Commissione europea

  • La Commissione europea stabilisce norme più severe sulle assicurazioni per tutelare le vittime di incidenti automobilistici

    La Commissione europea ha proposto di rafforzare le norme dell’UE in materia di assicurazione autoveicoli, per offrire maggiore tutela alle vittime di incidenti automobilistici, da un lato, e migliorare i diritti degli assicurati, dall’altro. La proposta garantirà innanzitutto che le vittime ricevano il risarcimento dovuto, anche quando l’assicuratore è insolvente. L’aggiornamento normativo prevede inoltre che chi rientra in una determinata classe di merito in un altro Stato membro sia messo sullo stesso piano degli assicurati nazionali e possa eventualmente beneficiare di migliori condizioni assicurative.

    La proposta di modifica della direttiva sull’assicurazione autoveicoli rende più semplice anche contrastare la circolazione di veicoli non assicurati, facilitando il compito delle autorità competenti, e allinea i livelli minimi di copertura assicurativa in tutta l’UE. Infine, chiarisce l’ambito di applicazione della direttiva alla luce delle recenti sentenze della Corte di giustizia dell’Unione europea. L’iniziativa si inserisce nell’ambito del piano d’azione della Commissione per i servizi finanziari ai consumatori del marzo 2017.

    Queste le proposte di modifica da parte della Commissione:

    Insolvenza di un assicuratore: se l’assicuratore del veicolo che ha causato un incidente è insolvente, le vittime saranno risarcite integralmente e nel più breve tempo possibile nel loro Stato membro di residenza. In situazioni transfrontaliere, la responsabilità finanziaria finale sarà a carico del settore assicurativo dello Stato membro in cui ha sede l’assicuratore, senza che ciò ritardi il risarcimento delle vittime.

    Attestazioni di sinistralità passata: gli assicuratori saranno tenuti a trattare le attestazioni di sinistralità passata emesse negli altri Stati membri alla stregua di quelle rilasciate a livello nazionale. Ciò dovrebbe garantire che chi sottoscrive un’assicurazione all’estero possa beneficiare di premi assicurativi più vantaggiosi, al pari del consumatori nazionali.

    Guida di veicoli non assicurati: verranno potenziate le competenze degli Stati membri per contrastare il fenomeno della guida di veicoli non assicurati, una pratica che fa aumentare i premi per i guidatori onesti.

    Livelli minimi di copertura: i cittadini dell’Unione avranno diritto alle stesse condizioni minime di protezione in ogni Stato membro in cui si recano. La proposta fissa infatti dei livelli di protezione minimi e armonizzati in tutta l’UE per quanto riguarda le lesioni personali e i danni materiali, appianando le leggere differenze attualmente esistenti tra Stati membri nel livello minimo di protezione.

    Ambito di applicazione: per migliorare la certezza del diritto, la proposta integra nella direttiva la recente giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea. In particolare, viene esplicitato che l’ambito di applicazione della direttiva include gli incidenti causati nel corso del normale uso di un veicolo come mezzo di trasporto, anche su proprietà privata.

    La prima direttiva dell’UE sull’assicurazione autoveicoli è stata adottata nel 1972 con l’obiettivo di tutelare le vittime di incidenti stradali e agevolare la libera circolazione degli autoveicoli tra gli Stati membri. Ad essa si sono aggiunte cinque direttive successive che hanno progressivamente incrementato la protezione per i cittadini dell’Unione. Il 2009 ha visto la codificazione di tutte le disposizioni dell’UE in materia di assicurazione autoveicoli in un unico atto legislativo, la direttiva 2009/103/CE. Nel giugno 2016 la Commissione ha avviato i lavori di valutazione della direttiva sull’assicurazione autoveicoli, promuovendo anche una consultazione pubblica tra luglio e ottobre 2017. È a questa valutazione che fanno seguito le modifiche presentate.

    Fonte: Comunicato Commissione europea 24/05/18

  • Esami sui tessuti umani e trattamento di rifiuti pericolosi: duplice deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia Ue

    La Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia in relazione al recepimento di prescrizioni tecniche relative agli esami effettuati su tessuti e cellule umani. All’Italia viene contestata la mancata notifica delle misure di recepimento delle norme dell’Ue che modificano le prescrizioni esistenti applicabili agli esami effettuati su tessuti e cellule umani (direttiva 2012/39/UE della Commissione). Tali modifiche sono essenziali per tutti i soggetti coinvolti e in particolare per i donatori e le loro famiglie nel quadro della definizione di norme di qualità e di sicurezza per la donazione, l’approvvigionamento, l’esame, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umani. Finora l’Italia non ha notificato alla Commissione le misure di recepimento di tale direttiva di modifica nel suo ordinamento nazionale, nonostante l’obbligo di provvedervi entro il 17 giugno 2014. La direttiva è stata emanata quando l’Italia era retta da Mario Monti, il termine per implementarla è scaduto sotto il governo di Enrico Letta, la contestazione ora mossa da Bruxelles può suonare come un avviso al governo in cantiere tra M5s e Lega (certamente meno europeisti di Monti e Letta) ma suscitare anche maggiori reazioni euroscettiche da parte di quelle forze politiche.

    Ma non è finita qui: stavolta congiuntamente, con Austria e Croazia, l’Italia è stata deferita alla Corte di giustizia europea, sempre da parte della Commissione, anche per mancata trasmissione dei programmi nazionali di gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi (direttiva 2011/70/Euratom del Consiglio).

    Si tratta di un tipo di rifiuti comprende anche i sottoprodotti degli utilizzi delle tecnologie nucleari e radiologiche per scopi diversi dalla produzione di energia, quali la ricerca scientifica e diverse applicazioni mediche, rispetto ai quali la Commissione considera una priorità garantire l’adozione delle più rigorose norme di sicurezza. Ai sensi dell’articolo 15, paragrafo 4, in combinato disposto con l’articolo 13, paragrafo 1, della direttiva, gli Stati membri erano tenuti a trasmettere per la prima volta alla Commissione il contenuto del loro programma nazionale non oltre il 23 agosto 2015 (all’epoca governava Matteo Renzi) e la Commissione rammentando ai 3 Stati tali obblighi ha chiesto loro chiarimenti sulle procedure che ancora dovevano essere intraprese prima dell’adozione dei loro programmi nonché le date previste per la relativa adozione e trasmissione. Poiché i tre Stati membri hanno trasmesso unicamente versioni provvisorie dei loro programmi,  già il 29 aprile 2016 sono state inviate all’Austria, alla Croazia e all’Italia lettere di costituzione in mora, seguite da pareri motivati nel luglio del 2017. La Commissione ritiene infatti che spetti alle autorità di tali Stati membri prendere tutte le misure necessarie per adottare il programma nazionale definitivo per la gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi e trasmetterlo alla Commissione.

  • La Ue dà via libera al rinnovo delle concessioni autostradali in Italia

    Via libera da parte dell’Antitrust Ue alla proroga delle concessioni autostradali in Italia, con conseguente sblocco di 8,5 miliardi investimenti. Il piano prevede la proroga delle concessioni detenute da Autostrade per l’Italia (Aspi) e da Società Iniziative Autostradali e Servizi (Sias). La prima copre la sua rete autostradale in Italia, la seconda riguarda l’A4 Torino-Milano. Sias utilizzerà le entrate generate dalla proroga della concessione per concludere la Asti-Cuneo. La decisione di Bruxelles fa seguito all’accordo di principio raggiunto il 5 luglio 2017 fra la commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager e il ministro dei trasporti Graziano Delrio.

    «In stretta collaborazione con l’Italia, abbiamo trovato una soluzione che permetterà di effettuare investimenti essenziali nelle autostrade italiane, limitando nel contempo l’impatto sugli utilizzatori ed evitando una sovracompensazione delle imprese che gestiscono le autostrade», ha sottolineato Vestager, ricordando che «l’Italia ha inoltre convenuto di indire a breve nuovi bandi di gara per diverse importanti concessioni autostradali per garantire una vera concorrenza nel mercato».

    Per quanto riguarda Aspi, la misura prevede una proroga quadriennale della concessione fino al 2042. Anche nel caso di Sias, la misura prevede una proroga quadriennale fino al 2030. Entrambe prevedono un massimale sui potenziali aumenti dei pedaggi a un livello sostenibile per gli utilizzatori delle autostrade, che in linea di principio non possono superare il tasso di inflazione maggiorato dello 0,5%. Le salvaguardie per limitare le distorsioni della concorrenza prevedono: primo, un massimale sull’importo che Aspi e Sias possono rispettivamente ottenere al termine della concessione vendendo i propri attivi. Secondo, un meccanismo per evitare la sovracompensazione, stabilendo la remunerazione e il livello degli investimenti, nonché sanzioni in caso di ritardi o di mancata realizzazione degli investimenti. Terzo, requisiti per bandire gare per la stragrande maggioranza delle opere infrastrutturali a valle. Nel caso di Aspi, inoltre, le entrate dovrebbero consentire di portare a termine tempestivamente la bretella della “Gronda di Genova».

  • A 100 anni dalla nascita della Repubblica di Lettonia il vicepresidente della Commissione UE parla a Milano delle opportunità e dei traguardi raggiunti dal suo Paese

    In attesa di intervenire al Forum Ambrosetti a Cernobbio il 7 aprile con il collega Jyrki Katainen, il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, responsabile per l’Euro e il dialogo sociale, è intervenuto a Milano all’evento celebrativo dei 100 della Repubblica di Lettonia, suo paese di origine. Un’occasione per parlare di Europa, dell’importanza che riveste nello scenario politico ed economico mondiale e dei valori di cui è portatrice. Introdotto dal Capo della Rappresentanza della Commissione europea Milano, Massimo Gaudina, e dal Console Generale Onorario della Repubblica di Lettonia a Milano, Patrizia Signorini (organizzatori dell’evento) il Commissario Dombrovskis è stato salutato dal Sindaco di Milano, Beppe Sala, che ha ricordato come la Lettonia sia uno dei paesi più visitati dagli italiani, con ben 50.000 viaggiatori l’anno, attratti dalla bella capitale Riga – con la quale il capoluogo meneghino ha stretto forti legami commerciali e culturali – e da un Paese dinamico e in continua crescita. E proprio delle trasformazioni che la Lettonia ha saputo avviare, subito dopo l’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 fino all’ingresso in Europa, ha parlato il Commissario e vicepresidente dell’UE Dombrovskis. Un ingresso, avvenuto nel 2004 e culminato con l’adozione dell’euro nel 2014, che sta garantendo numerose opportunità lavorative, culturali e di valorizzazione del territorio.

  • Il Parlamento europeo apre una verifica sulla promozione di Selmayr a segretario generale

    Con voto unanime, il Parlamento europeo ha deciso di lanciare un’indagine su una presa di potere segnalata all’interno della Commissione europea. Il comitato per il controllo del bilancio del parlamento, presieduto dal deputato tedesco di centro-destra Ingeborg Graessle, verificherà come si è arrivata alla nomina del 47enne tedesco Martin Selmayr, capo dello staff del presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker, a massimo amministratore della Commissione, nei panni di segretario generale, il mese scorso. La decisione è stata presa prima di un acceso dibattito durante la sessione plenaria del parlamento a Strasburgo tra la Commissione europea e i membri del Parlamento europeo.

    La nomina di Selmayr è stata annunciata personalmente da Juncker in una conferenza stampa a Bruxelles ma il servizio di comunicazione della Commissione Europea aveva pubblicato una foto di Selmayr intitolata “segretario generale” una settimana prima dell’annuncio di Juncker. In seguito la didascalia è stata eliminata, ma non prima che un giornalista avesse visto e segnalato l’errore.

    Il collocamento di un cittadino tedesco nella principale carica civile della Commissione europea ha sollevato le tensioni dato che simili posti di lavoro amministrativo di livello elevato presso le istituzioni dell’Ue sono già occupati da tedeschi.

    Il commissario per il bilancio, Guenther Oettinger, anch’egli tedesco, non ha fatto altro che irritare gli eurodeputati affermando che Selmayr aveva tutte le qualifiche per assumere i compiti del segretario generale e ripetendo più volte che Selmayr era «al 100% adatto» per il posto, che era un europeo impegnato e un buon avvocato. «Tutte le decisioni, inclusa la decisione del nuovo segretario generale, sono state approvate all’unanimità dal collegio dei commissari», ha affermato, mentre dai verbali della riunione del collegio dei commissari risulta che la promozione di Selmayr è stata affrettata.

    Il Parlamento europeo voterà una risoluzione sulla questione in aprile dopo la sonda della commissione per il controllo di bilancio. Anche la difensore civica dell’Ue, Emily O’Reilly, sta esaminando la questione.

  • Parità di genere: la Commissione europea presenta la Dichiarazione comune in occasione della Giornata Internazionale della donna 2018

    “La parità tra donne e uomini è uno dei valori fondamentali dell’Unione europea sancito nei nostri trattati. La nostra Unione è pioniere nell’affrontare la discriminazione basata sul genere e possiamo essere orgogliosi dei progressi compiuti: l’Europa è uno dei luoghi più sicuri ed equi per le donne nel mondo”. Questo l’incipit della Dichiarazione comune in occasione della Giornata internazionale della donna 2018 sottoscritta da 14 commissari europei tra i quali il vicepresidente Frans Timmermans e Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza/Vicepresidente della Commissione.  Il percorso verso la parità però, come sottolineato nella Dichiarazione, non è stato ancora raggiunto e sebbene tanti passi in avanti siano stati fatti nel corso degli anni molto deve ancora essere realizzato per poter raggiungere l’obiettivo. Si sa infatti che in tante parti del mondo molte bambine non hanno ancora accesso all’istruzione, che – rimanendo nei continenti più sviluppati – a parità di ruolo il salario delle donne è più basso rispetto a quello degli uomini, che ci sono ancora dei posti apicali preclusi al sesso femminile e sebbene il numero delle laureate sia più alto rispetto a quello dei laureati il percorso per raggiungere una realizzazione professionale è ancora tortuoso per le prime, soprattutto nei settori tecnico-scientifico dove pure le donne hanno dato ampia dimostrazione di avere competenze e conoscenze per nulla secondarie a quelle degli uomini. Per una vera parità tutto dovrebbe partire da una adeguata educazione al riguardo sin dalle scuole, educazione che aiuterebbe ad evitare anche certi atti di violenza ai quali le cronache ci stanno tristemente abituando. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità una donna su tre nella sua vita ha subito una forma di violenza fisica o sessuale, in Italia, dove il fenomeno è diffuso ma ancora sommerso, dati ISTAT del 2015 (contenuti nel Report diffuso in questi giorni da WeWorld Onlus), dicono che 6 milioni e 788 mila donne hanno subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, le donne che hanno subito stupri sono 652 mila e nel 62,7% dei casi lo stupro è stato commesso dal partner o dall’ex. Nonostante la percentuale di donne che denunciano sia aumentata  rispetto alla precedente rilevazione Istat (2006), passando dal 6,7% all’11,8%, il dato non è confortante: 11,8% vuol dire che sono ancora troppo poche le donne che hanno il coraggio di denunciare. E non va meglio sul fronte lavorativo dove, sempre secondo lo stesso Rapporto, sono 1 milione 173mila le donne (7,5%) che sono state vittima di abusi per essere assunte, per mantenere il posto di lavoro o per ottenere progressioni nella carriera.

    Un aspetto, quest’ultimo, che indigna e che in una società civile e progredita dovrebbe essere superato o insistente o che, quantomeno, dovrebbe indurre tutte le donne a rivendicare in ogni luogo deputato alla comunicazione il diritto di accesso alla carriera e alla relativa crescita professionale solo ed esclusivamente per meriti conquistati sul campo e a pari condizioni di quelle degli uomini. L’Unione europea ha presentato nuove norme per migliorare l’equilibrio tra vita professionale e vita privata per i genitori e i prestatori di assistenza che lavorano e un piano d’azione per contrastare il divario retributivo di genere. A febbraio 2018 il numero delle donne che occupavano ruoli dirigenziali nella Commissione europea ha raggiunto il 36% rispetto all’11% al momento dell’insediamento della stessa, nel novembre 2014. Il presidente Juncker si è impegnato a raggiungere il 40% entro il 31 ottobre 2019, al termine del mandato.

    Quest’anno le Giornate europee dello sviluppo si concentreranno sul ruolo fondamentale delle donne e delle ragazze nello sviluppo sostenibile e sulla loro equa partecipazione e leadership in tutti gli aspetti della vita. Inoltre, sempre quest’anno, l’UE ha assunto la leadership dell’iniziativa “Call to Action for Protection Against Gender-Based Violence” (Appello ad agire per la protezione contro la violenza di genere), in cui oltre 60 paesi e organizzazioni sono impegnati a garantire che la violenza di genere sia affrontata nelle crisi umanitarie.

    L’Unione europea assiste in tutto il mondo le donne e le ragazze migranti o sfollate che sono vittime di violenza, ad esempio attraverso l’iniziativa Spotlight, o che sono escluse dall’istruzione, dall’accesso equo ai servizi di pianificazione sanitaria e familiare, dal mercato del lavoro e dalla vita politica più in generale. Nel mondo oltre 15 milioni di bambine in età scolare non vanno a scuola: l’UE contribuisce pertanto a migliorare l’accesso all’istruzione in Africa, America latina, Medio Oriente e Sud-Est asiatico. La parità di genere non rappresenta solo il raggiungimento di criteri di giustizia significa aiutare a garantire prosperità, pace, sicurezza, sviluppo in tante parti del mondo. Investire sul futuro di una bambina vuol dire investire sulla società e sul suo progresso.

    L’8 marzo la Commissione proclamerà le dodici finaliste del premio dell’UE per le donne innovatrici, nel suo genere il premio più importante al mondo che dal 2011 omaggia le donne che coniugano eccellenza scientifica e successo imprenditoriale. Il 5 e il 6 giugno, la Commissione organizzerà le Giornate europee dello sviluppo (#shEDDs), che saranno dedicate alle donne e alle ragazze in prima linea nello sviluppo sostenibile.

  • Il Parlamento europeo chiede alla Commissione più controlli per il miele contraffatto

    E’ il terzo prodotto più contraffatto al mondo e per questo il Parlamento europeo, su proposta del deputato ungherese Norbert Erdős, il primo marzo scorso ha approvato una proposta di risoluzione in cui alla Commissione europea si chiedono norme precise per contrastare il fenomeno. L’Unione europea, con 17 milioni di arnie e 600.000 apicoltori che producono 250.000 tonnellate di miele ogni anno, è il secondo produttore di miele dopo la Cina, paese da cui vengono la maggior parte delle importazioni verso l’UE. All’interno dell’UE i maggiori produttori sono Romania, Spagna e Ungheria. La contraffazione diventa così una piaga che danneggia i produttori e inganna i numerosi consumatori. Per questo nell’iniziativa proposta a Bruxelles si chiedono chiaramente
    misure per migliorare le procedure di analisi, intensificare i controlli per meglio scoprire le truffe e inasprire le sanzioni per i truffatori e interventi sull’etichettatura in modo che i consumatori sappiamo da dove viene il miele che mangiano.  L’Unione europea, con la Direttiva 2001/110/CE del Consiglio, del 20 dicembre 2001, concernente il miele stabiliva già standard molto elevati per la produzione del miele che evidentemente non sono stati rispettati del tutto. Secondo le analisi dell’UE, infatti, il 20% dei campioni rilevati nei controlli alle frontiere e presso gli importatori non rispetta le richieste europee tanto che alcuni prodotti risultano contenere sciroppi di zucchero o si usa addirittura miele che è stato raccolto in anticipo e seccato artificialmente.  Nella Risoluzione, inoltre, si chiede anche l’aumento dei fondi per i programmi nazionali per l’apicoltura, il miglioramento della salute delle api (che dovrebbe passare anche dal divieto dell’uso di pesticidi nocivi), la protezione delle varietà di api locali e regionali. Una maggiore disponibilità economica permetterebbe di approfondire studi e ricerche sulle api e sul loro patrimonio genetico e di garantire una maggiore produzione di medicinali più efficaci, anche innovativi, per curare le api affette da malattie visto che quanto prodotto è ancora assai limitato.  Naturalmente i fondi da stanziare servirebbero anche ad incentivare l’apicoltura e l’istituzione di una banca dati digitale comune, armonizzata a livello dell’UE, per lo scambio di informazioni tra gli apicoltori, i ricercatori e tutti i soggetti interessati, scienziati e medici veterinari compresi. Non da ultimo la Risoluzione sottolinea i numerosi effetti benefici che l’uso di miele offre. Adesso si attende una risposta concreta da parte della Commissione europea.

  • Europa sì, ma quale?

    L’Europa ritrova speranza nella solidarietà,
    che è anche il più efficace antidoto ai moderni populismi.

    Papa Francesco (Vaticano, 24 marzo 2017)

    Sul Patto Sociale della scorsa settimana è stato pubblicato un articolo di Cristiana Muscardini intitolato “Le dichiarazioni di Juncker: una marchetta o qualche libagione di troppo?”. Una responsabile e doverosa reazione dopo le dichiarazioni del Presidente della Commissione europea fatte durante una conferenza a Bruxelles, il 22 febbraio scorso. Riferendosi alle elezioni del 4 marzo in Italia, Juncker aveva dichiarato, tra l’altro, che “dobbiamo prepararci per lo scenario peggiore e il peggior scenario potrebbe essere nessun governo operativo”. Cristiana Muscardini considerava, giustamente, simili dichiarazioni come una ”grave interferenza del Presidente della Commissione europea Juncker sulle elezioni italiane, interferenza indebita per le implicazioni sulla campagna elettorale e sull’economia nonché sul prestigio e peso dell’Italia rispetto alle altre nazioni europee e nel contesto internazionale”. E poi proseguiva, scrivendo che “qualcuno definirà la dichiarazione di Juncker la solita gaffe dovuta a qualche libagione di troppo, qualcuno penserà ad una marchetta fatta per ottenere riconoscenza da parte di coloro ai quali Juncker deve la sua presidenza alla Commissione. Entrambe le tesi non solo sono plausibili ma compatibili tra di loro!” E concludeva, convinta “…questa è una nuova dimostrazione di quanto Juncker sia inadatto al ruolo che ricopre o per incapacità politica o perchè asservito ad interessi di parte”.

    Chi scrive queste righe condivide la preoccupazione di Cristiana Muscardini, riferendosi a simili dichiarazioni e atteggiamenti di parte del presidente della Commissione europea. Anche perché dichiarazioni non basate e prive di verità Jean-Claude Juncker le ha fatto il 5 dicembre 2017 a Bruxelles, riferendosi alla realtà albanese. Durante una conferenza stampa con il primo ministro albanese lui dichiarava che “…noi, come Commissione Europea siamo molto impressionati dal progresso che ha fatto l’Albania. Elogiamo gli sforzi del primo ministro per combattere la corruzione nella migliore maniera possibile: avete fatto un progresso significativo. Siamo molto felici con questo che stia succedendo in Albania” (Patto Sociale n.292). In quell’articolo, l’autore si domandava “…Come mai questi elogi da parte di Juncker, “impressionato” ormai dalla lotta contro la corruzione in Albania?! Mentre, in realtà, la corruzione sta corrodendo in maniera diffusa, capillare e allarmante le strutture dello Stato e dell’amministrazione pubblica in Albania”.

    Purtroppo il presidente della Commissione europea continua con le sue dichiarazioni non basate, che urtano con la realtà vissuta in Albania. Il 25 febbraio scorso Juncker dichiarava, a Tirana questa volta e sempre durante una conferenza stampa con il primo ministro albanese, che  “l’Albania ha fatto molte riforme in molti campi, le quali sono impressionanti. Se si continua con le riforme questo permetterà alla Commissione europea di raccomandare [l’apertura] dei negoziati”. Ma di quali riforme impressionanti parla il presidente della Commissione europea?! Conosce lui quanto sta accadendo realmente in Albania?! Gli hanno mai riferito dei tanti gravi scandali in atto in Albania?! Ha mai sentito parlare il presidente della Commissione europea della cannabis albanese che sta invadendo tutta l’Europa? Ha mai letto lui qualche rapporto delle istituzioni internazionali specializzate, comprese anche quelle della stessa Unione europea, sulla galoppante corruzione che sta divorando tutto e tutti in Albania, partendo dai massimi livelli del potere politico?! È stato mai a conoscenza, il presidente della Commissione europea, della pericolosissima connivenza tra la criminalità organizzata e il potere politico in Albania?! Si è mai chiesto il presidente della Commissione europea, prima di fare simili dichiarazioni, perché gli albanesi scappano dal loro Paese e sono ormai tra i primi richiedenti asilo in Europa, superando spesso anche gli afgani e i siriani, che fuggono da dove si combatte da anni e dove si muore ovunque e a qualsiasi ora?! Sono dati ufficiali e il presidente della Commissione europea ha il dovere e l’obbligo, almeno istituzionale, di leggerli e di conoscerli.

    In più, è stata considerata come inopportuna e come interferenza forzata la dichiarazione di Juncker riguardante le trattative in corso tra l’Albania e la Grecia per le frontiere. Trattative che sono diventate un tema scottante nelle ultime settimane. Almeno in Albania, quanto stia accadendo con le trattative con la Grecia e coperte da un’inquietante mancanza di trasparenza, sa di scandalo (Patto Sociale n.297; 5 febbraio 2018). Anche perché si tratta di enormi interessi nazionali ed economici in gioco. E sembra che il primo ministro albanese sia pronto a cedere sovranità territoriale alla Grecia, in cambio del voto positivo di quest’ultima per l’apertura dei negoziati dell’Albania con l’Unione europea. Voto che gli serve soltanto per motivi propagandistici. Da sottolineare che, nel frattempo, la Grecia ha minacciato l’Albania a più riprese e tramite le sue massime rappresentanze istituzionali, Presidente della Repubblica compreso, con il suo veto contro l’apertura dei negoziati se non verranno soddisfatte le sue richieste. E proprio in questo momento interviene Juncker, dichiarando che “i problemi tra l’Albania e la Grecia si devono risolvere quanto prima…Incoraggio sia l’Albania che la Grecia, perché questo è un elemento in più per accettare l’apertura dei negoziati”. La Grecia è ormai da tempo membro dell’Unione europea, perciò non aspetta nessuna “apertura di negoziati”. Questo messaggio del presidente della Commissione europea è chiaro e riguarda soltanto l’Albania, compresa anche la minaccia. Non è ancora chiaro, però, il perché di questo messaggio.

    Visto tutto ciò, chi scrive queste righe non può non pensare anche a quanto scriveva Cristiana Muscardini la scorsa settimana, nel suo sopracitato articolo. Per tante e valide ragioni. Ma anche perché fonti mediatiche riferiscono che, volendo chiudere con le domande dei giornalisti durante la conferenza stampa del 25 febbraio scorso con il primo ministro albanese, il presidente della Commissione europea sembrerebbe abbia detto in inglese “Sorry, I am hungry” (scusatemi, sono affamato)!

    Chi scrive queste righe è convinto che l’Unione europa, voluta e costituita dai Padri Fondatori il 25 marzo 1957 a Roma, certamente non è questa attuale. Ma quei Padri Fondatori “non hanno mancato d’audacia e non hanno agito troppo tardi” ha detto Papa Francesco. Non come determinate persone, che hanno guidato e guidano le istituzioni dell’Unione europea e che, con il loro comportamento, hanno causato, tra l’altro, anche il disamoramento dei cittadini. Disamoramento che stanno cavalcando, non senza successo, diversi movimenti populisti in Europa. Ragion per cui suonano attuali le parole di Papa Francesco: “L’Europa ritrova speranza nella solidarietà, che è anche il più efficace antidoto ai moderni populismi”.

  • In Italia la Commissione europea approva un regime di sostegno pubblico da 4,7 miliardi di euro per il biometano e i biocarburanti avanzati

    In base alle norme dell’UE sugli aiuti di Stato, la Commissione europea ha approvato un regime di sostegno italiano per la produzione e la distribuzione di biocarburanti avanzati, tra cui il biometano avanzato. La misura contribuirà al raggiungimento degli obiettivi dell’UE in materia di energia e cambiamenti climatici, limitando al contempo le distorsioni della concorrenza.

    Il regime italiano sostiene la produzione e la distribuzione di biocarburanti avanzati e di biometano avanzato, noti anche come biocarburanti di seconda e terza generazione, che saranno usati nel settore dei trasporti. Il regime dispone di un bilancio indicativo di 4,7 miliardi di euro e sarà operativo dal 2018 al 2022.

    I biocarburanti e il biometano avanzati sono i biocarburanti più sostenibili e rispettosi dell’ambiente, e sono ottenuti da materie prime la cui produzione non necessita di terreni agricoli, quali rifiuti, residui agricoli e alghe. Essi comportano pertanto un rischio significativamente più basso di emissioni indirette di CO2 causate dall’uso di ulteriori terreni per colture destinate alla produzione di biocarburanti anziché alimenti e mangimi e sono particolarmente adatti per aiutare l’UE a raggiungere i suoi obiettivi in materia di clima ed energia.

    I biocarburanti e il biometano avanzati hanno costi di produzione molto più elevati rispetto ai combustibili fossili. Nell’ambito di questo regime, i produttori di biocarburanti e biometano avanzati riceveranno un premio che consentirà loro di compensare i maggiori costi di produzione e competere con i combustibili fossili nel settore dei trasporti. Il premio può essere aumentato se i produttori effettuano anche investimenti per migliorare la distribuzione e la liquefazione del biometano avanzato. Il livello del premio sarà aggiornato ogni anno in base ai costi di produzione per garantire che i produttori non beneficino di una compensazione eccessiva.

    Il regime incoraggerà inoltre gli agricoltori a produrre biometano e biocarburanti da stallatico e da altri residui derivanti dalle attività agricole e ad avvalersene per alimentare macchinari agricoli e veicoli. Il regime sarà finanziato dai commercianti al dettaglio di carburanti per trasporto, che sono obbligati per legge a includere una certa percentuale di biocarburanti avanzati e di biometano nelle loro miscele di combustibili.

    In base a queste premesse, secondo la Commissione la misura aiuterà l’Italia a raggiungere il suo obiettivo 2020 per l’uso di energie rinnovabili nei trasporti, per la lotta ai cambiamenti climatici e per sostituire i combustibili fossili nel settore dei trasporti, limitando al contempo distorsioni della concorrenza, in linea con la disciplina della Commissione in materia di aiuti di Stato a favore dell’ambiente e dell’energia del 2014.

    Fonte: Commissione europea

  • Anche a Bruxelles scatta la ‘sindrome Goldman Sachs’

    L’ex capo della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha esercitato pressioni sull’attuale commissione per conto di Goldman Sachs, secondo quanto sostiene uno dei vicepresidenti della Commissione, Jyrki Katainen, responsabile dell’occupazione e della crescita. «Ho incontrato il signor Barroso di Goldman Sachs al Silken Berlaymont Hotel di Bruxelles il 25 ottobre 2017. Il Presidente Barroso e io eravamo gli unici partecipanti a questo incontro, in cui discutevamo principalmente di questioni commerciali e di difesa”, ha affermato.

    L’incontro è stato registrato nel registro delle riunioni del commissario, ma solo come incontro con “The Goldman Sachs Group, Inc. (GS)” – il nome Barroso non è stato inserito nel registro pubblico.

    Quando Barroso concluse un incarico presso la banca di investimenti degli Stati Uniti nel 2016, era nata una polemica, perché la banca è stata collegata alla crisi del debito greco, che Barroso stava trattando come capo della Commissione europea dal 2004-2014. A seguito della controversia, l’attuale commissione ha istituito un comitato etico ad hoc per indagare sul caso. Concluse che Barroso non aveva fatto nulla di sbagliato.

    Sorprendentemente, Katainen ha detto che non c’erano registrazioni del suo incontro con Barroso. «Di solito non prendo appunti alle riunioni e non l’ho fatto nemmeno in questo incontro – ha affermato – Per questi motivi, non ci sono documenti relativi a questo evento».

    L’accesso dell’UE alla regolamentazione dei documenti consente solo ai cittadini di richiedere la pubblicazione di documenti esistenti. «L’incontro è stato organizzato su richiesta del Presidente Barroso ed è stato organizzato per telefono dal mio ufficio», ha osservato ancora Katainen.

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