criptovalute

  • C’è il rogo delle criptovalute

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Mario Lettieri e Paolo Raimondi apparso su ItaliaOggi il 23 novembre 2022

    La criptofinanza conquista ancora una volta le prime pagine dei media. Questa volta con la bancarotta di Ftx, la seconda piattaforma exchange più grande nel mondo, dopo Binance.

    Le exchange solitamente non creano monete digitali (token) ma si occupano di creare asset class per gli investitori, che utilizzano la piattaforma per cambiare dollari o euro in monete digitali e di comprare e vendere queste ultime al solo scopo di fare guadagni. Ftx aveva, invece, anche il suo token, il Ftt.

    Pochi giorni fa, la Security Commissione delle Bahamas, il centro off shore dove Ftx ha sede, aveva congelato tutti i suoi averi. La piattaforma, insieme a oltre 130 suoi affiliati, ha chiesto il Chapter 11 nello Stato del Delawere, cioè la procedura d’insolvenza per la riorganizzazione aziendale. Intanto Australia, Giappone e Bahamas hanno preso provvedimenti per congelarne le sue attività. Dopo una simile decisione adottata da Cipro, essa non può più operare nell’Ue.

    Oggi la paura di un crollo caotico dell’intero settore si riassume in due parole «contagio» e «effetto domino». Si parla di «momento Lehman Brothers» per la criptofinanza globale. Il buco varierebbe tra dieci e cinquanta miliardi di dollari. In pochi giorni il mercato delle cripto valute avrebbe perso il 20% del suo valore. Dopo la crescita a dismisura fino a un picco equivalente a tremila miliardi di dollari, il mondo delle criptomonete già nel 2022 si era ridotto a mille miliardi. Inoltre, durante l’estate altre piattaforme cripto, tra cui Celsus Network, Voyager Digital e Terra-Luna sono fallite.

    Ftx è la breve storia di un «astro lucente» che diventa in pochi giorni una stella cadente. Il suo fondatore, il trentenne Sam Bankman-Fried, Sbf per gli amici, aveva accumulato un patrimonio equivalente a 20 miliardi di dollari e, in poche ore, ne avrebbe perso il 94%. Anche tutti quelli che vi hanno investito possono dire addio ai loro soldi! Non c’è rete di salvataggio per la criptofinanza senza regole e controlli.

    Alcuni parlano di frode poiché Sbf avrebbe dirottato i fondi investiti nella piattaforma verso una sua controllata, la Alameda Research, anch’essa con sede alle Bahamas, che li avrebbe usati per operazioni finanziarie ad altissimo rischio andate male. Ftx faceva soldi permettendo che investitori prendessero fondi in prestito per scommettere e speculare sui prezzi futuri delle criptovalute. Si era specializzata nella gestione di operazioni leverage (la famosa leva) in derivati con criptomonete. Piccolo particolare: le faceva in campo internazionale poiché esse sono vietate all’interno del territorio americano.

    Il vero timore è che la caduta di Ftx possa contagiare anche il mercato finanziario tradizionale per via della sua grande interconnessione con la criptofinanza. Una paura che, purtroppo solo a parole, è stata spesso manifestata da vari dirigenti di enti federali americani. D’altra parte è noto che tra i suoi investitori vi sono vari fondi d’investimento, come il Blackrock e persino importanti fondi pensione.

    Lo scandalo vero è la mancanza di controlli e d’interventi tempestivi e preventivi da parte delle agenzie governative preposte alla supervisione dei mercati finanziari. Ma forse non è così casuale.

    Sbf è stato molto attivo a Washington nei mesi passati. Si è appreso che SBF ha concesso 60 milioni di euro al partito democratico in occasione delle elezioni di mid-term e si era impegnato di battere in generosità George Soros raggiungendo un miliardo di dollari

    Non a caso SBF era anche un lobbista molto impegnato a influenzare la stesura di una legge bipartisan per regolare il mercato delle cripto valute. Dopo il fallimento di Ftx il procedimento è stato ovviamente sospeso.

    La nuova legge darebbe alla Cftc, Commodity Futures Trading Commission, l’agenzia che regola il mercato dei derivati, anche la supervisione del mercato cripto. Forse il Congresso americano e la Sec, Security Exchange Commission, l’agenzia federale di vigilanza delle borse valori, dovrebbero tenere in considerazione che alcuni top leader di Ftx Usa, la succursale americana, erano stati alti dirigenti proprio della Cftc! Evidentemente, purtroppo, il conflitto di interessi non esiste solo in casa Italia.

    già sottosegretario all’Economia* economista**

  • Centrafrica. Criptovalute e materie prime

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Mario Lettieri *e Paolo Raimondi ** pubblicato su ‘notiziegeopolitiche’ il 25 luglio 2022

    Molti giustamente si domandano per quale ragione la Repubblica Centrafricana (CAR), la cui popolazione è considerata tra le più povere al mondo, ha lanciato la sua criptovaluta, il Sango Coin. E bisognerebbe anche chiedersi negli interessi di chi.
    Il presidente Faustin-Archange Touadéra ha detto che “il Sango Coin sarà la porta d’accesso alle risorse naturali della CAR… L’oro digitale sarà il motore della nostra civiltà del futuro.”. Già lo scorso giugno aveva annunciato l’intenzione di valutare le proprie materie prime in monete digitali.
    La popolazione della CAR ha un reddito annuo pro capite di 500 dollari. Il Paese ha un territorio di 622mila km quadrati, più del doppio dell’Italia, e una popolazione di poco più di 4,8 milioni di abitanti. Il suo sottosuolo è ricchissimo: uranio, petrolio, oro, diamanti, rame, cobalto, coltan, ecc. Senza contare le cosiddette “terre rare”, ambitissime materie prime necessarie per le nuove tecnologie, anche per gli armamenti e per lo spazio. Si stima che il loro valore potrebbe superare i 3mila miliardi di dollari. Ciò fa gola ai vecchi e ai nuovi Stati colonialisti e alle grandi multinazionali.
    Si pensa di usare il Sango Coin per tutte le operazioni di finanziamento, di sfruttamento e commerciali legate alle materie prime e all’accaparramento del territorio, bypassando, in altre parole, il dollaro, l’euro o il franco CFA, che è in via di superamento. E’ prevista anche la costruzione di un’“isola cripto” sul fiume Oubangui, un hub dove coordinare tutte le operazione legate al Sango Coin.
    Hervé Ndoba, il ministro delle Finanze della CAR, ha affermato che la nuova cripto moneta sarà supportata da Bitcoin, che il governo centrafricano riconobbe come sua moneta ufficiale già lo scorso aprile. Si vorrebbe modernizzare il Paese con la tecnologia usata per il Sango Coin e rendere più facile il trasferimento di denaro per i cittadini, dimenticando che solo una persona su dieci ha accesso a internet e la rete elettrica è quasi assente su gran parte del territorio.
    La Banca Mondiale e il Fmi, in merito, sono stati colti di sorpresa, preoccupati per gli effetti finanziari potenzialmente destabilizzanti e di perdere il tradizionale controllo sul Paese.
    In verità la tempistica non è stata la migliore! Infatti, il progetto del Sango digitale arriva quando, dalla fine del 2021, la capitalizzazione di mercato delle risorse digitali è diminuita di circa 2mila miliardi di dollari, con il Bitcoin in calo di oltre il 55% dall’inizio dell’anno.
    Le criptovalute sono ammantate di un’attrattiva “ideologia ribelle” contro l’autorità delle banche centrali e dei governi. Sono operazioni finanziarie completamente private molto opache, sospettate di essere a volte strumento anche di movimenti finanziari illeciti e di riciclaggio. E’ vero che le vecchie strutture monetarie e bancarie conosciute non siano sempre state di specchiata chiarezza e correttezza, però, c’è sempre la possibilità di un intervento pubblico di controllo e di regole più stringenti. Con le criptovalute non è così.
    Perciò il fatto che il Sango Coin possa godere ufficialmente di riserve in Bitcoin, che è ad altissima volatilità, non garantisce la necessaria sicurezza.
    I giovani e la modernizzazione per lo sviluppo sono sicuramente il futuro dell’Africa e anche della Repubblica centrafricana. Non per sua colpa, la CAR è stata in passato preda coloniale e di saccheggio. Nel tentativo di affrancarsi da queste catene, si deve, però, stare attenti a non finire nelle grinfie di moderni predatori.
    E’ opportuno essere consapevoli che il controllo delle materie prime è anche al centro dello scontro geopolitico e geoeconomico attuale. La scelta della CAR, in merito, sorprende anche perché nel continente da tempo si parla di creare un’unica moneta africana.

    Mario Lettieri, già deputato e sottosegretario all’Economia; **Paolo Raimondi, economista

  • Allarme della Consob sui risparmi delle famiglie in criptovalute

    Le famiglie italiane per i loro investimenti scelgono sempre di più il trading online e le criptoattività, costituite non solo dalle criptovalute come il bitcoin ma anche dai sistemi di negoziazione che utilizzano i protocolli automatici e gli smartcontract della blockchain. E’ un motivo di allarme per la Consob che fa sempre più fatica a tutelare il risparmio e ad assicurare le conoscenze necessarie su nuovi mercati per molti versi ancora poco conosciuti, in prima battuta proprio da coloro che ci puntano i propri risparmi.

    Dall’ultimo Rapporto della Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane emerge un aumentato interesse verso i mercati azionari, il trading online e i criptoasset: il 28% degli intervistati in una ricerca realizzata su 2.700 individui, rappresentativi della popolazione dei decisori finanziari italiani, usa servizi online più di quanto facesse prima della pandemia. Ma investe senza un piano di lungo periodo e utilizzando le risorse rimaste dopo le spese che con la crisi sanitaria tante famiglie fanno sempre più fatica ad affrontare. Circa il 27% del campione afferma di aver avuto un calo del reddito familiare, il 39% fatica a far fronte alle spese e il 28% non riesce perfino a gestire una spesa imprevista di 1.000 euro.

    D’altra parte oltre il 36% degli intervistati non sa come impiegare le proprie disponibilità. Anche se è in lieve miglioramento il livello di conoscenze finanziarie – nel 2021 gli indicatori di conoscenza sono aumentati di tre punti percentuali rispetto al 2019 – i nuovi investitori, quelli arrivati nell’ultimo biennio e che spesso scelgono i criptoassets, presentano più di frequente un livello di alfabetizzazione finanziaria e di competenze digitali inferiori rispetto a quelle degli investitori di più lunga data. Ma facili da raggiungere se si pensa che molte società di criptovalute hanno messo il loro logo, come mail sponsor delle grandi squadre di calcio, sulle maglie di tanti club della serie A. E’ il caso di floki.com per il Napoli, Binance per la Lazio, digitalbits per la Roma e Fan Token by socios.com per la Roma: marchi ormai noti a schiere di tifosi.

    “Con le asimmetrie di informazioni che si determinano sul mercato finanziario a seguito del mutamento delle politiche monetarie, sempre più invasive, e della diffusione delle criptovalute, il raggiungimento dell’obiettivo Consob diventa sempre più difficile e soprattutto il compito che con questo Rapporto e altre attività cerchiamo di affrontare praticamente è combattere l’ignoranza in materia finanziaria”, ha osservato il presidente della Consob Paolo Savona alla presentazione del Rapporto. “L’ipotesi che regge la nostra attività è che un buon funzionamento e migliori informazioni migliorino la performance del mercato e quindi lo sviluppo del Paese. E’ un assunto che noi consideriamo ancora valido ma che i risultati di questo Rapporto dicono che è debole come ipotesi se l’ignoranza è ancora forte”, ha spiegato il presidente dell’authority di vigilanza sui mercati. Del resto “Gli investitori rivolgono richieste di compensare le perdite quando si realizzano e riversano sulle autorità di controllo finanziario come la Consob l’onere della loro protezione”. Inoltre “una larga maggioranza di investitori considera la garanzia di rimborso la principale variabile che influenza le loro scelte. Anche qui mi riferiscono – ha sottolineato Savona – al mondo delle criptovalute: chi è che rimborsa le criptovalute, non si sa”.

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