologo russo, ha ribadito, tra l’altro, che la collaborazione tra i due Paesi sta progredendo come tra “buoni vicini, buoni amici e buoni partner”. Assicurando che la Cina rispetterà sempre il cosiddetto “rapporto senza limiti”. Facendo proprio riferimento a quello che il presidente russo annunciò nel febbraio 2022, pochi giorni prima dell’inizio dell’aggressione contro l’Ucraina. Un rapporto che si basa anche su “un’amicizia senza limiti”, come hanno più volte confermato i due presidenti in questione. La scorsa settimana hanno concordato anche sulla “soluzione” della guerra in Ucraina. Tutto si basa su una proposta di dodici punti, annunciata l’anno scorso dalla Cina. Una proposta, la quale prevede negoziati di pace partendo dallo status quo. Una proposta quella, ben accolta dalla Russia, che però è in palese contrasto con la proposta di trattative presentata dal presidente ucraino. Per lui le trattative tra l’Ucraina e la Russia non possono essere avviate senza il ritiro della Russia dalle regioni di Donbas e di Crimea, invase nel 2014. Bisogna sottolineare che la proposta cinese è ben diversa da quella che verrà discussa in Svizzera il 15 e 16 giugno prossimo. Si tratta di una conferenza nella quale i rappresentanti della Russia non saranno presenti, mentre la Cina non ha ancora confermato la partecipazione dei suoi rappresentanti. Chissà perché?!
Chi scrive queste righe ha trattato per il nostro lettore solo alcuni argomenti discussi ed accordati durante l’incontro dei due potenti alleati geostrategici, il presidente cinese e quello russo. Alleati legati anche da un’amicizia senza limiti. Ma chissà se e quanto durerà questa amicizia. Perché, come affermava circa venticinque secoli fa Eschilo, il noto drammaturgo della Grecia antica, la cosa peggiore per i potenti è che non possono fidarsi degli amici.