Commercio

  • Indagine Eurobarometro: la maggior parte dei cittadini dell’UE beneficia del commercio internazionale

    Dalla terza indagine Eurobarometro sul commercio internazionale emerge che più di 6 europei su 10 ritengono di beneficiare del commercio internazionale: il loro numero è in aumento rispetto all’ultima indagine di questo tipo, risalente al 2019.

    L’indagine rivela che gli europei apprezzano i benefici apportati dal commercio internazionale (una più ampia scelta per i consumatori, prodotti più accessibili ecc.) ed evidenzia il deciso sostegno al ruolo dell’UE nel commercio mondiale, un forte interesse a far leva sulla politica commerciale per ottenere maggiori benefici sociali e una consapevolezza critica degli imperativi strategici imposti dalle tensioni geopolitiche. Il sostegno al ruolo centrale dell’UE nella negoziazione e nella difesa degli interessi degli Stati membri rimane forte: il 74% degli europei concorda sul fatto che si ottengano migliori risultati difendendo gli interessi commerciali degli Stati membri a livello dell’UE piuttosto che tramite azioni dei singoli Stati membri.

    L’82% dei cittadini dell’UE ritiene inoltre che per mantenere condizioni di parità siano necessarie norme commerciali internazionali. Cresce notevolmente anche la fiducia nella capacità dell’Unione di condurre la sua politica commerciale in modo trasparente e aperto: i cittadini si fidano sempre più della capacità dell’UE di muoversi in modo responsabile in un panorama commerciale mondiale sempre più complesso.

    Soddisfatto Valdis Dombrovskis, Vicepresidente esecutivo e Commissario per il Commercio, che commenta così i dati emersi dall’indagine: “l messaggio ci arriva forte e chiaro: l’UE deve difendere i cittadini dal commercio sleale e la politica commerciale dell’UE non deve occuparsi solo di importazioni ed esportazioni, ma deve anche svolgere un ruolo di protezione nei confronti dei consumatori, dei produttori e degli agricoltori europei, aumentare la competitività dell’UE e rafforzarne la sicurezza economica”.

  • Entra in vigore il nuovo regolamento sulle spedizioni di rifiuti

    In vigore dal 20 maggio il nuovo regolamento relativo alle spedizioni di rifiuti, che stabilisce norme più rigorose per l’esportazione di rifiuti verso paesi terzi. Il nuovo regolamento sosterrà l’economia circolare e garantirà che i rifiuti esportati dall’Unione europea siano trattati in modo sostenibile dal punto di vista ambientale. Migliorerà la tracciabilità e agevolerà le spedizioni di rifiuti destinati al riciclaggio nell’UE e nel resto del mondo.

    Nell’ambito del nuovo regolamento, da maggio 2027 saranno consentite ad esempio le esportazioni di rifiuti dell’UE verso paesi non appartenenti all’OCSE solo se tali paesi informano la Commissione europea della loro disponibilità a importare rifiuti e dimostrano di essere in grado di gestirli in modo sostenibile. La Commissione monitorerà inoltre le esportazioni di rifiuti verso i paesi OCSE e prenderà provvedimenti qualora tali esportazioni causino problemi ambientali nel paese di destinazione.

    Il nuovo regolamento prevede anche un’osservanza più rigorosa e una maggiore cooperazione nella lotta contro il traffico di rifiuti, uno dei reati ambientali più gravi, integrando così la nuova direttiva sulla tutela penale dell’ambiente, anche questa in vigore da lunedì.

  • A Varsavia la prima sede estera dell’Associazione italiana per il commercio estero

    E’ stata inaugurata a Varsavia Aice Poland, la prima sede di rappresentanza all’estero dell’Associazione italiana commercio estero (Aice), aperta a tutto il sistema di imprese che fa riferimento a Confcommercio. Lo ha reso noto un comunicato di Confcommercio. Aice Poland – neocostituita associazione di diritto polacco i cui uffici si trovano in una zona centrale di Varsavia: ulica Miedzynarodowa 31a-32 – è stata inaugurata con l’ambasciatore d’Italia in Polonia Luca Franchetti Pardo, il presidente Aice e vicepresidente Confcommercio con delega all’internazionalizzazione Riccardo Garosci, il presidente di Aice Poland e consigliere Aice con delega per l’Europa centro-orientale Franco Aprile, il direttore di Agenzia Ice Polonia Franco Lemme e il parlamentare Emanuele Loperfido, membro della commissione Esteri di Montecitorio. In una lettera inviata in occasione dell’inaugurazione, il direttore generale per la Promozione del Sistema Paese del ministero degli Esteri, Mauro Battocchi, ha rilevato come la Polonia costituisca il settimo mercato di destinazione delle esportazioni italiane e il quarto Paese per le importazioni. Obiettivo di Aice Poland è quello di essere un punto di riferimento per le imprese italiane che operano sul territorio polacco fornendo assistenza e supporto per il mercato polacco e dei Paesi vicini. L’attività di Aice Poland si svilupperà in collaborazione con gli enti italiani già presenti nella capitale polacca: Agenzia Ice, Camera di commercio italiana in Polonia, consolati, ambasciata.

    “Aice Poland è il primo passo concreto di un progetto più ampio, denominato ‘Aice nel mondo – Per l’internazionalizzazione di Confcommercio’ che prevede l’apertura di sedi di rappresentanza nelle aree geografiche di maggiore potenziale per le aziende associate”, ha ricordato Riccardo Garosci, presidente di Aice. “In un periodo storico caratterizzato da un elevato grado di instabilità politica ed economica a livello globale, avere punti di riferimento locali affidabili è la via per supportare le nostre imprese nelle loro attività internazionali. La scelta della Polonia è rilevante – ha proseguito Garosci – non solo per le potenzialità del mercato, ma anche per il ruolo che il nostro Paese potrà avere nel processo di ricostruzione del tessuto economico ucraino che, grazie all’ ingresso di Confcommercio nella cabina di regia del governo italiano per la ricostruzione dell’Ucraina, potrà coinvolgere anche le imprese del nostro sistema”. “L’apertura di Aice Poland è stata resa possibile grazie al lavoro di Franco Aprile, presidente di Confcommercio International Genova e nostro consigliere, che ha messo a disposizione il suo grande patrimonio di conoscenza della Polonia, nella quale opera da diversi anni”, ha concluso Garosci.

  • In Africa è allarme commercio di pelle di asino

    Secondo l’OIPA Camerun e l’Organizzazione britannica The Donkey Sanctuary  5 milioni di asini, in diversi Paesi dell’Africa, vengono macellati e la loro pelle viene esportata illegalmente con una grave decimazione della specie con il conseguente rischio di estinzione nel continente.

    Nigeria, Ghana e Kenya hanno vietato il commercio di pelle d’asino ma i facili guadagni per i contrabbandieri e la forte domanda cinese fanno da propellente a questo commercio illegale. In Cina infatti la pelle d’asino è utilizzata per ottenere, con la bollitura, una gelatina e una polvere che poi sono diluite in acqua calda ottenendo una bevanda calda che, secondo la medicina tradizionale cinese, può contrastare malattie cardiache e problemi circolatori.

    Proprio nei paesi africani, dove gli asini sono presenti in tutte le famiglie come aiuto per svolgere diverse attività, gli animali vengono rubati e spesso uccisi e scuoiati in modo brutale direttamente per strada. Vi è preoccupazione per la sopravvivenza  della specie e le autorità regionali, anche del Camerun, hanno chiesto di segnalare i casi di furto nel tentativo di contrastare il fenomeno e lo sterminio.

    L’Oipa Camerun si è molto attivata con convegni ed interventi sul posto per insegnare, specie ai giovani, come contrastare il furto e l’uccisione degli asini.

  • Quattordici accordi tra Egitto e Cina riguardo a Suez

    La Zona economica del Canale di Suez ha firmato 14 accordi affinché le principali aziende cinesi stabiliscano numerosi progetti in Egitto, con la partecipazione del settore privato. Lo ha annunciato il responsabile del settore economico del Canale di Suez, Walid Gamal el Din, alla Conferenza di cooperazione e scambio tra Egitto e Cina. Walid ha annunciato il successo dell’esperienza di cooperazione egiziano-cinese nella Zona di cooperazione economica Teda Egitto, nella quale il volume degli investimenti ha finora raggiunto circa 2 miliardi di dollari attraverso la presenza di 150 aziende in molteplici settori industriali e logistici.

    La Zona economica del Canale di Suez è riuscita ad attrarre 128 progetti, in zone industriali e portuali, nel periodo da luglio 2023 a marzo 2024 (compresi progetti che hanno ottenuto l’approvazione finale e progetti che hanno ottenuto l’approvazione preliminare), con un costo di investimento superiore a 3 miliardi di dollari, di cui 40 per cento investimenti cinesi. Tra gli accordi più importanti siglati tra lo sviluppatore industriale Teda-Egitto c’è “un accordo per stabilire un progetto per la produzione di fibra di vetro e poliestere” con investimenti pari a 800 milioni di dollari e una capacità produttiva di circa un milione di tonnellate all’anno, su un’area di 600mila metri quadrati, nell’ambito dello sviluppatore industriale Teda-Egitto nella zona industriale integrata di Sokhna. La capacità produttiva nella prima fase del progetto dovrebbe raggiungere le 300mila tonnellate all’anno, con inizio della produzione nel 2026. L’accordo è stato firmato da Liu Aimin, presidente del consiglio di amministrazione di Teda-Egitto e Teda-Africa, e Ma Jianmiao, vicepresidente della Shin Company.

  • Al via un percorso di transizione per un commercio al dettaglio digitale e verde

    La Commissione ha pubblicato il percorso di transizione verso un ecosistema del commercio al dettaglio più resiliente, più digitale e più verde.

    Si tratta di un piano elaborato congiuntamente da Commissione, Stati membri, imprese, parti sociali e ONG che individua le sfide e le opportunità per l’ecosistema del commercio al dettaglio e propone azioni per migliorarne la resilienza e per sostenerne la trasformazione digitale, verde e nell’ambito delle competenze. Questo percorso promuove una transizione giusta ed equa per tutti gli attori dell’ecosistema, tra cui la forza lavoro, i consumatori e le imprese di ogni tipo e dimensione; incoraggia attori economici, parti sociali e autorità nazionali, regionali e locali a impegnarsi nel processo di attuazione congiunta e a contribuire a un ecosistema del commercio al dettaglio competitivo, sostenibile, resiliente ed equo.

    Il commercio al dettaglio è il più grande ecosistema industriale europeo: rappresenta infatti l’11,5% del valore aggiunto dell’UE. È inoltre il principale settore occupazionale dell’economia dell’UE, in quanto dà lavoro a quasi 30 milioni di persone in 5,5 milioni di imprese (il 99% delle quali sono PMI). L’ecosistema del commercio al dettaglio svolge un ruolo fondamentale nella distribuzione dei prodotti, di cui usufruiscono quotidianamente 450 milioni di consumatori in tutta l’UE. Si tratta anche di un elemento chiave del tessuto sociale delle comunità urbane e rurali e offre un contributo importante alla creazione di posti di lavoro locali e alla vitalità e all’attrattiva dei centri urbani.

  • La Commissione accoglie con favore l’accordo provvisorio per modernizzare le ispezioni e la sorveglianza delle navi

    La Commissione accoglie con favore l’accordo politico raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio sull’aggiornamento degli obblighi per il controllo da parte dello Stato di approdo delle navi che fanno scalo nei porti dell’UE e sugli obblighi dello Stato di bandiera per le navi mercantili registrate negli Stati membri dell’Unione.

    Per quanto riguarda la direttiva sullo Stato di bandiera, i colegislatori hanno convenuto di integrare nel diritto dell’UE le norme pertinenti dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO) (l’International Instruments Code, o codice III). Ciò garantisce che tali norme possano essere applicate alle navi battenti bandiera di uno Stato membro dell’UE. Gli Stati membri dovranno inoltre effettuare ogni anno un numero concordato di ispezioni dello Stato di bandiera e provvedere alla digitalizzazione dei certificati statutari delle proprie navi, il che a sua volta faciliterà le ispezioni da parte dello Stato di approdo.

    L’accordo sul controllo da parte dello Stato di approdo allineerà il diritto dell’UE all’IMO e al Memorandum d’intesa di Parigi relativo al controllo delle navi da parte dello Stato d’approdo in merito agli obblighi relativi all’organizzazione e all’esecuzione dei controlli da parte dello Stato di approdo. Gli Stati membri hanno inoltre convenuto di istituire un regime volontario di controllo da parte dello Stato di approdo per i pescherecci più grandi e di aumentare l’importanza dei requisiti ambientali del controllo da parte dello Stato di approdo, adeguando il profilo di rischio della nave utilizzato per selezionare le navi da ispezionare. La direttiva riveduta prevede anche certificati navali elettronici, che consentiranno agli ispettori di prepararsi meglio prima delle ispezioni e di concentrarsi sulla conformità delle navi alle norme applicabili, piuttosto che su un riesame dei documenti una volta a bordo.

    I controlli da parte dello Stato di bandiera e da parte dello Stato di approdo sono strumenti importanti per un’ampia gamma di questioni relative al trasporto marittimo, quali la sicurezza marittima, la protezione dell’ambiente e le condizioni di lavoro a bordo.

    A seguito dell’accordo politico di ieri, ora i testi definitivi devono essere adottati formalmente. Una volta completato tale processo da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, le nuove norme saranno pubblicate nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea ed entreranno in vigore dopo 20 giorni. Gli Stati membri disporranno di 30 mesi per recepire le direttive nel diritto nazionale.

  • Italia terzo maggior investitore straniero in Tunisia

    L’Italia è il terzo investitore estero della Tunisia dopo Francia e Qatar. È quanto emerge dai dati dell’Agenzia tunisina per la promozione degli investimenti (Fipa) visti da “Agenzia Nova”. Alla fine dello scorso anno, il flusso di investimenti esteri in Tunisia ha raggiunto l’importo di 2,522 miliardi di dinari, equivalenti a circa 750 milioni di euro, con variazioni positive del 13,5 per cento rispetto al 2022, del 34,4 per cento rispetto al 2021 e del 33,7 per cento rispetto al 2020. Gli investimenti diretti esteri (Ide) hanno raggiunto nel 2023 l’importo di 712 milioni di euro. Questi investimenti hanno registrato un aumento del 7,7 per cento rispetto al 2022, del 29,3% rispetto al 2021 e del 30% rispetto al 2020.

    Gli Ide in Tunisia hanno riguardato in particolare i settori dell’energia, dell’industria manifatturiera, dei servizi e dell’agricoltura. Secondo la Fipa, il flusso degli Ide non energetici registrato nel corso dell’anno 2023 in Tunisia ha consentito di realizzare 638 operazioni di investimento per un valore complessivo di 572 milioni di euro, consentendo la creazione di 14.746 nuovi posti di lavoro. La classifica degli investitori esteri in Tunisia vede la Francia al primo posto con 182 milioni di euro, il Qatar al secondo con 89 milioni di euro, l’Italia al terzo con 78 milioni di euro, la Germania al quarto con 81 milioni di euro e il Giappone in quinta posizione con 22 milioni di euro.

  • La Commissaria Johansson e il Commissario Gentiloni lanciano il partenariato pubblico-privato “Alleanza europea dei porti”

    La Commissione, insieme alla presidenza belga, ha lanciato l’Alleanza europea dei porti – un partenariato pubblico-privato per contrastare il traffico di droga e le infiltrazioni criminali. Ylva Johansson, Commissaria per gli Affari interni e Paolo Gentiloni, Commissario per l’Economia, hanno visitato Anversa insieme al ministro dell’Interno belga Annelies Verlinden, al vice primo ministro e ministro delle Finanze Vincent Van Peteghem e al vice primo ministro e ministro della Giustizia e del Mare del Nord Paul Van Tigchelt.

    Il partenariato mira a riunire tutte le parti interessate al fine di trovare soluzioni per proteggere i porti dal traffico di droga e dalle infiltrazioni criminali.

  • Sempre più in crescita i bilanci delle zoomafie

    Il 2023 si chiude con un ulteriore bilancio positivo per le zoomafie, delle quali abbiamo scritto anche in altre occasioni.

    Le corse clandestine dei cavalli sono una fonte importante di business anche se molti animali finiscono azzoppati e feriti e poi condotti al macello.

    I combattimenti tra cani rimane una delle attività più cruente, secondo il rapporto della Fondazione Antonino Caponnetto dal 1998 al 2022 sono stati sequestrati dagli interventi delle Forze dell’Ordine, più di 1400 cani, ma anche 120 galli da combattimento e quasi 600 persone sono state denunciate.

    Le zoomafie, le organizzazioni criminali, guadagnano anche con la vendita illecita di cuccioli di animali da compagnia portati, con documenti falsi, da altri paesi europei dell’Est ed ancora troppi piccoli per essere tolti alla madre. E’ un traffico milionario, supportato anche da internet.

    Vi sono stati anche alcuni  casi di canili che si sono appropriati dei fondi dei comuni, per la gestione dei cani randagi, e che invece hanno lasciato morire gli animali o li hanno tenuti in condizioni agghiaccianti.

    Oggi una nuova normativa europea, della quale vi abbiamo già infirmato e che si spera presto entri in vigore in tutti i paesi dell’Unione, dovrebbe dare un duro colpo a questo traffico che oltre a danneggiare economicamente gli acquirenti vede ogni anno morire moltissimi cuccioli durante il trasporto o appena sono stati venduti e assegnati alle famiglie.

    Il bracconaggio contribuisce, non solo in Italia, al traffico di quella fauna selvatica che per legge andrebbe protetta e che non è vendibile ma continuamente si trovano animali importati da altri paesi e detenuti illegalmente.

    Le zoomafie si occupano anche di allevamenti irregolari, di macellazione clandestina, di illegalità nella pesca e della contraffazione di alimenti di origine animale.

    La commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e ad altri illeciti alimentari finalmente si occuperà anche delle attività illecite delle zoomafie, speriamo che questo porti presto a notizie ancora più dettagliate che consentano un’operazione su larga scala per colpire tutta quella criminalità che guadagna sulle violenze agli animali.

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