cure

  • Bruxelles approva gli aiuti di Stato per un progetto sui farmaci innovativi

    La Commissione europea ha approvato, in base alle norme comunitarie sugli aiuti di Stato, il primo Importante progetto di interesse comune europeo (Ipcei) per sostenere la ricerca, l’innovazione e la prima applicazione industriale di prodotti sanitari e di processi di produzione innovativi di prodotti farmaceutici. “Questo Ipcei contribuirà in particolare agli obiettivi dell’Unione europea di Salute fornendo innovazioni per affrontare le malattie per le quali non esistono mezzi soddisfacenti di prevenzione o trattamento e aumentando la preparazione dell’Ue alle minacce sanitarie emergenti. Il progetto, denominato “Ipcei Med4Cure”, è stato notificato congiuntamente da sei Stati membri: Belgio, Francia, Ungheria, Italia, Slovacchia e Spagna. Gli Stati membri forniranno fino a 1 miliardo di euro di finanziamenti pubblici, che dovrebbero sbloccare ulteriori 5,9 miliardi di euro di investimenti privati, specifica la Commissione europea in una nota.

    Nell’ambito di questo Ipcei, saranno 13 aziende con attività in uno o più Stati membri, tra cui nove piccole e medie imprese, che intraprenderanno 14 progetti altamente innovativi. Il progetto riguarda piani di ricerca e sviluppo che coprono tutte le fasi chiave della catena del valore farmaceutico, dalla raccolta e dallo studio di cellule, tessuti e altri campioni, fino alle tecnologie di produzione sostenibile di terapie innovative, compresi i trattamenti personalizzati, e all’applicazione di tecnologie digitali avanzate. Il progetto mira ad accelerare il progresso medico e a promuovere la resilienza dell’industria sanitaria dell’Ue, migliorando la scoperta di farmaci, in particolare per le esigenze mediche insoddisfatte come le malattie rare, e sviluppando processi di produzione innovativi e più sostenibili per i prodotti farmaceutici.

    “Questi sviluppi miglioreranno la qualità dell’assistenza sanitaria e aumenteranno la preparazione dell’Ue alle minacce sanitarie emergenti, contribuendo al contempo alla transizione verde”, specifica l’esecutivo Ue nella nota. Il completamento dell’intero Ipcei è previsto per il 2036, con tempistiche che variano in funzione dei singoli progetti e delle aziende coinvolte. Secondo gli Stati membri partecipanti, si prevede la creazione di circa 6 mila posti di lavoro diretti e indiretti.

  • Bruxelles registra progressi verso una politica sanitaria comune della Ue

    La Commissione ha adottato una comunicazione sull’Unione europea della salute che sottolinea i passi avanti compiuti dalla politica sanitaria dell’Ue negli ultimi quattro anni. L’Unione europea della salute, sottolinea una nota dell’esecutivo Ue, “è emersa nel bel mezzo della pandemia come una necessità per preservare la resilienza dell’Ue e contribuire al benessere sociale, all’autonomia strategica e alla stabilità geopolitica dell’Europa. È stata costruita sulla base dell’esperienza della crisi Covid e ha risposto alle chiare richieste dei cittadini di una presenza più forte dell’Ue nel campo della salute pubblica”. Presentata nel novembre 2020, la visione dell’Unione della salute è garantire che gli Stati membri siano meglio preparati a rispondere insieme alle future crisi sanitarie, sostenendo al contempo politiche sanitarie moderne e innovative per tutti i cittadini dell’Ue. Con ulteriori azioni in cantiere, l’Unione europea della salute, sottolinea la Commissione europea, finora ha prodotto misure di sicurezza sanitaria più forti, per rispondere meglio alle crisi future, che rendono l’Ue più equipaggiata per anticipare, prepararsi e rispondere a qualsiasi grave minaccia sanitaria.

    “Questo grazie a un quadro giuridico più solido per la cooperazione in materia di sicurezza sanitaria, al rafforzamento delle agenzie sanitarie dell’Ue e alla creazione dell’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Hera)”, continua la comunicazione. Inoltre, prosegue il testo è stato garantito l’accesso equo e tempestivo ai farmaci a prezzi accessibili per tutti i cittadini con la proposta di riforma farmaceutica dell’Ue, che “consentirà a 70 milioni di cittadini europei di accedere a nuovi farmaci, mantenendo un settore farmaceutico competitivo e migliorando la disponibilità di farmaci essenziali”. Fra le azioni intraprese, è stato anche lanciato il Piano europeo per la lotta contro il cancro, con una serie di azioni significative per affrontare la malattia in ogni sua fase, dalla prevenzione alla diagnosi e al trattamento, fino all’assistenza post-cancro e sostenuto da 4 miliardi di euro di finanziamenti dell’Ue; e sono state lanciate “iniziative rivoluzionarie per digitalizzare l’assistenza sanitaria”, tramite le quali i cittadini avranno accesso a un’assistenza sanitaria migliore in tutta l’Ue, grazie all’innovativo Spazio europeo dei dati sanitari (Ehds).

    Oltre a queste azioni, prosegue la nota della Commissione europea, l’Ue ha messo in campo un’azione globale per una migliore salute mentale per ogni individuo attraverso azioni di ampio respiro sostenute da oltre 1,2 miliardi di euro per promuovere il benessere mentale, migliorare la prevenzione e i servizi di sostegno e abbattere lo stigma in questo importante settore; ha deciso regole per aumentare la sicurezza dei pazienti e garantire la fornitura di medicinali; e un approccio “One Health” per affrontare i principali rischi per la salute riconoscendo il legame tra salute umana, animale e ambientale, che permette all’Europa di sviluppare politiche più incisive per affrontare le principali sfide sanitarie, come la resistenza antimicrobica e l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute.

  • Le regole per spendere meno in sanità grazie alle detrazioni fiscali

    Nelle dichiarazioni dei redditi precompilate, messe a disposizione dall’Agenzia delle Entrate dal 30 aprile, sono confluiti circa 1 miliardo e 300 milioni di dati: la parte più consistente riguarda le spese mediche e sanitarie, che i contribuenti possono utilizzare per ridurre l’imposta da versare.

    I costi per la salute sostenuti durante tutto il 2023, infatti, se inseriti nel modello 730/2024, da inviare entro la scadenza del 30 settembre, danno diritto a una detrazione IRPEF pari al 19 per cento.

    Per beneficiare dello sconto d’imposta regolato dall’articolo 15 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi, però, bisogna tenere conto di alcune regole ed eccezioni.

    Nella versione pronta all’uso della dichiarazione dei redditi l’Agenzia delle Entrate indica già le informazioni sulle spese sanitarie in suo possesso.

    Ma sia per chi usa la precompilata che per chi sceglie la via ordinaria è utile conoscere le istruzioni per calcolare la detrazione spettante, ovvero l’agevolazione che agisce sul calcolo dell’imposta dovuta riducendone il suo valore e che è diversa dalla deduzione, grazie alla quale si riduce, invece, la base imponibile su cui viene calcolata l’imposta.

    Quali sono le spese mediche detraibili tramite modello 730/2024?

    Prima di entrare più nel dettaglio delle spese sanitarie detraibili, bisogna chiarire che l’agevolazione è accessibile soltanto nel caso in cui l’importo speso nell’arco del 2023 sia superiore a 129,11 euro.

    Si tratta della cifra prevista per la cosiddetta franchigia che consiste in una somma di fatto esclusa dall’applicazione della detrazione.

    Nel calcolo dei costi sostenuti possono essere incluse le seguenti voci:

    – prestazioni rese da un medico generico (comprese le prestazioni rese per visite e cure di medicina omeopatica);

    • acquisto di medicinali da banco e/o con ricetta medica (anche omeopatici);
    • prestazioni specialistiche;
    • prestazioni chirurgiche;
    • analisi, indagini radioscopiche, ricerche e applicazioni, terapie;
    • ricoveri collegati a una operazione chirurgica o a degenze;
    • acquisto o affitto di protesi sanitarie;
    • spese relative all’acquisto o all’affitto di dispositivi medici (ad esempio apparecchio per aerosol o per la misurazione della pressione sanguigna), ma dallo scontrino o dalla fattura deve risultare il soggetto che sostiene la spesa e la descrizione del dispositivo medico che deve essere contrassegnato dalla marcatura CE;
    • spese relative al trapianto di organi;
    • cure termali (escluse le spese di viaggio e soggiorno).

    E inoltre sono detraibili, anche senza una specifica prescrizione da parte di un medico ma con una dettagliata documentazione, gli importi pagati per l’assistenza infermieristica e riabilitativa (come ad esempio fisioterapia, kinesiterapia, laserterapia) e per le prestazioni rese da personale con le caratteristiche che seguono:

    • in possesso della qualifica professionale di addetto all’assistenza di base o di operatore tecnico assistenziale esclusivamente dedicato all’assistenza diretta della persona;
    • di coordinamento delle attività assistenziali di nucleo;
    • con la qualifica di educatore professionale;
    • addetto ad attività di animazione e/o di terapia occupazionale.

    In linea generale anche i ticket pagati sono detraibili, se le spese appena elencate sono state sostenute nell’ambito del Servizio sanitario nazionale.

    La cifra su cui calcolare lo sconto IRPEF può includere anche i costi sostenuti per i familiari fiscalmente a carico e, in alcuni casi, nell’interesse di familiari non a carico, come per le spese sanitarie per patologie che danno diritto all’esenzione dal ticket sanitario.

    Anche chi si cura all’estero, inoltre, può beneficiare delle agevolazioni fiscali con le stesse regole.

    Detrazione spese mediche nel modello 730/2024: le istruzioni da seguire

    Chiarite quali sono le spese sanitarie detraibili tramite modello 730/2024, è necessario passare a rassegna alcune regole che per i costi legati alla salute prevedono delle eccezioni.

    Prima di tutto l’obbligo generalizzato di tracciabilità dei pagamenti per accedere agli sconti IRPEF non si applica del tutto in ambito sanitario.

    L’acquisto di medicinali e dispositivi medici e le prestazioni sanitarie rese dalle strutture pubbliche e quelle private accreditate al Servizio sanitario nazionale danno diritto allo sconto IRPEF anche in caso di pagamento in contanti.

    Allo stesso modo alle spese sanitarie non si applica il meccanismo di riduzione progressiva delle detrazioni fino all’azzeramento in presenza di redditi superiori a 240.000 euro, che scatta per coloro che hanno redditi superiori a 120.000 euro.

    Ricapitolando, in linea generale per calcolare in che misura le spese mediche riducono l’imposta da versare bisogna considerare i seguenti aspetti:

    • la tipologia di costi sostenuti per la salute;
    • le modalità di pagamento, considerando regole ed eccezioni;
    • l’importo totale, che deve superare la franchigia di 129,11 euro.

    L’importo delle spese sanitarie che danno diritto a una detrazione IRPEF del 19 per cento tramite il modello 730/2024 devono essere inserite, o per chi usa la precompilata e non si è opposto all’utilizzo dei dati risultare già inserite, nel Quadro E – Oneri e Spese.

    A supporto degli importi indicati, i contribuenti devono avere cura di conservare anche una serie di documenti con relativa traduzione, se i costi sono stati sostenuti all’estero, ma nessun controllo documentale è previsto per chi accetta la versione precompilata senza modificare quanto indicato dall’Agenzia delle Entrate.

  • Sanità: coraggio di innovare, come Borsani aveva intuito e realizzato

    Il convegno L’impronta di Borsani sulla sanità lombarda, organizzato dall’ Assessore Franco Lucente in Regione Lombardia, ha ricordato la figura di Carlo Borsani e la sua riforma sanitaria che diede ai cittadini lombardi ad avere il diritto di scelta tra strutture sanitarie pubbliche e convenzionate

    Carlo Borsani, dopo una legislatura da consigliere comunale di Milano, divenne consigliere regionale nel 1990 e poi assessore della Sanità della Regione Lombardia dando vita ad una riforma assolutamente innovativa perché si occupava di tutti, Borsani ebbe il coraggio di affermare, nel 1997, che la maggior parte del deficit sanitario era imputabile al governo centrale, specie per quanto riguardava i costi della spesa farmaceutica.

    Il convegno ci dà lo spunto per ricordare che anche oggi gran parte delle risorse che mancano al comparto sanitario sono dovute al mal funzionamento dei controlli ed alla regolamentazione della spesa e che rimangono anche ancora inevasi i problemi legati alla carenza di medici ed alla inadeguatezza del sistema che regolamenta il servizio dei medici di famiglia.

    L’intasamento dei pronto soccorsi e le spropositate lungaggini delle liste di attesa, con le conseguenze dell’aumento dei costi per il cittadino, che deve rivolgersi al privato, o dell’inaccettabile rinuncia alle cure, potrebbero essere evitati con la riorganizzazione effettiva del lavoro dei medici di famiglia, oggi spesso non valorizzati o non sufficientemente formati.

    Il medico di famiglia deve essere il primo referente di ogni cittadino e sappiamo già che nei prossimi anni, di fronte a più di 12.000 medici che andranno in pensione, ne entreranno in servizio solo circa 10.000, lasciando così scoperti migliaia di cittadini e creando ulteriori problemi ai pronto soccorsi e perciò agli ospedali e alle liste di attesa.

    Se dopo il corso universitario gli aspiranti medici di famiglia avessero una scuola di specialità come quelli ospedalieri, se fossero loro insegnato l’uso dell’ecografo e dell’elettrocardiografo molte problematiche potrebbero essere risolte prima nei loro ambulatori e senza il continuo ricorso ad altro specialista.

    Il medico di famiglia non può essere un mero estensore di ricette altrui fatto che lo porta a snaturare la sua professionalità, ma deve essere il primo ed insostituibile presidio sul territorio ritornando anche a quelle visite domiciliari, per anziani o malati più gravi, che negli ultimi tempi troppi hanno smesso di fare, anche per gli impegni delle ore alle quali sono obbligati per la presenza alla guardia medica.

    Le case di comunità, che nei piccoli centri possono effettivamente avere un ruolo, non sono però la soluzione al problema che vede anche l’insoddisfazione dei cittadini per non riuscire ad essere visitati sempre dallo stesso medico perdendo così quel rapporto di fiducia che si ha col proprio medico ma anche la possibilità di questi di poter fare una anamnesi completa perché basata sulla conoscenza anche dei pregressi del malato.

    Per la sanità ci sono molte iniziative da prendere e non è solo una questione di spesa, certo occorrono maggiori stanziamenti ma anche il coraggio di innovare, come Borsani aveva intuito e realizzato, di prendere atto che in una società in continua e veloce evoluzione, e mentre una parte di popolazione invecchia ed un’altra parte arriva da paesi lontani, la medicina, nel suo insieme, dipende da un migliore e diverso funzionamento dell’assistenza di base.

  • Guerra, Pil e Servizio Sanitario Nazionale

    La guerra può essere valutata in rapporto alla spesa sanitaria nazionale? Molto spesso si afferma che il valore del PIL non possa rappresentare e fotografare la reale situazione economica di un paese. Questo principio, se venisse accettato, risulterebbe ancora valido se diventasse un parametro nella misurazione degli effetti della economia di guerra. Da più parti, infatti, si parla della necessità di portare la spesa pubblica per gli armamenti al 2% del Pil nazionale. Un valore ed una percentuale che di per sé indicano poco ma se rapportati ad altri indicatori di spesa assumono tutto un altro significato.

    In Italia la spesa pubblica destinata al Sistema Sanitario Nazionale rappresenta il 6,3% del Pil mentre in Germania raggiunge il 10,9%, ed in Francia il 10,3%. Il raggiungimento, quindi, del tetto di spesa pubblica destinata agli armamenti fissato al 2% rispetto al PIL rappresenta contemporaneamente il 29% della quota di Pil destinata all’intera spesa sanitaria italiana.

    Viceversa in Germania il raggiungimento del medesimo obiettivo di valore economico per finanziare una guerra rappresenta poco più del 18% della quota Pil dedicata al Sistema sanitario nazionale tedesco.

    La differenza tra queste due percentuali di oltre il 10%, rapportate non più al solo Pil ma alle quote dello stesso destinate ai sistemi sanitari nazionali, Si sostanzia in termini economici in una minore disponibilità per l’Italia di circa 19 miliardi a favore del SSN ed una maggiore dotazione finanziaria per il Sistema sanitario nazionale tedesco di circa 42 miliardi.

    Questa differente dotazione finanziaria giustifica, quindi, ma non assolve la tendenza del Sistema Sanitario italiano ad assumere professionalità dai paesi in via di sviluppo e con un forte effetto deflattivo sulle retribuzioni.

    Viceversa la Germania, proprio grazie alla maggiore dotazione, può permettersi di importare personale qualificato, magari di formazione italiana, pagandolo adeguatamente rispetto alla professionalità.

    In altre parole l’ottimizzazione della spesa pubblica, soprattutto quella destinata ai servizi essenziali dei cittadini, rappresenta un parametro fondamentale nella comprensione delle motivazioni che vedono sempre più evidente la forbice tra il sistema economico tedesco e quello italiano. Una differenza tra i due paesi che tenderà a mantenersi se non addirittura aumentare durante questo terribile periodo di Forte tensione internazionale che vede molte risorse finanziarie destinate alle spese militari.

    Il continuo depauperamento del sistema sanitario nazionale, in atto sostanzialmente dal governo Monti in poi, rappresenta soprattutto ora, in quanto all’interno di un periodo prebellico, un fattore fondamentale per identificare e qualificare i parametri della spesa pubblica adottati dai governi dal 2011 ad oggi.

  • La Commissione apre la partecipazione all’Alleanza per i medicinali critici

    L’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) della Commissione europea ha pubblicato un invito aperto per manifestare interesse a partecipare all’Alleanza per i medicinali critici. L’istituzione dell’Alleanza è una delle azioni chiave volte a prevenire e affrontare le carenze di medicinali critici, annunciate dalla Commissione nell’ottobre 2023.

    L’Alleanza riunirà l’insieme dei portatori d’interessi e lavorerà per rafforzare la cooperazione tra la Commissione, i governi nazionali, l’industria e la società civile. Individuerà le sfide, le priorità d’azione e le possibili soluzioni politiche al problema delle carenze di medicinali critici nell’UE. L’Alleanza è un meccanismo consultivo che fungerà anche da rete per accelerare la realizzazione dell’azione dell’UE in questo settore.

  • Ostacolate le terapie immediate agli animali da compagnia

    Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa dall’ANMVI 

    Un’altra inutile, gratuita e gravosa incombenza si abbatte sulle prestazioni veterinarie: secondo il parere della 10° Commissione del Senato, approvato oggi, i Medici veterinari dovranno registrare sul Sistema Informativo Nazionale della farmacosorveglianza ogni dispensazione ai proprietari di medicinali veterinari della propria scorta. E per farlo avranno tre giorni di tempo, pena pesanti sanzioni.

    L’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani si era decisamente opposta essendo fortemente contrariata ad un ulteriore intralcio burocratico alle attività di assistenza agli animali in cura, non ravvisando nessuna utilità in questo provvedimento per la farmacosorveglianza, visto che l’acquisto dei medicinali per scorta viene già effettuato esclusivamente tramite ricetta elettronica. Appare invece chiaro che lo scopo del provvedimento è quello di ostacolare la dispensazione da parte del veterinario.

    La dispensazione per inizio terapia, sancita dal DM 193/2006 era stata avvallata sia da una sentenza del TAR del Lazio che del Consiglio di Stato allo scopo di agevolare i proprietari degli animali in cura per un trattamento mirato e tempestivo, “in modo da garantire la tutela immediata del benessere animale”.

    In audizione, ieri, sul nuovo decreto dei medicinali veterinari ANMVI si era nettamente opposta alla doppia registrazione di questi medicinali, sia perché già registrati nella scorta veterinaria sia perché fanno parte di una prestazione veterinaria destinata ad animali NON produttori di alimenti per l’uomo.

    Invece, accogliendo le proposte, avanzate da soggetti diversi da ANMVI, in 10° nella Commissione ha prevalso l’esercizio burocratico fine a se stesso.

    La richiesta dell’ANMVI per il Governo è di tornare sui propri passi e di non introdurre alcuna sanzione. La cessione di medicinali veterinari per avvio della terapia immediata, è praticata con efficienza e correttezza dal 2006 a beneficio degli animali curati, senza disciplina sanzionatoria. Una simile norma vessatoria per l’esercizio della professione veterinaria per gli animali da compagnia esisterebbe solo in Italia e in nessun altro Paese né dell’Europa, né del mondo.

  • Al via il bando per creare il reparto di pediatria più accogliente del mondo

    Realizzare «il reparto di pediatria più bello e accogliente del mondo». È la grande sfida di Fondazione De Marchi – ente non profit impegnato a migliorare la qualità della vita dei pazienti pediatrici e dei loro genitori – che ha lanciato un bando da un milione di euro per trasformare gli spazi pediatrici del Nuovo Policlinico di Milano, che sarà ultimato entro il 2024, in ambienti accoglienti e a misura di bambino, al fine di ridurre al minimo lo stress emotivo e psicologico dei pazienti e dei loro genitori. I fondi stanziati per il bando sono stati raccolti grazie alla generosità dei sostenitori dell’organizzazione.

    Il bando, aperto fino al 30 ottobre, è rivolto ad architetti, designer, scenografi, progettisti multimediali e aziende, che sono chiamati a realizzare un progetto volto ad “umanizzare” uno spazio di oltre 12mila metri quadrati distribuito su tre piani, per creare ambienti capaci di aumentare il benessere dei bambini e dei loro familiari, per cui sono previste sia zone di incontro e relax sia spazi per lo smart working.

    Gli interventi, in particolare, riguarderanno le aree pediatriche del Nuovo Policlinico di Milano: gli spazi di degenza (88 posti letto), l’atrio di ingresso, il pronto soccorso pediatrico, la terapia intensiva pediatrica, il collegamento tra il reparto di pediatria e il giardino terapeutico. In particolare, sono previste sale dedicate all’attività didattica, spazi gioco e luoghi di incontro per pazienti e genitori dotati di giochi, libri e dispositivi tecnologici. Tutti gli ambienti condivideranno una narrazione e un unico progetto creativo e verranno utilizzate soluzioni multimediali, come speciali installazioni e percorsi di realtà aumentata sia statiche per accogliere, stupire e accompagnare i bambini in ogni tappa del loro percorso di cura.

    Lo spazio pediatrico, insieme al reparto Maternità, costituirà uno dei due blocchi di 7 piani, uniti da un blocco centrale di 3 piani, del Nuovo Policlinico di Milano. Il progetto – che vede tra i firmatari Stefano Boeri, Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra – prevede un grande spazio nel cuore di Milano in cui saranno realizzati percorsi di cura dedicati e un parco sopraelevato, che costituirà un grande “polmone” verde.

    Le nuove aree pediatriche saranno un punto di riferimento nazionale per i bambini bisognosi di cure mediche. La Lombardia è, infatti, tra le regioni maggiormente coinvolte nell’accoglienza di pazienti costretti a spostarsi per motivi sanitari.

  • Restiamo in attesa

    Quante volte, negli anni prima del covid, abbiamo letto delle drammatiche condizioni nelle quali vivevano gli anziani in varie case di riposo?

    Quante volte sono state annunciate inchieste per controllare, verificare, impedire che si ripetessero situazioni spesso tragiche con anziani denutriti, legati ai letti, percossi e feriti in strutture fatiscenti e degradate!?

    Quante situazioni di degrado sono state effettivamente sanate, quanti dei colpevoli veramente puniti, quante case di riposo, su tutto il territorio nazionale, sono state controllate?

    Poi è arrivato il covid e nelle Rsa gli anziani hanno cominciato a morire a frotte, si è tornato a parlare di scandali, mala gestione, necessità di controlli ed interventi, come sempre tutto a parole perché le azioni concrete, le volontà di non ricadere nei vecchi errori, non si sono concretizzate.

    Il covid è più o meno finito da un po’ di tempo e a Milano, in città, è andata a fuoco, con diversi morti e molti feriti, una casa di riposo perché, pur sapendo da giorni che il sistema antincendio non funzionava, nessuno aveva provveduto a ripararlo.

    Ora il sindaco Sala dichiara “chi è responsabile pagherà” ma i morti restano morti, quei morti che erano andati lì proprio per continuare a vivere con quella sicurezza che non potevano più avere a casa loro.

    Ci chiediamo se, dopo le tragedie avvenute nelle case di riposo, durante il covid, il sindaco di Milano, sempre pronto a dichiarazioni su tanti argomenti, compreso quel verde che a Milano non c’è, abbia ritenuto, insieme al suo assessore alla partita, di fare una, anche breve, visita ai vari luoghi dove a Milano tanti anziani si aspettano di continuare a vivere e non di rischiare una morte per cause non naturali.

    Vorremmo che su questo problema il Comune si esprimesse in modo chiaro ed inequivocabile citando, una per una, tutte le case di riposo, pubbliche e private, di Milano ragguagliando i milanesi sulla loro sicurezza e affidabilità.

    E data la situazione vorremmo che anche il presidente Fontana, ed il suo assessore, con i rispettivi sindaci lombardi, iniziassero una mappatura reale sulla sicurezza e vivibilità delle case di riposo in Lombardia.

    Restiamo in attesa perchè se questo non avverrà, neppure questa volta, il chi sbaglia paga dovrà essere rivolto proprio alle più alte cariche amministrative.

  • Australia legalises psychedelics for mental health

    Australia has become the first country in the world to legalise the use of psychedelics to treat some mental health conditions.

    Approved psychiatrists can now prescribe MDMA to those suffering post-traumatic stress disorder and magic mushrooms for some types of depression.

    The controversial move has been hailed as a game-changer by many scientists and mental health experts.

    However, others say the move has been too hasty and should not be over-hyped.

    Experts say there is still the risk of a “bad trip”, which is when the user has an unpleasant experience while under the influence of drugs.

    And the therapy comes at a cost, with Australian media reporting one course could cost tens of thousands of dollars.

    MDMA – also known as the party drug ecstasy – is a synthetic drug that acts as a hallucinogen. It increases the user’s energy levels, sensory experiences and distorts their sense of time.

    Magic mushrooms, which grow naturally, also have hallucinogenic effects due to the active compound psilocybin.

    While Australia is the first country in the world to regulate the drugs as medications, clinical trials are also underway in the US, Canada and Israel.

    Under the new regulations which became official in Australia on 1 July, approved psychiatrists can prescribe MDMA for post-traumatic stress disorder (PTSD) and psilocybin for depression that has resisted other treatments.

    Use of the psychedelics would be carefully monitored and not a case of “take a pill and go away”, said Dr Mike Musker, a mental health researcher at the University of South Australia.

    Describing the move as a “game-changer”, he told AFP news agency that, in the case of MDMA for example, the patient would likely have three treatments over five to eight weeks. Each treatment would last about eight hours, with the therapist staying with the patient the whole time.

    Patients should not expect a miracle cure, however.

    “I have read about stories where people have had what you call bad trips, or actually they’ve re-experienced their trauma, and so we’ve got to take great caution,” Dr Musker said.

    Professor Susan Rossell, a cognitive neuropsychologist at Melbourne’s Swinburne University said that while psychedelics certainly had the potential for therapeutic use, the move had come about too quickly.

    “When you look at interventions… for any other kind of disease, whether it’s cardiovascular disease or cancer, you cannot get a drug to market as quickly as this has been done,” she told AFP.

    Prof Rossell, who is leading Australia’s biggest trial on the effects of psilocybin on depression, added that more research was needed to determine the long-term outcomes of the therapy.

    Australia’s Therapeutic Goods Administration (TGA) shocked many in the medical and science world in February when it reclassified MDMA and psilocybin so they could be used for therapeutic purposes.

    It declared the drugs “relatively safe” when used in a “medically-controlled environment” for patients “with serious mental health conditions”. Otherwise, both MDMA and psilocybin are illegal in Australia.

    The TGA acknowledges that there are unknowns and inconclusive evidence, but says “there are promising signs” that controlled therapeutic use of the drugs may improve mental health for some people and that the “benefits for some patients… will outweigh the risks”.

    The regulator says there are currently no approved products that contain MDMA or psilocybin. However the reclassification means psychiatrists will be able to access and legally supply certain medicines that contain them, even if they have not been evaluated for safety or effectiveness.

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