costruzione

  • Crolla un altro ponte

    In provincia di Pisa, sulla provinciale 329, la sera del primo dicembre è improvvisamente crollato un ponte sul quale scorre un traffico molto intenso, solo il caso ha impedito che ci fossero diverse vittime.

    In attesa di nuovi accertamenti, per definire se il crollo sia stato causato dal totale cedimento di un pilastro o da altri ammaloramenti, e in attesa delle opere di demolizione, che porteranno via qualche mese per poi posizionare un ponte Bailey che consentirà il ripristino della viabilità, i cittadini potranno ringraziare Dio per non essere stati sul ponte al momento del crollo e dovranno sopportare tutti i disagi che dureranno molto tempo.

    Forse non solo a me ma anche a tutti gli automobilisti sfuggiti all’ennesimo crollo di un ponte verranno alla mente tutti i ponti e i  cavalcavia che, dopo i controlli effettuati a seguito del crollo del ponte di Genova, sono stati dichiarati bisognosi di immediate opere per la messa in sicurezza.

    Sembra però, al momento, che al Ministro Salvini interessi più il ponte sullo Stretto che rimettere in sesto la rete stradale nazionale e rendere sicuri ponti e cavalcavia.

    Speriamo che questa ultima ennesima tragedia, evitata solo per pura fortuna, ricordi al Ministro che bisogna intervenire con urgenza sia con nuovi e approfonditi controlli che eseguendo le opere necessarie.

    I pochi o tanti soldi dei quali dispone il Governo devono prima di tutto servire per questi interventi e per tutti quelli necessari a garantire l’incolumità delle persone, basta pensare ai tanti edifici scolastici ed alle abitazioni pericolanti. Poi potremo parlare del ponte sullo Stretto per il quale si è già speso troppo rispetto a quanto non si è speso per strade e ferrovie in Calabria e in Sicilia.

  • L’ecosistema non si difende solo a parole

    Secondo l’indagine demoscopica Ipso la grande maggioranza degli italiani, quasi la totalità degli intervistati 9 su 10, è favorevole ad una revisione dell’articolo 9 della Costituzione per aggiungere, noi diciamo finalmente, alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico ed artistico anche la difesa dell’ecosistema, della biodiversità e della fauna. La tutela ed il rispetto degli animali, esseri senzienti come anche l’Unione Europea riconosce da anni, sono già tenuti in conto in molti paesi come la Germania, la Svizzera, l’Austria, gli Stati Uniti per citarne solo alcuni. Gli animali sono essenziali, sia in natura per tenere in vita l’ecosistema che nella nostra vita quotidiana per garantirci equilibrio e serenità come anche la pandemia ha dimostrato. Di fronte a questo sondaggio positivo che dimostra come la maggioranza degli italiani senta necessario ed urgente riequilibrare la nostra vita, nelle sue molteplici attività e manifestazioni, coniugandola con la difesa dell’ambiente e di tutte le creature che lo vivono, preoccupa che alcune forze politiche dimostrino solo a parole il loro interessamento mentre nei fatti, con emendamenti ed iniziative varie, si oppongano in sostanza alla salvezza dell’ecosistema, salvezza che non può prescindere dalla tutela degli animali, siano essi d’affezione o selvatici. D’altra parte l’esperienza ci dice che anche quando nella stessa Carta Costituzionale si difendono certi principi spesso poi nella realtà avviene tutt’altro. Se infatti all’art. 9 si scrive che il paesaggio e il patrimonio artistico sono tutelati basta girare un po’ per l’Italia per vedere distrutte quasi  tutte le nostre coste, i greti dei fiumi e dei laghi, per vedere colate di cemento inutili con pericoloso consumo di suolo, ruderi di palazzi, torri, immobili antichi lasciati cadere in rovina per costruire, con materiale scadente, miriadi di case e casette che tra pochi anni saranno da abbattere, forse anche prima che i malcapitati acquirenti abbiano finito di pagare il mutuo ed anche i sotterranei dei musei sono pieni di opere d’arte che nessuno vedrà mai e che rischiano di deteriorarsi ed andare perdute. Perciò scrivere sulla carta la difesa dell’ecosistema e degli animali è giusto ed urgente ma servirà a poco se non riusciremo a far crescere nella coscienza collettiva questa valori ed impegni.

  • Il primato del pubblico azzoppa ricostruzione e sviluppo del territorio

    C’è poco da stare allegri pensando che l’amministrazione pubblica sta per ricevere 209 miliardi dalla Ue. La ricostruzione ampiamente incompiuta delle aree del centro Italia colpite dal terremoto del 2016 attesta che laddove lo sviluppo del territorio non è affidato all’iniziativa privata, tale sviluppo resta soltanto sulla carta. A quattro anni dal sisma che ha danneggiato circa 79mila edifici, infatti, sono stati presentati solo 13.948 progetti e ne sono stati approvati appena 5.325, gli immobili riparati sono 2.544. La situazione è solo un po’ migliore per quel che riguarda i danni lievi (10.000 progetti circa e 4.500 approvazioni), mentre per le scuole risultano completati 17 interventi a fronte di 250 complessi scolastici su cui agire e per le chiese sono state portate a termine 100 ristrutturazioni su 944.

    La subordinazione dell’interesse dei cittadini a tornare alla normalità alle regole della pubblica amministrazione ha fatto sì che su 2.357 opere pubbliche finanziate quelle recuperate in 4 anni siano 186 ed intanto oltre 30mila persone vivono ancora in affitto con sussidi pubblici per un importo di 150 milioni l’anno.

    Il Ponte Morandi resta insomma un’eccezione più che un battistrada e qualunque sia il contesto nel quale si parla di opere pubbliche – ricostruzione post-sisma o utilizzo del Recovery fund – le buone intenzioni devono fare i conti con la realtà, lo strapotere che negli anni ha assunto la pubblica amministrazione in un Paese che crede al di là dell’evidenza nell’equazione secondo cui non c’è salvezza fuori dal pubblico.

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