Covid

  • La scomoda verità pandemica

    La pandemia, e soprattutto il suo continuo rinnovarsi – si sta entrando nel terzo anno ormai e nelle medesime condizioni strutturali – ha senza ombra di dubbio messo a nudo le vere responsabilità della spesa pubblica della medesima classe politica che ora vorrebbe portarci in salvo.

    I numeri impietosi relativi alla gestione “argentina“* della sanità pubblica negli ultimi quindici anni non lasciano alcun dubbio né tantomeno giustificazioni ad una classe politica e dirigente la quale, come un esercito di cavallette, ha sia depatrimonializzato il know how professionale espresso dagli operatori sanitari  quanto diminuito il  valore capitale della struttura, pur aumentando la spesa pubblica generale (si pensi allo sforamento di deficit ottenuto dal Governo  Renzi dalla Ue,) unito  al costante aumento del debito pubblico la cui gestione dal 2015 poteva contare sul quasi azzeramento degli  interessi, per un periodo addirittura  negativi (effetto del Qantitative Easing introdotto  dal presidente della Bce Draghi come sostegno alla economia in stagnazione ), quindi con costi di servizio al debito in forte diminuzione.

    I numeri impietosi ci indicano come all’interno del sistema nazionale sanitario ( SSN) la cittadinanza poteva contare nel 2007 sulla disponibilità di 259.476 posti letto mentre dieci anni dopo (quindi dopo i governi Prodi, 2006/08, Berlusconi, 2008/11, Monti, 2011/13, Letta, 2013/14, Renzi, 2014/16, Gentiloni, 2016/18), nel 2017, il numero di posti letto disponibili si dimostrava diminuito di 45.000 unita (-17%), cioè a 213.669, fino agli attuali 314 ogni 100.000 abitanti, mentre in Germania risultano 800 ogni 100.000.

    Lo stesso numero dei medici è sceso dai 106.800 nel 2007 a circa 101.100 nel 2017, con una flessione quindi del oltre 5.700 unità, e contemporaneamente il personale infermieristico vede una importante diminuzione sempre dal 2007, anno in cui il nostro SSN poteva contare su circa 264.430 unità rispetto ai 253.430 del 2017, a fronte di una quota di spesa pubblica per il SSN sempre in crescita e a fronte delle chiusure di duecento (200) ospedali e riduzione progressiva del personale.

    La stessa spesa pubblica, al netto degli interessi (primaria), passa dal 36,4% del Pil al 41,9% nel 2019, quindi o gli effetti del “risparmio”, identificabile nelle chiusura di strutture sanitarie e nella progressiva riduzione del personale sanitario, non hanno avuto alcun effetto o peggio si è scelto deliberatamente di ridurre la disponibilità per dirottare verso gli operatori privati della sanità ma aumentando i costi della struttura.

    Contemporaneamente a questo costante impoverimento del SSN dal 2010 al 2017 la percentuale di istituti ospedalieri pubblici rappresentava circa il 54% del totale mentre nel 2017 era scesa al 51,8%: infatti gli istituti privati convenzionati ed accreditati passano dal 46% del 2017 al 48,2%.

    A fronte di una parziale dismissione dell’azione del governo nel SSN si registra quindi un aumento della presenza di privati nella gestione di un diritto primario e costituzionalmente tutelato come quello all’assistenza sanitaria (art. 32).

    Emerge evidente come il modello adottato nella sanità pubblica risulti molto simile a quello seguito per la disastrosa “privatizzazione delle concessioni autostradali” tanto caldeggiata dal mondo accademico e politico negli anni ’90.

    Solo la maggiore soglia di competenza richiesta per entrare come operatori privati nel SSN da una parte ha escluso, per nostra fortuna e considerati i risultati gestionali culminati con la tragedia del ponte Morandi, i magliari di Ponzano e contemporaneamente così garantito un minimo sindacale di professionalità rispetto al settore autostradale.

    In altre parole, per garantire la costante ed improduttiva crescita della spesa pubblica la classe politica e governativa ha scientemente deciso di tagliare le risorse per la salute dei cittadini ritenuta di minore importanza rispetto alle spese correnti e di struttura.

    E pensare che ancora oggi si crede che sia stata la cattiva Ue a chiedere di tagliare la spesa sanitaria la quale invece, ancora nel 2018, nel nostro Paese per cittadino risultasse inferiore del -15% alla media europea (2.483 euro a fronte della media europea di 2.884).

    Viceversa la stessa spesa ovviamente risultava insostenibile rispetto ai bassi tassi di crescita della nostra economia ma soprattutto all’esplosione della spesa pubblica corrente, sostenuta dall’insieme di tutti i partiti, sempre in rapporto alla crescita del Pil.

    La pandemia e il relativo stress strutturale del sistema sanitario nazionale hanno solo messo in evidenza le conseguenze di una scellerata gestione della “salute pubblica” operata da una classe politica e dirigente sempre molto affascinata dal modello di gestione “autostrade by Benetton”.

    Gli effetti discutibili della gestione pandemica degli ultimi tre governi sono tuttavia imputabili anche alle scelte politiche negli ultimi vent’anni. E rappresentano il ponte Morandi del nostro SSN.

    (*) modello di depredazione di un sistema pubblico operato per soli fini speculativi

  • Un nome che è un destino, di arroganza!

    Le regole dovrebbero sempre essere uguali per tutti e il rispetto degli altri dovrebbe essere la prima regola specialmente per un campione dello sport. Purtroppo l’arroganza porta alcuni a sentirsi diversi, superiori, sopra le regole che vigono per il resto del mondo. Casi ce ne sono anche troppi ma quello di Novak Djokovic, numero del tennis mondiale, li assomma in un estremo esempio negativo mentre le autorità australiane hanno tutta la stima di quella parte della comunità internazionale che lotta per contrastare il covid e arginare lo spaventoso aumento di contagi e decessi.

    Il padre del campione di tennis definisce il figlio lo Spartaco  del nuovo mondo, peccato che non conosca la storia: 1) Spartaco si batteva per gli oppressi non per coloro che per difendere la propria libertà ledono quella altrui e diventano alleati del virus aumentando i contagi e mettendo  a rischio la salute di tutti intasando gli ospedali, 2) Spartaco non era ricco e non raccontava bugie, 3) Spartaco purtroppo ha fatto una brutta fine mentre il nostro campione no vax fa il martire per crearsi altra pubblicità e di conseguenza aumentare il suo potere mediatico ed economico. No il campione di tennis non è che un esempio negativo.

  • Covid e prevenzione in oncologia

    La pandemia ha creato un enorme incremento di mortalità data dagli effetti gravi indotti dalla malattia scatenata dal covid: attualmente siamo ormai vicini in Italia a raggiungere purtroppo quasi i 140.000 morti, un numero impressionante che ci fa riflettere sull’impatto che ha avuto nella popolazione italiana, soprattutto nelle fasce di età più avanzate. Questo è ciò che definisco l’impatto primario. Ma la pandemia ha creato un impatto secondario di non minor importanza, sia nel breve che nel lungo termine, legato a una drastica riduzione da una parte del monitoraggio dei pazienti che già hanno avuto una diagnosi oncologica e dall’altra soprattutto nella ampia fascia di popolazione coinvolta nella prevenzione oncologica. I dati che arrivano dall’Europa e dall’Italia in particolare non sono per niente rassicuranti: nel nostro continente infatti, che ogni anno rileva 2,7 milioni di nuovi casi di cancro e 1,3 milioni di morti (dati 2020), la macchina della prevenzione nel periodo covid ha rallentato vertiginosamente, stimando che non siano stati eseguiti un numero di più di 100 milioni di screening oncologici, di cui più di 2,5 milioni solo in Italia. Nel 2020 due fra i  tumori più diffusi, cioè quello della mammella e del colon retto, hanno registrato una riduzione di interventi del 12%, soprattutto di quelli di minori e limitate dimensioni e quindi con probabilità maggiore di controllo e di sopravvivenza.

    Sicuramente la paura di recarsi in ospedale e le limitazioni di aree rosse vissute ha dato una forte spinta a questo atteggiamento ma credo che ciò ci debba far ripensare sia a una riorganizzazione del sistema di cura e delle strutture ad esse dedicate (quello che io chiamo un sistema modulare), sia ad una nuova maggiore attenzione da parte del governo e dei media di tornare a focalizzare le attenzioni e gli investimenti di nuovo sulla prevenzione e sulle campagne di screening.

  • Centro comune di ricerca: nuovo test PCR rileva la variante Omicron

    Il Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione ha confermato la validità del metodo di rilevazione specifico per la variante Omicron di sua invenzione. Tutti i laboratori che fanno test PCR potranno usare il nuovo metodo per rilevare e identificare la variante senza dover procedere a sequenziamenti onerosi e che richiedono tempo.

    Il nuovo metodo PCR si è rivelato estremamente efficace nei test specifici per la Omicron condotti dal JRC. Nella pratica questo significa che il metodo dà a tutti i laboratori che usano la tecnologia standard PCR la possibilità di identificare la variante Omicron rapidamente e senza bisogno di un sequenziamento più lungo.

    Il reagente modificato sviluppato dal JRC può essere ordinato dai normali fornitori di test PCR e inserirsi facilmente nei processi di laboratorio.

    Tutti i laboratori che fanno test PCR oggi saranno in grado di adattarsi rapidamente. Il nuovo metodo sarà presentato domani agli Stati membri in sede di comitato per la sicurezza sanitaria.

    Fonte: Commissione europea

  • Re-Open EU: lo sportello unico per le misure sanitarie e di viaggio

    La piattaforma Re-open EU contiene le informazioni necessarie per viaggiare in sicurezza in tutti gli Stati membri dell’UE e in altri paesi europei. Con l’approssimarsi delle vacanze invernali la piattaforma mette a disposizione dei cittadini informazioni transfrontaliere aggiornate e di qualità per la circolazione libera e sicura delle persone nell’UE.

    In particolare Re-open EU dà informazioni sulle varie misure in atto, tra cui le regole di quarantena e test per viaggiare, il certificato COVID digitale dell’UE per esercitare il diritto di libera circolazione e le app mobili di tracciamento dei contatti e di allarme per il coronavirus.

    Gli Stati membri hanno convenuto di avvalersi di Re-open EU e di fornire al pubblico, con il massimo anticipo possibile rispetto all’entrata in vigore delle nuove misure, informazioni chiare, complete e tempestive sulle eventuali restrizioni alla libera circolazione, sugli eventuali requisiti complementari e sulle misure applicate ai cittadini provenienti da zone a rischio.

    Re-Open EU è operativa dal giugno 2020 e accessibile come sito web e app.

    Fonte: Commissione europea

  • Buonsenso a Natale e sempre

    Il Natale dovrebbe indurci ad una rapida riflessione e considerazione: piaccia o non piaccia il covid, come altre drammatiche malattie, esiste, di covid ci sia ammala, spesso in forma grave, e la guarigione è accompagnata da lunghi periodi nei quali le conseguenze dell’infezione continuano a farsi sentire in modo pesante, come testimoniano purtroppo tante persone. Di covid si muore e si muore male. Il covid colpisce specialmente chi non è vaccinato, chi fa l’indifferente e non usa la mascherina, chi è distratto e non si lava le mani, chi è presuntuoso e si infila negli assembramenti senza cautela e protezione. Tutti coloro che si infettano infettano a loro volta altre persone in una catena infinita. Perciò a Natale facciamoci un regalo di buon senso: vacciniamoci, indossiamo la mascherina, quella regolare anti covid e non quelle fantasia intonate all’abito o già usate da giorni e perciò inutili, torniamo a disinfettarci le mani, stiamo lontani dai posti affollati e manteniamo le distanze perchè se non lo facciamo è veramente poi inutile e ridicolo prendersela col governo che dovrà porre limitazioni e indicare paletti. Diciamo la verità abbiamo tutti abbassato la guardia e il virus ne ha tratto vantaggio, se vogliamo veramente aspirare ad un domani migliore cominciamo oggi ad avere maggiore buon senso.

    Auguri a tutti!

  • Un diritto non può essere rubato

    Nella ormai insostenibile contrapposizione tra maggioranza e minoranza in relazione alle linee guida da adottare nella gestione pandemica abbiamo ampiamente superato il limite della normale dialettica. Va ricordato ed ammesso senza timori come tanto nella prima quanto nella seconda ondata la sorpresa per il numero di contagiati ma soprattutto quello delle vittime avesse stupito non solo il mondo medico, dei virologi e dei rappresentanti di tutte le istituzioni quanto la stessa popolazione.

    Da allora, tuttavia, nel momento attuale, cioè dopo due Natali e due Pasque, in un paese normale i responsabili delle istituzioni avrebbero dovuto, proprio durante i periodi di allenamento della pandemia, allestire, adottando il paradigma della vigile previsione, delle strutture sanitarie aggiuntive per fare fronte ad eventuali nuovi picchi di contagi ricoveri in terapia intensiva.

    Non solo per i malati di covid ma soprattutto per assicurare a tutti gli altri poveri pazienti affetti da altre patologie di vedersi assicurata l’assistenza minima per la quale pagano ampiamente le tasse. Una, o meglio, LA Programmazione, in altre parole, avrebbe dovuto rappresentare il mantra assoluto sulla base della quale sintonizzare ogni sforzo professionale e finanziario come iniziativa politica tanto nazionale quanto regionale.

    A supporto di questa strategia, va ricordato, come effettivamente furono anche stanziati circa 1,4 miliardi da utilizzare con l’obiettivo di finanziare in tempi stretti, dettati appunto dalla possibile recrudescenza della pandemia, un potenziamento del SSN sotto il profilo delle strutture ricettive quanto del personale sanitario.

    A conferma della corretta e vitale iniziativa finanziaria va ricordato come lo scorso anno, proprio a causa delle prime due sorprendenti ondate di contagio, con il conseguente stress strutturale del nostro sistema sanitario causato dal grande afflusso di malati covid si è registrato un aumento dei tumori al colon del circa 12% (a causa della impossibilità di confermare politiche di prevenzione) mentre i decessi per infarto hanno segnato un aumento di oltre il 50%.

    Tornando ai giorni nostri, e quindi alla quarta ondata, nonostante il successo della campagna vaccinale (87%) le strutture sanitarie tornano ad essere in difficoltà ed a dilazionare visite ed interventi chirurgici. In questo nuovamente terribile contesto, malgrado le risorse finanziarie destinate alle spese di adeguamento e soprattutto potenziamento strutturale e ricettivo sanitario, le regioni abbiano mediamente speso il 25% della dotazione finanziaria lasciando inutilizzate le altre disponibilità. Ne deriva che la attuale situazione ancora di inadeguatezza del SSN di fronte alla nuova ondata (essendo la quarta ondata e parlare di sorpresa rappresenta francamente un’offesa per i cittadini) sia da attribuirsi non solo a comportamenti avventati alla recrudescenza dello stesso virus ma anche ad un ennesimo ritardo nella risposta delle istituzioni alla maggiore domanda complessiva sanitaria composta tanto dai nuovi contagiati quanto dai pazienti affetti da altre patologie non virali.

    In questo contesto allora quando un medico oppure un rappresentante delle istituzioni ma anche un giornalista hanno la spudoratezza di affermare che “il contagiato (magari non vaccinato) ruba il posto ad un altro malato” si ricorda come all’interno di un sistema democratico non esistono le classifiche di merito e di importanza nella tutela della salute dei cittadini e tantomeno tra ammalati.

    Un paziente ammalato di covid occupa un posto all’interno di un sistema sanitario nazionale la cui gestione di fronte alla quarta ondata* si dimostra nuovamente non solo inadeguata ma responsabile di non avere previsto una nuova situazione di stress e, di conseguenza, di non avere allestito una struttura emergenziale*.

    L’intera responsabilità di una non idonea e proporzionata risposta alla quarta emergenza va attribuita interamente alla classe politica e dirigente sanitaria italiana nazionale e regionale che brilla per dotte analisi del giorno dopo. E si ricorda come un ammalato non può rubare quello che un sistema democratico gli riconosce come un diritto: l’assistenza medica.

    (*) prova ne sia la chiusura programmata fino ai primo di ottobre del 30% centri vaccinali poi per fortuna abbandonata.

  • I vaccini in Italia hanno evitato 22mila morti tra gennaio e settembre

    Grazie ai vaccini sono stati evitati 22mila morti in Italia per Covid tra gennaio e settembre. E’ quanto emerge da uno studio Iss pubblicato dalla rivista Eurosurveillance insieme allo studio internazionale guidato dall’Oms in collaborazione con il Centro Europeo per la Prevenzione ed in controllo delle malattie. Delle 22mila morti evitate il 71% è negli over 80, la prima fascia di età a raggiungere alte coperture oltre a quella a maggior rischio di morte per Covid, il 18% nella fascia 70-79, l’8% nella 60-79 e il 2% negli under 60, ultima categoria ad essere vaccinata.

  • Può la Commissione sollecitare il Consiglio a interventi anti covid più armonici?

    Stella Kyriakides

    Commissaria alla Salute e sicurezza alimentare

    Rue de la Loi / Wetstraat 200

    1049 Brussels

    Belgium

    Milano, 24 novembre 2021

    Gentile Commissario,

    tutti, credo, siamo consapevoli del valore dell’accordo di Schengen per proseguire nella strada di una sempre più forte integrazione tra gli stati dell’Unione Europea in attesa che si arrivi alla tanto auspicata e necessaria Unione politica.

    Per evitare che il diffondersi del covid, particolarmente virulento in alcuni Paesi, possa portare a momentanee sospensione della libera circolazione e per tutela di tutti i cittadini europei non ritiene che debba diventare al più presto obbligatorio esibire, entrando in ogni Stato, un certificato di avvenuta vaccinazione o almeno un tampone? Sappiamo bene che ad oggi solo per chi valichi i confini del proprio Paese in aereo è previsto il tampone negativo mentre per chi viaggia in macchina o su autobus transfrontalieri non c’è questo obbligo.

    E non ritiene che per evitare nuove chiusure, alcune sono già cominciate, non sarebbe necessario indicare che anche all’aperto, in caso di presenza di più persone, si debba tenere la mascherina? Può la Commissione fare partire una nuova campagna di sensibilizzazione per convincere a vaccinarsi coloro che, specie in alcuni Paesi, ancora lo rifiutano?

    Può la Commissione sollecitare il Consiglio a interventi anti covid più armonici?

    La ringrazio e Le porgo i più cordiali saluti

    Cristiana Muscardini

  • Controlli e nuove regole per evitare che l’area Schengen diventi spazio libero solo per il covid

    Finalmente la Commissione europea si accorge che, in tempo di pandemia con contagi sempre più in salita, ci devono essere nuove regole nell’area Schengen per evitare che la grande conquista di un’Europa senza barriere interne si tramuti in un grande spazio di libertà assoluta ma solo per il covid. L’avevamo scritto sul Patto e lo riaffermiamo con tutta la nostra convinzione. Se ai confini interni ed esterni dell’Unione, fino alla fine della pandemia, non sarà, da tutti gli Stati, attuatala la regola che per entrare in un Paese, su qualunque mezzo di trasporto si viaggi, occorre mostrare, insieme ad un documenti d’identità, il green pass noi non usciremo più dalla strada perversa che abbiamo intrapreso. Abbiamo perso settimane che ci hanno portato a nuovi morti e ad un esponenziale aumento dei contagi, in alcuni Stati membri dell’Unione siamo di nuovo alle chiusure complete ed ai morti ammassati nei corridoi degli ospedali e tutto questo perché i governi nazionali, e di conseguenza il Consiglio europeo e la Commissione, si sono mostrati pavidi ed egoisti, chiusi nella rivendicazione dei loro diritti nazionali hanno affondato se stessi ed i loro vicini. Controlli dei certificati di vaccinazione alle frontiere, obbligo di mascherina all’interno ma anche all’aperto, quando si incontrano altre persone, ed una nuova campagna di sensibilizzazione per convincere i cittadini europei a vaccinarsi devono essere da subito le priorità dell’Europa che deve ovviamente continuare ad operare per ottenere e produrre vaccini e cure e per far sì che in tutti gli Stati membri sia riorganizzata la sanità sul territorio per fronteggiare l’espandersi del virus.

Pulsante per tornare all'inizio