Città

  • Al via le candidature per l’edizione 2025 del premio Access City Award

    Sono aperte le candidature all’Access City Award 2025, la 15° edizione del concorso che premia le città che si sono adoperate per diventare più accessibili alle persone con disabilità. In occasione dei Giochi olimpici e paraolimpici di Parigi 2024, la Commissione dedicherà inoltre una menzione speciale alle “infrastrutture sportive accessibili”.

    Il concorso, organizzato dalla Commissione europea in collaborazione con il Forum europeo sulla disabilità, è aperto alle città dell’UE con più di 50.000 abitanti. I vincitori del 1°, 2° e 3° posto riceveranno rispettivamente premi dal valore di 150 000 euro, 120 000 euro e 80 000 euro.

    Le città vincitrici saranno annunciate in occasione della cerimonia di premiazione della conferenza sulla Giornata europea delle persone con disabilità, in programma il 28 e 29 novembre 2024. Le città possono candidarsi entro il 10 settembre 2024.

  • Alberi per il nostro futuro

    La biodiversità non è solo un valore, è un’esigenza per la salute umana, per la nostra stessa sopravvivenza.

    Intaccare di continuo la natura con la cementificazione ancora inarrestata, la mancanza di cura dei boschi, il disboscamento selvaggio, la continua sparizione di specie viventi (a partire dagli insetti) sta portando a una perdita di biodiversità che il professor Ferrini, docente di Arboricoltura all’Università di Firenze, stima nella misura del 17% per il 2100.

    Ogni nostra azione porta delle conseguenze per le future generazioni ed è bene tenere in considerazione quanto gli alberi aiutano la vita degli esseri umani, dal contrasto dell’inquinamento all’abbassamento delle temperature nei periodi di maggior calore, alla sopravvivenza e proliferazione degli insetti (senza i quali non ci sarebbero frutti e fiori) e degli uccelli (altrettanto utili all’ecosistema), gli alberi, fin dagli albori della vita sul pianeta, hanno consentito che l’uomo trovasse l’habitat necessario alla sua sopravvivenza.

    Nonostante una maggior sensibilità verso la funzione imprescindibile degli alberi, che vi è stata negli ultimi anni, rimangono ancora tantissimi problemi dovuti alla loro mancanza di cura, spesso sono abbattuti nelle aree coltivate, mentre è invece dimostrato che anche i vigneti producono uva migliore se c’è qualche albero, e alla abitudine di troppi sindaci di abbattere piante, anche secolari, piuttosto che investire nella loro manutenzione, per creare grandi aree cementificate e assolate.

    Gli alberi sono anche molto utili per bonificare terreni inquinati perché estraggono gli inquinanti e li trattengono nei loro tessuti o perché le radici degli alberi stessi trasformano gli inquinanti in composti non tossici.

    In Senegal sono state piantate milioni di mangrovie per proteggere la costa e la Cina, per frenare la desertificazione dei suoli, sta costruendo da anni una grande muraglia di alberi. L’Italia, che ha un grande patrimonio boschivo sugli Appennini, pur con l’impegno di varie associazioni (Legambiente tra esse), è ancora lontana dall’aver compreso appieno il valore e la necessità di rispettare e coltivare gli alberi. Infatti anche i forti stanziamenti dell’Unione europea per rimboschire le aree urbane non stati utilizzati da molti Comuni, tra i quali Milano, o per incapacità o per incuria ed indifferenza o addirittura, come a Milano, perché a forza di cementificare non sono state individuate per tempo aree da piantumare.

    Il 21 novembre si festeggerà come ogni anno la giornata mondiale dell’albero. Speriamo che per quell’occasione il governo, da un lato, e gli amministratori regionali e locali, dall’altro, abbiano qualche buona notizia da darci, abbiano realizzato finalmente qualche progetto concreto.

  • Mobilità sostenibile e smart city. Se ne parla in un convegno in Regione Lombardia

    Si intitola Smart mobility alliance il convegno che si svolgerà lunedì 8 aprile, dalle ore 16.00, presso la Sala Biagi di Palazzo Lombardia (Piazza Città di Lombardia, 1 – Milano. Ingresso N4 – 1° piano). Organizzato da Regione Lombardia in collaborazione con ImpresaFacendo, l’incontro sarà aperto dai saluti del Presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e dell’Assessore alla Mobilità, Franco Lucente. L’evento sarà dedicato all’esplorazione delle frontiere della mobilità sostenibile, delle smart city e della rigenerazione urbana. Un appuntamento per c-level, imprenditori e innovatori che plasmano con il loro lavoro quotidiano il futuro della mobilità urbana: un’occasione per connettersi e fare rete con istituzioni, personalità emergenti e i principali player del settore.

    Prima tappa di un articolato percorso, l’evento sarà scandito da una serie di speech e dialoghi e culminerà con l’annuncio di una “call for start” rivolta alle startup più innovative nel campo della mobilità sostenibile. Il format 2024 si concluderà con un evento celebrativo il 26 novembre, in occasione della Giornata Mondiale ONU del Trasporto Sostenibile, nel cui ambito il “Comitato tecnico SMA” premierà le startup più meritevoli con visibilità e l’opportunità di raccontarsi a un pubblico di innovatrici, innovatori, investors, istituzioni e business angels.

    SMA – Smart Mobility Alliance è infatti un ecosistema di dialogo, networking e crescita per chi vuole essere protagonista nel mondo della mobilità sostenibile e dell’innovazione urbana.

    Per partecipare al convegno basta registrarsi al seguente link: Smart mobility alliance – Eventi Regione Lombardia

  • I romani si fidano degli autobus, i milanesi vanno in macchina

    Su base nazionale l’utilizzo dei mezzi privati per gli spostamenti cala di due punti percentuali, passando dal 72% al 70%. E così cala, seppur di un solo punto percentuale rispetto allo scorso anno, passando dal 66% al 65%, l’uso di auto e moto per gli spostamenti a Roma. Lo stesso non vale per Napoli e Milano. Il capoluogo campano vede una crescita di un punto percentuale, e passa dal 64% al 65%, dell’uso dei mezzi privati, auto e moto, per gli spostamenti. Il capoluogo lombardo invece registra un aumento di tre punti percentuali nell’uso di auto e moto e va dal 55% del 2022 al 58% del 2023. Al lieve calo del mezzo privato, a Roma, fa eco una leggera e parallela crescita, sempre dell’1%, dell’uso dei mezzi del trasporto pubblico. Anche su base nazionale cresce l’uso del trasporto pubblico: registra un +3% (passa dal 13% al 16%). Così l’andamento in salita è rintracciabile a Roma, dove si va dal 19% del 2022 al 20% del 2023 nell’utilizzo di bus, tram e metropolitane. In controtendenza, quindi in lieve calo, l’uso del Tpl, invece, a Milano e Napoli: nel capoluogo lombardo si va dal 25% dello scorso anno al 24% attuale, in quello campano si passa dal 19% del 2022 al 18% del 2023. La fotografia è stata scattata dall’ultimo rapporto di Legambiente realizzato in collaborazione con Ipsos.

    E nel complesso delle ore trascorse a spostarsi, a Roma, il sondaggio rileva un calo di 8 punti percentuali del tempo trascorso in auto o in moto: si va dal 62% dello scorso anno al 54% attuale. Il calo su base nazionale è di 2 punti percentuali (dal 66% al 64% il tempo trascorso in auto o in moto per gli spostamenti) e più marcato a Milano e Napoli dove si registrano rispettivamente un -4% e -6%: nel primo caso si passa dal 49% al 45% del tempo di spostamento a bordo di un veicolo privato, nel secondo caso la variazione è dal 61% al 55%. In media a Roma “sono 6,6 le ore di spostamenti settimanali, degli intervistati, con un mezzo privato: un dato sopra la media nazionale di 5,8 ore – spiegano da Legambiente -. I motivi, emersi dalla ricerca, per utilizzare maggiormente l’automobile sono legati a mezzi che non coprono lo spostamento da compiere, alla loro insufficienza e agli orari inaffidabili”. Tra le opinioni rilevate nella ricerca emerge come sia il 60% degli intervistati romani a dirsi pienamente o abbastanza favorevole a vietare progressivamente la circolazione dei mezzi inquinanti in città, il 65% è favorevole a dare priorità a bici, pedoni e trasporto pubblico nella progettazione delle strade. Per quanto riguarda l’idea di estendere le “zone 30” nelle città, il sondaggio mostra una marcata divisione di opinioni: il 32% è favorevole, il 49% è contrario e il 19% non ha una posizione definita.

  • La Befana europea scrive al Sindaco di Bologna

    Riceviamo e pubblichiamo una lettera della Signora Adriana Palleni

    Caro Sindaco Matteo Lepore,

    ieri, uscendo dalla libreria Feltrinelli in piazza Ravegnana, sotto le due torri ho notato che non c’è più l’ultima panchina rimasta dove mi sedevo per recitare la filastrocca della befana europea…Cosi sparisce l’ultima panchina rimasta e certamente sarà per motivi di sicurezza ora, per le altre panchine da qualche anno sono sparite. Ma questa era speciale, ho fatto una piccola magia ……Ora  tutto è incerto ancora circolano dal lato destro quegli orribili enormi pesanti bus che fanno vibrare tutta strada maggiore, abitazioni comprese, e le timide colonnine della Basilica dei Servi inguainate da orribili fermagli di acciaio per potersi reggere…La befana EU è ecologista e chiede stop al traffico nel centro storico medievale, chiede di ridisegnare la città anche con la presenza dei suoi abitanti e cittadini per avere un futuro dove i bambini e gli anziani e, perchè no, anche tutte le fasce di età possano viverci in serenità con meno polveri sottili da respirare e meno inquinamento acustico per godere della bellezza dell’arte passata e il futuro sereno e di pace…Questa è la bellissima città in cui vorrei abitare e vivere ….

    Ciao la befana EU Adriana Palleni

    La nostra è una piccola associazione in difesa dell’ambiente e tutela della salute e desidera partecipare alle future scelte che ridisegnano il centro storico

    Associazione comitato cittadini indipendenti città del tricolore via Broccaindosso 2– 40125 Bologna Italia EU info+39.051.226251

  • Una domanda al Sindaco Sala

    Come si può conciliare l’idea di una Milano sempre più verde, a dimensione umana, fruibile sia da chi ci lavora, ci vive come da chi la frequenta per turismo con i gravissimi ritardi che anche la sua amministrazione, al secondo mandato, non è riuscita a risolvere mentre ad ogni pioggia il Lambro ed il Seveso esondano procurando danni economici immensi ed innumerevoli disagi?

    Forse prima delle piste ciclabili, che non hanno risolto il traffico e spesso lo hanno reso più difficoltoso per tutti, ciclisti compresi, non sarebbe stato necessario pensare a come impedire che metà città rimanesse periodicamente sotto l’acqua e il fango?

    Prima di rifare, per altro malamente, piazzale Lavater, giusto per fare un esempio tra i tanti, non sarebbe stato più saggio, pensando agli abitanti di Milano, occuparsi di realizzare subito le vasche necessarie al contenimento delle acque e tutto quanto, fin dal 1976, si sapeva che serviva per evitare i periodici allagamenti?

    Certo vi sono responsabilità anche delle amministrazioni precedenti ma più errori non fanno una ragione e se altri, che comunque non avevano sposato l’ideologia verde in modo oltranzista, non si sono mossi questa non è una giustificazione per Lei sindaco Sala.

    Così come non esistono giustificazioni per la mancata manutenzione del verde che ha portato al crollo di molti alberi centenari ed al depauperamento dei pochi giardini della città, a partire da quelli di corso Venezia e dei Bastioni.

    Oggi, e da molti anni, i cittadini che abitano in centro, grazie a Lei, devono pagare per entrare a casa propria con una evidente lesione della proprietà e della libertà individuale e gli abitanti di un’altra parte della città devono pagare per i danni subiti dalle inondazioni che si sarebbero potute evitare.

    Mentre si spendono denari pubblici per opere non di immediata urgenza quelle necessarie, da anni, non sono realizzate, la metà del patrimonio immobiliare pubblico è inutilizzabile in attesa di ristrutturazioni che non sono mai fatte come non è stato mai messo in cantiere un piano di edilizia popolare mentre dagli studenti ai lavoratori di alzano proteste per l’impossibilità di trovare alloggi a prezzi accessibili.

    Signor Sindaco pensa veramente di aver fatto il bene di Milano o non piuttosto di qualche gruppo politico ed economico?

  • Topi a New York, è boom di tour su luoghi infestati

    New York, città dalle mille attrazioni, tuttavia di recente una del tutto insolita sta diventando sempre più popolare: il ‘rat tour’, ossia il tour dei luoghi infestati da topi. Il roditore sta infatti alla Grande Mela come probabilmente la statua della Libertà o l’Empire State Building. Sono quindi un dato di fatto e anche una battaglia persa. A poco valgono gli sforzi da parte delle diverse amministrazioni comunali per risolvere il problema. L’ultima crociata, quella del sindaco Eric Adams che ha persino nominato uno ‘zar dei ratti’ per far fronte all’emergenza.

    Alcune guide turistiche hanno invece deciso di ‘capitalizzare’ su questa emergenza e, come riferisce il New York Post, hanno cominciato a lanciare dei tour personalizzati per introdurre i visitatori ad una specie ormai diventata autoctona. “Sono come le nuove celebrità a New York vista tutta l’attenzione della stampa” – ha commentato  Luke Miller, proprietario di ‘Real New York Tours’. Non a caso alcuni anni fa divenne virale un video in cui un topo trascinava una fetta di pizza lungo una scalinata della metropolitana di New York. La sequenza ebbe oltre 12 milioni di visualizzazioni e il roditore fu soprannominato ‘Pizza Rat’.

    “I topi sono come una mascot per New York – sottolinea la guida Kenny Bollwerk -. Le persone vogliono vedere con i loro occhi”. Bollwerk offre tour a piedi gratuiti sui luoghi più infestati e ogni suo live stream su Tik Tok attira migliaia di persone. Secondo i dati dell’assessorato alla Sanità, nel 2022 ci sono state oltre 60mila denunce per avvistamento da topi, pari al 102% in più rispetto al 2021.

    I topi sono diventati un problema anche a Roma questa estate. Alcuni turisti hanno pubblicato dei video che mostrano la presenza di roditori proprio vicino al Colosseo. Nonostante il Comune abbia comunicato un piano per derattizzare la zona, la notizia ha fatto il giro del mondo tanto che anche la Bbc ha scritto un articolo a riguardo.

  • Piano Fanfani

    Da più parti e da molto tempo si sottolinea come sia impossibile, non solo per gli studenti, trovare una casa in affitto, nelle grandi città, e trovarla a prezzi accessibili rispetto agli stipendi.

    Come Il Patto Sociale ha già ricordato in altre occasioni da decenni nelle grandi città, ma non solo, non esiste un piano di edificazione di edilizia popolare o convenzionata. I precedenti governi si sono inventati il bonus 110% per far ripartire l’edilizia con i seguenti brillanti risultati:

    1. truffe di ogni genere;
    2. aumento spropositato dei costi delle materie prime;
    3. danno per coloro che sono stati truffati dalle imprese;
    4. spaventoso buco per lo Stato che oggi non ha più le risorse per fare quel che sarebbe necessario almeno per la sanità.

    Se, per crearsi facili consensi elettorali, invece di occuparsi dei cappotti e delle ristrutturazioni, vere o fasulle, di case, casette o condomini si fosse provveduto a mettere in sicurezza le scuole, che stanno più o meno crollando, e ponti e cavalcavia, che sono ormai quasi tutti ad una corsia per evitare che l’eccessivo peso li faccia ulteriore peggiorare, l’edilizia sarebbe ripartita in modo più utile ed onesto e lo Stato avrebbe infrastrutture ed edifici pubblici idonei e non pericolosi.

    Se si fosse dato il via a un piano per la costruzione di edifici di edilizia popolare e convenzionata, oggi non avremmo il problema di studenti accampati con le tende, di speculazioni di privati che, in città come Milano, fanno pagare oltre 1000 euro al mese per 30 metri quadri e non avremmo tante persone del Sud costrette a rifiutare lavoro al Nord perché non in grado, con lo stipendio, di pagarsi l’affitto.

    Vale forse ricordare ai governanti di ieri e come suggerimento a quelli di oggi quel famoso piano Fanfani che diede lavoro a 50mila operai e perciò all’edilizia e realizzò case per chi non le aveva.

  • Alberi in città? Non prendiamoci in giro

    Mentre il cambiamento climatico aumenta e rende a volte insopportabile il calore, specie in città, da più parti si propone di tornare al verde anche rimuovendo l’asfalto in aree nelle quali non è necessario. Piaccia o non piaccia a quegli amministratori locali che gli alberi li tagliano o li portano a morte rimuovendo le loro radici per consentire lavori nel sottosuolo, ogni viale alberato porta a due gradi in meno di calore e fa percepire una sensazione di ancor maggior fresco. E’ inoltre noto che sono gli alberi ad assorbire una gran parte dell’inquinamento.

    Per questo, molti sostengono la necessità di procedere, là dove si può, al ‘depaving’, anche perché là dove non c’è asfalto il suolo torna ad assorbire l’acqua ed impedisce una parte di quegli allagamenti che le ormai periodiche piogge torrenziali portano nelle città.

    D’altra parte anche i fondi europei avevano previsto oltre 300 milioni di euro per piantare nuovi alberi, nello stesso tempo a Milano la ‘Milano ForestaMI’, che coinvolge 133 Comuni, ha visto quest’estate morire il 25% degli alberi piantati: la siccità e la calura hanno le loro responsabilità ma non possono essere ignorate quelle di coloro che hanno piantato, e Milano non è l’unico caso, alberi inadatti, spesso anche troppo piccoli, e che comunque non hanno provveduto ad innaffiare il verde pubblico. Se pensiamo che l’alberatura di una strada mitiga l’effetto del calore a decine di metri di distanza si comprende bene quanto sarebbe utile, come fecero le amministrazioni di molti decenni fa, rimettere gli alberi nelle strade delle città. Parliamo ovviamente di alberi compatibili col nostro clima, non certo di betulle o abeti adatti a climi freddi.

    Il verde urbano è ormai una vera risorsa per il benessere delle persone, specie di quelle che sono costrette, per esigenze economiche o anagrafiche, a non abbandonare mai la città, neppure per le vacanze estive. Le piante in città producono ossigeno e in molti casi ripuliscono l’aria dalle polveri sottili. Oltre al lavoro che dovrebbe essere svolto dagli amministratori pubblici, anche i cittadini possono contribuire perché anche le piante di terrazzi e balconi possono dare una mano. Né va dimenticata la pulizia, che dovrebbe essere effettuata nelle aiuole del centro come nelle aree periferiche spesso trasformate a mini-discariche invece che essere luoghi dove possono crescere le piante e riprendere vita quelle piccole biodiversità che comunque contribuiscono al benessere comune.

  • Non c’è fine all’improvvisazione

    Da qualche tempo vari esponenti politici fanno a gara per vedere chi è più verde, più green, più ambientalista, in testa a tutti molti sindaci che, scatenati nella guerra contro le macchine, aboliscono parcheggi, creano sempre più cari balzelli per entrare in città e costruiscono sempre più pericolose corsie ciclabili.

    Tutti questi illustri paladini del verde, responsabili come e più degli altri del dissesto ambientale del Pianeta, non per altro hanno tutti abbondantemente governato, tacciano però sui fondi Pnrr che l’Europa ha stanziato per creare ampi polmoni verdi nelle aree urbane e che loro, in gran parte, non hanno voluto o saputo usurare, in sintesi li hanno persi.

    Migliaia di alberi avrebbero dovuto essere piantati mentre invece molte città, a partire da Milano, non hanno fatto nulla e così sono stati lasciati i fondi europei e si è invece proseguito nella strada del cemento e dell’inquinamento, alla faccia dei tanti proclami ecologici.

    Sono mancate le idee, la progettazione, la capacità, la volontà politica ma di questo ben pochi media hanno parlato.

    Alla propaganda green non è corrisposta l’azione politica, per altro non è una novità, da anni assistiamo all’abbattimento di alberi, più facile abbatterli che curarli, a piccole sporadiche piantumazioni con fuscelli che presto muoiono, e alla cementificazione selvaggia di ogni oasi verde, comprese molte aree agricole.

    Da Messina a Milano progetti presentati e poi irrealizzati o neppure fatti, solo Milano, al momento, ha già perso 12 milioni di euro destinati dall’Europa alla piantumazione di nuovo verde mentre la città ha la ZTL tra le più grandi d’Europa e alla fine di ottobre entrare nel grande ed allargato centro città, oltre all’obbligo di guidare macchine Diesel euro 6, costerà al giorno ben 7 euro, più ovviamente le salatissime ore di parcheggio.

    Non contento il sindaco Sala fa pagare l’ingresso in città anche ai residenti, un po’ meno, certo, ma non si è mai visto che una persona debba pagare per entrare a casa propria!

    Siamo ormai all’assurdo, parliamo di macchine elettriche, che spesso vanno a fuoco, importiamo dalla Cina quanto serve, penalizzando l’industria automobilistica europea, e non sappiamo ancora dove, e quanto costerà, smaltire le batterie.

    Intanto si abbattono alberi invece di piantarne, si perdono i milioni dati dall’Europa, chissà se, come in passato, questi fondi andranno ad altri paesi con amministratori locali più avveduti, si distruggono sempre più le aree verdi, necessarie per abbattere l’inquinamento, e si fa propaganda green mentre si procede con una politica che è tutto il contrario.

    Ogni commento diventa inutile, non c’è fine alla malafede, all’improvvisazione ed alla falsità.

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