Se ne parla troppo poco negli ultimi anni, ma l’impatto della contraffazione e della pirateria sull’economia e sulla creazione di occupazione in Italia e nell’intera Unione europea rimane fortissimo. Una nuova ricerca ha rilevato che ogni anno si perdono 8,6 miliardi in Italia a causa della contraffazione e il conto sale a 60 miliardi di euro se si guarda all’intera Europa. Se si contano le mancate vendite, il danno arriva a sfiorare i 100 miliardi di euro l’anno.
La crisi e gli acquisti su Internet hanno moltiplicato le vendite di prodotti contraffatti, che in Europa valgono il 5% del valore delle importazioni. Il dato emerge da un’indagine appena pubblicata dalla Euipo, l’agenzia dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale. Ad essere maggiormente danneggiate sono, ovviamente, le imprese più innovative e più produttive. In Italia i settori più colpiti sono abbigliamento, farmaci, tecnologia, cosmetici e pelletteria.
Il danno del mancato guadagno si riflette anche sui posti di lavoro persi: in Europa si calcola siano almeno 434.701, mentre in Italia ammontano a 52.705, una quota importante. Rispetto alla media europea, il nostro Paese infatti soffre più di altri per i danni alla proprietà intellettuale: la Euipo calcola infatti che si perdano ogni anno 116 euro per abitante Ue, ma in Italia la perdita sale a 142 euro.
Oltre al danno economico resta il pericolo dei possibili danni alla salute: “Visto che in testa ai prodotti contraffatti ci sono farmaci e cosmetici e, per la Ue ma non per l’Italia, anche vini e alcolici – osserva Andrea Di Carlo, vicedirettore dell’Osservatorio europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale – i rischi per la salute e la sicurezza sono molto alti”.
La contraffazione colpisce le aziende che si distinguono per l’innovazione: si tratta delle imprese che registrano più brevetti, e che da sole rappresentano il 42% del Pil Ue, 5700 miliardi di euro, e che impiegano il 28% dell’occupazione globale (con una ricaduta del 10% in via indiretta su settori che non sono ad alta intensità sotto il profilo dei diritti di proprietà intellettuale). Queste industrie generano inoltre un avanzo commerciale di circa 96 miliardi di euro con il resto del mondo, e versano ai propri lavoratori salari più alti del 46% rispetto alla media. Ecco perché la contraffazione colpisce doppiamente l’economia europea.
Questo reato molto grave però, spesso non viene colpito o penalizzato in modo esaustivo: le sanzioni non sono particolarmente pesanti, né in Italia né in generale nella Ue. “Il codice penale viene applicato solo se entra in ballo la criminalità organizzata – dice Di Carlo – oppure se i danni sono ingenti. Altrimenti, solo sanzioni lievi. Giusto la Svezia le ha inasprite un anno fa, ancora è presto per valutare gli effetti di questa decisione”.
L’Euipo conduce quest’indagine solo da alcuni anni, ma confrontando i dati attuali con quelli dell’Ocse emerge come la contraffazione sia in forte crescita. Questo avviene sostanzialmente per due ragioni. La prima è sicuramente la crisi, che ha spinto i consumatori ad acquistare prodotti con i prezzi più bassi senza interessarsi particolarmente sull’origine di questi prodotti. La seconda è la diffusione delle vendite on line: “Questo è un dato che emerge anche dalle indagini condotte dalle Dogane – spiega Di Carlo – c’è un forte aumento dei sequestri singoli, di prodotti acquistati per posta o per corriere. Inoltre acquistare on line permette di agire in via riservata, evitando l’eventuale riprovazione sociale che potrebbe suscitare l’acquisto di un prodotto contraffatto”.
A differenza di quello che si pensa, non tutto il mondo della contraffazione ha luogo in Cina. Dalla Turchia, ad esempio, arriva molta pelletteria e cosmetica. Molti prodotti non originali vengono anche prodotti all’interno della stessa Unione Europea, e magari etichettati e imballati come se arrivassero da Paesi extra Ue. Ecco perché la lotta alla contraffazione va combattuta in modo sempre più vigile e rigoroso