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  • Sos ospedali: mancano 100mila posti letto

    ‘Salvare gli ospedali’. E’ l’appello che 30 società scientifiche indirizzano alla premier Giorgia Meloni, sulla scorta di numeri che non lasciano dubbi circa la criticità della situazione: nel Servizio sanitario nazionale mancano 30.000 medici ospedalieri, 70.000 infermieri e circa 100.000 posti letto. In 10 anni (2011-2021), in Italia, sono stati chiusi 125 nosocomi, ben il 12%. E in soli 12 mesi eliminati quasi 21.500 posti letto. Il diritto alla salute, averte Francesco Cognetti, coordinatore del Forum delle Società Scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari italiani (Fossc), “è in grave pericolo”.

    I medici innanzitutto: oggi sono 130mila, 60mila unità in meno della Germania e 43mila in meno della Francia. Si assiste, inoltre, a un consistente esodo di medici neolaureati e specializzandi, più di 1.000 l’anno, perché all’estero gli stipendi e le condizioni di lavoro sono nettamente migliori. In particolare, nei Pronto Soccorso la carenza di personale è quantificabile in 4.200 camici bianchi (in sei mesi, da gennaio a luglio 2022, se ne sono dimessi 600, circa 100 al mese). A fronte di ciò, sul versante economico la previsione della spesa sanitaria sul Pil per il periodo 2023-2026 registrerà già nel 2024 il ritorno al valore del 6,3% rispetto ad una media dell’8,8% dei 37 Paesi dell’Ocse e del 10% circa di Francia e Germania. Per questo, in conferenza stampa, i rappresentanti delle 30 Società Scientifiche riunite in Fossc si sono rivolti direttamente alla presidente Meloni per chiedere la completa revisione dei parametri organizzativi degli ospedali sanciti dal Decreto Ministeriale 70.

    “Vogliamo far sentire la nostra voce. Servono interventi tempestivi. Rivolgiamo le nostre richieste alla premier: più risorse per assumere personale e assicurare migliori condizioni di lavoro – afferma Cognetti -. La crisi del sistema ospedaliero, a causa delle politiche deliberatamente anti ospedaliere dei precedenti governi, paradossalmente ignorata dal Pnrr, è innegabile ed ha raggiunto livelli critici”. Tuttavia, sottolineano le società scientifiche, “abbiamo appreso con estremo interesse le intenzioni della presidente del Consiglio di voler cambiare l’indirizzo e i campi d’applicazione del Pnrr e riteniamo che questa sarebbe un’occasione unica per la sanità di impiegare una quantità cospicua di fondi”. Non bastano infatti, avvertono, “le 1350 Case di Comunità previste dal Pnrr a risolvere i problemi della sanità, se non si affrontano i nodi centrali della crisi profonda degli ospedali e delle risorse per il reclutamento del personale”. Anche l’Ocse, ricordano clinici e universitari, si è dichiarata molto preoccupata per nuove crisi sanitarie nei Paesi che investono minori risorse in sanità e per l’Italia prevede un investimento pari ad almeno l’1,4% in più rispetto al Pil 2021, che equivale ad un aumento annuo di ben 25 miliardi di euro. In questa situazione, afferma ancora il Forum, “riteniamo sia impensabile distrarre personale dai nosocomi verso le strutture territoriali previste dal Pnrr, cioè Case od Ospedali di comunità”.

    La recente Conferenza della Sanità del G7, che si è svolta in Giappone, ha prodotto un documento finale in cui viene rilanciato l’impegno a rafforzare i sistemi sanitari. Anche Papa Francesco e il presidente della Repubblica hanno più volte dichiarato la loro viva preoccupazione, lanciando moniti e raccomandazioni per sostenere il sistema sanitario pubblico. “Ci auguriamo – concludono le società scientifiche – che il governo ascolti questi moniti ed i clinici che ogni giorno curano i cittadini negli ospedali”.

  • Si spende di più e si compra meno, boom dei discount

    La crescita dei prezzi spinge in alto la spesa delle famiglie costrette però a comprare meno prodotti. Ad aprile infatti – secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat – le vendite al dettaglio sono cresciute del 3,2% in valore rispetto allo stesso mese del 2022, ma sono diminuite del 4,8% in volume. E gli italiani cercando di risparmiar e di difendersi dall’inflazione si rivolgono sempre più alla grande distribuzione e ai discount alimentari.

    Market e supermarket hanno registrato ad aprile un +7,2% tendenziale delle vendite in valore (a fronte del +3,2% generale), mentre le imprese operanti su piccole superfici hanno perso terreno anche in valore (-1,1%). I discount alimentari all’interno della grande distribuzione hanno segnato un aumento delle vendite tendenziale del 9,2% mentre i supermercati hanno registrato un +7,4%. Se si guarda ai primi 4 mesi dell’anno le vendite sono cresciute nel complesso del 5,2% con una grande differenza tra la grande distribuzione (+7,8%) e i piccoli negozi (+2,5%). I discount alimentari hanno registrato un +9,1%.

    Con le famiglie che tirano la cinghia fanno fatica soprattutto i piccoli negozi che non vendono alimentari che registrano un calo di vendite in valore nonostante l’aumento dei prezzi dell’1,9% ad aprile su base tendenziale e un aumento dell’1,9% nei primi quattro mesi sempre su base tendenziale. Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali eterogenee tra i gruppi di prodotti. L’aumento maggiore riguarda i prodotti di profumeria, cura della persona (+7,9%) mentre i prodotti farmaceutici registrano il calo più sostenuto (-3,2%).

    Se si guarda al dato congiunturale ad aprile 2023 si stima rispetto a marzo un aumento per le vendite al dettaglio in valore (+0,2%) e un calo in volume (-0,2%). Sono in crescita le vendite dei beni alimentari (+0,9% in valore e +0,6% in volume) mentre quelle dei beni non alimentari registrano una diminuzione (-0,4% in valore e -0,7% in volume).

    Le associazioni dei commercianti esprimono preoccupazione e chiedono al governo sostegni per favorire la ripresa dei consumi. “A soffrire – sottolinea Federdistribuzione – non è solo il comparto alimentare ma anche le categorie del non alimentare, in particolare l’abbigliamento, che più risentono dell’andamento meteorologico e di una stagione estiva in forte ritardo. In questa prospettiva di incertezza, occorre quindi il massimo impegno per favorire la ripresa dei consumi, attraverso il sostegno alle famiglie e alle imprese”.

  • Nuove proposte per sostenere l’uso del contante e presentare un quadro per l’euro digitale

    La Commissione europea ha presentato due proposte per fare in modo che i cittadini e le imprese possano continuare ad accedere alle banconote e alle monete in euro, utilizzandole per i pagamenti in tutta la zona euro, e per definire il quadro relativo a un possibile nuovo formato digitale dell’euro che in futuro potrebbe essere emesso dalla Banca centrale europea, in aggiunta al contante.

    Il 60% delle persone intervistate vorrebbe continuare a poter utilizzare il contante, un numero crescente di consumatori sceglie di pagare digitalmente, utilizzando carte e applicazioni di banche e altre imprese digitali e finanziarie. Questa tendenza è stata accelerata dalla pandemia di COVID-19.

    Per rispecchiare queste tendenze, la Commissione ha proposto due serie di misure complementari per fare in modo che le persone abbiano sia la possibilità di pagare in contanti sia quella di pagare in maniera digitale quando vogliono utilizzare la moneta della banca centrale:

    una proposta legislativa sul corso legale del contante in euro per salvaguardare il ruolo del contante e garantire che sia ampiamente accettato come mezzo di pagamento e che rimanga facilmente accessibile alle persone e alle imprese in tutta la zona euro;

    una proposta legislativa che istituisce il quadro giuridico per un possibile euro digitale, a integrazione delle banconote e delle monete in euro. Oltre alle attuali opzioni sul mercato privato, ciò offrirebbe alle persone e alle imprese una scelta in più per effettuare pagamenti digitali nella zona euro con un formato di valuta pubblica ampiamente accettato, economico, sicuro e resiliente, in aggiunta alle soluzioni di tipo privato attualmente esistenti. Anche se la proposta odierna, una volta adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio, istituirebbe il quadro giuridico per l’euro digitale, spetterà in ultima istanza alla Banca centrale europea decidere se e quando emetterlo.

    Il contante in euro ha corso legale nella zona euro. La proposta intende definire a livello normativo cosa implichi questo corso legale, concentrandosi in particolare sulle “due A”: accettazione e accesso. Anche se il contante è, in media, ampiamente accettato in tutta la zona euro, sono emerse problematiche in alcuni settori e in alcuni Stati membri. Alcune persone hanno difficoltà ad accedere al contante, ad esempio a causa della chiusura di sportelli ATM e filiali bancarie.

    La proposta della Commissione intende fare in modo che il contante continui ad essere ampiamente accettato in tutta la zona euro e che le persone vi abbiano sufficiente accesso per poter pagare in contanti, se lo desiderano.

    Gli Stati membri dovranno garantire che i pagamenti in contanti siano ampiamente accettati e che l’accesso al contante sia effettivo e sufficiente. Dovranno monitorare la situazione, riferire in merito e adottare misure per affrontare gli eventuali problemi individuati. Se necessario, la Commissione potrebbe intervenire per specificare le misure da adottare.

    La proposta garantirà che tutti nella zona euro siano liberi di scegliere il metodo di pagamento che preferiscono e abbiano accesso ai servizi di base per il contante. In tal modo verrà salvaguardata l’inclusione finanziaria dei gruppi vulnerabili che tendono a fare maggiore affidamento sui pagamenti in contanti, come gli anziani.

    Per adeguarsi alla crescente digitalizzazione dell’economia, la Banca centrale europea (BCE), come molte altre banche centrali in tutto il mondo, sta valutando la possibilità di introdurre l’euro digitale a integrazione del contante. L’euro digitale offrirebbe ai consumatori un’alternativa in più per i pagamenti a livello europeo, in aggiunta alle opzioni attualmente esistenti. Ciò si tradurrebbe in una scelta più ampia per i consumatori e un ruolo internazionale più forte per l’euro.

    Come avviene oggi con il contante, l’euro digitale sarebbe disponibile insieme ai mezzi di pagamento privati esistenti a livello nazionale e internazionale, come carte o applicazioni, e funzionerebbe come un portafoglio digitale. Nella zona euro le persone e le imprese potrebbero pagare con l’euro digitale ovunque e in qualsiasi momento.

    Va sottolineato che tale sistema sarebbe disponibile per i pagamenti online ma anche offline, permettendo quindi pagamenti da un dispositivo all’altro anche senza connessione Internet, come capita ad esempio in aree remote o nei parcheggi sotterranei. Le operazioni online offrirebbero lo stesso livello di protezione dei dati dei mezzi di pagamento digitali esistenti, mentre i pagamenti offline garantirebbero un elevato livello di riservatezza e protezione dei dati per gli utenti, in quanto consentirebbero loro di effettuare pagamenti digitali rivelando meno dati personali rispetto a quelli che vengono trasmessi oggi quando si paga con carta, proprio come avviene quando si paga in contanti o si preleva contante da uno sportello ATM. Effettuando pagamenti offline con l’euro digitale, nessuno potrebbe vedere cosa si stia acquistando.

    Le banche e gli altri prestatori di servizi di pagamento in tutta l’UE distribuirebbero l’euro digitale alle persone e alle imprese, fornendo gratuitamente alle persone fisiche i servizi di base in euro digitale. Per promuovere l’inclusione finanziaria le persone fisiche che non dispongono di un conto bancario potrebbero aprire e detenere un conto presso un ufficio postale o un altro ente pubblico, come un ente locale. Sarebbe un sistema facile da utilizzare, anche per le persone con disabilità.

    Gli esercenti in tutta la zona euro sarebbero tenuti ad accettare l’euro digitale, eccezion fatta per i piccolissimi esercenti che potranno scegliere di non accettare pagamenti digitali, dal momento che per loro il costo da sostenere per introdurre una nuova infrastruttura per accettare pagamenti in euro digitale sarebbe sproporzionato.

    L’euro digitale potrebbe inoltre costituire una solida base per ulteriori ammodernamenti, consentendo alle banche, ad esempio, di fornire soluzioni innovative ai clienti.

    L’ampia disponibilità e l’uso di una valuta digitale emessa dalla banca centrale rappresenterebbero elementi fondamentali anche per la sovranità monetaria dell’UE, in particolare nel caso in cui altre banche centrali nel resto del mondo iniziassero a sviluppare valute digitali, oltre ad essere un elemento importante nel contesto dello sviluppo del mercato delle criptovalute.

    La proposta definisce il quadro giuridico e gli elementi essenziali dell’euro digitale che consentirebbero alla Banca centrale europea, previa adozione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, di introdurre eventualmente una valuta digitale che sia ampiamente disponibile e utilizzabile. Spetterà alla BCE decidere se e quando emettere l’euro digitale; questo progetto richiederà dunque un ulteriore e importante lavoro tecnico da parte della BCE.

  • Inaugurazione del nuovo “Spazio Europa” di Europe Direct Lombardia, Centro di informazione dell’Unione europea

    Europe Direct Lombardia, Centro di informazione dell’Unione europea, organizza, il 5 giugno 2023 alle ore 16 in via Fabio Filzi 22 a Milano, l’evento inaugurale del nuovo Spazio Europa aperto al pubblico e volto a colmare il divario informativo tra cittadini e istituzioni UE.

    L’inaugurazione sarà articolata in due momenti.

    Una sessione istituzionale raccoglierà i contributi di Attilio Fontana, Presidente della Regione Lombardia; Pina Picierno, Vicepresidente del Parlamento europeo; Dubravka Šuica, Vicepresidente della Commissione europea e Responsabile per Demografia e Democrazia, e prevederà il taglio del nastro, l’Inno alla Gioia e la lettura teatrale del discorso di Victor Hugo alla Conferenza di Parigi del 1849 nonché una visita allo Spazio Europa con illustrazione del percorso. Il tutto sarà preceduto da un incontro bilaterale tra il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e la Vicepresidente della Commissione europea, Dubravka Šuica, presso l’Ufficio Presidenziale di Palazzo Pirelli, a conclusione del quale, entrambi si trasferiranno al piano terra, transitando dall’ingresso principale di Europe Direct Lombardia e accomodandosi sulle poltrone poste nell’Open Space, con il pubblico ammesso già presente.

    Una sessione dedicata al dialogo su “L’idea di Europa: tra passato e futuro”, prendendo spunto dall’opera d’arte realizzata appositamente per il nuovo spazio dal titolo “Il Sogno di Europa”, accoglierà Claudia Baracchi, Docente di Filosofia Morale e Pratiche filosofiche presso l’Università Milano Bicocca e Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Federalista Europeo già assistente di Altiero Spinelli al Parlamento europeo, Docente di Diritto dell’Unione europea dell’Università Dante Alighieri di Reggio Calabria per due Lectiones Magistrales sul tema.

    L’inaugurazione offrirà l’opportunità ai presenti di partecipare ad uno scatto fotografico con la Vicepresidente della Commissione europea ma anche ad una question time con gli invitati.

    Che cos’è il nuovo Spazio Europa? Regione Lombardia apre un nuovo Spazio aperto alla città, un luogo di dialogo e di scambio, dove fermarsi chiedere, essere accolti e approfondire cosa fa l’Unione europea per i cittadini, per gli enti locali, le associazioni.

    I cittadini potranno effettuare un percorso accurato di conoscenza delle istituzioni europee, potranno approfondire il bilancio dell’Unione e il Next generation EU, ma anche soggiornare per visionare materiale dell’Unione europea, consultare testi sul Diritto dell’Unione. Un’area interattiva dedicata al Futuro dell’Europa consente ai cittadini di partecipare alla costruzione del processo europeo portando il proprio contributo alla definizione di proposte per il futuro dell’UE.

    Il percorso può essere effettuato in orari di apertura (per i gruppi su prenotazione) in modalità fisica e digitale con l’utilizzo di un QR code apposto sulle immagini mentre sarà possibile aver accesso a pubblicazioni e materiale informativo gratuito e collegamenti con lo Europe by Satellite.

    Due gli sportelli presenti all’interno: uno dedicato ai giovani, alle opportunità che l’Unione europea offre di volontariato, studio, lavoro e tirocinio in Europa; uno dedicato a bandi e programmi europei a favore di enti locali e territori.  I cittadini saranno accolti in un contesto ospitale e innovativo.

  • Dittature ed elezioni libere come il diavolo e l’acquasanta

    La resistenza al totalitarismo, sia esso imposto dall’esterno

    o dall’interno, è questione di vita o di morte.

    George Orwell, da “Letteratura e totalitarismo”

    Riferendosi al diavolo, la saggezza secolare, tramite i tanti detti popolari, ci mette sempre in guardia. “Il diavolo si nasconde nei dettagli” recita un noto proverbio. Così come ci fa riflettere quanto hanno scritto molti scrittori, filosofi ed altre persone note. Il famoso scrittore francese Charles Baudelaire scriveva: “La più grande astuzia del diavolo è farci credere che non esiste”. Anche Johann Wolfgang von Goethe, il noto scrittore tedesco, ha trattato il rapporto tra il diavolo e Dio. La sua ben nota opera Faust, che si basa su una legenda locale, sulla quale lo scrittore lavorò per diversi decenni, tratta proprio l’accordo tra il personaggio principale, il dottor Faust, con Mefistofele (il diavolo, il maligno). Arricchito però dalle tante esperienze durante il suo viaggio con Mefistofele, in cerca di piaceri e delle bellezze del mondo, il dottor Faust, ci trasmette la sua ferma convinzione. “Hanno voluto scacciare il maligno e ci sono restati tutti i mascalzoni più piccoli!”. Una preziosa lezione questa per tutti. Perché non è solo il diavolo, ma ci sono anche molti altri mascalzoni, in carne ed ossa, che sono sempre presenti e fanno molti danni. Come il diavolo.

    La saggezza secolare del genere umano si tramanda di generazione in generazione. Una saggezza trasmessa oralmente e tramite documenti scritti da varie civiltà, in diverse parti del mondo. Comprese anche le Sacre Scritture. E da quella saggezza millenaria bisogna sempre imparare. Dalle tantissime esperienze vissute e sofferte risulta che ci sono delle realtà, esseri che non possono realizzarsi, convivere insieme, essendo inconciliabili tra loro. Per esempio, nelle Sacre Scritture si fa riferimento al diavolo, usando diversi denominazioni, ma comunque sempre contrapposto a Dio. Si fa riferimento anche a Giovanni Battista, il quale con l’acqua del fiume Giordano battezzava tutti coloro che credevano in Dio. E proprio riferendosi al battesimo con l’acqua, da allora questa, adoperata per i battesimi nelle chiese e benedetta dai sacerdoti, si chiama acquasanta. Ed è proprio l’acquasanta che teme più di tutto il diavolo. Ragion per cui vedendola, il diavolo scappa. Perciò lui e l’acquasanta sono inconciliabili e quell’inconciliabilità ha generato la ben nota espressione “essere come il diavolo e l’acquasanta”. Un’espressione questa, che viene usata per indicare due cose/persone che non possono essere insieme allo stesso tempo e posto.

    La saggezza umana, maturata nel tempo, ci insegna che le dittature, sotto le varie forme con le quali esse si presentano, non permettono mai delle elezioni libere, oneste e democratiche. Perché la dittatura e la democrazia sono due forme di organizzazione della società e dello Stato che, per definizione, sono ben contrapposte. Ragion per cui la dittatura e le elezioni libere, oneste e democratiche sono inconciliabili tra di loro. Sono come il diavolo e l’acquasanta. Quanto è accaduto prima, durante e dopo le elezioni amministrative del 14 maggio scorso in Albania ne è una palese ed inconfutabile testimonianza. Il nostro lettore è stato informato, in queste ultime settimane, di tutto ciò, sempre con la dovuta e richiesta oggettività. Sempre fatti accaduti, documentati e pubblicamente denunciati alla mano, risulta che ormai in Albania, dove da alcuni anni è stata restaurata una nuova dittatura sui generis, il risultato di quelle che si cerca di far passare per elezioni è sempre controllato, condizionato e manipolato per garantire la “vittoria” del primo ministro e della sua alleanza con la criminalità organizzata, con gli oligarchi e con determinati raggruppamenti occulti internazionali. Questa realtà è stata verificata e dimostrata anche con le “elezioni” amministrative del 14 maggio scorso. Si è trattato, fatti accaduti, documentati e pubblicamente denunciati alla mano, di un vero e proprio preannunciato massacro elettorale. Una realtà questa nota ormai anche al nostro lettore (Autocrati che stanno facendo di tutto per mantenere il potere, 8 maggio 2023; Cronaca di un massacro elettorale preannunciato, 15 maggio 2023; A mali estremi, estremi rimedi, 22 maggio 2023). Ed ogni giorno che passa altri fatti si stanno rendendo pubblici.

    Durante la riunione dell’allora CSCE (Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa; n.d.a.), svoltasi a Copenaghen dal 5 al 29 giugno 1990, è stato approvato quello che ormai è noto come il Documento di Copenaghen. L’articolo 6 del Documento prevede e stabilisce: “Gli Stati partecipanti dichiarano che la volontà del popolo, liberamente e correttamente espressa mediante elezioni periodiche e oneste, costituisce la base dell’autorità e della legittimità di ogni governo”. L’Albania è diventata membro della CSCE il 19 giugno 1991, durante la riunione di Berlino dei ministri degli affari Esteri dei Paesi membri della Conferenza. Durante il vertice di Budapest nel dicembre 1994, i capi di Stato e di governo dei Paesi membri della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa hanno deciso di cambiare il nome della CSCE. A partire dal 1° gennaio 1995 diventò attiva l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) con 57 Paesi membri del Nord America, dell’Europa e dell’Asia. Albania compresa. Perciò il governo albanese ha l’obbligo di rispettare gli Atti e i Documenti dell’allora CSCE ed dell’attuale OSCE. Compreso anche l’articolo 6 del Domunento di Copenaghen. La scorsa settimana l’autore di queste righe scriveva per il nostro lettore che “…purtroppo, durante questi ultimi anni, dal 2013 ad oggi, fatti accaduti, documentati e denunciati alla mano, i tre governi albanesi, capeggiati dallo stesso primo ministro, quello attuale, hanno violato e spesso anche consapevolmente calpestato quanto sanciscono quei Documenti. Compreso anche l’articolo 6 del Documento di Copenaghen”. E poi aggiungeva: “…Durante le cinque elezioni generali, quelle parlamentari e locali ed altre elezioni parziali locali, i tre governi dell’attuale primo ministro, sempre fatti accaduti, documentati ed ufficialmente denunciati alla mano, compresi anche i rapporti finali dell’OSCE, risulta purtroppo che si è passati dal male al peggio” (A mali estremi, estremi rimedi; 22 maggio 2023). Sì proprio di male in peggio. Come lo stanno dimostrando anche le ulteriori testimonianze e denunce pubbliche, depositate presso le dovute istituzioni del sistema “riformato” della giustizia. Ma tutto fa pensare, anzi è quasi una certezza, che quelle istituzioni avranno tutt’altro da fare, tranne che occuparsi, in rispetto della Costituzione e delle leggi in vigore, delle tante denunce riguardanti il massacro elettorale prima e durante le elezioni amministrative del 14 maggio scorso.

    Ormai è stato testimoniato e dimostrato che la criminalità organizzata è stata schierata in appoggio ai candidati sindaci del primo ministro sul tutto il territorio nazionale. Così come, purtroppo, è stato testimoniato e dimostrato che spesso la polizia di Stato, nonostante sia stata avvertita, non è intervenuta. Se non, addirittura, in determinate occasioni, abbia agevolato il compito della criminalità. Dimostrando così che è diventata una polizia agli ordini del primo ministro e/o di chi per lui. Sia prima e durante, ma anche dopo le elezioni, è stato testimoniato e dimostrato che a tanti cittadini con il diritto al voto è stato cambiato il seggio elettorale, senza informarli. Durante il giorno delle “elezioni”, si sono verificati e sono stati denunciati molti casi dell’attuazione di quella che è nota come la frode elettorale denominata “carosello”, oppure “il treno bulgaro”. Una frode basata sull’uso, al inizio, di una scheda elettorale contraffatta, Poi la scheda elettorale regolare, fatta uscire fuori dal seggio, viene compilata da “chi di dovere” e poi consegnata a molti selezionati cittadini che “votano” con le schede precompilate. Loro stessi, uscendo dal seggio, consegnano la scheda vuota per essere di nuovo usata. E così via.

    Ma non sono state solo queste le violazioni e le irregolarità compiute prima e durante le “elezioni” del 14 maggio scorso. È stato testimoniato e dimostrato che in molti seggi elettorali, sul tutto il territorio nazionale, sono state palesemente violate la legislazione in vigore e le apposite ordinanze della Commissione Centrale Elettorale, l’istituzione che ha il compito costituzionale di gestire, in tutte le fasi, le elezioni. Sia prima che durante le elezioni amministrative del 14 maggio scorso sono stati evidenziati e denunciati molti casi in cui ministri, sottosegretari, alti funzionari dell’amministrazione pubblica centrale e/o locale hanno consapevolmente violato quanto prevedono le leggi in vigore. Così come si sono verificati e sono stati evidenziati e denunciati molti, moltissimi casi di compravendita del voto. Ma anche dell’impedimento ad andare a votare dei cittadini i quali, con molta probabilità, non avrebbero votato per i candidati del primo ministro. Ed era stato proprio lo stesso primo ministro il quale, durante la campagna elettorale, in palese e consapevole violazione della legislazione, “consigliava” alle donne di “chiudere in casa i propri mariti che potevano votare contro”. Prima e durante le elezioni la criminalità organizzata e determinati oligarchi, “amici personali” del primo ministro e, allo stesso tempo, clienti del governo, hanno messo in circolazione ingenti somme di denaro per condizionare il voto dei cittadini, sia nelle grandi città, che nelle aree rurali, Dovrebbero essere stati tanti milioni messi in circolazione che hanno causato, secondo gli specialisti, il crollo dell’euro nel cambio con la moneta locale. Il nostro lettore è stato informato di questo fatto la scorsa settimana (A mali estremi, estremi rimedi; 22 maggio 2023). Durante il giorno delle “elezioni” del 14 maggio scorso, è stato evidenziato e verificato che i detenuti delle carceri hanno votato quasi tutti per i candidati del primo ministro! Chissà perché?! Così come è risultato che gli abitanti di un paese vicino alla capitale, i quali da alcuni mesi stanno protestando contro una decisione abusiva del governo che riguarda le loro proprietà, abitazioni e/o terreni, abbiano votato a “grande maggioranza” il candidato del primo ministro! Bisogna sottolineare che i seggi dove loro hanno votato erano parte integrante di una delle tre municipalità dove, per la prima volta ed in modo sperimentale, è stata applicata la numerazione elettronica del voto. E, guarda caso, in tutte quelle tre municipalità si sono verificate e sono state denunciate molti “malfunzionamenti” del sistema elettronico. Così come sono state verificate e denunciate molte irregolarità dovute alla presenza di persone, soprattutto giovani, che “aiutavano” a votare altre persone, non pratiche con il sistema. E in tutte quelle tre municipalità hanno vinto in modo “molto convincente” i candidati del primo ministro! Chissà perché e come?! Ma tutte le sopracitate violazioni delle leggi in vigore sono soltanto una parte di quello che è stato un vero e proprio massacro elettorale. Ogni giorno che passa l’elenco aumenta.

    Adesso però, dopo quel preannunciato massacro elettorale, dopo le tante denunce fatte, dopo tante inconfutabili testimonianze, il primo ministro, colto in flagranza, sta parlando di “errori” dei rappresentanti dell’amministrazione pubblica in passato, ma mai durante le elezioni, come si sta inconfutabilmente dimostrando. Il primo ministro sta parlando ormai, dopo lo “spettacolare risultato elettorale”, di “doveri” che lui ed i suoi eletti hanno nei confronti dei cittadini che hanno “votato” per loro. Lui sta ringraziando anche coloro che “non sono usciti di casa per andare a votare contro” (Sic!) E tutto questo il primo ministro lo sta facendo solo e soltanto per tergiversare l’attenzione pubblica dalle tante inconfutabili testimonianze e denunce riguardanti la ben ideata, programmata e altrettanto ben attuata “strategia” del massacro elettorale.

    Chi scrive queste righe è da tempo convinto che le dittature e le elezioni libere sono come il diavolo e l’acquasanta. E condivide quanto scriveva George Orwell; cioè che la resistenza al totalitarismo, sia esso imposto dall’esterno o dall’interno, è questione di vita o di morte. Chi scrive queste righe, vista la vissuta, sofferta e drammatica realtà albanese è convinto che la dittatura sui generis in Albania si rovescia solo con delle proteste a oltranza. Egli ripete, per l’ennesima volta, una nota e molto significativa frase di Benjamin Franklin: “Ribellarsi ai tiranni significa obbedire a Dio.”.

  • Dichiarazione alla vigilia del 5° anniversario del regolamento generale sulla protezione dei dati

    In occasione del quinto anniversario dell’entrata in vigore del regolamento generale sulla protezione dei dati (25 maggio) Věra Jourová, Vicepresidente per i Valori e la trasparenza, e Didier Reynders, Commissario per la Giustizia, hanno rilasciato la seguente dichiarazione: “Cinque anni fa, nel 2018, è entrato in vigore un atto pionieristico: il regolamento generale sulla protezione dei dati. Questa normativa storica ha permesso ai cittadini di acquisire un vero controllo sui propri dati e ha generato condizioni di concorrenza eque per le imprese. Il regolamento ha rappresentato una tappa fondamentale nell’elaborazione della transizione digitale nell’UE. Non solo abbiamo fissato norme globali per una regolamentazione sicura dei flussi di dati, ma abbiamo anche gettato le basi per un approccio antropocentrico all’uso delle tecnologie.

     Il regolamento ha rafforzato e armonizzato il diritto fondamentale alla protezione dei dati per tutti i cittadini dell’Unione europea. Tutti hanno ormai il diritto di sapere quali dei propri dati vengono utilizzati e a quale scopo. Tutti possono esercitare il diritto di accedere, rettificare e cancellare i propri dati personali”.

  • Gisella

    Se uno ha una gran botta di fortuna di lui, a volte, si dice che “ha visto la Madonna”. Con questo si vuole indicare che solo forze soprannaturali, e non certo meriti personali, possono spiegare, che so, una vincita smisurata, un successo senza raccomandazione, un grave pericolo scampato o diventare senatore o ministro di un grande paese e al contempo conservare il controllo assoluto del proprio partito anche dopo aver perso la metà dei consensi elettorali. Qui, in realtà, la Vergine non c’entra affatto e tutti sanno che sono ben altre e più profane le ragioni di un simile portento. A volte, invece, “Lei” è apparsa davvero: lo dice la fede e lo ha certificato la Chiesa. E, certo, per la Santa Istituzione, non deve essere stato facile superare dubbi e tormenti se solo pensiamo che si trattava di dare credito alla testimonianza di giovanette incolte e semplici. E allora perché tanta titubanza nel caso di Gisella in quel di Trevignano? Non potrebbe succedere quello che sappiamo essere già accaduto? Perché non darle credito? Gisella è una signora dabbene e ben educata, possiede una statuetta della Madonna che piange, ha le stigmate, non perde un appuntamento con la Vergine, parla con l’aldilà e potrebbe intercedere perché si ripeta il miracolo della moltiplicazione della pizza grazie al quale anche i suoi ospiti hanno potuto essere nutriti. Pensate che bello: almeno per una sera tutti gli affamati del mondo sarebbero invitati, se non alla cena della signora, ad una gioiosa pizzata globale. Si affretti, allora, signor vescovo a districare il caso dando quiete al suo gregge diviso. Io aspetto se non per credere almeno per crederle.

  • Stato di Schengen 2023: risultati e priorità fondamentali per il futuro

    La Commissione ha presentato la seconda relazione sullo stato di Schengen, che rientra nell’iniziativa della Commissione volta a rafforzare ulteriormente la governance Schengen grazie a una relazione annuale che presenti la situazione nello spazio Schengen, individuando le sfide e le buone pratiche, nonché i settori di intervento prioritari.

    Tra i risultati concreti figurano l’adesione della Croazia allo spazio Schengen, l’adozione di un nuovo quadro giuridico per le valutazioni Schengen, la prima politica strategica pluriennale per la gestione europea integrata delle frontiere, l’adozione della raccomandazione del Consiglio sulla cooperazione operativa nell’attività di contrasto e l’avvio del nuovo sistema d’informazione Schengen.

    Ogni anno centinaia di milioni di persone attraversano le frontiere esterne dell’UE, che si conferma quindi come la destinazione più accogliente del mondo. Nel 2022, dei turisti mondiali che si sono recati all’estero il 65% è venuto in Europa, il che fa dello spazio Schengen l’area più attraente e visitata al mondo. Il rapporto individua le buone pratiche, evidenziando le soluzioni innovative applicate negli Stati membri in ambiti chiave quali la gestione delle frontiere esterne, la politica in materia di visti, i rimpatri, la cooperazione tra forze di polizia, i sistemi informatici e la protezione dei dati.

    Guardando al futuro, la relazione 2023 sullo stato di Schengen invita a basarsi sulle priorità fondamentali per garantire un’attuazione agevole ed efficace dell’architettura Schengen, tenendo conto delle nuove sfide e dei settori di intervento prioritari.

    La relazione servirà da base e orientamento per le discussioni politiche del Consiglio Schengen che si terrà l’8 giugno 2023.

  • Non ci sono diritti se non si rispettano anche i doveri

    Diritto alla casa, diritto al lavoro, diritto allo studio, diritto alla libertà, diritto alla giustizia, e, non certo per ultimo, diritto alla salute.

    Questi sono diritti principali che non possono e non devono essere alienati ma, ovviamente, ai diritti corrispondono dei doveri, doveri dei singoli cittadini e doveri delle istituzioni.

    Le istituzioni devono creare le condizioni affinché si sviluppino le occasioni di lavoro e per questo devono rendere i percorsi scolastici in grado di preparare culturalmente e tecnicamente le nuove generazioni tendendo conto che la crescita culturale non può ignorare la storia, la geopolitica, la letteratura, l’arte e che la scienza e le nuove tecnologie, in tutti i campi, devono essere assimilate e comprese.

    Attenzione agli studenti, attenzione ai lavoratori, anche con una effettiva giustizia sociale, significa attenzione alle imprese che offrono lavoro e garantiscono benessere e perciò vi è la necessità di una maggiore equità fiscale e della tutela delle peculiarità italiane.

    E’ sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere che, per troppi anni, non è stata più perseguita la costruzione di case popolari o a riscatto, come invece succedeva un tempo: le case costruite per i postelegrafonici rimangono un esempio che non è stato più seguito.

    La mancanza di medici ed infermieri è diventata un’emergenza mentre le attese di mesi per visite ed esami diagnostici urgenti stanno aggravando lo stato di salute della maggior parte dei cittadini, è compito delle istituzioni provvedere prima che il declino diventi irreversibile.

    I cittadini hanno il dovere di difendere la libertà e la democrazia, il benessere di ciascuno dipende anche dagli altri perciò non si può distorcere il concetto di libertà individuale trasformandolo in sopruso né abdicare al proprio ruolo nella società come fa chi rifiuta il lavoro preferendo sussidi e attività sommerse.

    In questi giorni le cronache hanno più volte segnalato le proteste degli studenti universitari fuori sede che lamentano la mancanza di alloggi a prezzi accessibili ma questo problema non può essere scaricato sui privati, le università e le amministrazioni locali devono essere richiamate ai loro compiti. Né possiamo dimenticare che tutti coloro che risiedono in luoghi nei quali non ci sono università devono accettare, come è sempre stato, anche quel pendolarismo che fa parte della vita di tanti lavoratori.

    Il problema è rendere più efficienti i mezzi di trasporto pubblico che continuano ad essere gravemente carenti rispetto alle necessità di chi lavora e di chi studia, problema che spetta risolvere, ancora una volta, a coloro che gestiscono questo comparto.

    Siamo tutti pronti a dire cosa vorremmo, cosa vogliamo di più e di meglio ma pochi sono disponibili ad impegnarsi per ottenerlo perché ormai tutto è dovuto, questa è diventata la società dei soli diritti ma non ci sono diritti se non si rispettano anche i doveri.

  • Gli europei accolgono con favore il sostegno dell’UE alle riforme negli Stati membri

    Gli europei apprezzano che l’UE fornisca agli Stati membri competenze e aiuto nella progettazione e realizzazione di riforme in una vasta gamma di settori d’intervento. È questa una delle principali conclusioni di un’indagine Eurobarometro Flash condotta nell’aprile 2023, che conferma quanto sia importante e necessario il supporto offerto dallo strumento di sostegno tecnico (SST) della Commissione.

    L’SST permette alla Commissione di offrire, alle autorità nazionali che lo richiedano, sostegno tecnico a favore delle riforme nell’Unione. L’SST può inoltre aiutare gli Stati membri a progettare, modificare, realizzare e rivedere le riforme trasformative incluse nei rispettivi piani per la ripresa e la resilienza.

    Nel quadro dell’indagine è stato chiesto agli europei di indicare in quali settori gli Stati membri possono beneficiare maggiormente del sostegno dell’UE nella progettazione e realizzazione delle riforme.  Ecco che cosa hanno risposto:

    • il 42 % degli europei ritiene che l’UE potrebbe promuovere lo scambio di buone pratiche tra gli Stati membri;
    • il 42 % conferma l’importanza del sostegno dell’UE agli Stati membri nella gestione delle crisi, come pandemie, catastrofi naturali o conflitti;
    • il 34 % ritiene che l’UE potrebbe mettere a disposizione degli Stati membri conoscenze e competenze nella progettazione e realizzazione delle riforme;
    • per il 34 % degli europei l’UE potrebbe sostenere finanziariamente le riforme degli Stati membri;
    • il 31 % ritiene che l’UE potrebbe contribuire a migliorare le capacità e le competenze della pubblica amministrazione degli Stati membri.

    L’indagine rivela che le pubbliche amministrazioni degli Stati membri potrebbero essere più efficaci ed efficienti. Ad esempio oltre il 45 % dei cittadini ritiene che la pubblica amministrazione del proprio paese sia complessa, onerosa e lenta.

    Gli europei ritengono che, per godere di maggiore fiducia, le pubbliche amministrazioni dei loro paesi dovrebbero essere meno burocratiche (52 %) e più trasparenti (44 %) in relazione alle decisioni e all’uso dei fondi pubblici. Circa un terzo degli intervistati ritiene che per rafforzare la fiducia nella pubblica amministrazione servirebbero dipendenti pubblici più qualificati, più comunicazione e interazioni semplificate.

    Quasi la metà degli europei ritiene che la pubblica amministrazione dovrebbe essere più vicina alle persone grazie all’uso di diversi canali di comunicazione diretti, tra cui le interazioni in presenza, e dovrebbe fornire informazioni più chiare sulle procedure e sui servizi. Gli europei hanno inoltre chiesto più servizi digitali (31 %) e servizi di e-government più semplici da utilizzare (35 %).

    Gli europei ritengono che le riforme siano maggiormente necessarie nei settori della sanità pubblica (56 %) e dell’istruzione (50 %)In 11 Stati membri oltre il 60 % dei cittadini sollecita riforme della sanità pubblica.

    I risultati di questa indagine Eurobarometro confermano l’importanza dell’SST, uno strumento che risponde alle richieste di sostegno degli Stati membri relative alle esigenze di riforma da questi individuate. Tramite l’SST l’Unione mette a disposizione competenze e sostegno tecnico, rende possibile e promuove lo scambio di informazioni tra i paesi e sviluppa le capacità delle pubbliche amministrazioni: per i cittadini europei tutte queste azioni dovrebbero rientrare nel ruolo dell’UE.

    Finora oltre 400 progetti sostenuti dall’SST, tra cui diversi nuovi progetti per il 2023, hanno contribuito o contribuiranno alla preparazione o all’attuazione dei piani per la ripresa e la resilienza degli Stati membri, comprese le riforme volte a promuovere lo sviluppo delle capacità delle pubbliche amministrazioni.

    I risultati di questa indagine confluiranno nell’attuazione dei progetti di riforma nel quadro dell’SST.

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