cittadini

  • La Commissione chiede l’opinione del pubblico sull’economia circolare e sulle misure di efficienza energetica per telefoni cellulari e tablet

    La Commissione ha avviato una consultazione pubblica su possibili nuove misure per la progettazione ecocompatibile e l’etichettatura energetica di telefoni cellulari e tablet. Scopo della consultazione è raccogliere le opinioni di tutte le parti interessate su eventuali nuove misure, nonché informazioni sulle abitudini, le preferenze e le scelte degli utenti per quanto riguarda l’acquisto, l’uso, la riparazione e il riciclaggio di telefoni cellulari e tablet. I risultati della consultazione aiuteranno la Commissione a valutare la pertinenza delle nuove misure per garantire che tali prodotti diventino più efficienti sotto il profilo energetico e più sostenibili e facili da riparare, migliorare, riutilizzare e riciclare.

    Nuove iniziative riguardanti il ciclo di vita dei prodotti e volte garantire che le risorse utilizzate siano mantenute il più a lungo possibile nell’economia dell’UE, comprese eventuali misure su telefoni cellulari e tablet, sono state annunciate nel nuovo piano d’azione per l’economia circolare adottato dalla Commissione nel 2020. Alcune settimane fa la Commissione ha pubblicato uno studio preparatorio sulla progettazione ecocompatibile di telefoni cellulari, smartphone e tablet, che valuta in particolare la possibilità di proporre specifiche per la progettazione ecocompatibile e l’etichettatura energetica di questi gruppi di prodotti.

    La direttiva sulla progettazione ecocompatibile permette di stabilire specifiche minime per i prodotti al fine di migliorarne le prestazioni ambientali in termini di consumo energetico, consumo di acqua, livelli di emissione ed efficienza dei materiali (economia circolare). Insieme al regolamento sull’etichettatura energetica, tale legislazione garantisce che i prodotti meno efficienti non possano essere immessi sul mercato dell’UE e fornisce ai consumatori uno strumento semplice per scegliere consapevolmente prodotti efficienti sotto il profilo energetico. La consultazione pubblica resterà aperta fino al 23 agosto 2021.

    Fonte: Commissione europea

  • Dopo il 25 aprile chi si giustifica si autoaccusa

    La disaffezione per la politica è pari solo alla
    sfiducia nei confronti dei politici di professione

    Max Weber

    Così scriveva Max Weber, noto studioso della sociologia politica, nel suo saggio La politica come professione, pubblicato nel luglio 1919 (Titolo originale Politik als Beruf; nella lingua tedesca la parola Beruf significa sia professione che vocazione, n.d.a.). E poi, dopo quella affermazione, specificava che “…agli occhi di molti cittadini sembra quasi che molti, se non tutti, i mali che affliggono la società siano causati da una casta insaziabile e corrotta, sempre pronta a coltivare i propri interessi e largamente orientata all’interesse, alla corruzione e al malaffare”. Con rammarico Weber constatava che la politica non sempre rappresentava “…l’arte suprema e più alta, capace di costruire lo sviluppo, la pace e il benessere”. Max Weber era convinto che per i politici due sono i peccati mortali. Uno è l’assenza di una causa da seguire e da attuare, l’altro è la mancanza di responsabilità. Nel suo sopracitato saggio egli scriveva che “…La vanità, vale a dire il bisogno di porre se stessi in primo piano, nel modo più visibile possibile, induce l’uomo politico nella fortissima tentazione di commettere uno di questi due peccati, se non tutti e due insieme”. In seguito, riferendosi al politico demagogo, affermava che costui “…è costretto a contare sull’effetto; egli si trova perciò continuamente in pericolo, tanto da diventare un mero attore, quanto di prendere con leggerezza la responsabilità per le conseguenze del suo agire e di preoccuparsi solamente dell’impressione che suscita”. Secondo Weber è sempre possibile che si possa avere una organizzazione statale dove il potere venga gestito da quelli che lui chiamava i “politici di professione”. E cioè persone “…senza vocazione, senza le intime qualità carismatiche che per l’appunto fanno un capo’. Egli era convinto ed elencava quelle tre necessarie qualità che fanno diventare una persona un vero ed affidabile uomo politico. Quelle tre qualità, secondo Weber, sono la passione, il senso di responsabilità e la lungimiranza.

    È passato ormai poco più di un secolo da quanto Max Weber pubblicò il suo ben noto saggio La politica come professione. Ma le sue idee, le sue convinzioni e le sue definizioni, trattate in quel saggio, rimangono tuttora attuali. Valgono anche per i politici in Albania dove, purtroppo, fatti accaduti e che stanno tuttora accadendo alla mano, la maggior parte dei rappresentanti politici sono una dimostrazione vivente ed attiva di quello che, secondo Weber, un uomo politico non dovrebbe mai essere. Sia quelli della maggioranza governativa che dell’opposizione, partendo dai massimi rappresentanti. E non poteva essere altrimenti, vista la grave e molto preoccupante realtà vissuta e sofferta quotidianamente dai semplici cittadini in Albania. Una realtà quella, espressione diretta delle conseguenze della cattiva gestione delle responsabilità politiche da parte di tutti. Di tutti quelli che, come sopracitato, Max Weber definiva e considerava come “una casta insaziabile e corrotta”. Ma basterebbe riferirsi soltanto a quei due sopracitati “peccati mortali”, come li definiva Weber, cioè all’assenza di una causa e alla mancanza di responsabilità. Egli per causa intendeva quella in servizio e a beneficio dello Stato e della società. Mentre qualunque sia la causa perseguita dal primo ministro albanese durante tutti questi anni mai e poi mai potrebbe essere considerata una causa a beneficio dei cittadini, non si sa invece quale è stata ed è la causa del capo dell’opposizione. Anzi, sembrerebbe che lui non abbia avuto mai una causa vera e propria vista la facilità di passaggio da una ad un’altra [considerata] tale. E nessuna delle sue “cause”, guarda caso, è stata portata a conclusione. Mentre, per quando riguarda l’altro “peccato mortale” dei politici, e cioè la mancanza di responsabilità, in Albania, si sfonda una porta aperta. Ne sono una vivente testimonianza sia il primo ministro, che il capo dell’opposizione. E se proprio per quella mancanza di responsabilità nella gestione della cosa pubblica da parte del primo ministro, come rappresentante istituzionale, la situazione in Albania sta peggiorando di giorno in giorno, per la mancanza di responsabilità da parte dei massimi dirigenti dell’opposizione invece, soprattutto del capo, quale rappresentante istituzionale dell’opposizione stessa, in Albania si sta diffondendo sempre di più la mancanza di speranza per il futuro, l’indifferenza e, addirittura, anche l’apatia dei cittadini. Con tutte le derivate ed allarmanti conseguenze, la più pericolosa e preoccupante delle quali è l’esodo massiccio e continuo degli albanesi, durante questi ultimi anni, lasciando tutto e tutti in patria, per cercare un futuro migliore in altri Paesi, principalmente dell’Unione europea, ma non solo. Un reale e allarmante problema quello, non solo per il futuro dell’Albania, ma anche per molte cancellerie occidentali e/o per le istituzioni dell’Unione europea. L’autore di queste righe ha spesso informato il nostro lettore di questo fenomeno preoccupante per tutti.

    Purtroppo e come si attendeva, il risultato delle elezioni politiche del 25 aprile scorso in Albania ha reso possibile la vittoria di un suo terzo mandato all’attuale primo ministro. Un risultato tale che permette a lui di governare da solo e, in caso di bisogno, di procurare anche tutti i voti necessari in parlamento. Voti di deputati di altri partiti parlamentari in cambio di “benefici”, come purtroppo è stato spesso verificato anche durante le precedenti legislature. Il risultato delle elezioni del 25 aprile scorso ha, purtroppo, ulteriormente consolidato la dittatura sui generis, ormai da alcuni anni restaurata in Albania. Una dittatura camuffata, questa, come espressione diretta della pericolosa alleanza tra il potere politico con la criminalità organizzata e certi raggruppamenti occulti internazionali. Anche di una simile preoccupante realtà l’autore di queste righe ha, da anni e continuamente, informato il nostro lettore, cercando di essere più oggettivo possibile e riferendosi soltanto a dati e/o fatti accaduti e che stanno tuttora accadendo e facilmente verificabili.

    Purtroppo anche questa vittoria elettorale del primo ministro, più che un’espressione libera e democratica della volontà dei cittadini è dovuta a diversi preoccupanti e illeciti fattori. È dovuta all’uso improprio e illegale dei mezzi materiali e/o delle risorse umane dell’amministrazione pubblica, sia quella centrale che locale, quest’ultima totalmente controllata dal primo ministro dal giugno 2019. Come anche dalla massiccia e diffusa, sul tutto il territorio, compravendita dei voti. Ma anche ad altri modi con i quali è stato controllato, condizionato e manipolato il risultato finale delle elezioni. L’autore di queste righe ha informato il nostro lettore durante le ultime settimane su quello che si stava programmando da molto prima per garantire il terzo e molto ambito mandato all’attuale primo ministro albanese (Scenari orwelliani in attesa del 25 aprile; 19 aprile 2021). Lunedì scorso egli affermava che “Chi scrive queste righe è convinto che il primo ministro e i suoi ne hanno fatte di tutti i colori, per garantire il terzo mandato, compresi anche l’uso di centinaia di migliaia di dati personali e protetti dalla legge per scopi elettorali, la compravendita dei voti e il coinvolgimento delle strutture statali e degli alti funzionari delle istituzioni, durante la campagna elettorale” (Il regime che si sta riconfermando dopo il 25 aprile; 27 aprile 2021). In attesa di ulteriori ed annunciate testimonianze documentarie (scritte, audio e/o video), che i dirigenti della perdente opposizione hanno promesso, dopo la loro sconfitta, di pubblicare nei prossimi giorni, è comunque un’opinione diffusa e, spesso, anche una ferma convinzione, che il terzo mandato ottenuto dal primo ministro il 25 aprile scorso si basa su innumerevoli brogli elettorali, su tanti abusi di potere, sulla documentata connivenza con la criminalità organizzata e/o certi raggruppamenti occulti e ben altro. Rimane soltanto che tutto ciò venga testimoniato, documentato e reso pubblico, come hanno promesso i massimi dirigenti dell’opposizione durante tutta la scorsa settimana. Promesse quelle obbligatorie adesso ad essere rispettate ed onorate. Per non ripetere quello che è accaduto sempre e purtroppo durante questi ultimi anni, dal 2017 ad oggi, con le promesse, soprattutto quelle fatte dal capo dell’opposizione. Promesse pubbliche, con tanto di giuramenti solenni che, in seguito, sono state regolarmente e continuamente “dimenticate”. Anche di tutto ciò l’autore di queste righe ha informato il nostro lettore durante tutti questi anni (Habemus pactio, 22 maggio 2017; Dall’Albania niente di nuovo, 27 giugno 2017; Giù le mascchere, 3 luglio2017; La scelta tra il bene e il male, 24 luglio 2017…E molti altri negli anni in seguito).

    Chi scrive queste righe analizzerà, tratterà ed informerà nelle prossime settimane il nostro lettore sugli sviluppi politici in Albania. Egli però è convinto che affrontare e contrastare la restaurata dittatura camuffata in Albania dovrebbe diventare ormai un dovere ed un impegno patriottico. Ma chi scrive queste righe pensa che i dirigenti dell’opposizione, prima di parlare, giustamente, del massacro elettorale da tempo ideato, programmato e finalmente attuato il 25 aprile scorso, dovrebbero chiedere scusa ai loro sostenitori, ma anche agli albanesi. Anzi, sono obbligati, prima di giustificare la clamorosa e l’ennesima sconfitta elettorale, di chiedere scusa per aver dato tutte le garanzie agli albanesi, che avrebbero assicurato il volo libero e democratico. Perché adesso, dopo il 25 aprile, chi si giustifica si autoaccusa. E aumenta così la disaffezione dei cittadini per la politica e la loro sfiducia nei confronti dei politici di professione. Come scriveva Max Weber.

  • La Commissione lancia uno strumento interattivo per monitorare e anticipare i cambiamenti demografici nell’UE

    La Commissione ha presentato un “Atlante della demografia” dell’UE – uno strumento interattivo online per visualizzare, monitorare e anticipare i cambiamenti demografici nell’Unione europea, che è stato elaborato dal Centro comune di ricerca della Commissione (JRC).

    L’atlante fornisce un accesso rapido e agevole a un corpus completo di informazioni e dati demografici, raccolti a livello dell’UE, nazionale, regionale e locale.

    Presenta statistiche e proiezioni ufficiali di Eurostat, nuovi dati ad alta risoluzione spaziale prodotti dal JRC, nonché storie tematiche che collegano le tendenze demografiche a settori strategici specifici.

    L’atlante contribuirà a migliorare la comprensione dei cambiamenti demografici e ad anticipare le dinamiche in questo ambito. Si tratta di uno “strumento vivo” che può essere ampliato e adattato alle esigenze delle diverse politiche e che può contribuire al processo decisionale nell’ambito della coesione sociale, apportando benefici a tutti i cittadini dell’UE. Una migliore comprensione delle dinamiche demografiche nell’UE consente infatti alla Commissione di migliorare le proprie politiche.

    L'”Atlante della demografia”, che è disponibile al pubblico, può sostenere gli interventi in diversi settori, tra cui la sanità, l’occupazione, l’istruzione, l’accesso ai servizi, nonché le politiche territoriali e di coesione.

    I cambiamenti demografici sono uno dei principali processi alla base del futuro dell’Europa. La popolazione europea sta invecchiando e di pari passo si riduce quella in età lavorativa. La mobilità giovanile, sospinta in gran parte dalle opportunità di lavoro e di studio, presenta opportunità e sfide sia per le città che per le zone rurali europee.

    Da una recente relazione del JRC emerge che tra il 2015 e il 2019 22,9 milioni di giovani europei sono entrati a far parte della popolazione in età lavorativa, mentre nello stesso periodo 26,6 milioni di lavoratori hanno raggiunto l’età pensionabile: ovvero un possibile deficit di circa 3,8 milioni di lavoratori.

    Se da un lato gli interventi politici possono influire solo in parte sulle tendenze demografiche, dall’altro possono tuttavia contribuire a fare sì che i cambiamenti demografici non abbiano ripercussioni negative sull’economia, la produttività, la coesione sociale o la vita democratica.

    Nel giugno 2020 la Commissione ha avviato la propria azione in questo ambito con la Relazione sull’impatto dei cambiamenti demografici. L’Atlante della demografia presentato è finalizzato a sostenere tale azione, fornendo alla Commissione elementi oggettivi che saranno utilizzati per tre importanti iniziative politiche: il Libro verde sull’invecchiamento, la prospettiva a lungo termine per le zone rurali e la strategia dell’Unione europea sui diritti dei minori.

    Le edizioni future dello strumento comprenderanno informazioni sui fattori demografici quali la fertilità, la mortalità e la migrazione netta e le ultime proiezioni di Eurostat al di fuori dell’UE, con l’obiettivo di arrivare nel 2022 a una copertura globale di queste tematiche.

    Idee e opinioni sulla demografia nell’UE possono essere condivise nell’ambito della Conferenza sul futuro dell’Europa.

    Fonte: Commissione europea

  • Cresce la fiducia nell’Unione europea

    La Commissione ha pubblicato i risultati dell’ultima indagine standard di Eurobarometro, condotta nel febbraio-marzo 2021. Dai risultati emerge che, sebbene la pandemia di coronavirus incida sulla vita quotidiana dei cittadini europei da oltre un anno, l’atteggiamento nei confronti dell’UE rimane positivo. La fiducia nell’UE e la sua immagine sono migliorate e si attestano ai livelli più alti da oltre un decennio. Quasi un cittadino su due ripone fiducia nell’Unione europea (49%), con un aumento di 6 punti rispetto all’indagine standard dell’estate 2020, mentre il 46% dei cittadini ha un’immagine positiva dell’UE.

    Nelle circostanze attuali gli europei individuano nella salute e nella situazione economica le due principali preoccupazioni a livello nazionale e dell’UE. Quasi quattro cittadini dell’UE su dieci (38%) considerano la salute il problema più importante che l’Unione si trova ad affrontare e il 69% ritiene che lo stato attuale dell’economia del loro paese sia “cattivo”. A tal proposito, il 55% ritiene che NextGenerationEU sarà uno strumento efficace per rispondere agli effetti economici della pandemia di coronavirus.

    Fonte: Commissione europea

  • Certificato verde digitale: gli Stati membri concordano le specifiche tecniche

    Un mese dopo la proposta della Commissione relativa a un certificato verde digitale, i rappresentanti degli Stati membri della rete eHealth hanno concordato orientamenti che descrivono le principali specifiche tecniche per l’attuazione del sistema. Si tratta di un passo fondamentale per la creazione delle infrastrutture necessarie a livello dell’UE. Parallelamente, gli Stati membri sono incoraggiati a introdurre rapidamente le soluzioni tecniche necessarie a livello nazionale. Per garantire l’introduzione dei certificati verdi digitali in tutta l’Unione entro giugno 2021, è fondamentale far avanzare i lavori relativi all’attuazione tecnica in parallelo al processo legislativo in corso.

    La specifica tecnica concordata riguarda la struttura dei dati e i meccanismi di codifica, compreso il codice QR, che garantiranno che tutti i certificati, digitali o cartacei, possano essere letti e verificati in tutta l’Unione. Gli orientamenti descrivono anche il gateway dell’UE. Istituito dalla Commissione, consentirà la condivisione delle chiavi delle firme elettroniche in modo che l’autenticità dei certificati verdi digitali possa essere verificata in tutta l’Unione. Nessun dato personale dei titolari di certificato passa attraverso il gateway, in quanto non necessario ai fini della verifica. Infine, le linee guida descrivono le implementazioni di riferimento per il software per il rilascio di certificati verdi digitali, un’applicazione di riferimento per la verifica dei certificati, e un modello di applicazione wallet che consente ai cittadini di conservare i certificati. Spetterà agli Stati membri istituire tali sistemi a livello nazionale, ma le implementazioni di riferimento aiuteranno ad accelerare i lavori, in quanto gli Stati membri avranno una base da cui partire.

    Affinché i certificati verdi digitali possano essere introdotti in giugno, l’attuazione tecnica deve progredire parallelamente al processo legislativo. I prossimi passi sul piano tecnico saranno la creazione di infrastrutture nazionali, l’introduzione di soluzioni nazionali per il rilascio, la verifica e la conservazione dei certificati verdi digitali e l’istituzione del gateway dell’UE. Dopo una fase pilota in maggio, il gateway dell’UE dovrebbe essere pronto a partire da giugno per consentire agli Stati membri di collegarsi.

    Fonte: Commissione europea

  • I salariati italiani hanno perso 40 miliardi per via del Covid

    L’Italia ha perso nel 2020, anno dell’arrivo della pandemia da Covid, oltre 39,2 miliardi di salari e stipendi con un calo del 7,47% sul 2019, il dato peggiore nell’Ue a 27. L’Eurostat pubblica nelle tabelle sui principali componenti del Pil i dati sulla massa salariale, secondo i quali l’Italia è passata da 525,732 miliardi nel 2019 a 486,459 nel 2020. Nello stesso periodo in Francia sono stati persi 32 miliardi, ma su una massa salariale più ampia, passata da 930 a 898 miliardi (-3,42%). In Germania sono stati persi dai lavoratori dipendenti appena 13 miliardi su oltre 1.500 (-0,87%) mentre nell’Ue a 27 il calo del monte salari è stato dell’1,92%.

    Il dato in Italia è legato al lungo periodo di lockdown deciso dal Governo per evitare il contagio all’inizio dell’epidemia e alle altre restrizioni decise successivamente per contenere la diffusione del virus con centinaia di migliaia di posti di lavoro persi (soprattutto tra i lavoratori con contratti a termine) e milioni di persone in cassa integrazione e quindi con buste paga più basse. Il blocco dei licenziamenti e il massiccio utilizzo degli ammortizzatori ha fatto sì che la situazione per i lavoratori dipendenti non fosse ancora peggiore. Per questo i sindacati chiedono che sia prolungato il blocco dei licenziamenti e che siano messi in campo investimenti per rilanciare l’economia.

    La massa dei salari in Italia a prezzi correnti nel 2020 (486,59 miliardi) è inferiore ai livelli 2016 (quando era a 490,6 miliardi) e di fatto azzera la crescita registrata sui salari a partire dal 2015 con la decontribuzione sulle assunzioni introdotta dal governo Renzi. Nello stesso periodo nei maggiori Paesi della Ue la riduzione è stata minore, mentre in alcuni come l’Olanda si è registrato addirittura un aumento della massa salariale (+3,29%). Un calo paragonabile a quello italiano lo ha avuto la Spagna con 28,37 miliardi di stipendi in meno pari a un calo del 6,44% ma con una riduzione più sostanziosa dell’occupazione. In Spagna nell’anno della pandemia si sono persi quasi 600.000 occupati a fronte dei 464.000 in meno in Italia, dati che comunque non tengono conto delle nuove regole di calcolo secondo le quali chi è in cassa integrazione da oltre 3 mesi non è considerato occupato.

    I contributi sociali dei datori di lavoro sono diminuiti dai 194,2 miliardi del 2019 a 184 nel 2020 con una riduzione del 5,24%. Nello stesso periodo in Ue i contributi sociali, sempre a prezzi correnti si sono ridotti dell’1,37%. Tra il 2019 e il 2020 il prodotto interno lordo a prezzi di mercato (prezzi correnti) secondo Eurostat è diminuito da 1.790,94 miliardi a 1.651,59 con un calo del 7,78% (-8,9% la contrazione calcolata invece dall’Istat in volume).

    “Le importanti misure di protezione del lavoro e del reddito, prese in questi mesi di pandemia – sottolinea la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti – non hanno però potuto impedire né la perdita di posti di lavoro, né il calo del reddito dei lavoratori, messo a dura prova da molti mesi di cassa integrazione. Investimenti pubblici e privati e piano di assunzioni a partire dai settori pubblici sono necessari e urgenti”. “La prospettiva di uno sblocco dei licenziamenti – avverte il segretario confederale della Cisl Giulio Romani – non potrebbe che peggiorare la situazione” sulla massa salariale “sia in termini assoluti che comparativi.  Anche la Uil chiede di confermare il blocco dei licenziamenti “senza il quale il dato sarebbe più grave” e di rinnovare al più presto i contratti nazionali. Il sindacato sostiene anche la necessità di “agire sulla leva fiscale procedendo alla riforma dell’Irpef”, che “pesa per oltre il 90% sulle spalle dei lavoratori dipendenti e dei pensionati”.

  • Al via la piattaforma multilingue digitale per la Conferenza sul futuro dell’Europa

    Il comitato esecutivo della Conferenza sul futuro dell’Europa, comprendente rappresentanti del Parlamento europeo, del Consiglio dell’Unione europea e della Commissione europea, inaugura la piattaforma multilingue digitale per la Conferenza sul futuro dell’Europa, invitando tutti i cittadini dell’UE a contribuirvi per dar forma al loro futuro e a quello di tutta l’Europa. La piattaforma, disponibile in 24 lingue, consentirà ai cittadini di tutta l’Unione di condividere e scambiare idee e opinioni attraverso eventi online.

    La presidenza congiunta della Conferenza ha accolto con favore il lancio della piattaforma.

    La Conferenza sul futuro dell’Europa, che rappresenta un esercizio di democrazia deliberativa aperto ed inclusivo, oltre che senza precedenti, cerca di dare maggior voce a persone di ogni estrazione, in tutta Europa, su ciò che si aspettano dall’Unione europea – una voce che influirà sull’orientamento futuro e sul processo decisionale dell’UE. La presidenza congiunta si è impegnata a dar seguito ai risultati della Conferenza.

    La piattaforma multilingue digitale è pienamente interattiva e multilingue: le persone possono entrare in contratto tra loro e discutere le loro proposte con altri cittadini provenienti da tutti gli Stati membri, nelle 24 lingue ufficiali dell’UE. Il maggior numero di persone di ogni estrazione è incoraggiato a contribuire attraverso di essa al processo di definizione del proprio futuro, ma anche a promuovere la piattaforma sui social media, con l’hashtag #TheFutureIsYours

    La piattaforma garantirà piena trasparenza – principio fondamentale della Conferenza – poiché tutti i contributi e i risultati degli eventi saranno raccolti, analizzati, monitorati e resi pubblici. Le principali idee e raccomandazioni scaturite dalla piattaforma serviranno da spunto per i comitati europei di cittadini e le sessioni plenarie, in cui saranno dibattute per giungere alle conclusioni della Conferenza.

    Tutti gli eventi relativi alla Conferenza che saranno registrati sulla piattaforma saranno visualizzati su una mappa interattiva, che consentirà ai cittadini di navigare e registrarsi per gli eventi online. Per predisporre e promuovere le loro iniziative, gli organizzatori potranno usare il kit di strumenti disponibile sulla piattaforma. Tutti i partecipanti e gli eventi dovranno rispettare la Carta della Conferenza sul futuro dell’Europa, che stabilisce le norme per un dibattito paneuropeo rispettoso.

    La piattaforma è organizzata attorno a temi chiave: cambiamenti climatici e ambiente; salute; un’economia più forte ed equa; giustizia sociale e occupazione; l’UE nel mondo; valori e diritti, Stato di diritto, sicurezza; trasformazione digitale; democrazia europea; migrazione; istruzione, cultura, giovani e sport. Questi temi sono integrati da una “casella aperta” per altri temi trasversali (“altre idee”), dal momento che i cittadini sono liberi di sollevare qualsiasi questione di loro interesse, in un approccio veramente dal basso verso l’alto.

    La piattaforma fornisce inoltre informazioni sulla struttura e le attività della Conferenza è aperta a tutti i cittadini dell’UE, nonché alle istituzioni e agli organi dell’UE, ai parlamenti nazionali, alle autorità nazionali e locali e alla società civile e rispetta pienamente la riservatezza degli utenti e le norme dell’UE sulla protezione dei dati.

    Fonte: Commissione europea

  • More guns than people: Why tighter U.S. firearms laws are unlikely

    WASHINGTON (Reuters) – President Joe Biden announced limited measures to tackle gun violence in the United States last week, but more ambitious steps will be harder to enact despite widespread public support.

    Here are some facts about gun violence in the United States:

    HOW MANY AMERICANS OWN GUNS?

    With about 121 firearms in circulation for every 100 residents, the United States is by far the most heavily armed society in the world, according to the Geneva-based Small Arms Survey, a research group.

    However, gun ownership is becoming less common across the country. One in three U.S. households owned firearms in 2016, down from nearly half in 1990, according to the RAND Corp think tank. Ownership varies significantly by state: 66% of Montana households owned firearms, compared with just 8% in New Jersey.

    WHAT SORT OF LAWS GOVERN FIREARMS?

    The Second Amendment of the U.S. Constitution enshrines the “right to bear arms,” which the Supreme Court has interpreted to allow individuals to keep handguns at home for self-defense. The conservative-leaning court may soon decide whether gun owners can carry guns outside the home.

    The federal government requires most gun buyers to clear a criminal background check and tightly regulates ownership of machine guns, which are fully automatic, and silencers.

    Most other gun laws are set at the state level, where policies vary widely here.

    Many Democratic-dominated states have tightened their laws in recent years.

    California, for example, has banned military-style semi-automatic “assault weapons” and large-capacity magazines and has the most robust “red flag” system, which allows authorities to take firearms away from people determined to be dangerous.

    The state also prohibits people from carrying loaded firearms in public — a practice known as “open carry” — and gun owners must get a permit before carrying a concealed loaded weapon.

    Gun laws are much more permissive in rural states, including Idaho, Kentucky and Wyoming.

    Mississippi has the most permissive U.S. laws, according to the Giffords Law Center, a gun-control group. Residents of that state do not need a permit to carry loaded weapons, whether openly or concealed, and sales of “assault weapons” and large-capacity magazines are legal. Buyers do not face waiting periods and the state does not have a red-flag law.

    Mississippi and 28 other states also have enacted “Stand Your Ground” laws that allow people to use deadly force when they feel threatened.

    WHAT IMPACT DOES THIS HAVE?

    Americans aren’t necessarily more violent than other cultures – but their disputes are more likely to turn deadly, expert say.

    University of Iowa criminology professor Mark Berg found the rates of assault in the United States are similar to other countries, but homicide rates are higher due to the prevalence of guns.

    Firearms were a factor in 39,740 U.S. deaths in 2018, according to the Centers for Disease Control and Prevention (CDC), similar to the number caused by motor-vehicle accidents. Suicides account for six out of 10 gun deaths.

    WILL GUN LAWS CHANGE?

    Gun rights are one of the most divisive issues in American politics. Supporters see firearms as an important tool for self-defense, target shooting and hunting, as well as a powerful symbol of individual rights. Critics say America’s permissive approach leads to tens of thousands of deaths each year.

    High-profile mass shootings have increased public pressure to tighten regulations. Most Americans support here tougher gun laws, according to Reuters/Ipsos polling, but Washington has done little to address the problem in recent years.

    One reason: Small, rural states where gun ownership is widespread have disproportionate influence in the U.S. Senate, where a supermajority of 60 votes is needed to advance most legislation in the 100-seat chamber.

    The Democratic-controlled House of Representatives passed legislation expanding background checks last month, but it faces long odds in the Senate, which is split 50-50 between the two parties.

    With Congress deadlocked, presidents have acted on their own.

    After a 2018 mass shooting in Las Vegas that killed 58 people, then-President Donald Trump banned “bump stocks” that allow semi-automatic rifles to fire at a rate similar to automatic ones.

    But Trump, a Republican, also made it easier for people with mental illness to buy guns.

    Biden, a Democrat, aims to tighten regulations on self-assembled “ghost guns” that currently can be sold without serial numbers or background checks and to make it easier for states to adopt red-flag laws.

    CHANGING POLITICS?

    The political landscape may be changing. The National Rifle Association (NRA) has been one of the most influential gun rights lobbying groups in Washington for decades, but has been hobbled in recent years by infighting. The group recently filed for bankruptcy in an attempt to stave off a legal challenge in New York.

    The NRA gave $30 million to candidates in the 2020 presidential and congressional elections, down from $55 million in 2016, according to the Center for Responsive Politics.

    Meanwhile, advocacy groups like Moms Demand Action that back stronger restrictions have stepped up lobbying expenses over the past decade, though they still trail gun-rights groups as a whole.

    Reporting by Andy Sullivan; Additional reporting by Lawrence Hurley; Editing by Scott Malone and Jonathan Oatis

  • Cittadini e innovazione al centro del programma Horizon Europe

    Si ispira alle missioni Apollo che portarono l’uomo sulla Luna l’atteggiamo con il quale la Commissione europea ha impostato il programma Horizon Europe, il programma per la ricerca e l’innovazione per il periodo 2021-2027. Cinque le missioni sulle quali l’Ue lavorerà nei prossimi anni: contrasto ai cambiamenti climatici, lotta contro il cancro, costruzione di città verdi, protezione degli oceani e quella dei suoli. Un’evidente attenzione alla protezione del pianeta e al benessere dei cittadini. Per ciascuna area di intervento sono infatti definiti target entro il 2030 per quel che riguarda le vite salvate, il mantenimento di ecosistemi, l’aumento della sostenibilità del nostro stile di vita.
    Il successo delle missioni vedrà come primo punto il coinvolgimento dei cittadini che deve avvenire non solo nella fase di identificazione delle questioni fondamentali per i prossimi decenni, ma anche in quella di implementazione e di valutazione.
    Un secondo elemento riguarda le modalità di finanziamento.
    Una delle novità introdotte da Horizon Europe consiste nella creazione dello European Innovation Council (EIC), con un budget di 10 miliardi di euro per l’intera programmazione. L’EIC si pone l’obiettivo di identificare, sviluppare e implementare innovazioni ad alto rischio, di carattere pioneristico, con un alto impatto sulla società e potenzialmente creatrici di nuovi mercati.
    Un ultimo fattore chiave consiste nel ruolo del settore pubblico. Oltre ad avere una funzione normativa rivolta a creare le condizioni del mercato, all’azione pubblica sarà richiesto di portare avanti investimenti pubblici di dimensioni significative,

    Le missioni europee dovranno essere uno strumento per trovare soluzioni innovative ad alcune delle sfide più difficili che il mondo sta affrontando. Compito che richiederà per molti anni una mobilitazione di risorse, capacità e partecipazione molto ampia per raggiungere un grande obiettivo: il nostro stesso benessere, se non addirittura la nostra sopravvivenza.

  • I dati che non sappiamo su sul reddito di cittadinanza

    Il Messaggero ed altri quotidiani hanno riportato nei giorni scorsi la notizia di diverse persone indagate, nel casertano, per aver intascato ingiustamente il reddito di cittadinanza. Si parla di 500.000 euro dei quali hanno beneficiato persone abbienti che per reddito non avevano diritto e anche pregiudicati e condannati per vari reati. Questa notizia è solo l’ultima delle diverse segnalazioni che arrivano periodicamente denunciando i troppi abusi che sono stati fatti, e che ancora ci sono, nonostante l’indefesso lavoro della Guardia di Finanza. Ancora una volta la volontà politica di non fare lavorare insieme, comparando le notizie, i vari cervelloni che raccolgono i dati di tutti gli italiani ha procurato e procura danni ingenti. Quante sono ad oggi le persone che hanno preso ingiustamente il reddito di cittadinanza? Come pensa lo Stato di poter riprendere questi soldi? Quali sanzioni sono previste? A quanto aumenta in euro e in dispendio di energia e di pratiche il danno che lo Stato, e cioè noi, ha subito? Quando saranno messi in connessione i vari dati per evitare nuove truffe?

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