Sul pianeta terra ci sono un miliardo e 386 milioni di chilometri cubici d’acqua, per il 97% negli oceani e quindi salata. Il restante 3% è intrappolato in prevalenza nei ghiacciai e nelle calotte polari mentre solo lo 0,5%, cioé l’acqua di superficie dei laghi e dei fiumi e quella che si trova sottoterra nelle falde acquifere, nei pozzi, è utilizzabile dall’uomo.
L’acqua dolce nei prossimi anni diventerà sempre più preziosa. Il 70% dell’acqua dolce è infatti già oggi impiegato per l’agricoltura e si calcola che il consumo sia destinato ad aumentare del 55% tra il 2000 e il 2050, per far fronte ai bisogni di una popolazione che in quel decennio dovrebbe raggiungere i 10 miliardi di abitanti. Anche l’acqua impiegata per il raffreddamento delle centrali elettriche (e non solo) crescerà del 20% entro il 2035. Secondo uno studio della Nasa la maggior parte delle fonti d’acqua viene prosciugata più rapidamente di quanto il ciclo idrologico riesca a rifornirla. “Delle principali 37 falde acquifere del mondo, 21 si stanno riducendo: dall’India alla Cina, fino agli Stati Uniti e alla Francia”, ha raccontato la Bbc britannica. “L’Italia ha visto negli ultimi anni il susseguirsi di situazioni climatiche estreme. Ciò ha causato diffusi regimi idrologici di magra, la mancata ricostituzione delle scorte naturali (nevai, ghiacciai, falde, laghi) e una maggiore richiesta di acqua per qualunque attività umana”, ha diagnosticato l’associazione Utilitalia.
Anche se in tutto il mondo i ghiacciai recedono, le falde acquifere diminuiscono e la richiesta d’acqua continua ad aumentare, mentre i cambiamenti climatici stanno rendendo sempre più aride le regioni già aride. In un’area che pure non soffre di siccità, come le isole Svalbard, 75 cl di acqua costano 75 euro, perché l’acqua che si può bere da quella bottiglietta è ottenuto dalla liquefazione degli iceberg norvegesi.