A distanza di molti anni da quando, al Parlamento europeo, Cristiana Muscardini, con altri colleghi come Nicolò Rinaldi, Patrizia Toja, Susta, tutti esponenti di partiti diversi, cercarono di far passare l’obbligo della denominazione d’origine per i prodotti che entravano, da fuori, nell’Unione.
Il Consiglio europeo, sotto le pressioni del governo tedesco aiutato da governi del nord Europa, che non hanno industrie manifatturiere, bloccò il progetto che aveva invece avuto il sostegno del Parlamento, deputati tedeschi compresi, e della Commissione.
Se quel progetto fosse passato i consumatori e le imprese manifatturiere europee avrebbero avuto i diritti che erano e sono da anni sanciti in altri stati, dagli Stati Uniti all’India.
Se quel progetto fosse passato si sarebbe potuta fare una più seria e decisa lotta alla contraffazione che porta ogni anno, a noi europei, un ingente danno economico ed un continuo rischio alla nostra salute e sicurezza e comunque lede il diritto del consumatore a poter acquistare in piena conoscenza di cosa acquista.
I dati parlano chiaro: nel 2023 vi è stato un incremento del 150% di merci contraffatte sequestrate e perciò è facile immaginare quanto più alto ancora sia il numero dei prodotti irregolari che girano indisturbati e che spesso, inconsapevolmente, comperiamo.
La Banca Mondiale ritiene che il volume d’affari per le merci contraffatte sia intorno ai 350 miliardi e la situazione continua a peggiorare per le vendite via internet, anche di prodotti sanitari falsi e pericolosi, i siti web più attivi nella vendita di merci contraffatte sono in Cina, Malesia, Indonesia e Corea.
Nel periodo 2015/2022 in Europa vi sono state 1.800 cause per contraffazione e molte altre centinaia per violazione del diritto d’autore.
Sono colpiti non solo i marchi del design e della moda ma anche il settore delle gomme, dei componenti d’acciaio o le penne e gli accendini del valore di pochi euro.
La lotta alla contraffazione, che dogane e Forze dell’Ordine proseguono con gran dispendio di energie e che deve essere continuamente supportata da severi ed incrociati controlli sul web, ha bisogno di leggi più moderne ma anche di una più forte consapevolezza del consumatori, per questo andrebbe portata avanti una campagna d’informazione attraverso tutti i tipi di media.
Aspettiamo che il governo agisca in questo senso.