Clima

  • Alberi per il nostro futuro

    La biodiversità non è solo un valore, è un’esigenza per la salute umana, per la nostra stessa sopravvivenza.

    Intaccare di continuo la natura con la cementificazione ancora inarrestata, la mancanza di cura dei boschi, il disboscamento selvaggio, la continua sparizione di specie viventi (a partire dagli insetti) sta portando a una perdita di biodiversità che il professor Ferrini, docente di Arboricoltura all’Università di Firenze, stima nella misura del 17% per il 2100.

    Ogni nostra azione porta delle conseguenze per le future generazioni ed è bene tenere in considerazione quanto gli alberi aiutano la vita degli esseri umani, dal contrasto dell’inquinamento all’abbassamento delle temperature nei periodi di maggior calore, alla sopravvivenza e proliferazione degli insetti (senza i quali non ci sarebbero frutti e fiori) e degli uccelli (altrettanto utili all’ecosistema), gli alberi, fin dagli albori della vita sul pianeta, hanno consentito che l’uomo trovasse l’habitat necessario alla sua sopravvivenza.

    Nonostante una maggior sensibilità verso la funzione imprescindibile degli alberi, che vi è stata negli ultimi anni, rimangono ancora tantissimi problemi dovuti alla loro mancanza di cura, spesso sono abbattuti nelle aree coltivate, mentre è invece dimostrato che anche i vigneti producono uva migliore se c’è qualche albero, e alla abitudine di troppi sindaci di abbattere piante, anche secolari, piuttosto che investire nella loro manutenzione, per creare grandi aree cementificate e assolate.

    Gli alberi sono anche molto utili per bonificare terreni inquinati perché estraggono gli inquinanti e li trattengono nei loro tessuti o perché le radici degli alberi stessi trasformano gli inquinanti in composti non tossici.

    In Senegal sono state piantate milioni di mangrovie per proteggere la costa e la Cina, per frenare la desertificazione dei suoli, sta costruendo da anni una grande muraglia di alberi. L’Italia, che ha un grande patrimonio boschivo sugli Appennini, pur con l’impegno di varie associazioni (Legambiente tra esse), è ancora lontana dall’aver compreso appieno il valore e la necessità di rispettare e coltivare gli alberi. Infatti anche i forti stanziamenti dell’Unione europea per rimboschire le aree urbane non stati utilizzati da molti Comuni, tra i quali Milano, o per incapacità o per incuria ed indifferenza o addirittura, come a Milano, perché a forza di cementificare non sono state individuate per tempo aree da piantumare.

    Il 21 novembre si festeggerà come ogni anno la giornata mondiale dell’albero. Speriamo che per quell’occasione il governo, da un lato, e gli amministratori regionali e locali, dall’altro, abbiano qualche buona notizia da darci, abbiano realizzato finalmente qualche progetto concreto.

  • Relazione 2023 sullo stato del clima: allarmante aumento delle temperature in tutta Europa

    In occasione della Giornata della Terra 2024, il servizio relativo ai cambiamenti climatici di Copernicus, insieme all’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite, ha pubblicato la relazione annuale sullo stato del clima in Europa. Sulla base di dati e analisi scientifiche, la relazione mette in evidenza l’allarmante tendenza all’aumento delle temperature e gli effetti dei cambiamenti climatici in tutta Europa.

    Nel 2023 l’Europa ha vissuto l’anno più caldo mai registrato, con un’impennata dei giorni di stress da caldo estremo e delle ondate di calore. L’aumento delle temperature ha intensificato il verificarsi e la gravità di eventi meteorologici estremi quali siccità, inondazioni e incendi boschivi. Nel 2023 le precipitazioni sono state superiori del 7% rispetto alla media, esacerbando il rischio di alluvioni in molte zone del continente. La temperatura media della superficie del mare in tutta Europa è stata la più elevata mai registrata. La relazione mette inoltre in evidenza gli effetti dei cambiamenti climatici in tutto il continente e sulla società nel 2023, in particolare le perdite economiche dovute alle inondazioni e l’impatto dello stress da calore sulla salute.

    L’Europa è il continente che sta registrando i più rapidi aumenti delle temperature, con picchi a circa il doppio del tasso medio globale, come sottolineato dalla valutazione europea dei rischi climatici. La relazione sullo stato del clima sottolinea ancora una volta la necessità che l’Europa diventi climaticamente neutra e resiliente ai cambiamenti climatici, e acceleri la transizione all’energia pulita e la diffusione delle energie rinnovabili e delle misure di efficienza energetica.

    L’UE si è impegnata a diventare climaticamente neutra entro il 2050 e ha concordato obiettivi e norme per ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Nell’aprile 2024 la Commissione ha pubblicato una comunicazione su come preparare l’UE ai rischi climatici in modo efficace e sviluppare una maggiore resilienza ai cambiamenti climatici.

    Copernicus, anche noto come “la Terra vista dall’Europa”, è la componente di osservazione della Terra del programma spaziale dell’Unione europea. Finanziato dall’UE, Copernicus è uno strumento unico che monitora il pianeta e l’ambiente a beneficio di tutti i cittadini europei.

  • Coral bleaching: Fourth global mass stress episode underway – US scientists

    Coral around the world is turning white and even dying as recent record ocean heat takes a devastating toll.

    It has triggered the fourth global mass coral bleaching event, according to the US National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA).

    Bleaching happens when coral gets stressed and turns white because the water it lives in is too hot.

    Coral sustains ocean life, fishing, and creates trillions of dollars of revenue annually.

    Ocean heat records have been falling for months but this is the first global evidence of how this episode is affecting sea life.

    The US National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) confirmed the mass stress in all oceans (the Atlantic, Pacific and Indian Ocean) after weeks of receiving reports from scientists globally.

    The bleached coral can look beautiful in pictures but scientists that dive to examine the reefs say that up close the coral is clearly ill and decaying.

    Scientists in the US, Australia, Kenya and Brazil told BBC News about feeling dismay and even anger as they watched the coral they love threatened or killed by warm oceans.

    The first warning signs were in the Caribbean last year when bathers found the water off the coast of Florida was as warm as a hot tub.

    That heat moved into the southern hemisphere. It has now affected more than half the world’s coral including in Australia’s Great Barrier Reef, and in coastlines in Tanzania, Mauritius, Brazil, Pacific islands, as well as in the Red Sea and Persian Gulf.

    Last August the global average ocean temperature broke its all-time record, and has been above average almost every day since.

    Climate change is driving up sea surface temperatures as the warming gases emitted when we burn oil, coal and gas are absorbed by the oceans.

    El Niño – a natural climate event – has also contributed to warmer temperatures since last June, though there are signs it is now weakening.

    For 10 days in February scientist Neal Cantin flew a plane over the Great Barrier Reef for Australia’s Institute of Marine Science. The UN heritage site stretches 2,000km, or roughly the length of the US east coast.

    “For the first time ever we’ve documented very high levels of bleaching in all three areas of the Great Barrier Reef Marine Park,” Dr Cantin says. The levels are likely to kill lots of coral, he adds.

    Coral is vital to the planet. Nicknamed the sea’s architect, it builds vast structures that house 25% of all marine species.

    Stressed coral will probably die if it experiences temperatures 1C above its thermal limit for two months. If waters are 2C higher, it can survive around one month.

    Once it has died, creatures like fish that navigate using coral noise can struggle to find their way home.

    For three decades scientist Anne Hoggett has dived at Australia’s Lizard Island – a beautiful reef that featured in the Netflix film Chasing Coral. She’s seen widespread bleaching again since February.

    Like many researchers, she was shocked when she saw coral turning white in the first mass bleaching in 1998. “Now I’m just angry that this is being allowed to happen again,” she says from Australian Museum’s Lizard Island Research Station.

    Coral can recover from heat stress but it needs time – ideally several years. When weakened, it is susceptible to disease and can easily die.

    “If given a chance, coral are actually resilient and can recover. But as bleaching becomes more frequent and stronger in intensity, we’re really narrowing that window,” says Dr Emma Camp at the University of Technology Sydney, Australia.

    The last mass global bleaching was in 2014-2016. Since then, ocean temperatures have become so much warmer that NOAA had to introduce three new heat alert levels.

    From Kenya, ecologist David Obura gets messages from hundreds of rangers, scientists and fishing communities in the Indian Ocean when they see bleaching. In February it started in Madagascar, then spread to Tanzania and Comoros.

    Fishermen know the corals intimately, he says, and immediately know when something is wrong. They are worried about the future of fishing, he says because if coral dies, it affects the feeding patterns of fish and in turn their livelihoods.

    Research published last week gave some hope that coral that living in cooler, deeper water – at between 30-50m depth – in the Great Barrier Reef can survive for longer than shallow corals as the planet warms.

    The research shows that deeper water coral could survive global warming of up to 3C compared to pre-industrial times, says Jennifer McWhorter at NOAA who authored the research with the university of Exeter

    But all the coral scientists BBC News spoke to said that we must accept that reefs as we know them will permanently change and small-scale restoration work cannot save coral globally.

    Only a rapid and global reduction in greenhouse gas emissions that limits ocean warming will guarantee we have at least some coral left, they say.

    “It’s like going from corals providing houses and buildings for marine life to just being scaffolding. What really wants to live in scaffolding?” Dr McWhorter says.Coral reefs are an early warning system for the impacts of a warming planet on nature. “We need to learn from this to not do this to other ecosystems,” says Dr Obura.

    Graphics by visual journalist Erwan Rivault

  • Zimbabwe’s President Mnangagwa declares national disaster over drought

    Zimbabwe’s President Emmerson Mnangagwa has declared a national disaster to tackle the prolonged drought crisis.

    Mr Mnangagwa said on Wednesday the country needs $2bn (£1.6bn) to tackle hunger caused by low rainfall which has wiped out about half of the maize crop.

    The grain shortage has pushed up food prices and an estimated 2.7 million people will face hunger.

    Neighbouring Zambia and Malawi have also recently declared states of disasters due to drought.

    Some fear that the drought sweeping southern Africa will be one of the worst in decades.

    The World Food Programme said 13.6 million people are currently experiencing crisis level of food insecurity in the region.

    “Top on our priority is securing food for all Zimbabweans. No Zimbabwean must succumb to or die from hunger,” Mr Mnangagwa told journalists.

    Zimbabwe is already grappling with high inflation driven by food prices.

    The country now joins the regional scramble to find enough maize on the international market.

    The lack of rain induced by the El Nino global weather pattern has also affected electricity production, as Zimbabwe relies on hydroelectric power.

    Zimbabwe was once the breadbasket of southern Africa, but in recent years has suffered bouts of severe drought affecting crop and cattle.

    The worst drought in living memory occurred in 1992, when a quarter of the national cattle herd perished.

    But the dry spells have returned with increasing frequency. Droughts were declared in 2016 and again in 2019.

    Not all droughts are due to climate change, but excess heat in the atmosphere is drawing more moisture out of the earth and making droughts worse.

    The world has already warmed by about 1.2C since since the industrial era began and temperatures will keep rising unless governments around the world make steep cuts to emissions.

  • Nuovo grido d’allarme sul clima

    Il rapporto annuale dell’Organizzazione meteorologica delle Nazioni Unite, che ha sede in Svizzera, lancia un nuovo preoccupante grido d’allarme sul clima.

    Nel 2023 le temperature hanno superato tutti i record precedenti, la situazione è stata particolarmente drammatica per la continua erosione dei ghiacciai, anche nelle montagne più alte e nelle aree più fredde del pianeta, e per il sensibile aumento delle temperature dei mari con la conseguente morte o collasso, in diversi posti, non solo dei pesci ma anche delle barriere coralline e la conseguenza è stata un nuovo stravolgimento dell’ecosistema marino.

    Secondo il rapporto l’anno scorso, ultimo di 10 anni di caldo sempre in crescendo, la temperatura media è stata ormai vicinissima alla soglia che, nell’accordo di Parigi del 2015, gli Stati avevano stabilito di non superare.

    “È un allarme rosso per il mondo“, ha detto Andrea Celeste Saulo, capo dell’Omm, sottolineando che è motivo di ancor maggior preoccupazione la perdita del ghiaccio marino antartico e del 19% dei ghiacciai alpini.

    Mentre i ghiacciai marini si sciolgono, con le conseguenze evidenti anche per la flora e la fauna, si alzano ovviamente i livelli degli oceani.

    I cambiamenti climatici, basti pensare al prolungato caldo torrido di questi giorni in Brasile ed alle alte, ed assolutamente inconsuete, temperature in Spagna e nel Regno Unito, stanno mettendo a dura prova le popolazioni colpite anche, dopo la grande calura, gli incendi e la siccità, da altri eventi estremi come le piogge torrenziali,i tornado e le inondazioni.

    Le conseguenze sono ormai purtroppo note ed in continuo peggioramento: insicurezza alimentare o carestie, grave perdita  di biodiversità ,sia nel campo della flora che della fauna, mentre continuano i rischi per patologie vecchie e nuove, epidemie e rimangono i problemi legati ai molti virus per ora silenti.

    Il grave inquinamento e surriscaldamento non si può combattere solo in un continente o guardando ad alcuni aspetti ignorandone altri, se ad esempio bisogna ridurre notevolmente le fonti fossili è altrettanto evidente che lo smaltimento di immondizie e residui rimane un problema aperto e la corsa all’elettrico non è una soluzione che, al momento, è in grado di garantire sicurezza ed effettivo risparmio di anidride carbonica ed altre sostanze  pericolose per l’aria.

  • Inverno 1963/64

    Nessuno contesta come il cambiamento climatico rappresenti l’essenza stessa di un universo in continua evoluzione mentre in questo periodo si cerca di individuare tale processo nella causa dell’attività umana.

    Già sessant’anni fa però si manifestarono degli inverni con poca neve alla quale ovviamente non si poteva ovviare con gli impianti di innevamento programmato…

    L’innovazione tecnologica, nella sua continua evoluzione, offre oggi  il  grande merito di far fronte a situazioni meteorologiche avverse, sia nella stagione invernale che in una estate torrida con l’utilizzo dell’aria condizionata.

    In questo contesto tuttavia andrebbe ricordato quanto diceva Milton Friedman, e cioè che “nessun pasto è gratis”, quindi qualsiasi aspetto del progresso, come ogni innovazione, genera costi la cui sostenibilità è identificabile nel  rapporto vantaggioso tra benefici e appunto costi.

    La caduta del muro di Berlino di fatto ha tolto la base istituzionale politica a tutte quelle  forze di sinistra che si erano illuse di portare il regime socialista all’interno del mondo occidentale, dopo questa sconfitta epocale del pensiero socialista l’unico modo per ricreare le condizioni per una rivoluzione era rappresentato dalla possibilità di annullare qualsiasi vantaggio economico, politico e sociale che l’occidente detiene ancora oggi nei confronti dell’est e dei paesi dell’estremo Oriente, ovvero attraverso l’annientamento di tutti i primati tecnologici industriali e professionali espressione di decenni di investimenti finanziari e professionali.

    In altre parole, negare il progresso verso un minore impatto ambientale dello stile di vita occidentale rappresenta la premessa ideologica finalizzata alla adozione di  una disciplina repressiva, come quella relativa al divieto di vendita applicato alle automobili con motore endotermico.

    Questa forma di repressione rappresenta l’atto politico e normativo che  assicura una  vita politica e la stessa giustificazione della esistenza in vita di partiti e persone che altrimenti non rappresenterebbero più nulla.

    L’attenzione verso l’ambiente risulta essere un approccio progressivo ed economicamente vantaggioso, in quanto produce la stessa quantità con minore energia, e determina un minore impegno patrimoniale e finanziario indicandolo come un processo assolutamente ineludibile oltre che vantaggioso non solo per l’ambiente ma anche per gli operatori economici.

    Il risparmio energetico rappresenta un processo virtuoso di rispetto ambientale le cui tappe vengono negate dal mondo ambientalista, basti pensare alle automobili che hanno ridotto del 92% negli ultimi vent’anni le emissioni, negato da un movimento divenuto  puramente ideologico e che ha la caratteristica di diventare sostanzialmente sovversivo, un obiettivo molto simile a quello della rivoluzione Socialista.

  • La Commissione investe oltre 233 milioni di euro in progetti strategici per l’ambiente e il clima in tutta Europa

    La Commissione investirà oltre 233 milioni di euro in 12 nuovi progetti strategici in tutta Europa, a titolo del programma LIFE, allo scopo di sostenere l’attuazione delle ambizioni dell’UE sul piano ambientale e climatico nell’ambito del Green Deal europeo. Tali progetti strategici dovrebbero mobilitare importanti finanziamenti aggiuntivi provenienti da altre fonti dell’UE, tra cui i fondi agricoli, strutturali, regionali e per la ricerca, oltre che dai governi nazionali e dal settore privato.

    I finanziamenti concessi a questi 12 progetti strategici favoriranno il raggiungimento degli obiettivi nazionali sul piano ambientale e climatico di Bulgaria, Cechia, Irlanda, Spagna, Francia, Italia, Lituania, Austria, Polonia e Finlandia, oltre ad aumentare il contributo di questi paesi alla transizione ecologica dell’UE.

    Sono stati selezionati anche altri sei progetti per promuovere la natura e la biodiversità. Nell’ Italia settentrionale LIFE NatConnect2030 intraprenderà azioni in oltre 500 siti per migliorare la biodiversità e rafforzare i corridoi ecologici.

  • L’UE approva la dichiarazione internazionale su clima e salute in occasione della Giornata della salute della COP28

    Domenica 3 dicembre la Commissione ha approvato ufficialmente, a nome dell’UE, una dichiarazione internazionale su clima e salute. L’approvazione ha avuto luogo negli Emirati arabi uniti nel contesto della Giornata della salute della COP28, durante la quale si è tenuta la prima conferenza ministeriale in materia di clima e salute, con la partecipazione del Vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, le relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche, Maroš Šefčovič.

    Si stima che l’ondata di calore dell’estate del 2022 abbia causato 62 000 decessi in Europa. L’aumento delle temperature sta inoltre generando nuove minacce per il nostro continente, tra cui le malattie trasmesse dalle zanzare e dall’acqua. A titolo di esempio delle azioni volte ad affrontare questa sfida, l’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) della Commissione sta investendo 120 milioni di € per migliorare l’accessibilità alle contromisure mediche per le malattie trasmesse da vettori.

    La dichiarazione sul clima e sulla salute è un appello internazionale su base volontaria ad agire per affrontare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sulla salute umana. Si tratta di un impegno di tutti i firmatari ad adoperarsi a favore di sistemi sanitari più resilienti ai cambiamenti climatici, a basse emissioni di carbonio e sostenibili e a fare di più per proteggere le persone più vulnerabili e colpite dalla crisi climatica.

  • Brazil records its hottest ever temperature

    Brazil has recorded its hottest ever temperature – 44.8C (112.6F) – as parts of the country endure a stifling heatwave.

    The record was hit on Sunday in the town of Araçuaí, in Brazil’s south-eastern state of Minas Gerais.

    The unprecedented weather has been attributed to the El Niño phenomenon and climate change.

    Forecasters say some of the heat is likely to ease this week.

    According to the National Institute of Meteorology (Inmet), only three state capitals will see temperatures approaching 40C, CNN Brasil reported.

    The government agency said Araçuaí’s high of 44.8C had beaten the country’s previous record of 44.7C, measured in 2005.

    The heat has seen red alerts issued across the country, weeks before the beginning of summer in the southern hemisphere. Brazil’s energy consumption has soared to record levels as people try to keep themselves cool.

    The high temperatures led to Taylor Swift cancelling one of her concerts in Rio de Janeiro after a fan fell ill and died before a show on Friday.

    According to the organisers, 23-year-old Ana Clara Benevides Machado had sought help at the stadium after feeling unwell. She was transferred to hospital but died one hour later.

    Official research released two weeks ago showed that the average temperature in the country had been above the historical average from July to October.

    Extreme weather is becoming more frequent and more intense in many places around the world because of climate change.

    According to scientists, heatwaves are becoming longer and more intense in many places and this is expected to continue whilst humans keep releasing planet-warming greenhouse gases.

    Meanwhile, the Earth is currently in an El Niño weather phase, during which time global temperatures typically increase.

  • Il dilemma africano tra fossili e rinnovabili

    L’Africa paradiso mondiale delle energie rinnovabili, che attraverso i “crediti di carbonio” si fa finanziare i suoi progetti green dai paesi più ricchi. Oppure l’Africa nuova frontiera delle fonti fossili, petrolio e gas, sempre più ricercate da un mondo in crisi energetica. Quindi, puntare sulle rinnovabili o sulle fossili per sostenere lo sviluppo del continente? E’ questo il dilemma intorno al quale ruota il primo Africa Climate Summit, che si è aperto a Nairobi. Un vertice sul clima al quale partecipano gli stati africani, ma anche leader dei Paesi ricchi che nel continente possono e vogliono investire.

    Al summit di Nairobi va in scena lo scontro fra i Paesi che non hanno grossi giacimenti di idrocarburi, e quindi puntano sulle rinnovabili, come Kenya, Sudafrica, Egitto ed Etiopia, e quelli che invece hanno ricche riserve di gas e petrolio, e vogliono sfruttarle per sostenere il loro sviluppo, come Nigeria, Senegal, Angola e Mozambico. I primi vogliono sviluppare in Africa il mercato dei Carbon Credit, cioè il finanziamento di progetti green nel continente per compensare le emissioni dei paesi ricchi, e vogliono imporre una carbon tax a livello globale, per sostenere la finanza verde. Gli stati africani ricchi di oil&gas invece non vogliono perdere questa bonanza, e chiedono vincoli meno stringenti sulle emissioni e nessuna carbon tax.

    I Paesi africani producono solo il 4% della CO2 mondiale, ma sono i più colpiti dagli effetti del riscaldamento globale, cioè desertificazione ed eventi climatici estremi. Fenomeni che in quei paesi provocano morte, miseria, guerre, e migrazioni. L’Africa, continente assolato e ricco di foreste, ha enormi potenziali per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, che potrebbero dare energia a buon mercato e milioni di posti di lavoro ai suoi abitanti. Alla Cop27 di Sharm el-Sheikh dell’anno scorso, Paesi africani e istituzioni finanziarie hanno lanciato la Africa Carbon Markets Initiative: un’alleanza per arrivare nel 2030 all’emissione nel continente di 300 milioni di crediti di carbonio all’anno, per generare 6 miliardi di dollari di reddito annui. Ma al tempo stesso, molti Paesi africani galleggiano su gas e petrolio, ricercatissimi dai paesi ricchi, e ancora più da quelli emergenti. Fonti fossili che peggiorano l’effetto serra, ma che generano ricchezza immediata. Una ricchezza che permette di far uscire dalla miseria larghi strati della popolazione africana, e quindi generare consenso politico ai governanti.

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