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  • Quest’anno le colf costeranno il 9,2% in più alle famiglie

    Datori di lavoro e sindacati non sono riusciti a mettersi d’accordo su un’eventuale dilazione temporale degli incrementi salariali di colf, badanti e baby sitter. E per questo da gennaio le retribuzioni dei lavoratori del settore domestico, adeguandosi all’inflazione, aumenteranno del 9,2%. In base a quanto previsto dall’articolo 38 del contratto nazionale, per i salari minimi del comparto è previsto un adeguamento al costo della vita secondo l’indice Istat all’80% per i salari e al 100% per le indennità di vitto alloggio e le associazioni dei datori di lavoro avevano proposto di scaglionare gli aumenti dovuti agli assistenti familiari nel corso dell’anno, in modo da limitare l’impatto economico dei rincari sui budget familiari.

    Una badante formata convivente livello D super (per una persona non autosufficiente) potrà costare fino a 1.384 euro al mese oltre a 194 euro di indennità e la quota di mensilità aggiuntive quali tredicesima e Tfr. Le variazioni sono in vigore dall’1 gennaio 2023 e dalla stessa data vanno aggiornati anche i valori dei contributi che secondo l’Assindatcolf dovrebbero crescere di circa l’8%.

    Per una badante non formata di persona non autosufficiente ci vorranno almeno 1.120 euro al mese oltre a quote di tredicesima e Tfr mentre per il livello A (assistente familiare generico convivente, ad esempio addetto alle sole pulizie) basteranno 725 euro. Se si ha bisogno di una baby sitter o di una assistente di persone autosufficienti (livello BS) la retribuzione minima contrattuale mensile sarà di 988,90 euro mentre per un assistente con specifiche conoscenze di base (ad esempio un cuoco), livello C ci vorranno almeno 1.054,85 euro oltre alle quote delle mensilità aggiuntive.

    Per i lavoratori domestici non conviventi la retribuzione oraria minima andrà da 5,27 euro per il livello A (colf generica) a 9,36 euro l’ora per l’assistente familiare D super passando per la retribuzione oraria minima per la baby sitter di 6,99 euro. Nel caso di persone non autosufficienti le famiglie dovranno mettere in programma però spese molte più alte perché oltre alla retribuzione per la badante e ai contributi dovranno considerare anche le sostituzione nei giorni di riposo e nelle ferie oltre all’assistenza notturna. Per l’Assindatcolf per la figura professionale più formata e qualificata del comparto la famiglia potrebbe spendere fino a quasi 2mila euro al mese senza considerare le sostituzioni. Dall’Associazione però fanno sapere che la maggior parte dei contratti per le badanti riguardano i livelli CS ovvero quelli per le assistenti che seguono persone non autosufficienti senza avere le abilitazioni per un totale mensile compresi i contributi che supera i 1.500 euro.

  • Effetto lockdown, crescono colf e badanti regolari

    Pandemia e lockdown hanno prodotto effetti positivi per la regolarizzazione di colf, badanti e baby sitter. Grazie soprattutto alla necessità di avere contratti regolari per consentire ai lavoratori di spostarsi liberamente nei periodi delle restrizioni da covid, nel 2020 i contributi versati all’Inps per i lavoratori domestici hanno registrato un incremento del 7,5%.

    In particolare, lo scorso anno i lavoratori domestici per i quali sono stati registrati versamenti contributivi all’Inps sono saliti a 920.722 dagli 848.987 del 2019. Un andamento che fa registrare per questa categoria livelli occupazionali precedenti il 2015, interrompendo una tendenza costantemente decrescente iniziata nel 2013. E l’Osservatorio dell’Inps spiega che due sono gli elementi che hanno maggiormente influenzato l’incremento: in primis il lockdown seguito alla prima ondata di Covid e poi la norma che ha regolamentato l’emersione di rapporti di lavoro irregolari contenuta nel dl Rilancio, “che ha interessato prevalentemente i lavoratori stranieri e i cui effetti probabilmente si estenderanno anche al 2021”.

    Ma l’Assindatcolf avverte che se anche il lavoro regolare è cresciuto rispetto ai livelli pre covid, tuttavia non è riuscito a superare il milione di addetti. E l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico si sarebbe aspettata “un incremento ben maggiore e soprattutto relativo alla componente straniera”, come ha osservato il presidente Andrea Zini.

    Secondo i dati Inps, nel 2020 la distribuzione in base al luogo di lavoro indica che il Nord-Ovest è l’area geografica che, con il 30,2%, presenta il maggior numero di presenze tra colf e badanti, seguita dal Centro con il 27,3%, dal Nord-Est con il 20,3%, dal Sud con il 12,7% e dalle Isole con l’9,5%. Tra le regioni, quella che presenta il maggior numero di lavoratori domestici è la Lombardia (172.092 nel 2020, pari al 18,7%), seguita dal Lazio (13,8%), dall’Emilia Romagna (8,7%) e dalla Toscana (8,6%). In queste quattro regioni si concentra quasi la metà di colf, baby sitter e badanti in Italia.

    Guardando alla nazionalità, la prevalenza è di lavoratori stranieri, che nel 2020 erano il 68,8% del totale, quota che però continua la tendenza decrescente iniziata dal 2013. La regione con il maggior numero di lavoratori domestici stranieri è la Lombardia (137.037, il 21,6%), a seguire il Lazio (16,1%) e l’Emilia-Romagna (10,1%). Rispetto alla provenienza, nel 2020 l’Europa dell’Est continua ad essere la zona di origine della maggior parte di loro con 351.684 lavoratori domestici pari al 38,2% del totale, seguiti dai 287.610 lavoratori di cittadinanza italiana (31,2%) e dai lavoratori delle Isole Filippine (7,3%) e del Sud America (7,2%).

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