Covid

  • La Commissione approva una misura italiana da 130 milioni di € a sostegno degli operatori del trasporto ferroviario di merci e degli operatori commerciali del trasporto ferroviario di passeggeri colpiti dalla pandemia di coronavirus

    La Commissione europea ha approvato un regime italiano da 130 milioni di € a sostegno del trasporto ferroviario di merci e del trasporto ferroviario commerciale di passeggeri nel contesto della pandemia di coronavirus. Ciò fa seguito a un’altra misura volta a ridurre i canoni di accesso alle linee ferroviarie inizialmente approvata dalla Commissione il 24 marzo 2021 e successivamente modificata

    La misura consentirà di esentare gli operatori del trasporto ferroviario di merci e gli operatori commerciali del trasporto ferroviario di passeggeri da una parte dei costi relativi ai canoni di accesso alle linee ferroviarie (vale a dire i canoni che le imprese ferroviarie devono versare per l’utilizzo della rete ferroviaria) nel periodo dal 1º gennaio al 31 marzo 2022.

    L’obiettivo della misura è sostenere gli operatori ferroviari preservandone la competitività e conservando il trasferimento del traffico dalla strada alla ferrovia conseguito prima della pandemia di coronavirus.

    La Commissione ha constatato che, oltre a sostenere una forma di mobilità rispettosa dell’ambiente come il trasporto ferroviario, la misura è proporzionata e necessaria per conseguire l’obiettivo perseguito, vale a dire agevolare il trasferimento modale dalla strada alla ferrovia, senza provocare indebite distorsioni della concorrenza. Su queste basi la Commissione ha approvato il regime in conformità delle norme dell’Unione sugli aiuti di Stato.

    Fonte: Commissione europea

  • Guardare il proprio ombelico pensando di guardare il mondo

    In poco più di due anni la maggior parte delle nostre sicurezze sono venute meno: il covid ci ha dimostrato che ogni parte del mondo può essere colpita all’improvviso, la guerra in Ucraina che libertà, democrazia, diritto internazionale se non sono difesi diventano carta straccia bagnata di sangue.
    Entrambi gli avvenimenti hanno portato molti a riconsiderare vari aspetti delle nostre società evidenziando, se non ancora le soluzioni, almeno i problemi che ormai non possono più essere nascosti sotto il tappeto degli interessi finanziari, personali o degli Stati.
    Dobbiamo confrontarci con alcune inoppugnabili realtà:

    Non esiste, in un mondo che ha sposato in modo acritico la globalizzazione senza guida, uno strumento concreto per fare rispettare i principi cardine del diritto internazionale e la carta dei diritti fondamentali.
    La transizione ecologica è urgente, l’ecosistema, nella sua completezza e complessità, è gravemente minato, sostituire completamente, nell’immediatezza, le attuali fonti energetiche è impossibile ma si deve procedere il più celermente possibile mentre, invece, si rischiano ulteriori ritardi per la miopia di alcune forze politiche, le lentezze burocratiche e gli affari sporchi che non si riescono ancora a debellare.
    Il nuovo assetto delle aree di influenza, economica, politica e militare non sarà raggiunto in breve e non sarà immune da nuovi conflitti e azioni di forza in ogni campo, anche culturale, con la necessità di ridefinire chiaramente il concetto di libertà, individuale e collettiva, ed i conseguenti limiti e le necessarie garanzie.
    Lo sviluppo sostenibile non può prescindere dalla valutazione delle conseguenze, a medio e lungo termine, delle scelte che si fanno in ogni campo, compreso quello del progresso tecnologico. Vale la pena chiedersi quanto danno fanno e hanno fatto al riscaldamento globale i viaggi nello spazio per diporto, le migliaia di bombe, i continui esperimenti di nuove armi anche intercontinentali, l’uso smisurato della rete con il conseguente dispendio energetico.
    I diritti individuali e collettivi si devono coniugare con altrettanti  doveri, si deve tornare a far crescere la società nel rispetto di quelle esigenze che sono diverse a seconda dell’età dell’essere umano così che i più piccoli abbiano i tempi necessari per crescere e maturare, i più anziani siano rispettati, le persone con malattie o disabilità abbiano opportunità concrete.
    La funzione politica, per chiunque, non può prescindere dall’impegno ad acquisire  quella preparazione storica, geopolitica, sociale ed economica necessaria a garantire che chi rappresenta i cittadini, e a maggior ragione lo Stato, le istituzioni, sia in grado di farlo adeguatamente. La democrazia è un bene prezioso che va difeso anche dando agli elettori strumenti adeguati di conoscenza e valutazione e la difesa della libertà di stampa e del diritto di parola deve poter contare su una evidente distinzione tra la notizia ed il suo commento.
    Vorremmo, mentre c’è in corso una guerra con morti e feriti veri e il covid non è ancora sconfitto, che le forze politiche italiane cominciassero a ragionare di questi e dei tanti altri aspetti che, per ovvie ragioni di spazio, non ho elencato. Vorremmo, proprio in vista delle amministrative e delle prossime politiche, che si smettesse di innaffiare solo il proprio orticello perché i voti servono a poco se non si è poi in grado di governare, come gli ultimi anni hanno dimostrato.
    Sentiamo parlare di Pace alcuni  politici che fino a poco tempo fa avevano grande simpatia ed ammirazione per Putin, l’uomo i cui eserciti hanno già commesso crimini orrendi in Cecenia, Georgia, Siria, il presidente che ha invaso ed occupato la Crimea mentre tanti dei suoi avversari, giornalisti, funzionari, oligarchi sono stati e sono uccisi o imprigionati.
    La pace è un concetto serio non da battute sui giornali e in tv per acquisire qualche ipotetico voto, la pace si ottiene con capacità, lavoro, diplomazia e la pace non può essere mai una resa a chi invade la tua casa, la distrugge ed uccide i tuoi figli.

    Non rimaniamo stupiti per certe dichiarazioni da Conte e Salvini ad alcuni sindacati e movimenti di estrema sinistra, non rimaniamo  stupiti perché, purtroppo, siamo abituati a sentire parlare per fare aria ai denti senza comprendere i danni che si fanno con certe affermazioni. La pace si può ottenere solo se al tavolo delle trattative l’Ucraina potrà sedersi da Paese libero ed indipendente e per difendere libertà ed indipendenza è necessario poter respingere l’invasione e la violenza dei russi, cosa che si può fare solo con le armi. Se poi qualcuno preferisce che l’Ucraina scompaia e che i suoi abitanti siano deportati od uccisi lo dica chiaramente, l’Italia è un Paese dove si può dire tutto e il contrario di tutto.

    Se crediamo veramente nella pace parliamone meno in tv e mettiamo in piedi iniziative concrete per cercare di aprire quegli spiragli che ora le bombe ed i missili di Putin hanno chiuso.

    La pace si ottiene guardando alla realtà, al mondo e non fissando il proprio ombelico convinti di essere uomini politici mentre si è solo persone di parte.

  • La Commissione interviene per sostenere il settore del commercio al dettaglio nel contesto della pandemia di coronavirus

    La Commissione europea ha approvato un regime italiano da 200 milioni di euro a sostegno del settore del commercio al dettaglio nel contesto della pandemia di coronavirus. Il regime è stato approvato nell’ambito del quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato.

    Nell’ambito del regime, l’aiuto assumerà la forma di sovvenzioni dirette. La misura sarà aperta alle imprese che svolgono commercio al dettaglio come attività principale che hanno subito un calo del fatturato di almeno il 30% nel 2021 rispetto al 2019 e i cui ricavi non hanno superato i 2 milioni di euro nel 2019. L’importo dell’aiuto per beneficiario sarà calcolato sulla base della differenza tra i ricavi medi mensili nel 2021 e quelli registrati nel 2019. L’obiettivo del regime è soddisfare il fabbisogno di liquidità dei beneficiari e aiutarli a proseguire le loro attività durante e dopo la pandemia.

    La Commissione ha constatato che il regime italiano è in linea con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo. In particolare, l’aiuto i) non supererà i 2,3 milioni di euro per beneficiario; e ii) sarà concesso entro il 30 giugno 2022.

    La Commissione ha concluso che la misura è necessaria, adeguata e proporzionata per porre rimedio a un grave turbamento dell’economia di uno Stato membro in linea con l’articolo 107, paragrafo 3, lettera b), del TFUE e con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo. Su tale base la Commissione ha approvato le misure in conformità delle norme dell’Unione sugli aiuti di Stato.

    Fonte: Commissione europea

  • Covid e inquinamento

    Con l’arrivo inaspettato del Covid abbiamo avuto negli ultimi due anni un uso massivo di dispositivi medici, e non, di protezione che hanno modificato il nostro stile di vita ma anche il nostro comportamento in termini di smaltimento degli stessi, provocando non solo difficoltà al chiarimento degli organi competenti di come e dove smaltirli, ma anche al loro accumulo casalingo e ambientale.

    Infatti dalle stime ufficiali, che non comprendono i dispositivi ad uso domestico e/o personale, si stima che siano stati prodotti 87.000 tonnellate di rifiuti di dispositivi di protezione individuale, che non comprendono peraltro le mascherine mediche usa e getta.

    In più dobbiamo aggiungere i milioni (si stima più di 140) dei kit di test antigenici e dei rifiuti chimici connessi (più di 700 000 litri), e in aggiunta aghi, siringhe, garze, guanti e materiale vario ad uso sanitario (disinfettanti e detergenti). Ciò impone la ricerca da una parte di normative nazionali e internazionali che diano indicazioni precise sul modo di smaltire e quindi aiutare il cittadino a farlo nel modo corretto, ma dall’altra parte di una sensibilizzazione civica mediata dagli organi governativi che faccia intendere alla popolazione il grave rischio di inquinamento da “materiale Covid“ , evitando così comportamenti personali che portino ad un ulteriore possibile inquinamento.

    Fonte: quotidianosanità.it

  • Aiuti di Stato: la Commissione approva un regime italiano da 100 milioni di euro a sostegno degli operatori di servizi di ristorazione nel contesto della pandemia di coronavirus

    La Commissione europea ha approvato un regime italiano da 100 milioni di € a sostegno dei servizi di ristorazione nel contesto della pandemia di coronavirus. Il regime è stato approvato nell’ambito del quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato.

    Nell’ambito del regime, l’aiuto assumerà la forma di sovvenzioni dirette fino a 10 000 € per operatore. Il bilancio rimanente sarà ripartito tra i beneficiari ammissibili in base al rapporto tra il numero di dipendenti di ciascun operatore e il numero totale di dipendenti di tutti i beneficiari. La misura sarà aperta agli operatori di servizi di ristorazione di qualsiasi dimensione. Lo scopo del regime è aiutare i beneficiari a soddisfare il fabbisogno di liquidità e a proseguire le loro attività durante e dopo la pandemia.

    La Commissione ha constatato che il regime italiano è in linea con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo. In particolare, l’aiuto i) non supererà i 2,3 milioni di € per beneficiario; e ii) sarà concesso entro il 30 giugno 2022.

    La Commissione ha concluso che la misura è necessaria, adeguata e proporzionata per porre rimedio a un grave turbamento dell’economia di uno Stato membro in linea con l’articolo 107, paragrafo 3, lettera b), del TFUE e con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo. Su tale base la Commissione ha approvato le misure in conformità delle norme dell’Unione sugli aiuti di Stato.

  • Certificato COVID digitale dell’UE: i certificati di guarigione possono ora essere rilasciati anche sulla base di test antigenici rapidi

    La Commissione europea ha adottato un atto delegato relativo al certificato COVID digitale dell’UE per il rilascio di certificati di guarigione. A partire dal 22 febbraio, le nuove norme consentiranno agli Stati membri di rilasciare certificati di guarigione sulla base di un risultato positivo di un test antigenico rapido. In precedenza, un certificato di guarigione poteva essere rilasciato solo in seguito all’esito positivo di un test molecolare di amplificazione dell’acido nucleico (NAAT), come la RT-PCR. Al fine di garantire l’accuratezza e l’affidabilità del certificato, il test antigenico rapido utilizzato deve essere incluso nell’elenco comune dell’UE dei test antigenici rapidi per il COVID-19 ed essere effettuato da operatori sanitari o personale addestrato. Gli Stati membri possono rilasciare tali certificati retroattivamente sulla base di test effettuati a partire dal 1º ottobre 2021. Le nuove norme si applicano immediatamente e gli Stati membri possono iniziare a rilasciare certificati di guarigione basati su test antigenici rapidi non appena saranno pronti. Maggiori informazioni sul certificato COVID digitale dell’UE sono disponibili sul sito web dedicato.

    Fonte: Commissione europea

  • Tre sei nove…Trecentosessantanove

    Questo è il numero dei medici ospedalieri delle strutture sanitarie italiane che hanno perso la vita specialmente durante il primo periodo di esplosione della pandemia. Un numero decisamente inaccettabile e troppo spesso legato ad una assoluta inadeguatezza di supporti tecnologici ed igienici per la loro tutela dovuti al  mancato adeguamento ed aggiornamento del protocollo pandemico le cui responsabilità ancora oggi rimangono un mistero.
    Il loro sacrificio rimane una pietra miliare del senso di abnegazione di chi in prima linea ha affrontato la crisi pandemica e contemporaneamente rappresentano l’espressione, loro malgrado, della assoluta  incapacità di previsione e di adeguamento dei protocolli sanitari all’emergenza da parte delle autorità sanitarie nazionali, tutte in capo al ministro della Sanità dei diversi governi Conte e Draghi.
    L’estremo sacrificio di queste persone ha lasciato nella disperazione le famiglie a causa della morte del congiunto  durante l’esercizio della propria professione all’interno di strutture sanitarie pubbliche ma anche per le conseguenze economiche poiché spesso le famiglie sono state private della principale fonte di sostentamento.

    Entrati ormai all’interno del terzo anno di pandemia e con un fiume di risorse di fonte europea pronti a finanziare progetti di valutazione sismica dei siti di culto o la compatibilità ambientale di teatri il senato non ha, senza una minima vergogna, convertito in legge quanto approvato in commissione, cioè il risarcimento di 100.000 euro a favore delle famiglie dei medici deceduti giustificando questa scelta con una mancanza di copertura finanziaria.

    Trentasei milioni e novecentomila (36.900.000) euro era la somma indicata per assicurare un indennizzo di centomila euro (100.000) alle famiglie dei caduti nell’esercizio del proprio lavoro. Solo per un confronto impietoso alla Regione Veneto vengono assegnati ventisette (27) milioni per le piste ciclabili suscitando la soddisfazione del presidente Zaia quando si sarebbero potute risarcire con la medesima somma duecentosettanta (270) famiglie di medici deceduti. Si pensi, poi, al Lazio con oltre trecento (300) milioni.

    Se ancora esistesse una minima sensibilità in capo ai vertici istituzionali uno dei presidenti di Regione dovrebbe vincolare l’accettazione dei legittimi finanziamenti al reperimento della copertura dei 36.900.000 destinati alle famiglie dei medici.

    Ovviamente i canali di finanziamento non possono essere intercambiabili ma la possibilità per una classe politica regionale e statale di dimostrare un minimo di sensibilità per i nostri “caduti” nell’adempimento del proprio lavoro si poteva anche attendere: all’infinito sembra.

    Nel breve volgere di meno di tre anni i caduti nelle corsie ospedaliere sono stati definiti prima degli “eroi” per poi raggiungere il ruolo di “dimenticati” e successivamente indicati come un “costo insostenibile” e privo di copertura.

    Questi i valori odierni espressi dalla classe politica.

  • Il Covid spinge le famiglie indiane a mandare i figli nei campi anziché al lavoro

    Nello Stato indiano dell’Andhra Pradesh, e che affaccia sul golfo di Bengala, i casi di lavoro e matrimoni minorili sono raddoppiati durante le prime ondate di Covid-19. La scorsa estate rapporti governativi hanno riferito che più del 29% delle ragazze tra i 20 e i 24 anni si è sposata quando era minorenne e di queste il 12,6% ha avuto la prima gravidanza tra i 15 e i 19 anni. E l’Unicef ha avvisato che i progressi raggiunti nei decenni passati in termini di protezione minorile potrebbero venire cancellati dalle conseguenze della pandemia.

    Venkataswamy Rajarapu, direttore generale di Street2School, un programma dell’ong italiana Care&Share che opera in India da più di 30 anni, ha spiegato ad AsiaNews che «nelle comunità rurali e marginalizzate non si aspetta l’età legale per il matrimonio. Le bambine vengono date in sposa a 14 anni perché anche i genitori si erano sposati alla stessa età. Ma le famiglie lo fanno anche per motivi economici: con il Covid la dote costa meno e siccome molti genitori sono rimasti senza lavoro, accettano di far sposare le figlie ora perché i prezzi poi potrebbero aumentare. Inoltre, più la ragazza è giovane, meno devono spendere le famiglie. Anche la paura che la ragazza possa sposare qualcuno di una casta diversa o di un’altra religione è un fattore importante. Se dovesse succedere, la ragazza sarebbe accusata di disonorare la famiglia. Molti giovani si suicidano o vengono uccisi per questo».

    L’impoverimento spinge le famiglie a mettere a profitto la propria progenie, tanto più che le scuole sono state sospese e quando sono state riattivate è stata lasciata libera scelta ai genitori sulla frequenza o meno dei figli e anche le strutture di assistenza sono state costrette a interrompere le attività. «Si distingue tra lavori nei campi e non. Qui nell’Andhra Pradesh il lavoro nei campi non è comune, però alcuni vengono spediti nelle piantagioni di cotone perché con le loro manine piccole è più facile raccogliere i fiori senza rovinarli». E c’è anche un fattore psicologico: «Non solo vengono mandati a lavorare, sui più piccoli vengono proiettate le ansie e le paure degli adulti. In più sono isolati, non possono uscire e vedere i loro amici. Frustrati per la mancanza di lavoro, i genitori vedono i bambini a casa come un ulteriore peso, e molti vengono abusati anche fisicamente», conclude Rajarapu.

  • Ha senso eliminare le mascherine?

    Ieri, martedì 9 febbraio, in Italia ci sono stati 102.000 nuovi contagi e ancora 415 morti mentre mancano all’appello vaccinale più di un milione di persone che continuano a negare il virus. Nel mondo la variante Omicron ha già causato 500.000 morti e paesi meno sviluppati hanno una popolazione nella maggior parte non vaccinata. Ha senso parlare di eliminare la mascherina all’aperto da metà febbraio e ad aprile anche al chiuso? Non è mettere ancora una volta il carro davanti ai buoi? Certamente i contagi accennano a scendere ma siamo ancora quasi all’11%, certamente la bella stagione, quando arriverà, darà una mano, indiscutibilmente abbiamo tutti voglia di normalità ma un po’ di precauzione in più sarebbe necessaria perché i 415 morti e i 102.000 contagi di ieri dimostrano: 1) la Delta non è sparita, 2) la Omicron è anch’essa pericolosa per i non vaccinati e per i vaccinati più deboli, anziani o con altre patologie. Togliere la mascherina, quando sappiamo bene che già ora troppi non la usano o la usano scorrettamente, è un azzardo che il governo, ed il ministro Speranza, non dovrebbero fare.

    Va inoltre ricordato che l’Oms ha dichiarato che la Omicron nel mondo ha già portato a 500.000 morti, cinquecentomila morti dichiarati dimostrano che anche Omicron non è né una passeggiata né un semplice raffreddore perciò molte precauzioni sono necessarie a partire dall’uso giudizioso delle mascherine specie nei luoghi affollati all’aperto ed ancora per un certo tempo, che sarà stabilito dai dati medici, al chiuso.

  • La Commissione approva un regime italiano da 10 milioni di euro a sostegno dei birrifici nel contesto della pandemia di coronavirus

    La Commissione europea ha approvato un regime italiano da 10 milioni di euro a sostegno dei birrifici nel contesto della pandemia di coronavirus. Il regime è stato approvato nell’ambito del quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato.

    Nell’ambito del regime, l’aiuto assumerà la forma di sovvenzioni dirette. La misura sarà aperta ai birrifici indipendenti attivi nella produzione di birra artigianale ai sensi della legislazione nazionale, indipendentemente dalle loro dimensioni. Lo scopo del regime è soddisfare il fabbisogno di liquidità di tali imprese e aiutarle a proseguire le loro attività durante e dopo la pandemia.

    La Commissione ha constatato che il regime italiano è in linea con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo. In particolare, l’aiuto i) non supererà i 2,3 milioni di € per beneficiario; e ii) sarà concesso entro il 30 giugno 2022.

    La Commissione ha concluso che la misura è necessaria, adeguata e proporzionata per porre rimedio a un grave turbamento dell’economia di uno Stato membro in linea con l’articolo 107, paragrafo 3, lettera b), del TFUE e con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo. Su tale base la Commissione ha approvato le misure in conformità delle norme dell’Unione sugli aiuti di Stato.

    Fonte: Commissione europea

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