Covid

  • Chinese factories boom while Japan’s are in reverse

    Manufacturers in Asia’s two biggest economies are performing very differently after the pandemic.

    Factory activity in China expanded last month at the fastest pace in more than a decade, official figures show.

    However, in Japan manufacturing activity shrank in February at the fastest pace in over two years.

    Firms around the world are balancing reopening as Covid restrictions ease against rising costs of everything from energy to workers’ wages.

    China’s manufacturing purchasing managers’ index (PMI) rose to 52.6 from 50.1 in January, according to China’s National Bureau of Statistics. It was the highest monthly reading since April 2012.

    PMIs are a measure of economic trends which provide businesses, central banks, governments and investors important information about current and future business conditions.

    The PMI is shown as a number from 0 to 100. A reading above 50 shows expansion in activity compared to the previous month. A number below 50 indicates contraction. The further the figure is away from 50 the greater the amount of change.

    China’s much better-than-expected performance came after the strict coronavirus measures in the world’s second largest economy were eased late last year.

    The country saw one of its worst years in nearly half a century in 2022 due to widespread lockdowns and outbreaks of Covid-19.

    Meanwhile, in Japan a private manufacturing PMI fell to 47.7 in February from January’s 48.9, marking the fastest fall since September 2020.

    The data underscored the major issues faced by businesses in the country – which is the world’s third largest economy – including a global slowdown, the soaring cost of raw materials and calls for firms to raise wages for their workers to help ease a cost of living crisis.

    The figures came a day after Japanese government data showed the country’s factories, notably car makers and computer chip producers, cut output in January at the fastest rate in eight months.

  • Covid: l’OMS stila le cinque misure da adottare per evitare una recrudescenza dei contagi

    Alla luce dell’aumento dei casi di Covid nel mondo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ricordato quali sono le misure da tenere contro la pandemia: aumento della diffusione del vaccino nella popolazione generale; somministrare ulteriori dosi di vaccino ai gruppi prioritari; promuovere l’uso della mascherina all’interno e nei trasporti pubblici; ventilare gli spazi affollati e pubblici come scuole, bar e ristoranti, uffici open space e trasporti pubblici; fornire terapie precoci e appropriate ai pazienti a rischio di malattia grave.

    Hans Henri Kluge, direttore regionale per l’Europa, come riporta TGCom24, afferma che “entrando nel 2023, i Paesi di tutta Europa e dell’Asia centrale devono raddoppiare i loro sforzi per attuare strategie di comprovata efficacia ed evitare di essere compiacenti”. Per l’Oms questo “significa reinvestire urgentemente e impegnarsi nuovamente per una maggiore sorveglianza virologica e genomica, compresa la sorveglianza delle acque reflue, se possibile. Ciò significa – continua Kluge – investire e salvaguardare la forza lavoro sanitaria la cui situazione precaria in molti luoghi potrebbe minare l’effettiva erogazione dei servizi sanitari”. Le tre parole chiave per garantire maggiore sicurezza per tutti, secondo il rappresentante dell’OMS, sono: scienza, sorveglianza, responsabilità.

  • Il Dragone ci riprova e l’OMS latita

    Nel 2020 l’anno inizia con il covid, misteriosa malattia che, piaccia o non piaccia, arriva dalla Cina.

    In breve tempo contagi, morti, ospedali pieni e bare che non si riescono a far arrivare al cimitero o all’inceneritore: ricordiamo tutti i giorni della paura e del dolore.

    Continuano ancora oggi gli accertamenti, osteggiati dal governo cinese, per verificare la vera causa che ha scatenato la pandemia, laboratorio, involontario o meno, o catena di trasmissione tra animali con l’approdo all’essere umano?

    Certo è che il governo cinese ha, per troppo tempo, negato l’esistenza del virus che già dal 2019 si era propagato nel Paese del Dragone e che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità non ha agito tempestivamente, resta anche da appurare se questo ritardo sia avvenuto per ignoranza, superficialità, comunque colpevole, o per pressioni di Pechino.

    Quanto è accaduto è ben vivo nella mente di ciascuno per questo non possiamo tollerare che all’inizio del 2023, a distanza di tre anni, anni che in parte non abbiamo vissuto perché chiusi in casa, oppressi dalle terribili notizie, con una modifica radicale delle nostre libertà, le conseguenze ancora si sentono forte specie nei più giovani e nei più anziani che hanno perduto quella socialità necessaria alla crescita o ad una vecchiaia serena, si debbano ascoltare le reprimende di Pechino che ci accusa di discriminazione per avere giustamente deciso controlli sanitari per cittadini provenienti dalla Cina.

    Il presidente Xi Jinping dopo aver tenuta segregata per tre anni gran parte della popolazione cinese, con il suo assurdo progetto zero covid che ha fatto subire un ingente danno economico al paese privo di un vaccino efficace e senza una vaccinazione di massa, ora in pochi giorni ora ha deciso il liberi tutti ed i contagi sono dilagati in modo esponenziale.

    La storia si ripete: ancora una volta non arrivano notizie, il governo cinese rifiuta ogni informazione ma pretende che gli altri paesi accettino le sue decisioni senza prendere alcuna precauzione necessaria per evitare una nuova pandemia, magari con nuove varianti, e rifiuta i vaccini offerti dall’Europa.

    E ancora una vota l’Organizzazione Mondiale della Sanità è in ritardo.

    I dittatori non perdono il vizio di cercare di dettare legge anche fuori dal loro paese e certamente la notizia, di qualche settimana fa, della presenza in Europa ed anche in Italia di stazioni di polizia cinese non ci rassicura sui veri progetti del Dragone.

    Secondo un articolo de Il Sole 24Ore del 9 gennaio 2023 il 90% dei residenti dell’Henan, la provincia più popolosa della Cina, è risultato infettato dal covid. Calcoli alla mano si tratterebbe di 88,5 milioni di persone sui quasi 100 milioni di abitanti della provincia. L’aumento esponenziale dei contagi è concomitante alla nuova strategia sanitaria del Paese in cui l’annullamento della politica zero covid ha visto accrescere contagi e morti.

  • China Covid: Chinese TV censors shots of maskless World Cup fans

    The phrase “football is nothing without fans” has become so accepted as to be cliché among some commentators. But Chinese state TV has been testing that assumption to its limit throughout the World Cup.

    On Monday, as Ghana beat South Korea in a classic World Cup clash, subtle changes to China’s coverage of the match ensured viewers were not exposed to images of maskless supporters – and to a world moving on from Covid restrictions.

    Those watching on the BBC – and in most places around the world – will have seen their screens filled with the image of a beaming, maskless, Ghana fan celebrating excitedly as the camera zooms in.

    After Mohammed Kudus fired home the winner in the 68th minute, images of dancing and cheering fans – as well as shots of anxious South Korea fans – were beamed around the world.

    But not in China, where those watching on the state broadcaster’s sports channel, CCTV 5, will have experienced these moments differently.

    Instead of being shown the raucous fans, Chinese viewers saw the reactions of South Korea’s coach Paulo Bento and Ghana manager Otto Addo.

    And as the game reached its conclusion, shots of tearful South Korea supporters with their heads in their hands were conspicuously absent on the Chinese output.

    The change is subtle but very deliberate.

    As anti-lockdown protests rock China, state TV executives have been careful to avoid beaming images of a world largely moving on from Covid-19 restrictions into citizens’ homes.

    It is not unusual for broadcasters at major tournaments to be given the option of choosing their own camera angles, and some often set a slight delay to allow the editing and selection of pictures before the public sees them.

    The BBC observed that there was roughly a 52-second delay between its own coverage of the match and CCTV 5’s.

    But in this case, the changes appear to have come after images of maskless fans celebrating in packed stadiums stoked anger in China, where snap lockdowns and restrictions remain commonplace and controversial.

    Social media users in China were quick to notice the change, with many expressing frustration at how differently the rest of the world now seems to be treating Covid.

    An open letter questioning China’s ongoing zero-Covid policies and asking if it was “on the same planet” as Qatar quickly spread on messaging app WeChat last week, before being censored.

    “On one side of the world, there is the carnival that is the World Cup, on the other are rules not to visit public places for five days,” one user of the Weibo social media platform wrote.

    Even the state-backed Global Times newspaper has conceded that some fans are “choosing to watch the games at home with their families” as many Chinese cities remain under restrictions.

    And while wide angle shots showing some maskless fans are impossible to avoid completely, close up images of supporters enjoying the action free from restrictions are unlikely to return for Chinese fans.

  • Ancora utile l’aggiornamento quotidiano sui casi di contagio

    La pandemia, purtroppo, è ancora in corso pertanto è necessario, mentre si è di fatto tornati alla normalità, non abbassare la guardia e per questo motivo riteniamo che sarebbe stato meglio, da parte del Ministro Schillaci, aspettare a togliere l’aggiornamento quotidiano sui casi di contagio.

    Le persone usano pochissime cautele e il virus continua a circolare, in un periodo nel quale aumentano anche i casi di influenza e non solo, per questo essere ancora aggiornati quotidianamente sui dati e l’incidenza del covid sarebbe un minimo di deterrente per invogliare i cittadini ad evitare comportamenti superficiali che creano ulteriori contagi.

    Condividiamo la necessità di una immediata commissione di indagine che affronti quanto è stato o non è stato fatto dall’inizio della pandemia, contestualmente speriamo sia dato vita alla ridefinizione del piano di prevenzione e controllo delle pandemie, piano che è datato 2006 e che, ovviamente, non ci ha messo né ci mette al riparo da nuovi errori e improvvisazioni.

  • La relazione della Commissione sull’impatto della pandemia di COVID-19 sulla salute mentale dei giovani

    In occasione della Giornata mondiale della salute mentale, la rete Youth Wiki della Commissione ha pubblicato la relazione “The Impact of the COVID-19 pandemic on the mental health of young people — Policy responses in European countries”. La relazione esamina l’impatto della pandemia di COVID-19 sulla salute mentale dei giovani e le misure strategiche messe in atto dagli Stati membri per attenuare le conseguenze dei lockdown, che hanno causato solitudine e isolamento a molti giovani europei.

    La relazione individua i fattori principali che hanno inciso sulla salute mentale dei giovani durante la pandemia e sviluppa una panoramica dettagliata delle politiche, delle iniziative e dei programmi istituiti per affrontarli. Offre inoltre esempi di buone pratiche per sostenere la salute mentale dei giovani e suggerisce orientamenti futuri per l’elaborazione delle politiche.

    Tra le misure adottate, alcuni paesi hanno investito nel rafforzamento dei servizi legati alla salute mentale, al fine di fornire sostegno psicologico sia a scuola sia a casa. Altri hanno scelto di promuovere l’inclusione digitale per evitare l’isolamento degli studenti.

    Rafforzare il benessere dei giovani è una delle priorità del premio dell’UE per la salute 2021, e la salute mentale è anche un settore tematico del nuovo Corpo europeo di solidarietà (2021-2027). Dal 2005 la Commissione dedica maggiore attenzione alla salute mentale e al benessere, in particolare attraverso l’iniziativa “Healthier Together”, dedicata alle malattie non trasmissibili.

  • Five reasons why China’s economy is in trouble

    China’s economy is slowing down as it adapts to a punishing zero-Covid strategy and weakening global demand.

    Official growth figures for the July to September quarter are expected soon – if the world’s second-largest economy contracts, that increases chances of a global recession. Beijing’s goal – an annual growth rate of 5.5% – is now out of reach although officials have downplayed the need to meet the target. China narrowly avoided contraction in the April to June quarter. This year, some economists do not expect any growth.

    The country might not be battling steep inflation like the US and the UK, but it has other problems – the factory of the world has suddenly found fewer customers for its products both domestically and internationally. Trade tensions between China and major economies such as the US are also hampering growth.

    And the yuan is on course for its worst year in decades as it plummets against the US dollar. A weak currency spooks investors, fuelling uncertainty in financial markets. It also makes it difficult for the central bank to pump money into the economy.

    All of this is happening at a time when the stakes are especially high for President Xi Jinping – he is expected to secure an unprecedented third term at the Communist Party Congress (CPC) which begins on 16 October.

    So what exactly has gone wrong?

    1. Zero Covid is wreaking havoc

    Covid outbreaks in several cities, including manufacturing hubs like Shenzhen and Tianjin, have been hurting economic activity across industries.

    People are also not spending money on things like food and beverages, retail or tourism, putting major services under pressure.

    On the manufacturing side, factory activity appears to have climbed back up in September, according to the National Bureau of Statistics.

    The rebound could be because the government is spending more on infrastructure.

    But it came after two months in which manufacturing did not expand. And it has raised questions, especially since a private survey showed that factory activity actually fell in September, with demand hitting output, new orders and employment.

    Demand in countries like the US has declined too because of higher interest rates, inflation and the war in Ukraine.

    Experts agree that Beijing could do more to stimulate the economy, but there is little reason in doing so until zero Covid ends.

    “There is not a lot of point in pumping money into our economy if businesses cannot expand or people cannot spend the money,” said Louis Kuijs, chief Asia economist at S&P Global Ratings.

    2. Beijing isn’t doing enough

    Beijing has stepped in – in August it announced a 1 trillion yuan ($203bn; £180bn) plan to boost small businesses, infrastructure and real estate.

    But officials can do a lot more to trigger spending to meet growth targets and create jobs.

    This includes investing more in infrastructure, easing borrowing conditions for home buyers, property developers and local government, and tax breaks for households.

    “The response of the government to the weakness in the economy has been quite modest compared to what we have seen during previous economic bouts of weakness,” Mr Kuijs said.

    3. China’s property market is in crisis

    Weak real estate activity and negative sentiment in the housing sector has undoubtedly slowed growth.

    This has hit the economy hard because property and other industries that contribute to it account for up to a third of China’s Gross Domestic Product (GDP).

    “When confidence is weak in the housing market, it makes people feel unsure about the overall economic situation,” Mr Kuijs said.

    Home buyers have been refusing to make mortgage payments on unfinished buildings and some doubt their houses will ever be completed. Demand is down for new homes and that has reduced the need for imports of commodities used in construction.

    Despite Beijing’s efforts to prop up the real estate market, home prices in dozens of cities have declined by more than 20% this year.

    With property developers under pressure, analysts say authorities might have to do far more to restore confidence in the real estate market.

    4. Climate change is making matters worse

    Extreme weather is starting to have a lasting impact on China’s industries.

    A severe heatwave, followed by a drought, hit the south-western province of Sichuan and the city of Chongqing in the central belt in August.

    As the demand for air conditioning spiked, it overwhelmed the electricity grid in a region that almost entirely relies on hydropower.

    Factories, including major manufacturers like iPhone maker Foxconn and Tesla, were forced to cut hours or shut altogether.

    China’s Statistics bureau said in August that profits in the iron and steel industry alone were down by more than 80% in the first seven months of 2022, compared to the same period last year.

    Beijing eventually came to the rescue with tens of billions of dollars to support energy companies and farmers.

    5. China’s tech titans are losing investors

    A regulatory crackdown on China’s tech titans – which has already lasted two years – is not helping.

    Tencent and Alibaba reported their first drop in revenue in the most recent quarter – Tencent’s profits fell by 50%, while Alibaba’s net income fell by half.

    Tens of thousands of young workers have lost work – adding to a jobs crisis where one in five people aged 16 to 24 are unemployed. This could hurt China’s productivity and growth in the long run.

    Investors are also sensing a shift in Beijing – some of China’s most successful private companies have come under greater scrutiny as Mr Xi’s grip on power grows.

    As state-owned companies appear to be gaining favour, foreign investors are taking money off the table.

    Japan’s Softbank pulled out a huge amount of cash from Alibaba, while Warren Buffet’s Berkshire Hathaway is selling its stake in electric vehicle maker BYD. Tencent has had more than $7bn worth of investments withdrawn in the second half of this year alone.

    And the US is cracking down on Chinese companies listed on the American stock market.

    “Some investment decisions are being postponed, and some foreign companies are seeking to expand production in other countries,” S&P Global Ratings said in a recent note.

    The world is becoming accustomed to the fact that Beijing may not be as open for business as it used to be – but Mr Xi is risking the economic success that has powered China in recent decades.

  • Team Europa ha fornito 47,7 miliardi di euro per aiutare i suoi partner ad affrontare la pandemia e le sue conseguenze

    Da quando è scoppiata la pandemia di COVID-19, all’inizio del 2020, gli Stati membri dell’UE e gli istituti finanziari europei, nell’ambito di Team Europa, hanno erogato 47,7 miliardi di € per aiutare i paesi partner ad affrontare la pandemia e le sue conseguenze, mantenendo le promesse con risultati concreti. La cifra supera di gran lunga il pacchetto di sostegno di Team Europa inizialmente promesso nella primavera del 2020, pari a 20 miliardi di €, che ora è salito a 53,7 miliardi di €.

    La risposta di Team Europa al COVID-19 sostiene oltre 140 paesi partner. Dei 53,7 miliardi di € complessivi mobilitati finora dal pacchetto Team Europa, al 31 dicembre 2021 erano stati erogati 47,7 miliardi di €:

    • 3 miliardi di € per rispondere alle esigenze umanitarie di emergenza
    • 10,6 miliardi di € per rafforzare i sistemi sanitari, idrici e igienico-sanitari
    • 34,1 miliardi di € per mitigare le conseguenze socioeconomiche della pandemia, tra cui la perdita di posti di lavoro e le difficoltà nel settore dell’istruzione.

    A fine 2021 Team Europa aveva erogato l’88,8% dei 53,7 miliardi di € impegnati. Nell’aprile 2021 gli esborsi erano arrivati a 34 miliardi di € e alla fine del 2021 avevano raggiunto 47,7 miliardi di € (+13,7 miliardi di €).

    Al 31 dicembre 2021 lo stato degli esborsi rispetto agli impegni era il seguente:

    • vicinato: 13,6 miliardi di € su 15,6 miliardi di €
    • Africa subsahariana: 8,3 miliardi di € su 9,0 miliardi di €
    • Balcani occidentali e Turchia: 6,8 miliardi di € su 7,6 miliardi di €
    • Asia e Pacifico: 4 miliardi di € su 4,3 miliardi di €
    • America latina e Caraibi: 2,5 miliardi di € su 3,2 miliardi di €
    • Africa, Caraibi e Pacifico, regionali: 539 milioni di € su 743 milioni di €
    • territori d’oltremare e Groenlandia: 579 milioni di € su 631 milioni di €
    • programmi globali: 8,6 miliardi di € su 9,7 miliardi di €

    Il pacchetto “Team Europa” è stato lanciato l’8 aprile 2020 per sostenere i paesi partner dell’UE nella lotta contro la pandemia di COVID-19 e le sue conseguenze. Il sostegno finanziario inizialmente promesso era pari a circa 20 miliardi di € e comprendeva risorse provenienti dall’UE, dai suoi Stati membri e dalle istituzioni finanziarie, in particolare la Banca europea per gli investimenti e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.

    Gli impegni finanziari sono poi raddoppiati fino a raggiungere i 40,5 miliardi di € a gennaio 2021. Ad aprile 2021 erano ulteriormente aumentati a 46 miliardi di €, e poi a 53,7 miliardi di € alla fine del 2021.

    Questo sostegno collettivo mondiale è incentrato: 1) sulla risposta d’emergenza e sulle esigenze umanitarie immediate; 2) sul rafforzamento dei sistemi sanitari, idrici, igienici e alimentari e 3) sull’attenuazione delle conseguenze sociali ed economiche della pandemia.

    Fonte: Commissione europea

  • Non siamo giapponesi perciò abbiamo bisogno di certezze non di raccomandazioni

    Da giorni sappiamo, e ci è continuamente ricordato, che il covid è in forte espansione con un elevato indice di trasmissibilità mentre aumentano, oltre ai contagiati, i ricoveri e le vittime.

    Da giorni autorevoli voci sottolineano come sia raccomandato l’uso della mascherina al chiuso e all’aperto nei casi di sovraffollamento, nel frattempo la maggioranza delle persone si guarda bene dall’usarla mentre si susseguono concerti con decine di migliaia di presenze e legittime e affollate feste nei piccoli comuni.

    Certo è estate, tutti abbiamo voglia di libertà e di stare insieme agli altri, altrettanto certo è che l’aver dimentica ogni precauzione ci ha portato ad una situazione molto grave che può ancora drammaticamente peggiorare come dimostra la riapertura, in molti ospedali, dei reparti covid.

    Come è noto a tutti siamo un popolo di anarchici in pectore, un po’ paurosi ma molto più strafottenti, sempre convinti di essere immuni dal pericolo, non siamo giapponesi ligi anche alle raccomandazioni per senso del dovere, le raccomandazioni a noi non bastano, a volte non bastano neppure le leggi!

    Per questo rivolgiamo un preghiera alle autorità competenti, a partire dal ministro della Sanità,: cerchiamo di non avere il solito timore di critiche o di cali di consenso e abbiano il coraggio di dire che la mascherina, fino a che i contagi non scenderanno significativamente, non è un optional ma un obbligo nei luoghi chiusi e all’aperto, quando c’è folla.

    Certo cominceranno subito le polemiche, si parlerà di autoritarismo, si rivendicherà il  proprio diritto anche ad ammalarsi e a contagiare il prossimo, è un film già visto ma la salute collettiva vale di più delle proteste di qualche militante o leader di partito o delle contumelie dei soliti negazionisti e terrapiattisti.

    La mascherina ai concerti ed alle feste in piazza o nei grandi magazzini e supermercati non lede nessuna sacrosanta libertà ma tutelerà un po’ di più la salute di tutti.

    E, non ultimo, gli addetti ai lavori ci spieghino meglio chi sono per loro i soggetti fragili specificando le varie fragilità, diabete, tumore, cardiopatia, asma… e ricomincino a spingere sulla campagna vaccinale per quelle seconde e terze dosi che non sono mai state fatte!

    Tutto il resto è ancora una volta aria fritta, paura di prendere decisioni perchè si sa che, in Italia, l’unica cosa che la cosiddetta classe dirigente teme è l’impopolarità e l’unico obiettivo è cercare consenso anche dicendo o facendo proposte inutili o pericolose. Certo ci sono le elezioni ma come ben sappiamo la maggioranza dei cittadini, sempre più delusi, o non va a votare o vota per sfregio perciò cerchiamo di avere un po’ di coraggio e di fare il meglio per tutti non solo per i nostri ipotetici elettori.

  • Chinese property developers accept farm produce for homes

    Several Chinese property developers have said they would accept food as payment for homes in recent months, as they attempt to attract buyers.

    The companies advertised deals to let people use produce – including peaches, water melons and garlic – as down payments on new homes.

    However, some of these unusual offers have now reportedly been pulled.

    Home sales in China have fallen for 11 months in a row, while this week a major developer defaulted on its debts.

    Last week, a property company in the eastern city of Wuxi said it would allow peaches be used to offset as much as 188,888 Chinese yuan ($28,218; £23,289) in down payments for homes.

    Another developer in nearby Nanjing said it would accept as much as 5,000kg of watermelon from farmers. It valued the produce at 100,000 Chinese yuan – several times what it would cost at local markets.

    However, the promotion that was meant to run until next Friday has been suspended, the state-run Global Times newspaper reported.

    “We were told to delete all promotional posters on the social media platforms,” the paper quoted a representative of the company as saying, without giving further details.

    In May, property firm Central China Management ran a 16-day campaign in which it accepted garlic as down payments for homes in China’s Qi county, a major garlic-producing region.

    “We are helping farmers with love, and making it easier for them to buy homes,” the firm said in a WeChat post.

    Under the deal, one catty of garlic, which is equivalent to 500g in mainland China, was valued at five Chinese yuan, which is around three times its market price.

    The company said it had accepted 860,000 catties of garlic in deals involving 30 homes.

    However, it has since removed an advert for a similar a deal involving wheat, which was launched on WeChat last month. The company did not immediately respond to a BBC request for comment.

    Experts have said the deals are a way for developers to get around local authority rules that limit the size of discounts they are allowed to offer.

    Official figures for May show that sales of residential properties in China fell by 41.7% from a year earlier, the 11th consecutive month of declines.

    On Sunday, major Chinese developer Shimao Group said it had missed interest and principal payments on $1bn (£825m) of offshore bonds due that same day.

    In a filing to the Stock Exchange of Hong Kong, the company said it had seen a “noticeable decline” in sales with “significant changes to the macro environment of the property sector in China since the second half of 2021 and the impact of Covid-19”.

    Meanwhile, embattled Chinese real estate giant Evergrande is in the process of restructuring its business after defaulting on its debts late last year.

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