Commissione. Europa

  • La Commissione ingiunge all’Italia di recuperare aiuti illegali sotto forma di esenzione dall’imposta sugli immobili

    La Commissione europea ha ordinato all’Italia di recuperare gli aiuti di Stato illegali concessi ad alcuni enti non commerciali sotto forma di esenzione dall’imposta sugli immobili. La decisione fa seguito a una sentenza del 2018 della Corte di giustizia che annulla parzialmente una decisione della Commissione del 2012 che dichiarava l’esenzione fiscale dell’Italia incompatibile con le norme dell’UE sugli aiuti di Stato, ma rinunciava al recupero.

    Nel dicembre 2012 la Commissione ha ritenuto incompatibile con le norme dell’UE sugli aiuti di Stato una precedente esenzione dall’imposta comunale sugli immobili (ICI), prevista tra il 2006 e il 2011, a favore di enti non commerciali che esercitavano determinate attività sociali di natura economica. La Commissione non aveva tuttavia ingiunto all’Italia di recuperare l’aiuto illegale in quanto le banche dati fiscali e catastali non consentivano di individuare i beneficiari. Nel 2018 la Corte di giustizia ha parzialmente annullato la decisione della Commissione, dichiarando che la Commissione avrebbe dovuto esaminare se esistessero metodi alternativi per recuperare l’aiuto, anche se solo parzialmente.

    Nella decisione odierna la Commissione riconosce l’esistenza di difficoltà per le autorità italiane nell’individuare i beneficiari dell’aiuto illegale, ma conclude che tali difficoltà non sono sufficienti per escludere la possibilità di ottenere almeno un recupero parziale dell’aiuto. Ad esempio, l’Italia potrebbe utilizzare i dati delle dichiarazioni presentate nell’ambito della nuova imposta sugli immobili e integrarli con altri metodi, comprese le autodichiarazioni. Su tali basi, la Commissione ha ingiunto all’Italia di recuperare l’aiuto. Nella decisione la Commissione inoltre chiarisce che il recupero non è richiesto quando gli aiuti sono concessi per attività non economiche o quando costituiscono aiuti de minimis.

  • La Commissione approva un regime di investimenti italiano da 380 milioni di € a sostegno di una ripresa sostenibile nel contesto della pandemia di coronavirus

    La Commissione europea ha approvato un regime di investimenti italiano da 380 milioni di € a sostegno di una ripresa sostenibile dell’economia nel contesto della pandemia di coronavirus. Il regime è stato approvato nell’ambito del quadro temporaneo per gli aiuti di Stato e sarà cofinanziato dai Fondi strutturali e di investimento europei (“fondi SIE”).

    Nell’ambito del regime, l’aiuto può essere concesso in forme diverse, vale a dire sovvenzioni dirette, tassi di interesse agevolati sui prestiti, prestiti agevolati, garanzie, anticipi rimborsabili, investimenti azionari e obbligazioni.

    Il regime mira a sostenere gli investimenti privati in attivi materiali e immateriali come stimolo per colmare una carenza di investimenti accumulata nell’economia a causa della pandemia di coronavirus e accelerare le transizioni verde e digitale. La misura sarà accessibile alle imprese attive in tutti i settori, ad eccezione di quello finanziario. Il regime di aiuti dovrebbe andare a beneficio di circa 5.000 imprese.

    La Commissione ha constatato che il regime italiano è in linea con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo. In particolare, l’aiuto i) non supererà l’1% della dotazione totale del regime per beneficiario; ii) sosterrà investimenti in attivi materiali e immateriali, ma non gli investimenti finanziari; iii) non supererà le intensità massime di aiuto stabilite nel quadro temporaneo; e iv) sarà concesso entro il 31 dicembre 2022.

    La Commissione ha pertanto concluso che la misura è necessaria, adeguata e proporzionata per agevolare lo sviluppo di talune attività economiche importanti per una ripresa sostenibile dell’economia, in linea con l’articolo 107, paragrafo 3, lettera c), del TFUE. Su queste basi la Commissione ha approvato le misure in conformità delle norme dell’Unione sugli aiuti di Stato.

    Fonte: Commissione europea

  • La Commissione approva un regime italiano da 526,5 milioni di euro a sostegno del settore del trasporto di merci su strada

    La Commissione europea ha approvato il regime quadro italiano da 526,5 milioni di € a sostegno del settore del trasporto di merci su strada nel contesto dell’invasione russa dell’Ucraina. Il regime è stato approvato nell’ambito del quadro temporaneo di crisi per gli aiuti di Stato, adottato dalla Commissione il 23 marzo 2022, che si fonda sull’articolo 107, paragrafo 3, lettera b), del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), e riconosce che tutta l’economia dell’UE sta subendo un grave turbamento.

    L’Italia ha notificato alla Commissione un regime da 526,5 milioni di € a sostegno dei trasportatori di merci su strada nel contesto dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

    L’obiettivo del regime è fornire sostegno alla liquidità degli operatori del trasporto di merci su strada colpiti dall’aumento del prezzo del carburante diesel causato dall’attuale crisi geopolitica e dalle relative sanzioni. La misura mira ad attenuare il rischio di insolvenza per tali imprese, garantendo nel contempo la circolazione ininterrotta delle merci su strada.

    La misura sarà aperta ai trasportatori di merci su strada di tutte le dimensioni registrati in Italia colpiti dall’attuale crisi.

    Nell’ambito del regime i beneficiari avranno diritto a ricevere aiuti di importo limitato sotto forma di credito d’imposta.

    Il credito d’imposta sarà concesso per l’acquisto di gasolio e AdBlue per il rifornimento di veicoli utilizzati per il trasporto stradale i) di massa totale pari o superiore a 7,5 tonnellate; e ii) una categoria Euro 5 o superiore.

    La Commissione ritiene che il regime italiano sia in linea con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo di crisi. In particolare, l’aiuto i) non supererà i 400 000 € per impresa e ii) sarà concesso entro il 31 dicembre 2022.

    La Commissione ha concluso che il regime italiano è necessario, adeguato e proporzionato per porre rimedio a un grave turbamento dell’economia di uno Stato membro in linea con l’articolo 107, paragrafo 3, lettera b), TFUE e con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo.

    Fonte: Commissione europea

  • Dichiarazione congiunta in occasione della Giornata internazionale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili

    In occasione della Giornata internazionale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili, che si celebrerà il 6 febbraio 2022, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza/Vicepresidente della Commissione, Josep Borrell Fontelles, la Vicepresidente per i Valori e la trasparenza, Věra Jourová, la Vicepresidente per la Demografia e la democrazia, Dubravka Šuica, la Commissaria per l’Uguaglianza, Helena Dalli, e la Commissaria per i Partenariati internazionali, Jutta Urpilainen, hanno unanimemente ribadito il fermo impegno dell’UE ad eliminare definitivamente la pratica delle mutilazioni genitali femminili, formulando la seguente dichiarazione congiunta:

    “Le mutilazioni genitali femminili sono un reato e una violazione dei diritti umani delle donne. È nostro dovere fermarle.

    Non esistono giustificazioni per una pratica così aberrante. Ci sono tuttavia conseguenze negative devastanti che incidono sulla salute fisica e mentale delle donne, delle ragazze e delle bambine, tra cui infezioni, infertilità e dolore cronico. Questa pratica mette a rischio la vita e il benessere di migliaia di donne, ragazze e bambine e, in certi casi, può causarne addirittura la morte.

    Sebbene le mutilazioni genitali femminili siano state ormai abbandonate da molte comunità e siano diminuite grazie al graduale cambiamento delle norme culturali, la pandemia di COVID-19 ha rallentato i progressi verso una loro definitiva eliminazione. In periodi di confinamento, mantenere la possibilità di accedere a servizi di prevenzione, protezione e assistenza rimane più importante che mai.

    Porre fine a tutte le forme di violenza di genere, comprese le mutilazioni genitali femminili, è al centro delle politiche dell’UE in materia di uguaglianza. Dall’inizio del mandato di questa Commissione abbiamo intensificato le nostre azioni in Europa e nel mondo grazie al piano d’azione dell’UE per i diritti umani e la democrazia 2020-2024, alla strategia dell’UE per la parità di genere 2020-2025 e al piano d’azione dell’UE sulla parità di genere III. Abbiamo inoltre presentato un’ampia strategia dell’UE sui diritti dei minori, con cui abbiamo cercato di porre fine anche alla violenza sui minori, comprese le mutilazioni genitali femminili. Quest’anno presenteremo una proposta legislativa mirante a prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica e una raccomandazione sulla prevenzione delle pratiche lesive.

    Gli atti di violenza contro le donne, le ragazze e le bambine sono per noi intollerabili.”

    Secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), le mutilazioni genitali femminili (MGF) comprendono tutte le pratiche che comportano la rimozione parziale o totale degli organi genitali esterni della donna o altre pratiche lesive degli organi genitali femminili non dovute a motivi medici. Le MGF sono un problema a livello mondiale, e l’Europa non ne è esente. Le stime ci dicono che in ben 13 paesi europei 180 000 ragazze sono a rischio di mutilazioni genitali e che, nel nostro continente, 600 000 donne sono costrette a viverne le conseguenze. Questa pratica è inflitta a bambine e ragazze, dall’infanzia ai 15 anni, giustificandola erroneamente con motivazioni culturali, religiose o sociali; è una forma di abuso sui minori e di violenza contro le donne e comporta gravi conseguenze fisiche e psicologiche, nel breve e nel lungo periodo.

    La convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica prevede l’obbligo di perseguire penalmente le mutilazioni genitali femminili. La convenzione è stata firmata da tutti gli Stati membri dell’UE ed è stata finora ratificata da 21 di essi. La Commissione ha collaborato con il Consiglio per l’adesione dell’UE alla convenzione e presenterà una proposta mirante a prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica e una raccomandazione specifica sulla prevenzione delle pratiche lesive.

    Tramite il programma “Cittadini, uguaglianza, diritti e valori” (CERV) continueranno inoltre ad essere erogati finanziamenti a favore di progetti gestiti dalla società civile e dagli Stati membri volti a contrastare la violenza di genere, comprese le mutilazioni genitali femminili. Nell’ambito dell’invito a presentare proposte DAPHNE 2021 sono stati aggiudicati 40 progetti da finanziare con una dotazione di 17,7 milioni di €. La Commissione ha pubblicato un nuovo invito a presentare proposte con una dotazione di 30,5 milioni di €, aperto fino al 12 aprile 2022, in cui è inclusa una priorità specifica riguardante la lotta e la prevenzione della violenza connessa a pratiche lesive. Attualmente, grazie ai finanziamenti dell’UE, il progetto CHAIN sta rafforzando la prevenzione, la protezione e il sostegno alle vittime di mutilazioni genitali femminili e di matrimoni precoci e forzati attraverso attività di formazione, sviluppo di capacità e sensibilizzazione in Germania, Spagna, Francia, Italia e Belgio.

    Le mutilazioni genitali femminili sono condannate in quanto forma di violenza contro bambine e ragazze anche dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 1989 sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, di cui tutti gli Stati membri dell’UE sono parti contraenti. Nel 2021 la Commissione ha presentato una strategia globale dell’UE sui diritti dei minori che contiene azioni concrete e raccomandazioni su come prevenire efficacemente e porre fine alla violenza sui minori, comprese le mutilazioni genitali femminili.

    Nel contesto dell’azione esterna e della cooperazione allo sviluppo, porre fine alle mutilazioni genitali femminili continua a essere un’azione chiave del piano d’azione dell’UE per i diritti umani e la democrazia 2020-2024 e del piano d’azione dell’UE sulla parità di genere 2021-2025. Un’azione che si traduce in dialoghi politici e interventi concreti, ad esempio mediante il sostegno al programma globale congiunto UNFPA/UNICEF per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili attraverso il programma regionale per l’Africa dell’iniziativa Spotlight, che ha destinato 7,5 milioni di € alla lotta contro questa pratica in 17 paesi partner. Nonostante le restrizioni imposte durante la pandemia di COVID-19, circa 650 000 donne e ragazze hanno potuto usufruire di servizi di contrasto alla violenza di genere, tra cui un sostegno alla prevenzione delle pratiche lesive. L’UE, inoltre, sostiene progetti che affrontano il problema delle mutilazioni genitali femminili a livello nazionale tramite lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR). In Somalia, ad esempio, incoraggia l’autonomia delle organizzazioni della società civile in azioni di pressione e sensibilizzazione a favore dell’adozione di politiche miranti a contrastare le mutilazioni genitali femminili, mentre in Sudan appoggia la riforma legislativa per l’eliminazione di tale pratica nelle comunità rurali.

    Il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo presentato dalla Commissione nel settembre 2020 intende rafforzare le garanzie di tutela a disposizione delle persone con esigenze specifiche, in particolare donne, ragazze e bambine vittime di violenza di genere che presentano domanda di asilo. Le tutele previste includono l’accesso alle cure mediche, un’assistenza legale, un’adeguata assistenza psicologica post-traumatica e un sostegno psicosociale nelle varie fasi della procedura di asilo.

    Fonte: Commissione europea

  • Unione europea della salute: nuove norme per migliorare le sperimentazioni cliniche nell’UE

    Da lunedì 31 gennaio i processi di valutazione e vigilanza per le sperimentazioni cliniche saranno armonizzati in tutta l’UE, in particolare mediante un sistema informativo sulle sperimentazioni cliniche (CTIS) gestito dall’Agenzia europea per i medicinali. Dallo stesso giorno si applicherà il regolamento sulle sperimentazioni cliniche, che migliorerà le modalità di conduzione di tali sperimentazioni nell’UE, garantendo i più elevati standard di sicurezza per i partecipanti e una maggiore trasparenza delle informazioni.

    Accogliendo con favore questo importante progresso, Stella Kyriakides, Commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Il regolamento sulle sperimentazioni cliniche segna un passo importante e positivo per i pazienti europei e ci avvicina a un’Unione europea della salute più forte. Ci consentirà di autorizzare più rapidamente le sperimentazioni cliniche in tutti gli Stati membri, migliorando così l’efficienza della ricerca clinica nel suo complesso. Allo stesso tempo, saranno rispettati gli elevati standard di qualità e sicurezza già previsti per tali sperimentazioni. Sebbene nell’UE vengano già condotte quasi 4 000 sperimentazioni cliniche ogni anno, il regolamento accrescerà ulteriormente i benefici della ricerca essenziale per i ricercatori e i pazienti che più dipendono da sperimentazioni rapide e affidabili.

    Fonte: Commissione europea

  • NextGenerationEU: la Commissione riceve dall’Italia una domanda di erogazione di 21 miliardi di euro nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza

    Il 30 dicembre 2021 la Commissione ha ricevuto la prima domanda di erogazione presentata dall’Italia nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF). L’Italia ha infatti inviato alla Commissione una domanda di erogazione di 21 miliardi di EUR di sostegno finanziario (al netto dei prefinanziamenti). Il piano generale per la ripresa e la resilienza dell’Italia sarà finanziato con 68,9 miliardi di € sotto forma di sovvenzioni e con 122,6 miliardi di € sotto forma di prestiti. I versamenti per l’Italia nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza sono basati sui risultati e subordinati alla realizzazione degli investimenti e delle riforme previste nel piano per la ripresa e la resilienza dell’Italia. La prima richiesta di erogazione presentata dall’Italia riguarda 51 tappe fondamentali relative a diverse riforme nei settori della giustizia, della pubblica amministrazione, dell’audit e del controllo, dell’istruzione, delle politiche attive del mercato del lavoro, del digitale e del turismo, nonché della semplificazione della legislazione in settori quali i rifiuti, le acque e il trasporto ferroviario. La Commissione dispone ora di due mesi per valutare la domanda, trascorsi i quali trasmetterà al Comitato economico e finanziario (CEF) del Consiglio la propria valutazione preliminare del conseguimento da parte dell’Italia dei target intermedi e finali necessari per tale erogazione. Ulteriori informazioni sul processo delle richieste di erogazione nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza sono disponibili in questo elenco di domande e risposte. Informazioni supplementari sul piano italiano per la ripresa e la resilienza sono disponibili qui.

    Fonte: Commissione europea

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